Tempi di Maria
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Una luce nelle tenebre: il “Calcagno di Maria” (Seconda parte)

PRIMA PARTE SUL CALCAGNO DI MARIA QUI

LE LUCI SUL MISTERO DA MARIA: IL MESSAGGIO DI MARIENFRIED

Cosa ci dice la Vergine Maria con le sue apparizioni su questa “interferenza” dei figli di Maria nella battaglia escatologica tra Lei ed il serpente-drago? Nel messaggio profetico di Marienfried[1] la Vergine Immacolata aveva rivelato qualcosa di molto importante, esattamente nel senso inteso da San Massimiliano. Così Ella diceva alla veggente, l’allora sedicenne Barbara Ruess:

«La Stella dell’Abisso [satana, ndr.] s’infurierà sempre più ferocemente e farà sempre maggiori distruzioni, perché sa che il suo tempo è breve, e perché vede che ormai molte anime si sono schierate sotto il mio Segno [la Consacrazione a Maria, ndr.]. Su costoro la Stella non ha potere alcuno, anche se ne potrà uccidere molti. Ma sono appunto queste vittime a me offerte che accresceranno la mia potenza e condurranno il piccolo resto degli eletti alla vittoria per Cristo […]. Egli [il demonio] perseguiterà i miei figlioli diletti, essi saranno disprezzati, ma il demonio non potrà far loro alcun male […]. Io compirò miracoli segretamente nelle anime, finché sarà completo il numero delle vittime […]. A voi Io voglio dire, miei figlioli diletti: non dimenticate che proprio nei giorni più sanguinosi questa Croce è una grazia, e ringraziate sempre il Padre per questa grazia […]» (Messaggio del 25 maggio 1946).

Come si può notare, questo messaggio pone in evidenza una verità consolante: benché satana abbia un certo potere di offendere i figli di Maria, tale potere però non può toccare la dimensione spirituale; in questo senso, come si dice nel messaggio, la sua è una «potenza apparente». I consacrati a Maria sono immuni dalle insidie del demonio, dalle sue astute trame con cui porta la rovina alle anime e seppellisce la verità e la santità in un oceano di menzogna e sporcizia morale. I figli di Maria, da tutto questo marasma di Male, sono immuni. Verità consolantissima da tenere a mente, soprattutto nei momenti di maggiore prova, sofferenza a persecuzione.

Eppure l’angelo delle tenebre ha un certo potere sui servi della Vergine, sui veri cristiani degli ultimi tempi. Ha il potere di perseguitarli, fino a togliere loro, in alcuni casi, persino la vita. È in questo senso che il calcagno della Donna sarà “ferito”. Ferimento che però non causa la sconfitta della Donna. Nonostante questa ferita, Ella vincerà. L’Immacolata, dai suoi figli, esige soprattutto l’intima disposizione al sacrificio, a portare la croce con pazienza e generosità perché questi mezzi sono potenti, efficaci: è per mezzo di essi che vinceranno la battaglia contro il nemico:

«Dipende da voi abbreviare i giorni delle tenebre. Le vostre preghiere e i vostri sacrifici distruggeranno l’immagine della Bestia. Allora Io potrò manifestarmi al mondo intero, a gloria dell’Onnipotente […]. È necessario che gli apostoli ed i sacerdoti si consacrino particolarmente a Me, affinché i grandi sacrifici che l’Imperscrutabile vuole appunto da loro, venendo posti nelle mie mani, aumentino in santità e valore […]. Io caricherò i miei figli diletti di croci pesanti, profonde come il mare, poiché Io li amo nel mio Figlio immolato. Vi prego, siate pronti a portare la croce, affinché venga presto la pace […]!» (Messaggio del 25 giugno 1946).

Alla luce di questi messaggi si chiarisce il senso del ferimento del calcagno di cui parlava J. Guitton. Se il calcagno di Maria sono i suoi figli – con speciale riferimento ai consacrati –, allora questo punto della profezia biblica di Gen 3, 15 riguarda direttamente loro e solo indirettamente e mediatamente Lei in forza di quella mistica unione-comunione che lega i figli-sposi alla Madre-Sposa.

Infatti il consacrato è di Maria in modo radicale, Le appartiene, non è più di sé stesso. Le si è consegnato una volta e per sempre perché Ella possa fare ciò che piace di lui per la maggior gloria di Dio[2]. A questo appartenere a Lei in modo così intimo consegue una speciale presenza della Vergine in e accanto al Suo consacrato. Insieme alla relazione materna se ne instaura anche una mistico-sponsale, generandosi una reciproca appartenenza (il consacrato a Maria e Maria al consacrato) e immanenza (il consacrato in Maria e Maria nel consacrato).

In virtù di questa appartenenza il figlio-sposo partecipa di Maria, del Suo spirito, della Sua vita intima, instaura con Lei una comunione di vita e di opere. In ragione di questa reciproca inabitazione il legame tra le due persone, tra Maria ed il Suo consacrato si spinge fino a quel vertice mistico che San Massimiliano definiva con il termine “transustanziazione”[3], Suor Lucia di Fatima con l’espressione “assorbimento nel cuore di Maria”[4]. Ebbene, questa unione-fusione, immedesimando all’essere di Maria, è radice di potenza, radice di sprigionamento di grazia, perché è dall’essere che procede l’operare: il consacrato mariano (in special modo se legato con voto pubblico o privato), se resta fedele alla sua genetica vocazione, è soprannaturalmente potente, tanto da essere terrore dei demoni che riconoscono in lui, nel suo pregare, offrire, soffrire, agire anche nell’ambito delle più semplici attività, strumento di rovina del suo regno.

Torniamo al calcagno. Cosa significa e cosa comporta questo ferimento? Ebbene, si sappia: si tratta di dolori, sofferenze e martirii di vario genere, nessuno escluso. Non ci si può illudere: se si è calcagno di Maria bisogna sperimentare questo ferimento. Eppure c’è una verità consolantissima: Satana non ce la farà contro i veri figli di Maria, non potrà distruggerli realmente ma solo in modo apparente, come rivela il messaggio mariano. Dispiegherà, certo, contro di essi una violenza brutale; potrà persino ucciderne diversi ma, in ogni caso e in ogni evenienza i figli di Maria, almeno “nel profondo del loro cuore” (San Massimiliano) e “sulla punta della loro anima” restano inviolabili, intoccabili, inscalfibili. Satana questo lo sa bene, perciò sbava e infuria. Dio permette ma non oltre quel punto che Egli sa, dove ha posto il limite ovvero prima del colpo finale, mortale e decisivo: quello a Satana non è concesso sferrarlo, mai, contro i veri figli di Maria. Una piccola precisazione, forse superflua. Da quanto detto si sarà senz’altro inteso che tale ferimento non riguarda Maria Immacolata e Preservata, quasi che fosse coinvolta in qualsiasi macchia di peccato originale o attuale né tantomeno si riferisce ad una presa di posizione lassa verso il peccato da parte di coloro che sono suoi in qualità di figli e sposi. Il senso di questo riferimento va letto, invece, come un attacco micidiale e spietato di Satana che arriva a colpire e a far soffrire i figli di Maria pur di prendersi la sua rivincita su di Lei. Ma la vittoria resta di Maria!

Ciascun vero consacrato di Maria può sentire indirizzate a sé medesimo queste parole dalla profonda densità spirituale e dalla forte carica profetica che sintetizzano, in poche battute, quanto detto finora in relazione al ferimento del calcagno: «Dice Gesù: Più siete “miei” (e di Maria, ndr) e più egli (Satana, ndr) si accanisce a farvi suoi. E siccome è in voi una vigilanza e una volontà assidue, egli, l’Astuto, non vi segue e persegue col metodo usato per gli altri. Ma vi assale proditoriamente, a distanze sempre più lunghe, nei momenti più imprevedibili e coi motivi più impensabili. Approfitta del dolore, del bisogno, dell’abbandono, delle delusioni, e balza come pantera sulla vostra stupita, accorata debolezza del momento, sperando di vincervi allora per rifarsi di tutte le volte che l’avete vinto (…). Ti FERIRÀ l’esterno. Ma è onore di soldato la cicatrice che segna la carne e dice: “Questo segno è prova di battaglia virile”. E più un soldato ha le carni rigate da questi segni e più il mondo al valoroso si inchina. Nelle battaglie spirituali succede lo stesso. E le vostre ferite, che non ledono lo spirito ma illividiscono solo ciò che è involucro allo spirito-re, sono il vostro onore. E per esse sarete onorati in Cielo (…). Gloria a chi vince! Le palme celesti sono per voi»[5].

Il calcagno è la parte più debole e disprezzata del corpo eppure è per mezzo di questa discendenza (gli Apostoli consacrati a Maria) che deve condursi lo scontro finale profetizzato da San Giovanni, il “veggente di Patmos”.A Marienfried, dunque, facciamo un importante progresso nello svelamento del piano di satana. Il dettaglio importante che questo messaggio aggiunge al quadro profetico abbozzato dalla medaglia di Rue du Bac è la premonizione di una grande persecuzione portata avanti ad arte dal nemico che infuria contro la stirpe della Donna perché questi Suoi figli prediletti «osservano i Comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12, 17). L’obbedienza rende questi Apostoli immagine e somiglianza di Maria che con il suo “Fiat” riparò i danni della disobbedienza della prima Eva peccatrice, ispirata dallo stesso angelo caduto. Questa obbedienza è in odio al principe ribelle che oppose, al volere di Dio, il suo eterno “non serviam”.

Se la Donna fugge con «le ali della grande aquila» (cf Ap 12, 14) all’attacco del dragone, la furia di costui si scaglierà tutta contro i figli fedeli di Lei. Ma essi trionferanno o meglio permetteranno alla Donna di trionfare perché i loro sacrifici e le loro sofferenze serviranno ad «aumentare il di Lei potere», come predetto a Marienfried. In questo modo, è la stessa straripante potenza di Dio che opera in loro ma secondo la logica della croce e del martirio. Questo è il quadro profetico di Marienfried che completa quello di Rue di Bac. La più rilevante novità proposta da questo messaggio mariano, dunque, è proprio la rivelazione della vittoria della Donna sul drago attraverso la croce ed il martirio dei suoi consacrati, una vittoria che dischiuderà l’avvento della Pace, del regno di Cristo e della sua giustizia sulla terra.

Un ultimo pensiero, prima della conclusione che meriterà in futuro doverosi approfondimenti. Ma scocchiamo il dardo. Con la speranza che, intanto, si faccia strada da solo, come per virtù propria. Con un’audace analogia si potrebbe dire che se con il battesimo – in virtù del sigillo-sfraghìs sacramentale – i battezzati diventano membra vive del corpo mistico di Cristo, «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui» (1 Pt 2, 9), con la consacrazione i consacrati-figli-sposi di Maria diventano “quasi” membra vive del suo corpo mistico – il Suo «calcagno» (Gen 3, 15) [e con il voto di consacrazione lo diventano a “titolo speciale”] – in modo che, assimilati a Lei, schiacceranno il capo del superbo Lucifero con il loro agire, pregare e soffrire, a cui seguirà poi il suo incatenamento per un tempo indeterminato in cui il suo potere sarà drasticamente ridotto e la sua influenza nel mondo quasi del tutto neutralizzata (cf Ap 20, 2-3). Sarà quello il momento in cui si udrà il canto melodioso e gioioso degli eletti: «Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno» (Ap 11, 17).

CONCLUSIONE

I nostri tempi si caratterizzano, dunque, anche per questo martirio dei consacrati di Maria. Indubitabilmente. Un martirio che si configura come Getsemani mariano per tutto quanto ci siamo detti ma che, per i tempi apocalittici che corrono, può aprirsi ad altre forme inedite che non possiamo esattamente prevedere o quantomeno anticipare del tutto ma alle quali dobbiamo predisporci psicologicamente e spiritualmente. «Estote parati» (Mt 24,44), continua a ripeterci Nostro Signore e nei momenti di allarme dovuti alla serietà degli eventi ecclesiali ed internazionali sarebbe una gravissima imprudenza lasciar cadere nel vuoto di una superficiale indifferenza questo ammonimento divino.

La disamina si conclude esattamente qui. Essa non ha nessuna presunzione se non la consapevolezza di aver avuto l’umile ma non indifferente compito di proiettare qualche luce su un mistero che ci coinvolge in modi diversi. Ora si apre una nuova fase del Getsemani-Calcagno mariano: a partire da questi rilievi occorre assumere una nuova e più piena consapevolezza della missione che abbiamo come figli di Maria e addentrarci negli antri spirituali nei quali la Provvidenza vorrà condurci. Nessuna paura, non siamo soli e la grazia di Dio è e sempre sarà la nostra forza e il nostro conforto! La Vergine Santa è e sempre sarà con noi per spronarci e assisterci in questa battaglia decisiva tra il bene e il male che ci vede attivi protagonisti in vista dell’Avvento del di Lei trionfo nel mondo.

Adveniat regnum tuum Domine, aveniat per Mariam.

[1] Pfaffenhofen (Germania, 1940-46). Benché le apparizioni di Marienfried non siano state ancora ufficialmente approvare dalla Chiesa, Essa in diversi modi le ha favorite e sostenute autorizzando il culto, concedendo i dovuti permessi per stampare il Rosario dell’Immacolata e l’Inno alla Trinità (preghiere che la Madonna stessa insegnò alla veggente e che hanno un riferimento diretto con le apparizioni stesse e col relativo messaggio) e soprattutto concedendo l’Imprimatur per la pubblicazione dei messaggi: cf R. Laurentin, Marienfried, 497 [497], in R. Laurentin-P. Sbalchiero (a cura di), Dizionario delle apparizioni della Vergine Maria, Edizioni Art., Roma 2010. Il santuario di Marienfried è stato, inoltre, meta di pellegrinaggio di importanti autorità ecclesiastiche negli anni passati, come il vescovo di Fatima Mons. Venancio Pereira (nel 1975) e quello di Ratisbona Rodolfo Graber (nel 1976). In quell’occasione, quest’ultimo tenne un bellissimo discorso sul messaggio di Marienfried spiegando, tra le altre cose, che «Marienfried non contiene nulla che sia contro la Divina Rivelazione ma anzi si inserisce perfettamente nella Tradizione mariana della Chiesa e dà un’importante visuale del nostro tempo […]»: Mons. R. Graber, Discorso a conclusione della giornata di preghiera dell’Armata azzurra di Maria a Marienfried, in I. Corona, Il Segno del Dio vivente. Marienfried, Apparizioni e Messaggi, Edizioni Segno, Feletto Umberto – Tavagnacco (UD) 2015, pp. 119-120.

[2] San Massimiliano, nell’atto di Consacrazione da lui composto, così pregava la Vergine Immacolata: «Io, indegno peccatore, mi prostro ai Tuoi piedi supplicandoTi umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà Tua, e di fare ciò che Ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità»: SK 1331.

[3] Dice testualmente san Massimiliano: «Siamo Suoi, dell’Immacolata, illimitatamente Suoi, perfettamente Suoi, siamo quasi Essa stessa (…). Vogliamo essere fino a quel punto dell’Immacolata che non soltanto non rimanga niente in noi che non sia di Essa, ma che diventiamo quasi annientati in Essa, cambiati in Essa, transustanziati in Essa, che rimanga Essa stessa»: SK 508.

[4] «La devozione al Cuore Immacolato di Maria si deve stabilire nel mondo attraverso una vera consacrazione di conversione e donazione. Come nella consacrazione il pane ed il vino si convertono nel corpo e sangue di Cristo, (così con la consacrazione mariana, ndr) siamo assorbiti con l’essere vitale nel Cuore di Maria»: Suor Lucia dos Santos, Gli appelli del messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, p. 126.

[5] Maria Valtorta, Quaderni del 1944, manoscritto XXXII, capitolo 404 (19 settembre 1944).

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