Lo scisma russo raccontato dal Card. Hergenröther

Dal XIII (e ultimo) volume della Storia universale della Chiesa a cura del Card. Hergenröther – Il Kulturkampf, il Concilio Vaticano I, i pontificati fino a Benedetto XV – un interessante estratto sullo scisma russo nel XIX secolo.
[Alessandro II e il disastro spirituale della Russia]


Quel medesimo imperatore che aveva concesso agli ebrei l’uguaglianza dei diritti civili con i cristiani (1862) e soppressa la servitù della gleba, era nemico e tirannico, per sospetti politici, verso i cattolici e verso coloro che si separavano dalla Chiesa dello Stato.

I raskolniki passavano presso il popolo per gli unici veri cristiani, la chiesa nazionale con tutto il suo clero di Stato per una cosa temporale. I settari facevano perciò notabili progressi; nel 1860 se ne contavano 13 milioni. Il metodo del 1842, di considerarli come ordinari malfattori, rimase senza effetto.

Una parte dei raskolniki, che riconosceva le leggi del governo, ma non osservava le rigide prescrizioni della setta, aveva ottenuto, fino dal tempo di Paolo I, col nome di simili ai credenti, maggiore libertà; i vecchi credenti cercarono più volte di avere un vescovo dal di fuori, come nel 1845 dalla Galizia, e contro di essi si procedé rigorosamente.

Fra le altre sette vi erano ancora i silenziari, che non riconoscevano né governo, né Dio e affermavano la piena indipendenza di ogni individuo; i nichilisti puri, la cui grande diffusione apparve chiara da molti processi.

Il clero di Stato, sia bianco (clero secolare) sia nero (clero regolare), si mostrava impotente contro le sette, degenerato e schiavo dei vescovi, come questi del governo.

I popi ammogliati, che formavano un clero spregiato ed ignorante, odiavano gli ecclesiastici regolari, che raramente osservavano le loro regole, e godevano maggior fiducia presso il popolo. I vescovi, provenienti dai regolari, tenevano un contegno ostile verso i loro preti, e fra loro non avevano quasi altro legame che la comune dipendenza dal Sinodo dirigente, ma diretto da laici.

Tutto rimaneva sottoposto alla volontà imperiale, persino la canonizzazione dei Santi.

Così, per esempio, il vescovo di Woronesch aveva domandato più volte all’imperatore la canonizzazione del suo predecessore Ticone, morto nel 1783: il suo desiderio fu eseguito, su relazione del metropolita di Kiev e sulle richieste del Sinodo, da Alessandro II nel 1861.

Dal 1868 il conte Tolstoi, come ministro del culto, fece preparare diversi disegni di riforme, per procurare al clero una istruzione più alta ed una maggiore stima, per ricondurre la disciplina nei chiostri, per liberare la predicazione dai ceppi che l’opprimevano: l’obbligo nei candidati al sacerdozio di ammogliarsi prima dell’ordinazione avrebbe dovuto essere soppresso; i popi non esser più presi dai ministri inferiori della chiesa, ma essere istruiti accademicamente.

La Società degli amici della istruzione ecclesiastica sotto l’arcivescovo Wassiljev e il professore Ossinin, la quale si era posta anche in relazione con gli scismatici occidentali, servì piuttosto alla penetrazione delle idee protestanti che non a promuovere il ravvicinamento dell’ortodossia, e la maggior parte delle riforme rimase sulla carta o andò ristretta alle due città capitali, Pietroburgo e Mosca[iv].

Un fenomeno singolare nella chiesa russa è il mistico Giovanni di Kronstadt [v]. L’opera di distruzione contro la Chiesa greco-unita fu continuata sotto Alessandro II.

>>> Il Kulturkampf, il Concilio Vaticano I, i pontificati fino a Benedetto XV <<<

[iv] Haxthausen, Studien uber die inneren Zustande Russlands I (Hannover, 1847). 337 ss. Civiltà Cattolica, 6 nov. 1876, s. 6, v. VIII, 383 s.
[v] Staerk, Marie en Jésus-Christ. par le P. Jean de C., Paris, 1903.
Immagine di Pub. Dom. modificata da qui: File:Map of Old Believer Settlements of Moscow Governorate in 1871.jpg - Wikimedia Commons
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