Quegli angeli del Cinquecento riscoperti da un laser

Nascosti da due strati di pittura successivi e rovinati dalle intemperie, gli affreschi della cupola di San Costanzo a Ronciglione (Viterbo) stanno tornando alla luce grazie a un restauro senza precedenti. In una chiesa che fino a pochi anni fa rischiava di crollare

di Federico Formica - fotografie di Chiara Giuffrida / Francesca Scirpa

A Ronciglione, vicino Viterbo, sta per concludersi un restauro senza precedenti che solo quattro anni fa sembrava un'impresa disperata. Prima un architetto ha salvato la chiesa di San Costanzo, poi, all'interno della cupola, alcune restauratrici hanno cominciato a recuperare una serie di affreschi del tardo Cinquecento che si credevano perduti per sempre. Un giro di angeli musicanti e cantanti di notevole valore artistico di cui si era quasi persa la memoria. Nella foto, il dettaglio del volto di un angelo come era prima del restauro (a sinistra) e come è oggi (a destra).

L'opera originale era stata coperta nel Settecento da un nuovo affresco che poi, pochi anni più tardi, è stato rifatto a tempera. E non è finita: sopra a tutto questo si è aggiunto un terzo strato, fatto principalmente di muffe, funghi e carbonati. Il risultato di un lungo periodo di degrado che ha coinvolto l'intera la chiesa di San Costanzo.

Qualsiasi intervento di tipo meccanico avrebbe portato al distacco di questo “panino” di dipinti che, per buona parte, poggia su un intonaco molto instabile. “Normalmente lavoriamo con bisturi e altri strumenti simili a quelli dei chirurghi – spiega la capo-cantiere Fernanda Falcon – ma la superficie della cupola è talmente degradata che non sarebbe in grado di sopportare queste sollecitazioni".

Per questo è stato necessario usare un laser. Non è certo la prima volta che questo strumento entra in un cantiere di restauro, ma in questo caso ne è stato fatto un uso quasi estremo. A fornire il laser è stato l'Enea, l'agenzia nazionale che si occupa di nuove tecnologie ed energia, nell'ambito del progetto Co.Bra, che mira appunto a promuovere l'utilizzo di tecnologie innovative nel campo della conservazione dei beni culturali. Un team di ricercatori dell'Enea ha affiancato i restauratori per addestrarli all'uso del laser.

In questa foto, che ritrae uno spicchio della cupola di San Costanzo, si notano gli strati di pittura sovrapposti. I finti cassettoni risalgono al Settecento e sono stati affrescati direttamente sugli angeli musicanti, che invece risalgono al Cinquecento.

La strumentazione laser portata a Ronciglione da Enea – concessa in comodato d'uso dalla società EL.En Group - è stata decisiva per riportare alla luce l'antico affresco manieristico.

“Il laser serve per liberare gli strati sovrapposti: punto per punto, l'onda d'urto stacca la crosticina. È un lavoro molto lento: alla fine del primo giorno avevamo ripulito appena 10 centimetri quadrati” spiega Roberta Fantoni, capo della divisione Tecnologie Fisiche per la Sicurezza e la Salute di Enea, che ha partecipato all'affiancamento. L'opera di ripulitura è giunta più o meno a metà.

“La particolarità di questo lavoro è che stiamo riportando alla luce qualcosa che oltre a essere coperto era già gravemente danneggiato”, continua Fantoni. “Man mano che eliminiamo gli strati successivi, l'affresco del Cinquecento rischia di sbriciolarsi”. Anche in Grecia, spiega la ricercatrice, si è usato il laser per ripulire le Cariatidi del Partenone, “ma una cosa è eliminare uno strato di smog da un substrato solido, altra cosa è lavorare su un intonaco così deteriorato, con il rischio che il colore si stacchi e non rimanga altro che la malta grigia”.

Insomma, si tratta di un restauro fuori dalla norma. E anche per questo la Soprintendenza Belle arti e paesaggio del Lazio sta per erogare un contributo “di somma urgenza” di circa 25.000 euro per completare la ripulitura e la messa in sicurezza degli affreschi (nella foto, una restauratrice al lavoro con il laser).

Già, perché appena ripulita una porzione di pittura, comincia il lavoro di consolidamento. Che consiste nel riattaccare le scaglie di affresco che si sono sollevate dall'intonaco utilizzando resine acriliche o altre sostanze adesive. In alcune parti della cupola è l'intonaco stesso a dover essere riattaccato.

Il certosino lavoro di recupero che si sta completando in questi mesi non sarebbe stato possibile senza il lavoro di consolidamento dell'intera chiesa, diretto dall'architetto Pietro Lateano. La situazione di partenza era sconfortante: il soffitto a cassettoni lignei era crollato e, spiega Lateano “la chiesa si stava deformando, come una scatola di scarpe senza più il coperchio”. La parete che dà su strada si stava disarticolando, “portando con sé anche la cupola che era collassata per metà. E l'arco trionfale, oltre a essersi spaccato in due, era sceso di quasi dodici centimetri”

Per salvare la cupola l'architetto ha pensato a una contro-cupola: una specie di guscio che consente alla calotta inferiore di tenere. Nell'arco trionfale sottostante, poi, sono stati posti tiranti d'acciaio di 26 metri.

Ecco perché l'affresco cinquecentesco è così fragile (nella foto, un altro dettaglio riportato alla luce): è rimasto esposto alle intemperie per 25 anni tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento. Ma già da prima, in realtà, non stava troppo bene. “Ci sono documenti che parlano di infiltrazioni d'acqua già nel primo quarto del Seicento. Dunque si tratta di un problema antico. Ed è forse per questo che nel Settecento si decise di coprire gli angeli dipinti nel Cinquecento: perché già allora si stavano degradando” spiega Falcon.

All'inizio, però, il team di architetti e restauratori tutto questo non lo sapeva. “L'idea di partenza era di restaurare le superfici del Settecento", spiega Lateano. "Solo dopo aver ripulito alcune parti ci siamo resi conto di tutto quello che c'era sotto. A quel punto, però, siamo entrati un po' in crisi perché nel frattempo i fondi erano finiti”. L'architetto ha messo diversi soldi di tasca propria e i restauratori hanno lavorato molte ore gratis. Nonostate tutto, per riportare alla luce l'affresco - che è rimasto su circa il 70% dei 35 metri quadri di cupola - servivano nuovi fondi e nuovi strumenti.

Prima Enea e poi la Soprintendenza hanno risposto all'appello. Ora per ammirare i dipinti originali all'interno della cupola di San Costanzo è partito il conto alla rovescia.


l team che ha lavorato e sta lavorando al restauro della cupola di San Costanzo. Da sinistra: Valeria Spizzichino e Roberta Fantoni di Enea; Laura Bartoli e Alessandro Zanini di El.En (la società che ha fornito l'attrezzatura laser); la restauratrice Francesca Scirpa, l'aiuto restauratrice Sara Ricci, l'altra restauratice Chiara Giuffrida e la capo-cantiere Fernanda Falcon. Della squadra fa parte un'altra restauratrice non presente nella foto: Adriana Adelmann.

www.nationalgeographic.it/…/1
Marziale
Ottimo