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Radio Spada, un anniversario e una promessa/minaccia. Di Piergiorgio Seveso

Nella grande sarabanda delle nostre esistenze, nell’incessante carriera delle nostre attività quotidiane siamo giunti, quasi inavvertitamente, all’undicesimo anniversario della nascita di Radio Spada.

Sembra ieri che davamo inizio a questa affascinante avventura. Ora, dopo aver spento 11 volte le candeline, senza illusioni e con un po’ di timore, possiamo guardare, non come a un polveroso trofeo ma come a una base di partenza, ai 93 titoli stampati dalle nostre Edizioni, alle decine di migliaia di iscritti che seguono i nostri canali social, agli oltre 10.000 articoli pubblicati, ai milioni di visite al blog, agli innumerevoli eventi realizzati, e a molto altro.

Ancora reduci dalla trionfale giornata di Rubiera del primo maggio dove, surfando su cieli ricolmi di pioggia, siamo riusciti a portare a casa l’ennesimo successo di interesse, di pubblico e di amicizia cattolica, ci troviamo a fare un nuovo bilancio della nostra azione come blog e come casa editrice.

Questi anni ci hanno insegnato che “nihil impossibile volenti” ovvero. tradotto in linguaggio tradizionalisticamente corretto, nulla è impossibile per chi, con una volontà cattolica integrale ben formata, intende portare a termine un ricco progetto di formazione e apologetica come il nostro.

Contro un progetto come questo nulla hanno potuto infatti i rovesci della sfortuna, i disegni degli uomini malvagi, i sofismi dei prudenti, i tremolii dei pavidi, le chimere dei ben (mal) pensanti, le innumerevoli (e concretissime) malattie dello spirito che contraddistinguono il nostro ambiente.

Radio Spada è giunta finalmente alla sua piena maturità e con la maturità incombono le nuove responsabilità e tutti quei cambiamenti di scenario che si rendono necessari, nel continuo snodarsi della vita.

Radio Spada si assumerà tutti questi oneri e questi nuovi impegni per continuare ad offrire ad un pubblico variegato ma non per questo meno amato di lettori ed estimatori i propri servigi: questa è la promessa più solenne e al contempo non troppo seriosa che mi permetto di farvi in questa sede.

E siccome Radio Spada ha degli amici, e sono tanti e cari, e li guardiamo negli occhi in ogni nostro incontro, persino in ogni nostro scambio epistolare, ha però anche dei nemici. Chi è quindi il nemico? Oltre noi stessi, la carne e il diavolo (e quindi il modernismo che di esso è figlio primo e ultimogenito), vi è una ricca schiera di nemici di Radio Spada.

Anzitutto ci sono gli eterni malcontenti, i professorini, i perfettini, quelli che in ogni caso l’avrebbero fatta meglio, gli inconcludenti seriali che non avendo realizzato nulla nella vita o avendo al massimo sferruzzato qualche presina tradizionalistica, se la prendono con chi ha messo in campo qualcosa di serio, visibile, concreto, continuativo.

Ci sono poi gli affetti dal malanno dell’attivismo fine a se stesso, quelli per cui Radio Spada avrebbe dovuto mettere in campo chissà quali iniziative sociali e politiche quando invece la considerazione della nostra pochezza e della crisi della Chiesa cattolica, de facto e fors’anche de jure decapitata dai moti della Rivoluzione conciliare, ci ha sempre spinto a badare più alla formazione spirituale e culturale del cattolicesimo residuo e superstite (da non confondere coi “piccoli resti mancia”) che a sconclusionati avventurismi.

Ci sono poi i malati di “inattivismo cronico”, per i quali qualunque cosa si faccia fuori dai piccoli strapuntini dei nostri “sagrati” d’emergenza va riguardata come esuberanza laicale, come esagerazione di scapestrati, come manomissione di guastamestieri: sono i cattolici “tradizionalisticamente” anonimi del XXI secolo.

Anche di costoro, che hanno forse cosparso di valeriana e camomilla le pagine della Filotea, abbiamo cercato di essere e siamo stati, con paolino inopportunismo, gli sgraditi svegliarini.

Ci sono da ultimi quelli che nel (temporaneo) naufragio del nostro Titanic cattolico romano hanno scambiato e scambiano le scialuppe per navi: sono i nemici più insidiosi ma al contempo più farseschi, e pretenderebbero che Radio Spada si infeudasse a questa o a quella cordata e scuderia, in nome di un unilateralismo dottrinario che non è certamente adatto ad una crisi ancora irrisolta come quella che stiamo vivendo.

Verificata l’irriducibilità di Radio Spada ai loro disegni, alle loro concupiscenze, come donne “tradite” aggrappate ai tendaggi del salotto, lanciano al cielo ampi lai di recriminazione e disprezzo, sgranando occhi pittati e piangenti a favore di telecamera. Radio Spada li osserva prima stupefatta, poi, man mano che la farsa parossisticamente cresce, con benevolo compatimento non disgiunto da una certa ironia, e prosegue per la sua strada.

Oggi a distanza di anni possiamo dire di aver “sconfitto” i nostri nemici, non solo con la continuità della nostra azione, non solo con la specchiata e solare chiarezza dei nostri intendimenti ma con una signorilità di tratto che credo sia tipica di un gruppo di giovani gentiluomini e gentildonne.

Beninteso, come guelfi neri, sparafucile e pirati, saremo sempre pronti a combattere la Buona battaglia (ci cui anche la storia di Radio Spada è ormai parte integrante) con tutti i mezzi necessari di un bellum justum (anche se spesso asimmetrico).

Auguri, Radio Spada! Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix.
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