Il processo Martínez diventa un processo contro il Vaticano

"Il giudice mi sta rendendo difficile difendermi", scrive José María Martínez, un membro spagnolo dell'Opus Dei accusato ingiustamente di "abusi", su JoseMariaMartinezGaztelueta.com (5 marzo).

Poiché Francesco non è riuscito a trovare un giudice regolare disposto a partecipare al tribunale canguro contro Martínez, ha nominato un "tribunale speciale" - un'ingiustizia in sé - con Monsignor José Antonio Satué, Vescovo di Teruel, Spagna, come giudice.

Per potersi difendere, Martínez deve avere accesso al dossier sul suo caso preparato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Questo dossier è il risultato di un'indagine commissionata da Francesco nel 2015, che ha concluso che Martínez era innocente.

Contro i principi di una seria giurisprudenza, il Vaticano si è rifiutato di rilasciare il dossier senza comunicare a Martínez il motivo.

C'è di peggio: i due sacerdoti, Silverio Nieto e Rafael Felipe Freije, che hanno condotto l'indagine della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha confermato l'innocenza di Martínez, non potranno testimoniare nel secondo processo canonico.

Nieto e Freije sono stati tra le prime persone ad avere accesso alle affermazioni dell'accusatore. Sono state le persone scelte dalla Chiesa per portare avanti il processo.

Il secondo processo contro Martínez voluto da Francesco è illegale perché non rispetta il principio giuridico fondamentale che vieta un secondo processo per le stesse o simili accuse dopo un'assoluzione.

Tutti questi fatti deplorevoli indicano che il verdetto contro Martínez è stato predeterminato.

Il giudice, Monsignor Satué, ha confermato ufficialmente il suo pregiudizio già prima dell'inizio del processo, quando il 26 settembre ha inviato a Martínez una lettera in cui gli chiedeva di "scusarsi" con l'accusatore Juan Cuatrecasas, un ex allievo della scuola dell'Opus Dei a Gaztelueta.

Traduzione AI
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C'è una legge sulla trasparenza degli atti in Italia, che ora non ricordo, ma è la legge sulla trasparenza degli atti amministrativi. L'interessato, per gli interessi soggettivi, ha facoltà di chiedere l'accesso agli atti e il responsabile amministrativo dell'atto deve rendere disponibile, nel termine di 30 giorni dalla richiesta, la visione e anche la copia degli atti a suo carico. Può essere che ci si possa appellare a questa legge oppure a una legge comunitaria simile.
Michi Gini