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«Il ringraziamento lo devi fare sempre, se no la paghi cara!» (Padre Pio) - importanza del ringraziamento alla Santa Comunione

Il tempo del Ringraziamento alla santa Comunione è il tempo più reale dell’amore intimo con Gesù. Amore di appartenenza totale reciproca: non più due, ma uno, nell’anima e nel corpo. Amore di compenetrazione e fusione: Lui in me e io in Lui, a consumarci nell’unità e nell’unicità dell’amore. «Sei la mia preda amorosa, come io sono preda della tua immensa carità», diceva santa Gemma a Gesù con tenerezza. «Beati gli invitati alla cena nuziale dell’Agnello», è detto nell’Apocalisse (19,9). Ebbene, nella Comunione Eucaristica l’anima realizza veramente, in celeste unione verginale, l’amore nuziale a Gesù Sposo, a cui può dire con il trasporto tenerissimo della Sposa dei Cantici rapita in estasi: «Baciami con il bacio della tua bocca» (Ct 1,1). Il Ringraziamento alla Santa Comunione è una piccola esperienza dell’amore paradisiaco su questa terra: in Paradiso, infatti, come ameremo Gesù se non essendo eternamente uno con Lui? Gesù caro, Gesù dolce come dobbiamo ringraziarti di ogni Santa Comunione che ci concedi! Non aveva forse ragione santa Gemma di dire che in Paradiso Ti avrebbe ringraziato dell’Eucaristia più che di ogni altra cosa? Quale miracolo di amore quell’essere interamente fusi con Te, Gesù!

Acqua, lievito, cera

San Cirillo di Alessandria, Padre della Chiesa, si serve di tre immagini per illustrare la fusione d’amore con Gesù nella Santa Comunione: «Chi si comunica è santificato, divinizzato nel suo corpo e nella sua anima nel modo con cui l’acqua che è messa sul fuoco diventa bollente... La Comunione opera come il lievito immerso nella farina: fermenta tutta la massa... Nello stesso modo che, fondendo insieme due ceri, la cera risulterà l’una nell’altra, così, io credo, chi si ciba della Carne e del Sangue di Gesù è con Lui fuso per tale partecipazione, e si trova a essere egli in Cristo e Cristo in lui». Per questo santa Gemma Galgani parlava con stupore dell’unione eucaristica fra «Gesù tutto e Gemma nulla», ed esclamava estatica: «Quanta dolcezza, Gesù, nella Comunione! Con Te abbracciata voglio vivere, con Te abbracciata voglio morire». E il beato Contardo Ferrini scriveva: «La Comunione! Oh, dolci amplessi del Creatore con la sua creatura! Oh, elevazione ineffabile dello spirito umano! Che cosa ha il mondo che si possa paragonare a queste gioie purissime di cielo, a questi saggi della gloria eterna?».

Si pensi anche al valore trinitario della Santa Comunione. Un giorno, santa Maria Maddalena de’ Pazzi, dopo la Comunione, inginocchiata fra le novizie, con le braccia in croce, alzò gli occhi al cielo e disse: «Sorelle, se comprendessimo che nel tempo in cui durano in noi le specie eucaristiche Gesù è presente e opera in noi inseparabilmente con il Padre e con lo Spirito Santo, e quindi c’è tutta la Trinità Santissima...», e non poté finire di parlare, perché rapita in sublime estasi.

Almeno un quarto d’ora

Per questo i Santi, quando potevano, non mettevano limiti di tempo al ringraziamento, che durava anche più di un’ora. Santa Teresa di Gesù raccomandava alle sue figlie: «Tratteniamoci amorevolmente con Gesù e non perdiamo l’ora che segue la Comunione: è un tempo eccellente per trattare con Dio e per sottoporgli gli interessi dell’anima nostra... Poiché sappiamo che Gesù buono resta in noi fino a quando il calore naturale non ha consumato gli accidenti del pane, dobbiamo avere grande cura di non perdere così bella occasione per trattare con Lui e presentargli le nostre necessità».

San Francesco d’Assisi, santa Giuliana Falconieri, santa Caterina, san Pasquale, santa Veronica, san Giuseppe da Copertino, santa Gemma, e tanti altri, subito dopo la Santa Comunione, cadevano quasi sempre in estasi d’amore: e il tempo, allora, lo misuravano solo gli Angeli! Anche santa Teresa di Gesù quasi sempre andava in estasi subito dopo la Comunione, e talvolta bisognava toglierla di peso dal comunichino delle monache! San Giovanni d’Avila, sant’Ignazio di Loyola, san Luigi Gonzaga facevano il ringraziamento in ginocchio per due ore. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi non avrebbe mai voluto interromperlo, e bisognava costringerla, perché si nutrisse un po’. «I minuti che seguono la Comunione - diceva la santa - sono i più preziosi che noi abbiamo nella vita; i più adatti da parte nostra per trattare con Dio, e da parte di Dio per comunicarci il suo amore».

San Luigi Grignion de Montfort, dopo la Santa Messa, si fermava almeno mezz’ora per il ringraziamento, e non c’era preoccupazione o impegno che va-lesse a farglielo omettere, poiché, diceva: «non darei quest’ora del ringraziamento neppure per un’ora di Paradiso…». Facciamo anche noi un proposito: subito dopo la Comunione, dobbiamo fare il possibile perché il ringraziamento duri almeno un quarto d’ora e niente gli sia preferito. Questi minuti, in cui Gesù è fisicamente presente nella nostra anima e nel nostro corpo, sono minuti di cielo, che non dobbiamo assolutamente sciupare.

San Filippo e le candele

L’Apostolo ha scritto: «Glorificate e portate Dio nel vostro corpo» (1 Cor 6,20). Ebbene, non c’è tempo in cui queste parole le realizziamo alla lettera come nel tempo subito dopo la Santa Comunione. Che brutto, quindi, il comportamento di chi ha fatto la Comunione ed esce subito di Chiesa non appena finita la Messa, o addirittura subito dopo la Comunione! Ri-cordiamo l’esempio di san Filippo Neri, che fece accompagnare da due chierichetti con le candele accese quel tale che usciva di Chiesa appena fatta la Comunione... Che bella lezione! Se non altro per educazione, quando si riceve un ospite ci si intrattiene e ci si interessa di lui. Se poi quest’ospite è Gesù, allora dovremmo solo rammaricarci che la sua presenza corporale in noi dura appena un quarto d’ora o poco più.

A questo proposito, san Giuseppe Cottolengo sorvegliava personalmente la confezione delle ostie per la Messa e per le Comunioni, e alla suora addetta aveva ordinato espressamente: «Le ostie per me fatele grosse, perché ho bisogno di intrattenermi a lungo con Gesù, e non voglio che le sacre Specie si consumino presto». E sant’Alfonso M. de’ Liguori perché riempiva di vino il calice quasi fino all’orlo? Solo per possedere più a lungo nel suo corpo Gesù. Non siamo forse all’opposto dei Santi, noi, quando consideriamo il ringraziamento sempre troppo lungo e forse non vediamo l’ora che finisca? Attenti, pe-rò! Perché se è vero che ad ogni Comunione Gesù «ricambia al centuplo l’accoglienza che gli si fa», come dice santa Teresa di Gesù, è anche vero che saremo responsabili al centuplo delle nostre mancate accoglienze.

Un confratello di san Pio da Pietrelcina ha raccontato che un giorno andò a confessarsi dal santo Frate, accusando fra l’altro qualche omissione del ringraziamento alla Santa Messa, per ragioni di ministero. Benevolo nel giudicare le altre mancanze, Padre Pio, quando udì questa mancanza, divenne serio, dal volto scuro, e disse con voce ferma: «Guardiamo che il non potere non sia il non volere. Il ringraziamento lo devi fare sempre, se no la paghi cara!». Pensiamoci, riflettiamoci seriamente. Per una cosa tanto preziosa come il ringraziamento, facciamo nostro l’ammonimento dello Spirito Santo: «Non perdere neppure la più piccola parte di un così grande bene» (Sir 14,14). Il beato Contardo Ferrini ci teneva talmente al preparamento e al ringraziamento alla Comunione, che tracciava ogni giorno i punti di riflessione, sui quali poi si fermava tutto assorto e beato.

Ringraziamento con la Madonna

Particolarmente bello è il ringraziamento fatto in intima unione con la Madonna Annunziata. Subito dopo la Santa Comunione, anche noi portiamo Gesù nelle nostre anime e nel nostro corpo, a somiglianza di Maria Santissima Annunziata; e non potremmo adorare Gesù né amarLo meglio che unendoci alla Divina Mamma, facendo nostri i sentimenti di adorazione e di amore che Ella nutrì verso Gesù Dio racchiuso nel suo seno immacolato.

La Madonna è il celeste vincolo che unisce Gesù a noi; anzi, è il nodo d’amore fra Gesù e la creatura. La Madonna, diceva il santo Curato d’Ars, sta sempre «tra il Figlio suo e noi». Quando preghiamo Gesù con Lei, quando lo adoriamo e lo amiamo con il Cuore della Madonna, noi rendiamo pura e preziosa ogni nostra preghiera, ogni nostro atto di adorazione e di amore. San Massimiliano M. Kolbe diceva che quando noi affidiamo una cosa all’Immacolata, Ella, prima di donarla a Gesù, la purifica da ogni difetto, la immacolatizza.

Anche il santo Curato d’Ars affermava: «Quando le nostre mani hanno toccato degli aromi, profumano tutto ciò che toccano; facciamo passare le nostre preghiere per le mani della Madonna, e Lei le profumerà». Facciamo passare il nostro ringraziamento alla Comunione attraverso il Cuore dell’immacolata: Lei lo trasformerà in un cantico purissimo di adorazione e di amore. A questo fine può essere utile la recita meditata del Rosario, in particolare dei misteri gaudiosi, come ci insegnano parecchi Santi. Chi mai, infatti, potrà conoscere perfettamente la Divinità di Gesù, adorarla, amarla e lasciarsi divinizzare, come la Madonna all’Annuncio dell’Angelo? Chi mai potrà portare Gesù vivo dentro di sé e restare profondamente unito a Lui in adorazione e in amore, come la Madonna nel mistero della Visitazione? Chi mai potrà essere pieno di Gesù, e generarlo, e donarlo agli altri, come la Madonna nella grotta di Betlem? Proviamo anche noi. Non potremo che guadagnarci a stare uniti alla Madonna per amare Gesù con il suo Cuore di Paradiso!

Padre Stefano Maria Manelli, Fondatore dei Francescani dell'Immacolata