Chiesa conciliare: La disastrosa “chiesa francese cattolica” del 1830

Con piacere offriamo ai lettori questa importante pagina del vol. XII della Storia universale della Chiesa (La rivoluzione francese, la restaurazione, la frammentazione protestante) del Card. G. Hergenröther.

I tentativi di fondare chiese nazionali in opposizione alla grande Chiesa cattolica, per impulso di molte circostanze, si vennero facendo sempre più numerosi nei tempi moderni, ma non giunsero ad alcun effetto degno di essere ricordato. Così Ferdinando Francesco Chatel, nato nel 1795, vicario capitolare a Moulins, poi parroco e cappellano del secondo reggimento dei granatieri della guardia reale, scrittore del periodico Il Riformatore o Eco della religione e del secolo, perduto il suo posto per la rivoluzione di luglio e non avendo trovato ricetto presso nessun vescovo, fondò in Francia una cosiddetta chiesa francese cattolica, la quale era francese soltanto perché celebrava il culto in quella lingua e cattolica per aver conservato qualche forma rituale del Cattolicesimo. Dopo essersi, con parecchi compagni, violentemente scagliato contro l’episcopato, aprì (agosto 1830), nella propria casa in Parigi, la sua chiesuola; indi (15 gennaio 1831) trovò per essa una sede fissa nel sobborgo St. Martin, n. 59.

Egli riteneva la ragione per norma fondamentale della certezza in materia di fede, e professava un superficiale razionalismo anticristiano, variando continuamente i suoi dogmi e le sue riforme. La divinità di Cristo, che prima aveva accettato, egli ripudiò poi, sovrapponendo all’ingresso del suo ultimo tempio l’iscrizione: «Al Dio uno, non trino». Nel suo catechismo indica Gesù come figlio di Giuseppe e di Maria, superiore a tutti gli uomini; considera i sette sacramenti, che esteriormente manteneva, come cerimonie puramente simboliche, e lascia ai suoi fedeli la facoltà di accostarsi o no al tribunale di penitenza, raccomandando peraltro la confessione ai fanciulli. Rigettava pure il primato, l’infallibilità della Chiesa, il diritto in essa di pronunziare la scomunica, il celibato, la lingua latina nel culto, i diritti di stola; compose un messale in lingua francese e leggeva in piviale la messa, nella quale aveva conservato la maggior parte delle cerimonie.

Ogni anno promulgava una lettera pastorale per la quaresima con la intitolazione: Ferdinando Francesco Chatel, vescovo supremo (primate) della chiesa francese per la volontà del clero e del popolo. La gerarchia da lui proposta doveva essere formata da un patriarca, un vice patriarca, da vescovi, sacerdoti e diaconi. Egli cercava di trarre a sé le popolazioni della città col dogma della sovranità popolare, con la commemorazione di Napoleone e col nome di religione della ragione; predicava agli operai delle fabbriche, ai servitori, alle serve intorno alle gloriose imprese guerresche dei popoli pagani, alle loro costituzioni liberali, contro la pretaglia, e nel 1835 promulgò discorsi sopra l’emancipazione dei giudei, sopra il suicidio, contro la pena di morte e contro il papato. Ma ben presto la chiesa cattolica francese passò di moda, diventò radicale e lo Chatel ebbe gli scherni perfino sui piccoli teatri popolari: la commedia fu giudicata a Roma di così scarsa importanza che contro di lui non si pronunziò neppure la scomunica. L’abate Auzau, che era il suo sostegno teologico, si separò da lui, e nel 1842 il governo stesso venne a chiudergli il tempio, ormai caduto nel discredito.

Lo Chatel si era gettato fra tanto nelle braccia dell’ordine dei templari, di una loggia massonica cioè, che sorta come la sua chiesa primitiva, non però qual chiesa nazionale ma quale cosmopolitica, dalla rivoluzione di luglio, aveva svegliato pure una curiosità passeggera. Egli prese a pubblicare infine a Bruxelles un giornale che in breve cessò: morì nel 1857. Nel Belgio, l’abate Helsen, sospeso per immoralità, aveva cercato pure di fondare, nella sede della loggia massonica di Bruxelles, una così detta chiesa cattolica-apostolica, ma ottenne poco seguito, ed ebbe anche aspra ripulsa dalla Camera dei deputati, alla quale aveva chiesto un sussidio pecuniario. Prima della sua morte egli ritornò nel seno della Chiesa (14 novembre 1842)[vii].

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[vii] Catéchisme à l’usage de l’Église cathol. française per l’abbé Chatel, Paris, 1831. Réforme radicale, nouv. eucologe à l’usage etc. 1835. Chatel, Profession de foi de l’Église cathol. française, 1831; Le Cod. de l’humanité, 1838; Sur l’éducation antisociale des séminaires, des frères ignorantins et de convents, 1898. Manuel des Chevaliers de l’ordre du Temple. 3a ediz. Paris, 1325. Leviticon, Paris 1831. J. R., Recherches sur les templiers. Paris, 1835. Sull’abate Helsen v. Bonner Zeitschr fur Philosophie und kathol. Theologie, fasc. 9, p. 187 ss.
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