Irapuato
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29 de octubre Miguel Rúa, Beato. by alga60YT on Aug 20, 2010Más
29 de octubre Miguel Rúa, Beato.
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29 ottobre - beato Michele Rua.
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Beato Michele Rua
1° successore di S.G. Bosco
La data di culto per la Chiesa Universale è il 6 aprile, mentre la Famiglia Salesiana lo ricorda il 29 ottobre, giorno della sua beatificazione.Más
Beato Michele Rua
1° successore di S.G. Bosco

La data di culto per la Chiesa Universale è il 6 aprile, mentre la Famiglia Salesiana lo ricorda il 29 ottobre, giorno della sua beatificazione.
Irapuato
✍️ La Famiglia Salesiana lo ricorda il 29 ottobre, giorno della sua beatificazione. 😇
ANGELO ANTONIO
SALVE, MI SEMBRA IL BEATO MICHELE RUA SI FESTEGGI IL 6 APRILE COME DAL SITO SANTIEBEATI
SALUTIMás
SALVE, MI SEMBRA IL BEATO MICHELE RUA SI FESTEGGI IL 6 APRILE COME DAL SITO SANTIEBEATI

SALUTI
Irapuato
👍 Sí, Josefina.. 👏 !es verdad! 👏
48josefina
Hoy si que puedo estar en primiciaaaaa. jajajaja. Esto de la hora, no es para mí. Buenos días Irapuato y a todos y buenas noches también a los que se les fue el día y 😇
Qué historia tan preciosa. Recuerdo que sale en la película de Don Bosco. 👏 👏
Irapuato
🤗 Buenasnochesdías, MsPandeVida, Chavita, Josefina Rojo, 48Josefina, Hermano.. 😇 A todos....
Irapuato
La data di culto per la Chiesa Universale è il 6 aprile, mentre la Famiglia Salesiana lo ricorda il 29 ottobre, giorno della sua beatificazione.
2 más comentarios de Irapuato
Irapuato
Michele Rua nacque a Torino il 9 giugno 1837, nel popolare quartiere di Borgo Dora dove, nell’arsenale, il padre lavorava e in un alloggio della fabbrica abitava la famiglia. Nel giro di pochi anni la madre rimase sola con due figli. Perso il papà, gli occhi di Michelino spesso si fermavano a guardare gli operai a lavoro davanti ai forni roventi in cui venivano fusi i pezzi d’artiglieria. Era una …Más
Michele Rua nacque a Torino il 9 giugno 1837, nel popolare quartiere di Borgo Dora dove, nell’arsenale, il padre lavorava e in un alloggio della fabbrica abitava la famiglia. Nel giro di pochi anni la madre rimase sola con due figli. Perso il papà, gli occhi di Michelino spesso si fermavano a guardare gli operai a lavoro davanti ai forni roventi in cui venivano fusi i pezzi d’artiglieria. Era una sorta di caserma in cui il ragazzo frequentò le prime due classi d’istruzione. Seguì la terza elementare dai Fratelli delle Scuole Cristiane, chiamati nel borgo, anni prima, dal Marchese Tancredi di Barolo per istruire i bambini del popolo. Tra i banchi di scuola ci fu l’incontro con don Bosco che intuì, negli occhi del giovane, qualcosa di speciale. Porgendogli la mano, come era solito fare con tanti ragazzi, gli disse “Noi due faremo tutto a metà”. Quelle parole rimasero impresse nel cuore di Michele che da quel giorno lo prese come confessore. La terza era l’ultima classe obbligatoria e quando il “santo dei giovani” gli chiese cosa avrebbe fatto l’anno successivo, lui rispose che, essendo orfano, in fabbrica avevano promesso alla madre che gli avrebbero dato un lavoro. Per il sacerdote, anch’egli rimasto presto senza padre, convincere la donna a fargli proseguire gli studi non fu difficile e Michele entrò come convittore a Valdocco, già “popolato” da oltre cinquecento ragazzi. Era il 1853, un anno speciale perché si celebrava il 4° centenario del Miracolo Eucaristico. Don Bosco aveva scritto per l’occasione un libretto e un giorno, mentre camminavano insieme per le strade di Torino, scherzando, predisse al giovane che, cinquanta anni dopo, l’avrebbe fatto ristampare. Intanto nacque nel suo cuore la vocazione sacerdotale e il 3 ottobre ricevette dal santo l'abito clericale ai Becchi di Castelnuovo. L’anno successivo morì anche l’ultimo fratello.
Il 26 gennaio 1854, don Bosco radunò nella sua camera quattro giovani compagni, dando vita, forse inconsapevolmente, alla congregazione salesiana. Alla riunione erano presenti Giovanni Cagliero e Michele Rua che fu incaricato di stenderne il “verbale”. Amici inseparabili, furono tra i più volenterosi quando, l’anno dopo, scoppiò in città un’epidemia di colera, probabilmente portata dai reduci della guerra in Crimea. Nei quartieri più poveri i due aiutarono generosamente i malati e Cagliero si ammalò gravemente. Il 25 marzo, nella stanza di don Bosco, Michele fece la sua “professione” semplice: era il primo salesiano. A Valdocco sorgevano laboratori di calzoleria, di sartoria, di legatoria. Molti ragazzi vedevano cambiare la propria esistenza: alcuni poterono studiare, altri vi si radunavano la sera dopo il lavoro, altri ancora solo la domenica. Michele divenne il principale collaboratore del santo, nonostante la giovane età. Ne conquistò la totale fiducia, aiutandolo anche nel trascrivere le bozze dei suoi libri, sovente di notte, rubando le ore al sonno. Di giorno si recava all’oratorio s. Luigi, dalle parti di Porta Nuova, in una zona piena di immigrati. I più emarginati erano i ragazzi che, dalle valli, scendevano in città in cerca di lavoro come spazzacamini. Rua, facendo catechismo e insegnando le elementari nozioni scolastiche, conobbe infinite storie di miseria. L’oratorio fu frequentato anche da s. Leonardo Murialdo e dal B. Francesco Faà di Bruno. Nel novembre 1856, quando morì Margherita Occhiena, madre di don Bosco, Michele chiamò la sua ad accudire i giovani di Valdocco. Lo fece per venti anni, fino alla morte. Frequentare il seminario, a quei tempi, a causa delle leggi anticlericali, non era facile ma, nonostante questo il giovane lo fece con profitto e anzi, sui suoi appunti, studiarono tanti compagni. Nel febbraio 1858 don Bosco scrisse le Regole della congregazione e il “fidato segretario” passò molte notti a copiare la sua pessima grafia. Insieme, le portarono a Roma, all’approvazione di Papa Pio IX, che, di proprio pugno, le corresse. Michele alla sera dovette ricopiarle mentre di giorno era l’ombra del fondatore, impegnato ad accompagnarlo negli incontri con varie personalità. L’anno successivo il papa ufficializzò la congregazione salesiana.
Il 28 luglio 1860 Michele Rua venne finalmente ordinato sacerdote. Sull’altare della prima messa c’erano i fiori bianchi donati dagli spazzacamini dell’oratorio san Luigi. Tre anni dopo fu mandato ad aprire la prima casa salesiana fuori Torino: un piccolo seminario a Mirabello Monferrato. Vi stette due anni e tornò in città mentre a Valdocco si costruiva la basilica di Maria Ausiliatrice. Don Rua divenne il riferimento di molteplici attività, rispondendo persino alle lettere indirizzate a don Bosco. Lavorava senza soste e nel luglio 1868 sfiorò persino la morte a causa di una peritonite. Dato per moribondo dai medici, guarì, qualcuno disse per intercessione di Don Bosco. Tra i ragazzi dell’oratorio, oltre settecento, nascevano diverse vocazioni religiose. In quell’anno si conclusero i lavori del santuario, nel 1872 si consacrarono le prime Figlie di Maria Ausiliatrice, nel 1875 partirono i primi missionari per l’Argentina guidati da don Cagliero. Nacquero i cooperatori e il bollettino salesiano. Valdocco aveva raggiunto proporzioni enormi, mentre a Roma Papa Leone XIII chiedeva alla congregazione la costruzione della basilica del Sacro Cuore. Don Bosco era spesso in viaggio per la Francia e la Spagna e don Rua gli era accanto. Nel 1884 la salute del fondatore ormai declinava e fu il papa stesso a suggerirgli di pensare ad un successore. Don Rua il 7 novembre fu nominato, dal pontefice, vicario con diritto di successione. Nel gennaio del 1888, nella notte tra il 30 e il 31, alla presenza di molti sacerdoti, accompagnò la mano del santo, nel dare l’ultima benedizione. Rimase poi inginocchiato, davanti alla salma, per oltre due ore.
Il beato Michele fu un missionario instancabile, fedele interprete del sistema educativo preventivo. Percorrendo centinaia di chilometri visitò le case della congregazione sparse per il mondo, coordinandole come una sola grande famiglia. Diceva che i suoi viaggi gli avevano fatto vedere la “povertà ovunque”. La prima grande industrializzazione fece abbandonare ai contadini le proprie terre, per un misero salario guadagnato in fabbrica dopo interminabili giornate di lavoro. I salesiani toglievano dalla strada molti bambini, aprendo oratori e scuole che, pur nella loro semplicità, diventavano in poco tempo centri di accoglienza e istruzione. Fu un grande innovatore in campo educativo: oltre alle scuole, in cui introdusse corsi professionali, organizzò ostelli e circoli sociali. Tra gli altri, fece amicizia con Leone Harmel, promotore del movimento degli operai cattolici. Come responsabile della congregazione affrontava con scrupolo le questioni amministrative che a volte lo portavano ad essere severo con i suoi collaboratori. Spesso gli saranno tornate in mente le parole che don Bosco gli disse quando era ancora un ragazzino: “avrai molto lavoro da fare”. Alla morte del santo i salesiani erano settecento, in sessantaquattro case, presenti in sei nazioni, con don Rua divennero quattromila religiosi, in trecentoquarantuno case di trenta nazioni, tra cui Brasile, Messico, Ecuador, Cina, India, Egitto, Sudafrica. L’amico d’infanzia Cagliero, divenuto cardinale, fu il primo vescovo salesiano missionario in Patagonia e nella Terra del Fuoco, e molti anni dopo gli presentò il giovane figlio di un “cachico”, Zefirino Namuncurà, oggi beato. L’altro compagno, Giovanni Francesia, divenne un latinista di fama europea.
Al beato Rua, tra molte soddisfazioni (nel 1907 don Bosco fu dichiarato venerabile, nel 1908 si terminò la chiesa romana di Maria Liberatrice), non mancarono certo prove e difficoltà. Nel 1896 il governo anticlericale dell’Ecuador allontanò dal paese i salesiani, lo stesso accadde in Francia nel 1902. Nel 1907 in Liguria, a Varazze, si dovette rispondere per vie legali ad alcune pesanti accuse contro la congregazione. Il piano massonico si sgonfiò e i calunniatori dovettero scappare all’estero. La salute del beato ne rimase seriamente compromessa. Sotto il peso degli anni, fu costretto a letto. Il suo aiutante, b. Filippo Rinaldi, lo assistette fino all’ultimo. Morì nella notte tra il 5 e il 6 aprile 1910, mormorando una giaculatoria insegnatagli da don Bosco quando era un ragazzino: “Cara Madre, Vegine Maria, fate ch’io salvi l’anima mia”. Il “secondo padre della famiglia salesiana” fu sepolto a fianco del maestro. Paolo VI lo beatificò il 29 ottobre 1972, la sua tomba è ora venerata nella cripta della basilica di Maria Ausiliatrice.
La data di culto per la Chiesa Universale è il 6 aprile, mentre la Famiglia Salesiana lo ricorda il 29 ottobre, giorno della sua beatificazione.

Autore: Daniele Bolognini
Irapuato
Miguel Rúa, Beato
Sacerdote Salesiano, 29 de octubre
Miguel Rúa, Beato
Presbítero Salesiano
Martirologio Romano: En Turín, en Italia, beato Miguel Rua, presbítero, propagador eximio de la Sociedad Salesiana ( 1910).
Fecha de beatificación: 29 de octubre de 1972 por el Papa Pablo VI.
San Juan Bosco, en 1852, se encontró en la calle con unos jóvenes que le pedían alguna medalla. A cada uno le …Más
Miguel Rúa, Beato
Sacerdote Salesiano, 29 de octubre

Miguel Rúa, Beato

Presbítero Salesiano
Martirologio Romano: En Turín, en Italia, beato Miguel Rua, presbítero, propagador eximio de la Sociedad Salesiana ( 1910).

Fecha de beatificación: 29 de octubre de 1972 por el Papa Pablo VI.

San Juan Bosco, en 1852, se encontró en la calle con unos jóvenes que le pedían alguna medalla. A cada uno le obsequió su medalla, menos a uno pálido y delgaducho, de noble mirada, al cual el santo le dijo: "A ti sólo te doy esto", al mismo tiempo el santo hacía un gesto con su mano derecha como si partiera su propio brazo izquierdo en la mitad. El joven no entendió ni se atrevió a preguntar, pero 30 años más tarde, le preguntará a Don Bosco: "¿Qué me quiso decir en mi niñez cuando me ofreció regalarme la mitad de su brazo?", y el santo le responderá: "Te quise decir que los dos obraríamos siempre ayudándonos el uno al otro y que tú serías mi mejor colaborador". San Juan Bosco una vez mas probó ser un gran profeta pues así fue en verdad.

Miguel Rúa nació en Turín (Italia) de una modesta familia. Hizo sus estudios de primaria con los Hermanos Cristianos que lo apreciaron mucho porque era sin duda el alumno de mejor conducta que tenían en su escuela. Y resultó que al Instituto de los Hermanos iba San Juan Bosco a confesar y los alumnos se encariñaron de tal manera con este amable santo que ya no aceptaban confesarse con ningún sacerdote que no fuera él. Rúa fue uno de los que se dejaron ganar totalmente por la impresionante simpatía y santidad del gran apóstol.

Al quedar huérfano de padre, empezó a frecuentar el Oratorio de Don Bosco, donde los muchachos pobres de la ciudad iban a pasar alegre y santamente los días festivos. Allí oyó un día que el santo le preguntaba: "Miguelín: ¿nunca has deseado ser sacerdote?". Al jovencito le brillaron los ojos de emoción y le respondió: "Si, lo he deseado mucho, pero no tengo cómo hacer los estudios".

"Pues te vienes cada día a mi casa y yo te daré clases de latín", le dijo Don Bosco. Y así empezó el joven sus clases de secundaria.

Más tarde Don Bosco lo envió a que recibiera clases de un excelente profesor de la ciudad, y cuando le pidió informes acerca de su alumno, el profesor respondió: "Es el mejor de la clase en todo: en aplicación, en conducta y en buenos modales".

San Juan Bosco deseaba mucho fundar una comunidad religiosa para educar a los jóvenes, y se propuso formar a sus futuros religiosos de entre sus propios alumnos. Al primero que eligió para ello fue al joven Rúa. Le impuso la sotana y se interesó porque fuera haciendo sus estudios lo más completamente posible.

En 1856 Don Bosco hizo una votación entre los centenares de alumnos de su Oratoria de Turín (en el cual había muchos internos). Las preguntas eran estas: 1ª. ¿Cuál es el más santo y piadoso de los oratorianos? 2ª. ¿Cuál es el más simpático y buen compañero de todo el Oratorio? La segunda pregunta la ganó Santo Domingo Savio. La primera la ganó por amplia votación el joven Rúa. La votación de aquellos jóvenes resultó ser muy acertada pues ambos llegaron a ser formalmente reconocidos por la Iglesia por su santidad.

Rúa fue el primer alumno de Don Bosco que, ordenado de sacerdote, se quedó a colaborarle en su obra. Fue también el primer director de colegio salesiano y el hombre de confianza que acompañó durante 37 años al gran apóstol en todas sus empresas apostólicas. En él depositaba San Juan Bosco toda su confianza y era en todo como su mano derecha.

Del beato Miguel Rúa hizo San Juan Bosco el siguiente elogio: "Si Dios me dijera: hágame la lista de las mejores cualidades que desea para sus religiosos, yo no sé qué cualidades me atrevería a decir, que ya no las tenga el Padre Miguel Rúa".

Cuando el Padre Rúa fue nombrado para ser director del primer colegio salesiano que se fundaba fuera de Turín, le pidió a su maestro Don Bosco que le trazara un plan de comportamiento, y el santo le escribió lo siguiente: "Ante todo trate de hacerse querer, más que de hacerse temer. Recuerde lo que decía San Vicente de Paúl: ‘Yo tenía un carácter demasiado serio y un temperamento amargo, y me di cuenta de que si no hay amabilidad, se hace más mal que bien en el apostolado. Y me propuse adquirir un modo de ser amable y bondadoso’. Este sea su plan de comportamiento". Miguel Rúa conservó toda su vida estos consejos y llegó a practicarlos de manera admirable.

San Juan Bosco decía al final de su vida: "Si el Padre Rúa quisiera hacer milagros, los haría, porque tiene la virtud suficiente para conseguirlos". El era humilde y no hablaba de sus logros. Pero un día, ya ancianito, le preguntaron los religiosos jóvenes: "Padre, ¿nunca le ha sucedido algún hecho extraordinario?". Y él, por bromear, les dijo: "Sí, un día me dijeron: ya que está reemplazando a Don Bosco que era tan milagroso, por favor coloque sus manos sobre una enferma que está moribunda. Yo lo hice, y tan pronto como le coloqué las manos sobre la cabeza, en ese mismo instante... ¡la pobre mujer se murió!".

Cuando San Juan Bosco era ya muy ancianito, el Santo Padre León XIII le dijo: "Dígame cuál es su sacerdote de mayor reemplazo". El santo le dijo que era Miguel Rúa y este recibió el encargo Pontificio de reemplazar a Don Bosco cuando muriera. Y así lo hizo en 1888 al morir el santo. Quedó Rúa elegido como Superior General de los salesianos y en los 22 años que dirigió la Congregación Salesiana, esta multiplicó por cinco el número de sus religiosos y abrió casas y obras sociales en gran cantidad de países.

Los salesianos decían: "Si alguna vez se perdiera nuestra Regla o nuestros Reglamentos, bastaría observar cómo se porta el Padre Rúa, para saber ya qué es lo que los demás debemos hacer". Su exactitud era admirable. Siempre amable y bondadoso, comprensivo con todos y lleno de paciencia, pero exactísimo en el cumplimiento de todos sus deberes.

Cuando Rúa tenía apenas unos 25 años, un día se enfermó muy gravemente y mandó llamar a San Juan Bosco para que le impusiera los santos óleos y le llevaran el viático. El santo respondió: "Miguel no se muere ahora, ni aunque lo lances de un quinto piso". Y después explicó el por qué decía esto. Es que en sueños había visto que todavía en el año 1906 (40 años después) estaría Miguel Rúa extendiendo la comunidad salesiana por muchos países del mundo. Y a él personalmente le dijo después: "Miguel: cuando ya seas muy anciano y al llegar a una casa alguien te diga: ‘Ay padre, ¿por qué se ha envejecido tan exageradamete?’, prepárate porque ya habrá llegado la hora de partir para la eternidad". Y así sucedió. Al principio del año 1910, el Padre Rúa fue a Sicilia a visitar un colegio salesiano y un antiguo discípulo suyo, al verlo le dijo: "Ay padre, ¿por qué se ha envejecido tan exageradamente?". El santo sacerdote palideció y se preparó para bien morir.

El 6 de abril de 1910, después de exclamar: "Salvar el alma, eso es lo más importante", expiró santamente. Había dedicado su vida con todo su corazón a comunicar el amor de Dios según el carisma que recibió de San Juan Bosco.

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