“Padre Santo, non anni, ma anime!”. Il Perdon d’Assisi

Nella ricorrenza di Santa Maria degli Angeli, dal mezzogiorno del giorno prima fino alla mezzanotte del 2 agosto, si celebra la festa del “Perdon d’Assisi”, con la possibilità di lucrare la celebre indulgenza. Interessante è conoscere come è sorto questo “gioiello” della Misericordia divina.
È sempre stata un’esigenza insopprimibile dei Santi quella di aspirare alla salvezza del maggior numero delle anime. Si pensi a San Giovanni Bosco che pregava: «Signore dammi le anime e toglimi tutto il resto»; o al Santo Curato d’Ars che diceva: «Soffro di notte per le Anime del Purgatorio e di giorno per la conversione dei peccatori. Mio Dio, concedetemi, ve ne supplico, la conversione della mia parrocchia, acconsento a qualsiasi sofferenza vorrete per tutta la mia vita!». Aveva talmente compreso la missione sacerdotale che lo configurava ad essere con Gesù salvezza per molti, che una volta, facendo l’elogio del sacerdozio, lo concluse con queste incredibili parole: «Eppure nulla al mondo è più infelice di un prete. Al vedere Dio offeso. Sempre il suo santo nome bestemmiato! Sempre violati i suoi comandamenti! Sempre oltraggiato il suo amore! Il prete non vede che questo, non ode che questo... Ah! Se avessi saputo cos’è un prete, invece di andare in seminario, sarei fuggito».
Parole simili tornarono sulle labbra di San Pio da Pietrelcina, un altro Santo che ha salvato e convertito le anime in proporzione grandiosa, pagando di persona con la sofferenza e il sangue delle stimmate. Anche lui confidò una volta che se da ragazzo avesse saputo quale tremenda missione spetta al sacerdote, non sarebbe mai divenuto tale...
L’unione raggiunta con Dio, la fusione della loro volontà con quella divina, faceva sì che i loro interessi fossero sempre e solo quelli di Dio: salvare le anime, prolungare la missione redentiva di Gesù. Gli interessi di Dio, è facile comprenderlo, sono a scala mondiale e non si chiudono nell’ambito ristretto di una vita, di un paese, di un’epoca. Ecco perché i Santi si mostrano insaziabili nei loro desideri e nelle loro richieste di salvezza e vengono da Dio assecondati.
Santa Faustina Kowalska un giorno mentre si trovava nella sua cella e si accingeva a scrivere il diario, come Gesù le aveva ordinato, mandò un sospiro verso il Cielo unendosi spiritualmente a tutte le Sante Messe celebrate in quel momento nel mondo e chiedendo a Dio la salvezza dei peccatori. Subito ebbe la risposta di Dio che le rivelava di aver fatto grazia a mille anime per quel suo sospiro.
Davvero la Misericordia divina è infinita e potente quando viene corrisposta. E la santità è la massima corrispondenza alla Misericordia divina, perciò si può dire che i Santi sono i veri e più grandi benefattori dell’umanità, ma solo in Cielo ci sarà dato di comprenderlo pienamente. Intanto, però, anche sulla terra possiamo sperimentare e beneficiare dei frutti della loro carità.
Uno di questi è il celebre “Perdon d’Assisi”, eredità dell’amore che San Francesco d’Assisi portò a Dio, che voleva da tutti amato, e alle anime, che voleva tutte eternamente salve. Eredità di un amore che, essendo radicato in Dio, è universale e non viene meno, raggiungendo le anime del nostro tempo, dopo più di otto secoli dalla sua beata morte.
Raccontano le Fonti che una notte dell’anno 1216, frate Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola di Assisi, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una eterea luce ove apparve Cristo e alla sua destra la sua Santissima Madre, circondati da una moltitudine di Angeli. Mentre San Francesco adorava con la faccia a terra il suo Signore, Egli disse: «Leva su e domanda ciò che ti piace per salute dell’umana gente». Allora San Francesco, levato il capo disse: «Santissimo Padre e Signore mio, io misero peccatore supplico umilmente e domando alla tua clementissima Maestà, che tu degni di fare questa grazia alla umana generazione, cioè che conceda perdono e indulgenza piena a chiunque verrà ed entrerà devotamente in questa chiesa [...] e supplico la tua Madre Santissima, avvocata dell’umana generazione, che ad impetrare questa grazia mi debba aiutare, e alla tua pietosissima e misericordiosissima Maestà interceder e pregare». Allora la Regina del Cielo, inchinata alla richiesta di San Francesco, incominciò a supplicare il Figlio. Rispose allora la divina Maestà: «Assai gran cosa, frate Francesco, è quella che tu domandi; ma di maggiore se’ degno, e però io esaudisco la tua orazione: ma voglio che questa indulgenza che tu domandi, tu vada a chiederla da parte mia al Sommo Pontefice».
Bellissima la risposta che diede poi a Papa Onorio III quando gli chiese per quanti anni volesse porre l’indulgenza: «Padre Santo, piaccia alla vostra santità, non darmi anni, ma anime [...]. Voglio, se piace alla vostra santità, che qualunque persona verrà a quella chiesa, confessata e contrita di tutti i suoi peccati, e secondo che bisogna assoluta [assolta] dal sacerdote, sia prosciolta e assolta in cielo da colpa e da pena di tutti i peccati che mai commise dal dì del suo battesimo sino a quell’ora che entrerà nella detta chiesa». Rispose il Papa: «Grandissima cosa chiedi, frate Francesco; e non è usanza della Chiesa di Roma di conceder tale indulgenza», ma, infine, in fervore di spirito acconsentì: «Ed io concedo che così sia, e piacemi che tu l’abbia: Fiat in nomine Domini» (Fonti Francescane, nn. 3391-3397).
Felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: «Come, non vuoi nessun documento?». E Francesco: «Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni». E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: «Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!».
Racchiusa nella maestosa Basilica assisana di Santa Maria degli Angeli, è ancora possibile visitare e pregare nell’antica e suggestiva chiesetta della Porziuncola e lucrare la preziosa indulgenza che le preghiere del Serafico Patrono d’Italia unite a quelle della Santissima Vergine Maria ci hanno regalato.

Il Perdono d’Assisi. Modi e tempi per lucrare l’Indulgenza

1) Dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell’Ordinario, nella domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno del sabato fino alla mezzanotte della domenica) si può lucrare una volta sola l’Indulgenza plenaria, nella Porziuncola o in una qualsiasi chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale.
In quel santo luogo (Basilica di Santa Maria degli Angeli, nella Porziuncola) è possibile lucrare l’Indulgenza plenaria quotidianamente, da tutti i fedeli, per una sola volta al giorno, per tutto l’anno.
Ogni fedele può lucrare per se stesso o applicare ai defunti a modo di suffragio Indulgenze sia parziali sia plenarie. L’Indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.

Le altre condizioni richieste sono:

2) Nell’adempiere le opere prescritte nel tempo e modo stabilito (cf. n. 1), si deve avere l’intenzione di acquistare l’Indulgenza e recitare il Padre Nostro e il Credo.
3) Confessione sacramentale (negli otto giorni precedenti o seguenti).
4) Partecipazione alla Santa Messa e Comunione eucaristica.
5) Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un Padre Nostro e un’Ave Maria).
6) Disposizione d’animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.

Per acquistare effettivamente un’Indulgenza plenaria, c’è un principio fondamentale, giustamente ricordato da San Giovanni Paolo II poco prima dell’apertura del Grande Giubileo: la «condizione spirituale per ricevere l’Indulgenza plenaria è l’esclusione di ogni affetto verso qualunque peccato anche veniale» (Udienza del 20.09.1999). Non viene offerto il dono totale della Misericordia di Dio a chi non abbia raggiunto il fervore della carità. Il Magistero della Chiesa infatti ha sempre spiegato che il fedele non perfettamente disposto, anche se adempie tutti gli altri requisiti per l’Indulgenza plenaria, ottiene soltanto la liberazione parziale dalle conseguenze penali dei suoi peccati passati: maggiore è l’attaccamento al peccato veniale, minore è l’Indulgenza realmente conseguita.
Da ciò si comprende che – come diceva San Giovanni Paolo II – «le Indulgenze, lungi dall’essere una sorta di “sconto” all’impegno di conversione, sono piuttosto un aiuto per un impegno più pronto, generoso e radicale».
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