Michi Gini shares this

Estratto dell'articolo
C’è un tratto che dovrebbe distinguere ogni Maestro delle Cerimonie Liturgiche degno di questo incarico: la capacità di scomparire. Sì, scomparire. Non nel senso dell’inefficienza, ma del vero servizio liturgico: essere invisibili affinché risplenda il Mistero, non l’ego.
Ma a quanto pare, nella Basilica di San Pietro, questo principio è ormai considerato obsoleto, una reliquia da museo preconciliare. L’ennesima conferma è arrivata durante la veglia eucaristica per il Giubileo degli influencer e dei missionari digitali. Una celebrazione che avrebbe dovuto essere solenne e centrata sull’Eucaristia… e che invece ha offerto uno spettacolo tragicomico...
...Mentre Papa Francesco tuonava contro gli arrampicatori, il suo pontificato ha visto proprio in Vaticano il terreno più fertile per il proliferare di quel sistema che a parole condannava. Un caso su tutti: don Crocifisso Tanzarella, il quale è giunto in Basilica a fare il Canonico con paonazza d’eccezione a quarant’anni. Quando non ci sono appuntamenti in Piazza Navona, Tanzarella ama rivestire il ruolo di Cerimoniere.
Durante la veglia di lunedì, don Crocefisso ha deciso di fare da cerimoniere all’arcivescovo di Madrid, José Cobo Cano. Il problema? Lo stesso di molti suoi “colleghi” improvvisati cerimonieri: non sanno stare al loro posto. E peggio ancora: non vogliono. Molti confondono l’amore per i pizzi e i merletti con la capacità liturgica. Ma non è affatto così. Ci sono diocesi dove ci sono celebrazioni con diciotto cerimonieri sull'altare e cinque concelebranti, se va bene...
...E infatti, durante la celebrazione, Tanzarella — dopo aver ingaggiato i suoi soliti ragazzetti “non certo per competenza liturgica” — si è trovato a fare i conti con la loro disorganizzazione imbarazzante. Dovevano indicare il posto da occupare ai sacerdoti presenti: non lo hanno fatto. E così lui ha mollato l’arcivescovo ai piedi dell’altare, e ha cominciato a saltellare nervosamente per indicare ai preti dove sedersi. Scena surreale: il cardinale fermo da solo, Tanzarella che si agita come un sacrestano in panico.
Durante l’adorazione eucaristica, Tanzarella guardava in giro spaesato. E al momento dell’esposizione del Santissimo? Si è trasformato in diacono. Sì, proprio così: da cerimoniere a diacono, come se fosse una recita di fine anno. L’arcivescovo? Ancora lasciato solo come un fermaporta. Il problema non è solo di ordine estetico o organizzativo. La presenza di cerimonieri-factotum, che arrivano perfino a concelebrare, rivela una questione ben più profonda e inquietante. Il ruolo liturgico si è trasformato in performance, la formazione in improvvisazione, il servizio in protagonismo. E tutto questo accade anche nella chiesa madre della cattolicità, sotto gli occhi di chi dovrebbe custodirne la dignità...

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Dissacrazione avanti tutta

Non c'era proprio altro posto???