EzioB
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Il Santo Bambino miracoloso di Praga ♦ IL SANTO BAMBINO MIRACOLOSO DI PRAGA IMPRIMATUR Genuae, die 8 Martii 1962. Can. ALOISlUS RECAGNO, Vic. Gen. I. La culla della divozione al « Grande Piccino » Nel …More
Il Santo Bambino miracoloso di Praga
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IL SANTO BAMBINO MIRACOLOSO DI PRAGA

IMPRIMATUR
Genuae, die 8 Martii 1962. Can. ALOISlUS RECAGNO, Vic. Gen.

I. La culla della divozione al « Grande Piccino »

Nel 1620 Ferdinando II, imperatore d'Austria, era impegnato in terribile guerra contro gli Ugonotti confederati, i quali, invadendo la Boemia (l'attuale Cecoslovacchia), le rapivano libertà e religione. In suo soccorso, da lui chiamato, non tardò ad accorrere il duca Massimiliano di Baviera, il quale, uomo di pietà qual era, per aver propizio il Cielo, volle a, sé vicino il ven. Padre Domenico di Gesù Maria, Carmelitano Scalzo residente a Roma, già in fama di santo. Padre Domenico, benchè anziano e malaticcio, accondiscese prontamente recandosi a Praga, capitale della Boemia, ed eccolo sul campo di battaglia. Fa effigiare sugli stendardi l'immagine di Maria Santissima; pone al collo dei soldati l'abitino del Carmine; poi, vestito qual'è da carmelitano, sale a cavallo tenendo in mano il Crocifisso e pendente al collo un quadretto della Vergine, e coraggioso precede le file dei combattenti.

Al risuonar del grido Maria! Maria! cade disfatto l'esercito nemico. Era l'8 Novembre 1620. Quella celebre battaglia passò alla storia col nome della Montagna Bianca.

L'Imperatore, in riconoscenza a Dio per l'insigne vittoria, volle nei suoi Stati i Carmelitani Scalzi, erigendo loro alcuni conventi, tra cui uno a Praga aperto nel 1624.

Il P. Domenico, cui ne fu affidata l'erezione, intitolò la chiesa Santa Maria della Vittoria, a ricordo della vittoria riportata per intercessione della Vergine. Ed è qui dove il Santo Bambino Gesù volle far conoscere e venerare la sua miracolosa Statuetta.

II. La Statuina prodigiosa

«Vi offro quanto ho di più caro al mondo», così diceva la principessa Polissena di Lobkowitz, nel donare al P. Priore dei Carmelitani Scalzi di Praga una statuina dì Gesù Bambino, cara memoria di famiglia. Era un bel Gesù di cera, alto 48 centimetri, in piedi e nell'atto di benedire. Reggeva nella mano sinistra un piccolo globo, con regale corona in capo, e indosso sfarzoso manto che gli conferiva decoro. Soprattutto dal volto spirava una maestà soave e graziosa. Chi aveva spinto la Principessa a privarsi di quell'oggetto a lei tanto caro? Fu certamente un'ispirazione del Cielo. Suppongono alcuni che ella, a conoscenza delle strettezze in cui versavano i Carmelitani, volesse venire loro incontro con quel dono che certo aveva un valore non comune. Infatti quattro anni innanzi avevano i Padri rifiutato per amore di povertà la rendita fissa che l'Imperatore voleva assegnare al - convento. Ma ora mancava, persino il pane. La Principessa, nel regalare la cara statuina al Priore, disse queste parole che sanno di vaticinio: «Vi offro, o Padre, quanto ho di più caro al mondo. Onorate questo Bambino, e state certo, che fino a quando lo terrete in venerazione, nulla potrà mancarvi ».

I Padri con lieto entusiasmo si strinsero intorno alla devota effige, ed i Novizi, coprendola di baci, la portarono all'oratorio interno della comunità, ove, prostrati, le fecero amorosa corona. Era l'anno 1628.

III. Sorrisi di grazia

Nello spirito poi un'allegrezza mai provata ed una spinta tutta nuova alla perfezione. I religiosi ottennero dal P. Priore di trascorrere dinanzi alla sacra statuina le due ore giornaliere prescritte all'orazione mentale. I novizi poi domandavano spesso la grazia di trattenersi col celeste Bambino; e, agli esempi di purezza, di umiltà, d'obbedienza del divino Modello, s'infervoravano ogni giorno più nel bene.

IV.Padre Cirillo della Madre di Dio

Giunse intanto il Natale del 1629. Nella cara festa, piena della più soave letizia cristiana, P. Cirillo eccolo tutto solo davanti alla sacra statuetta. « Divin Pargoletto, esclama col cuore che gli scoppia, deh! muovetevi a pietà di me !..». Fu un istante. D'un tratto si dileguò ogni nube, e la pace, come d'incanto, ritornò al suo spirito. Così, con una grazia sovrana, il Santo Bambino si preparava il suo apostolo, il propagatore zelante del suo culto.

V. La Statuetta è profanata dagli eretici

Era poco più di un biennio dacché il Carmelo di Praga possedeva quel tesoro di statuetta, quando neri nembi s'addensarono nuovamente sulla Germania. Gli eretici, vinti sulla Montagna Bianca ma non fiaccati, tornavano alla riscossa. Dinanzi al grave pericolo, i Superiori prudentemente decisero di trasferire il noviziato a Monaco di Baviera. Partirono i novizi, e con essi partiva anche il Padre Cirillo.

Ma già risuona in città il grido d'allarme. Praga è presto occupata dalle, truppe sassoni che mettono a ruba le case, profanano chiese e monasteri. I Carmelitani si salvano con la fuga. Solo due son rimasti a custodia della casa, ma quando i luterani invadono il convento, tocca loro la peggio: vengono malmenati e chiusi in un sotterraneo. Gli eretici salgono all'oratorio, e appena scorgono sull'altare la statuetta del Santo Bambino, le si avventano contro accesi di sdegno e le mozzano le manine che reggono il mondo. Poi, non contenti, rovesciano il Piccolo Re dal suo trono gettandolo con disprezzo in un ripostiglio dietro l'altare, fra un mucchio di rottami.

Gran cosa che non abbiano distrutto completamente la povera statuetta, tanta era la. rabbia degli Ugonotti per tutto ciò ch'essi chiamavano feticci dei papisti!

Ma Iddio non lo permise per i suoi alti disegni.

VI. Sette anni d'oblio

Quando nel 1635 parvero correre, giorni meno tristi, i Carmelitani s'affrettarono a rientrare nel loro convento di Praga, ma quante prove ancora l'aspettavano! Miseria, malattie, sventure: una dopo l'altra. Essi erano ben lontani dall'immaginare ciò che Gesù voleva. Ancora ignoravano di possedere il rimedio che tanto bene aveva loro arrecato altra volta.

VII.Padre Cirillo ritrova la Statuetta

Ma appena messo piede in città - si era verso la Pentecoste - trova i cittadini in subbuglio per la minaccia di una nuova invasione. Infatti gli eretici marciavano un'altra volta contro la capitale boema. P. Cirillo corre in convento, e trova i religiosi allarmati. Ma dov'è, egli pensa, quel Bambino che ha sempre soccorso la comunità?... I suoi primi passi son diretti naturalmente all'oratorio dove è sicuro di trovare il suo caro tesoro. Ma, ohimè, qual delusione! che amarezza! La statuina è scomparsa, l'altare è rovinato, l'oratorio un ammasso di calcinacci.

Desolato, si fa a rovistare fra i detriti, e finalmente ha la fortuna di ritrovare sotto le macerie l'oggetto dell'amor suo, là dove l'aveva gettato la rabbia degli eretici. Raccoglie piangente la statuina senza mani, la ripulisce, quindi la espone alla venerazione dei confratelli, assicurandoli che Praga sarà liberata senz'altro da ogni pericolo.

Appena rimesso in onore quel pegno prezioso, gli Ugonotti, presi da improvviso, misterioso spavento, si danno alla fuga.

Così la città di - Praga, libera dalle invasioni, tornò ai suoi commerci, e presto giunsero anche elemosine atte a provvedere alle più urgenti necessità del convento. Il S. Bambino, ritornato all'antico onore, benediceva, come già altra volta, i suoi devoti.

VIII. « Restituitemi le mani e vi concederò la pace ! Più voi mi onorerete, più lo vi favorirò »

Se i frati della Comunità di Praga eran lieti di aver ritrovato la statuetta del Santo Bambino, il P. Cirillo ne era felicissimo, e passava volentieri il tempo libero davanti al divoto simulacro. Ed ecco un giorno farglisi sentire una voce mesta: « Abbiate pietà di me, ed Io avrò pietà di voi. Rendetemi le mie mani ed Io vi concederò la pace. Più voi mi onorerete, più Io vi favorirò ». Fu un colpo al suo cuore!

Non è a credere che al P. Cirillo e e ai religiosi fosse sfuggito lo sfregio fatto alla statuina; senonché chi avrebbe osato pensare a ripararla, quando si sapeva che in convento v'era un'estrema penuria? Talvolta mancava persino il necessario alla vita.

Ma ora è il Bambino stesso a reclamare le sue manine; P. Cirillo non esita più. Si fa coraggio, e, col sacro pegno tra le braccia, si reca dal P. Priore a supplicarlo di far ristorare la statuetta, rivelandogli la dolce promessa allora intesa: « Più voi mi onorerete, più Io vi favorirò ». Ma « Fratello mio, risponde il Superiore, ben sapete che siamo troppo poveri per sobbarcarci ad una qualsiasi spesa non strettamente necessaria... ».

P. Cirillo, sebbene addolorato, non si perde d'animo, e sfoga il suo cuore nella preghiera davanti alla statuetta.

« Io non posso far nulla, così prega; pensateci Voi, o Gesù, suscitando qualche buon benefattore!... ».

Dopo tre giorni viene chiamato al capezzale di un ricco signore infermo, il quale gli offre cento fiorini pel Bambino Gesù.

« Ero sicuro, dice il buon Padre, che il celeste Bambino mi avrebbe aiutato! »

Senonché Gesù volle mettere ancora alla prova il suo servo fedele. Il Priore, anziché ordinare il restauro della statuetta, credette più opportuno procurarne una nuova, più bella. Ma Gesù non ne era contento. Ed ecco che, appena esposta la nuova statua sull'altare, per l'urto di un candeliere cade a terra ed è ridotta in frantumi. Presto lo stesso Priore, per motivi di salute, è costretto a lasciare la carica.

Il suo successore avrebbe voluto far ristorare la statuetta, ma gli mancava il denaro, trovandosi impegnato nelle necessarie riparazioni della casa. Padre Cirillo pregò di nuovo il S. Bambino, e tosto una signora sconosciuta, ch'egli ritenne fosse la Madonna, lo fece chiamare in chiesa, gli consegna una bella somma e senz'altro dispare. Il guaio fu che il Priore gli lasciò solo mezzo fiorino, e ritenne il resto per pagare i debiti del convento.

Il P. Cirillo si diede attorno, ma in tutta la città non trovò alcuno che a quel prezzo volesse aggiustargliela. Intanto, dolorosa coincidenza, comparve a Praga la peste e alcuni religiosi ne morirono. Il Priore stesso fu ridotto in pericolo di vita, e solo guarì quando fece voto di celebrare dodici Messe davanti al S. Bambino e di propagarne la divozione.

IX.« Ponetemi all'entrata della sacristia qualcuno avrà pietà di Me ».

veduta la statuetta monca, si esibiva a farla aggiustare a sue spese. Costui, già Commissario di guerra ed accusato di aver mancato al suo dovere, era stato rimosso dall'ufficio, perdendo così le grazie dell'Imperatore. In attesa di giudizio più non poteva aspettarsi che la sua completa rovina. Ma, appena si fu offerto per il restauro, ecco che il processo è sventato. Egli tornò così al suo alto compito con grande onore, ed alla sua famiglia, sconvolta già dalla grave disgrazia, fu assicurata la pace e la fortuna.

Pochi giorni dopo, il grazioso Bambino, con le manine rifatte, era restituito al convento e riposto in venerazione.

Quando più tardi la statuina, caduta incidentalmente a terra, si spezzò di nuovo in varie parti, fu ancora lo stesso Wolf a farla riparare. Però Gesù Bambino nemmeno questa volta si lasciò vincere in generosità, giacché Daniele, caduto qualche tempo dopo malato, riebbe da Lui piena la sanità. In riconoscenza dell'ottenuta guarigione e per i tante altre grazie ricevute il pio signore offriva ancora alla statuetta un artistico tabernacolo di cristallo con altri doni.

E qui comincia una serie ininterrotta di benefici, che fanno conoscere il taumaturgo Bambino anche fuori del Carmelo di Praga.

X.I primi prodigi

Particolare curioso. La contessa aveva ottenuto per speciale privilegio di portarsi temporaneamente in villeggiatura la cara statuetta. Quando però fu sulle mosse di partire, e già sedeva in carrozza con la sacra effige, i cavalli si rifiutarono di muoversi e non vi fu verso di farli marciare, finché non venne tolta la statuetta dalla vettura e restituita al convento.

Anche il barone di Mitrowitz, ciambellano dell'Impero, trovandosi molto sofferente, si recò in persona all'oratorio interno del Carmelo, pregò dinanzi alla taumaturga statuetta e si vide subitamente guarito. Morendo in tardissima età lascerà in testamento al suo caro Bambino » cinquecento fiorini annui del capitale.

Altro favorito dal celeste Bambino è lo stesso Imperatore Ferdinando III. Avendo egli nel 1640 convocato Ratisbona la dieta imperiale per assicurare una pace duratura ai suoi Stati, mentre con tutta la corte e nobiltà tedesca andava studiandone i preliminari, certo Banner, generale delle armate svedesi, tentava, in compagnia del truppe francesi, d'impossessarsi del nobile assemblea. Tutto favoriva il progetto: lo stesso Danubio, coperto uno spessissimo strato di ghiaccio, viva meravigliosamente a sostener marcia dei battaglioni. Dinanzi a sì grave pericolo il conte di Kolowrat, che già conosceva la potenza del S. Bambino per la guarigione della propria consorte, ricorse per preghiere ai Carmelitani di Praga, i quali si diedero a supplicare giorno e notte il divin Bambino, celebrando anche molte Messe dinanzi al pio simulacro.

Tanta fiducia non fu delusa. Infatti ecco quasi per incanto cominciare il disgelo, benché si fosse a metà gennaio, rendendo così ai nemici impraticabile il viaggio. Inoltre il Danubio, sbarazzatosi dei grossi lastroni di ghiaccio, viene a costituire una barriera pressoché insuperabile. Il generale svedese, vista l'impossibilità di marciare, cominciò allora a sfogarsi sulla città, facendovi cadere non poche palle di cannone, delle quali però nessuna recò danno, finchè, nel timore di vedersi sorpreso alle spalle, ritenne conveniente affrettarla ritirata. Così per il S. Bambino di Praga ancora una volta religione e impero erano salvi.

Più tardi lo stesso Imperatore veniva a prostrarsi ai pie' del Re dei re, per dirgli tutta la sua riconoscenza.

Altro favore. La baronessa di Pernstein si vedeva contestato il diritto ad un suo possedimento in Solnitz. In un affare di tanta importanza pensò di ricorrere al più abile degli avvocati, Gesù Bambino, ed ecco dopo soli quindici giorni un decreto imperiale che le riconosce la proprietà del dominio. La dama, piena di gratitudine, offrì doni alla statuetta, e soprattutto dispose che il dominio di Solnitz passasse poi in eredità al S. Bambino, come difatti avvenne.

Questi i principali benefici del piccolo Re divino.

Si potrebbe aggiungere che nel 1648, durante nuova scorribanda calvinista in Praga, assicurò l'incolumità a quanti cercarono rifugio presso i Carmelitani; che nella fierissima peste del 1713 preservò dal morbo quanti a Lui fecero ricorso, e che nel 1740 salvava ancora la città dall'assedio dei Prussiani, avidi, di rovina.

Ma la serie dei benefici è troppo vasta. Né sino ad oggi s'è interrotta. Una pioggia perenne di fiori olézzanti.

XI. La Statuina involata

Una volta - era il Natale del 1639 - una ricca dama, scorgendo il grazioso simulacro, ne fu così rapita da invogliarsene, e, decisa d'impadronirsene ad ogni costo, diede incarico a due sue cameriere perché nascostamente glielo portassero a casa. Così fecero esse, lasciando però sull'altare la corona d'oro, il mantello e gli altri ornamenti.

E' facile immaginare il doloroso stupore del padre Cirillo quando s'accorse del sacrilego furto! Non potè che piangere e pregare. Ma ecco una voce a dirgli: « Cessa dal pianto. La statua sarà ritrovata e il sacrilegio punito ».

Passa forse un'ora, ed il buon Padre viene chiamato al capezzale d'una morente. E' una delle due cameriere, la quale gli confessa tosto il furto commesso e gliene chiede perdono. La padrona, interrogata, ammette il fatto, ma ricusa di restituire la statua, se non a patto che gliene venga consegnata un'altra identica. Il P. Cirillo, senza troppo riflettere, promette, e solo allora può riavere il suo tesoro, col quale se ne torna più che lieto in convento.

Ma la cosa non finisce lì. Se Gesù; Bambino si rivela munifico con quanti l'onorano - ed è sua promessa - altrettanto si mostra severo con chi gli fa spregio. Già n'ebbe prova colui ch'era stato incaricato di eseguirgli l'urna

- di cristallo, il quale, oltre ad esigere un prezzo esagerato, aveva osato, con altro compagno, dileggiare Gesù Bambino, ma in capo a tre giorni entrambi vennero a morte come invasati dal demonio.

Non meno terribile doveva essere il castigo riserbato alle audaci donne. Mentre guariva la cameriera pentita, cadeva seriamente malata l'altra cameriera, che moriva purtroppo impenitente dopo aver ricusato i Sacramenti. Quanto alla dama, non le mancarono peripezie a travagliarne l'esistenza. Finì per trascorrere una vita infelicissima.

XII.L'Oratorio del S. Bambino indicato dalla Madonna

Una notte, poco prima del Mattutino, stando egli già in coro, pregava forse la Vergine a tale scopo, quando, improvvisamente gli appare la Madonna col più amabile sorriso. La Vergine gli indica un locale sopra il coro e gli fa intendere: « Là si dedicherà l'orario al mio Figliuolo ».

Tostoehé al mattino il P. Cirillo porta al luogo indicato, oh meraviglia trova tracciate sul posto le linee d'un cappella.

Qualche tempo dopo l'oratorio vagheggiato era pronto, ed il S. Bambino ne prendeva solenne possesso. Era festa del Nome di Gesù, 14 gennaio 1644. La cappella, sebbene in clausura, di venne presto quotidiana meta di fedeli, logicamente uomini, che spesso s'affollavano, desiderosi di grazie o riconoscenti per favori ricevuti. Accolse anche distinti personaggi dell'aristocrazia ceca, tutti pellegrini d'amore, quali fu conte Filippo di Mansfeldt, maresciallo dell'Impero, e lo stesso imperatore Ferdinando III.

Il Monarca visitò l'oratorio il 15 ottobre 1647, e vi si trattenne un buon quarto d'ora in ginocchio dinanzi al S. Bambino, raccolto in preghiera. Mandò poi in omaggio al Re dei re una cassa di 40 candele artisticamente miniate, provenienti da Venezia.

Ma non sono queste le sole dignità che piegarono il ginocchio dinanzi al Grande Piccino. Senza parlare d'un Carlo Gustavo, futuro re di Svezia, il quale, sebbene luterano, visitò la sacra effige e le fe' dono di trenta ducati d'oro, venne il Cardinale Arcivescovo di Praga, Primate della Boemia, che celebrò la S. Messa all'altare del Pargolo divino e sanzionò con formale solennità il culto della miracolosa statuetta. Venne più tardi l'imperatrice Maria Teresa, che regalava la sacra effige d'un vestitino da essa sontuosamente ricamato.

Né è qui da passarsi sotto silenzio la solenne cerimonia che il 6 aprile 1655 appagava i voti di tanti fedeli: l'incoronazione della prodigiosa statuetta del S. Bambino di Praga. compiuta da un Presule oriundo italiano.

La nuova corona, a forma imperiale, tutta di oro purissimo, tempestata di perle preziose e diamanti, era dovuta al conte Bernardo Ignazio di Martinitz, burgravio del regno di Boemia, grato per essere istantaneamente guarito da un male ritenuto insanabile.

XIII. Seconda traslazione della Statuina

I devoti del S. Bambino si facevano sempre più numerosi e generale era il lamento che non a tutti fosse consentito di penetrare nell'oratorio che già la Madonna aveva delineato, trovandosi questo dentro la clausura conventuale, il cui accesso, come si sa, è interdetto alle donne.

E' vero che per soddisfare alla pietà del pubblico si soleva, nelle principali, solennità, trasportare la statuetta in chiesa. Ma ormai più non bastava. Si desiderava una cappella accessibile in qualsiasi momento a quelli dell'uno e dell'altro sesso.

Fu allora che i fratelli Gian Ernesto e Francesco di Talmberg ebbero l'ispirazione di creare in un vano della chiesa di S. Maria della Vittoria un grazioso, oratorio più ampio del precedente, ove il 1656 venne intronizzato il Bambino Gesù.

Più volte si vide il pio simulacro mutar fisionomia e mostrarsi ora dolce, amabile, benigno, ora triste, severo.

Senonché col trascorrere degli anni l'oratorio dei Talmberg, per la divozione sempre crescente dei fedeli, era divenuto troppo angusto. Di qui’ l'impellente necessità di trasportare il prezioso simulacro in sito più ampio. Fu allora deciso di trasferirlo in sede maggiormente adatta, quale la stessa chiesa di S. Maria della Vittoria.

XIV. II S. Bambino ferma la sua residenza in S. Maria della Vittoria

La statuina venne collocata sul secondo altare a destra di chi entra, posizione assai favorevole per poter contemplare da ogni angolo del tempio le amabili sembianze del Piccolo Re. Gesù Bambino troneggia in magnifico tabernacolo di cristallo con statuette e rilievi d'oro, posato sopra ricco piedestallo. Venti angeli d'argento sostengono questo tabernacolo.

In alto campeggia l'emblema dello Spirito Santo entro raggera dorata, con nuvole e corona d'angioletti.

L'altare, prima in legno, fu ricostruito con marmi finissimi rossi e grigi, ed in alto, opportunamente, allo Spirito Santo fu sovrapposta la figura del Padre Eterno che si compiace del suo Unigenito Umanato. Ai lati furono collocate due statue, di Maria Santissima e di S. Giuseppe, scolpite in legno e completamente dorate. L'altare da Papa Clemente XIII venne dichiarato Privilegiato.

E qui fino ad oggi si venera da tutto il mondo la prodigiosa statuetta del Santo Bambino di Praga, (vedi figura in copertina). E' tanto consumata dai baci, che attraverso la leggera spoglia di cera può vedersi un involucro di tela, probabilmente attaccato al legno che forma il nucleo o l'anima della statua. Il S. Bambino, che è coperto di un camice di cera, porta esternamente un camicino di tela bianca, quindi una sottoveste di seta bianca. Il vestitino prezioso è a forma di dalmatica con relativo manto, quasi piviale liturgico. Gli pende al collo una crocetta: il capo o cinto di corona imperiale. La mano sinistra sorregge un globo sormontato dalla croce: l'emblema del regno universale di Cristo, Re e Sacerdote.

Da notarsi che la statuetta ha un proprio guardaroba di vestitini. Saranno una quarantina, uno più prezioso dell'altro, donati per lo più da illustri personaggi. Oltre quello ricamato dall'Imperatrice Maria Teresa, ve n'ha uno in stile cinese, pervenuto nel 1896 da Tonserwe presso Shanghai; un altro tempestato di diamanti; altro ornato di rare perle a guisa di stelle. Sono parecchi di diverso colore, tutti di stoffe preziose e lavoro finissimo, pegni di amore e di riconoscenza al Grande Piccino.

XV.II culto si estende fuori di Praga

Per tal triodo vennero riprodotte dall'effige originale immagini e statuine, che si sparsero ovunque, seminatrici a loro volta di celasti beneficenze.

Uno scultore di Praga, incaricato di eseguire una di tali statuine, dovette recarsi più volte in S. Maria della Vittoria. Tocco della dolce espressione del Bambino Gesù, gli domandò la grazia di non aver mai a mancare di lavoro. L'opera non era ancor terminata, che già da tutte le parti gli giungevano commissioni di altre statue del Grande Piccino, e da quel giorno non mancò più di lavoro.

Intanto la divozione al S. Bambino si propaga non solo attraverso la Boemia, ma presto penetra in Austria, Svizzera, Germania, Olanda, Inghilterra, Spagna e Francia. Ovunque penetra l'effige del piccolo Re si rinnovano i benéfìci suoi sorrisi. In Germania vien chiamato il Grande Piccino; altrove il Bambino Miracoloso. Volentieri si legge:, quanto parla di Lui e se ne cercano le notizie con trasporto (1).

(1) Primo storico del S. Bambino di Praga fu il P. Emerico di S. Stefano o.c.d., il quale, per pubblicare il suo libro nel 1737, si servì dei numerosi manoscritti lasciati dal V. P. Cirillo della Madre di Dio, col felice risultato che le principali fasi di tale storia trovano la loro base sicura nei ricordi di un testimone oculare, quale fu lo stesso P. Cirillo.

Egli è e sarà ancora il grande Viaggiatore che attraversa terre e mari e su tutti gli ostacoli riporta segnalati trionfi.

XVI. In tempi a noi vicini il S. Bambino riscuote novella venerazione.

Ovunque penetra la sua effige, ivi si rinnovano i suoi prodigi di grazia. Le Carmelitane Scalze di Lussemburgo, nel 1889, intitolano un monastero al Santo Bambino di Praga Nel 1890 i Carmelitani Scalzi di Bruxelles ne collocano con gran solennità la statua nella loro chiesa. A Lille (Nord della Francia), si erige nel 1894 in suo; onore la Compagnia della S. Infanzia. A Parigi, viene onorato nella parrocchia di Nostra Signora dei Campi; e le Figlie di San Vincenzo fanno promessa di zelarne il culto per insigne grazia ricevuta Con ugual trasporto lei Visitandine e le Suore di Maria Riparatrice a Londra, si dedicano al suo onore.

Nel 1893 i fanciulli del nuovo mondo Gli si consacrano pubblicamente, portandone in trionfo la statuetta prodigiosa. Nel Congo i piccoli Negri la carezzano con entusiasmo, e si prostrano ai suoi piedi. Nel 1893, per opera delle Suore Carmelitane viene conosciuto ed amato anche in Cina. Dal 1898 è onorato dai Carmelitani Scalzi che dimorano sul Santo Monte Carmelo in Palestina, culla dell'Ordine Carmelitano. Nel 1895 si danno a tal divozione le Carmelitane che hanno un monastero ai piedi di quella sacra Montagna, ottenendo la guarigione miracolosa del Vescovo di San Giovanni d'Acri. A Nazaret, le Suore di San Giuseppe dell'Apparizione intitolano al Grande Piccino un Asilo d'Infanzia, ch'Egli ricolma sempre di grazie, facendo dire:

«Si vede bene che il S. Bambino riconosce il Suo paese » e per gratitudine gli dedicano anche un ospedale. Nell'Egitto i Fratelli della Dottrina Cristiana danno tutti il nome alla congregazione del S. Bambino di Praga, e scrivono di Lui con un entusiasmo che rapisce.

Che più? In questi ultimi tempi venerato nelle lontane Americhe, nei l'Africa, in Asia e nell'Australia. Anche il santuario di Fatima ha il suo Bambino di Praga, dono di Mons. Bera il martire arcivescovo di Praga.

In Italia, se ancora settanta anni fa la sua devozione era poco conosciuta oggi è estesa dappertutto. A Roma 1a cara effige fu accolta nella Curia Generalizia dei Carmelitani Scalzi. Anche in Vaticano penetra il Piccolo Re, come in sua reggia. Diversi anni or sono due nobili sposi di Fiandra si facevano annunziare al Romano Pontefice sotto nome di signore e signora del S. Bambino di Praga, ed offrivano una magnifica statuetta del Grande Piccino, che il Papa accolse con evidente soddisfazione.

Nel 1894 Gli si dedicò il Pio Ricovero dei Sordomuti di Napoli, allora nascente. Anche Milano, Firenze e Genova eressero la pia Confraternita. Savona Gli elevò con gran successo un altare nella parrocchia di S. Pietro. Ferrara, Venezia, Pisa, Casale, Benevento, Torino, Palermo, Ancona, Lecce ed altre innumerevoli città d'Italia andarono a gara in onorarlo.

In tanta corrente d'amore doveva distinguersi soprattutto l'Ordine Carmelitano, il quale ne coltiva il culto come un patrimonio domestico. Non v'ha infatti chiesa dell'Ordine, ove il S. Bambino di Praga non riscuota venerazione. Il Carmelo di Monza nel 1930 Gli ha dedicato persino un sontuoso tempio.

Sarta Teresa del Bambin Gesù in un gruppo fotografico è rappresentata con la statua del Bambino di Praga. Anche Santa Francesca Saveria Cabrini conservava nel suo ufficio la statua del Grande Piccino.

Il piccolo Re s'è dunque conquistato i cuori. Si può dire che la prodigiosa statuetta sia ovunque penetrata, e, quel che più importa, venerata con grande frutto delle anime.

Ma la tappa più preziosa d'una tale divozione è senza dubbio quella che fece nel 1900 presso i Carmelitani Scalzi d'Arenzano (Genova) dove il S. Bambino volle erigersi un nuovo trono di grazia, da cui spandere perenni effluvi di celesti favori. Si direbbe che il Gran de Piccino abbia voluto portare un lembo di Praga nell'Italia nostra. Ivi infatti s'innalza un magnifico tempio a Lui intitolato, ed ivi si venera una riproduzione della statuina di Praga che il Divin Bambino si compiace di circonda di prodigi non meno di quella originali tanto che al presente il Santuario d'Arenzano è noto ormai in tutta Italia anche all'estero; mentre a Lui traggono da ogni parte numerosi pellegrini.

XVII. Arenzano: la nuova Praga italiana

(1).
I Carmelitani Scalzi che già avevano introdotto nella loro chiesina provvisoria la divozione al S. Bambino di Praga, nel 1904 gli vollero eretto un nuovo tempio in stile rinascimento, che (1) Arenzano si stende lungo il mare ad occidente di Genova, e dista una ventina di chilometri tanto dalla Superba che da Savona. E' collegato con le due riviere, oltre che mediante la ferrovia (linea Genova - Savona

- Ventimiglia), con servizi da gran turismo. Dal centro di Genova si raggiunge con l'autoservizio interurbano

S.A. Lazzi. Il Santuario è a cinque minuti circa dal centro di Arenzano, nonché dalla stazione ferroviaria. Si può raggiungere il piazzale con qualsiasi mezzo di trasporto, compresi gli autopullman, per i quali vi è un capace parcheggio.

se non è troppo ampio, non è però meno degno del piccolo Re divino.

Bello e maestoso s'eleva fra le palme e gli aranceti, sorriso dal mare sottostante, accoccolato sopra un poggio su cui Genova veglia da vicino col suo faro, quasi orgogliosa di custodire sotto il suo sguardo gemma sì preziosa.

Venne aperto al culto il 6 settembre 1908, e ì Padri con indovinato pensiero vollero umiliarlo al Santo Pontefice Pio X, quale monumento perenne de suo cinquantennio sacerdotale, omaggio che il Papa accolse con sovrano compiacimento.

Gesù Bambino, a sua volta, si compiaceva di mostrare il suo gradimento quando 1'8 settembre, a chiusura dei festeggiamenti per la benedizione del nuovo santuario, la sacra statuetta del Grande Piccino venne portata solennemente in processione per le vie di Arenzano, accompagnata da tre Vescovi. In tale circostanza un ragazzo, a letto malato, riacquistava improvvisamente la sanità al passaggio della taumaturga statuetta.

Da quella data trassero al Santuario, e quotidianamente traggono da ogni parte, anime sitibonde di grazie e di conforti. Vi sostò più d'una volta la serva di Dio Germana Rech e vi ebbe anche alcune visioni. Vi s'incontrarono il servo di Dio Raffaele Cardinale Merry del Val e il servo di Dio don Luigi Orione, tanto noto per le sue opere di carità. Qui convennero Principi di sangue e Principi di S. R. Chiesa (1). Qui pellegrinarono la prima regina d'Italia, Margherita di Savoia, che fu al Santuario due volte; la duchessa Berta di Borbone; Umberto di Savoia ed altre illustri personalità.

Qui i prodigi si moltiplica-

(1) Tra i Cardinali che furono pellegrini al S. Bambino vanno ricordati gli Eminentissimi Merry del Val, Ragonesi, Canali, Caccia Dominioni, Tedeschini, Lercaro, Piazza, Gonfalonieri, Ferretto, Marella, oltre gli Arcivescovi di Genova Cardinali Boggiani, Minoretti, Boetto e Siri.

Per tal motivo già nel 1924 il Santuario d'Arenzano veniva aggregato alla Basilica Vaticana, e quattro anni dopo il Santo Padre Pio XI, con Breve pontificio del 6 maggio 1928, si degnava decorarlo del titolo e dei privilegi Basilica Minore.

Altra data memorabile per il Santuario fu il 7 settembre 1924. In quel fausto giorno la prodigiosa effige de S. Bambino veniva ufficialmente intronata per decreto del Capitolo Vaticano. Il diadema tutto d'oro, tempesta di gemme, era stato in antecedenza benedetto per le mani auguste dello stesso S. Pontefice Pio XI. Compì il solenne rito dell'incoronazione l'Em. Card. Raffaele Merry del Val, circondato dall'Arcivescovo di Genova e da altri numerosi Prelati, tra i quali Mons. Canali e Mons. Caccia Dominioni, più tardi anche Cardinali. Particolare degno di nota fra l'immenso pubblico era presente rito anche un giovane seminarista, quale più tardi sarebbe divenuto il Card. Giuseppe Siri, Arcivescovo di Genova (1).

Etere potente tra il Santuario e gli innumerevoli devoti del Grande Piccino è sorta ad Arenzano la Pia Unione del S. Bambino di Praga, che conta attualmente circa quattro milioni d'ascritti.

Inoltre dal 1905 un bollettino illustrato, dal titolo Il Messaggero del Santo Bambino di Praga, si riempie mensilmente delle narrazioni dei prodigi che opera di continuo il taumaturgo Bambino Gesù. Il numero degli abbonati si avvicina ormai ai cento mila.

Pia Unione e bollettino mirano a mantenere sempre vivo il culto del piccolo Re vittorioso e propagarlo in mezzo al popolo cristiano, facendo cono-

(1) Sullo spiazzo dinanzi al Santuario, e precisamente sul luogo medesimo dove si compiva il rito dell'Incoronazione, s'erge al presente bianca colonna di travertino, sormontata da fulgida statua di Gesù Bambino in bronzo dorato.

All'ombra del Santuario di Gesù Bambino sorge dal 1951 un vasto edificio, tutto aria e luce, dove si educano giovinetti che mostrano inclinazione alla vita religiosa del Carmelo, per essere un giorno addetti al servizio del Piccolo Re divino nel suo Santuario, apostoli del Bambino Gesù.

TRA LE MERAVIGLIE DEL TAUMATURGO BAMBINO

IIGrande Piccino ed i peccatori

Nel 1702 un ladro tentò di rubare i ricchi ornamenti del S. Bambino, ed entrato in S. Maria della Vittoria già stendeva il braccio per impadronirsi della crocetta d'oro che brillava sul petto della statua, allorché, gli parve di udire queste parole: « Io sono Gesù, e tu osi offendermi? ». Nello stesso istante si sentì paralizzato in tutta la persona, incapace di fare qualsiasi movimento. Comprese allora la sua colpa, ne domandò umilmente perdono, e promise di cominciare una vita migliore. Tanto bastò, perché quelli invisibili vincoli si sciogliessero. Egli se ne uscì completamente mutato,

come più tardi in punto di morte attestò con giuramento al sacerdote che lo preparava all'estremo passaggio.

Un uomo, che da molto tempo s'era allontanato da Dio, si presentò un giorno al confessionale. « Padre, - egli disse al sacerdote - io non so veramente perché sia qui venuto, giacché non ho né pentimento, né volontà di convertirmi ».

Il confessore l'esortò, tentò di commuoverne il cuore, ma tutto inutilmente; era tempo perduto. « Almeno esclama egli finalmente, - andate all'altare del S. Bambino Gesù e recitate questa semplice preghiera: Divin Fanciullo Gesù, illuminatemi, soccorretemi, affinché io possa avere le disposizioni necessarie per fare una buona confessione ». Il peccatore obbedì. Il suo cuore fino allora sì duro s'intenerì, ed egli, toccò finalmente dalla grazia, si confessò con umiltà e profonda contrizione. Quando uscì di chiesa, benediceva commosso la grande misericordia del Bambino Gesù.

Nel 1914 certo Mauro N., colpito da inesorabile morbo nel fiore dei suoi 25 anni, s'avviava alla tomba, e, quel ch'è peggio, all'eterna rovina. Era vissuto lontano da Dio, né dava ascolto a chi l'esortava a ricevere i santi Sacramenti. Buon per lui, che venuto a visitarlo un suo compagno d'infanzia, dopo avergli parlato del S. Bambino di Praga, gli pose al collo la medaglia del divin Bambino che il malato per condiscendenza accettò. Gesù gli parlò così al cuore, lo mutò come per incanto, ed il giovane, dandosi vinto, ricevette i Sacramenti con sensi di vera pietà. Sopravvisse ancora pochi giorni, porgendo segni non dubbi di sincera conversione. Parimenti nel 1914 a Brescia un vecchio che da anni non si accostava ai Sacramenti, ebbe uri attacco di apoplessia. Il pericolo imminente fu scongiurato, ma il malato rimase grave per l'estrema debolezza. Non si parlava però né di Dio né di anima. Gli fu posta sotto il guanciale una immagine del S. Bambino di Praga, ed ecco poco dopo lo stesso infermo chiedere spontaneamente: « Chiamatemi un sacerdote». Si confessò e ricevette Gesù Eucaristia, in mezzo alla più viva soddisfazione sua e dei congiunti che non finivano di ringraziare Gesù Bambino.

Il Bambino Gesù di Praga ed i fanciulli

Nella storia del S. Bambino di Praga si direbbe che abbia per essi le sue grazie più belle, specialmente se infermi.

Cominceremo con la descrizione di due segnalati favori concessi in Praga stessa. Un bimbo di due anni, Giovanni Weidner, in seguito a vaiolo era diventato cieco. Tutti i rimedi prescritti dalla scienza medica furono adoperati, ma invano. La mamma si rivolse allora al S. Bambino Gesù. Un giorno lascia il piccino che stava mangiando un grappolo d'uva nel suo lettino e si reca ad assistere alla S. Messa che vien celebrata secondo la sua intenzione all'altare del santo Bambino. Durante tale tempo la sorella di Giovanni s'accorse che gli occhi del bimbo si aprivano alla luce, e non n'ebbe più alcun dubbio quando lo vide gettare ad uno ad uno in uno stesso punto tutti gli acini d'uva. Quando la mamma fu di ritorno: «Mamma, le disse, Giovanni non è più cieco! vede come noi! ». La felice madre potè constatare la verità, e corse subito in chiesa a ringraziare il taumaturgo Bambino.

Analogo è un altro prodigio a favore del figlio di un medico di Praga, pur egli in seguito a vaiolo diventato cieco. Il babbo con la moglie volle condurlo ad ascoltare una Messa che si celebrava all'altare del Bambino Gesù. Il medico della terra non poteva che ricorrere al divin Medichetto del cielo. Tutto ad un tratto il ragazzo esclama fuori di sé « Mamma, ci vedo! Vedo il Bambino Gesù sull'altare! ». Era vero. Egli aveva improvvisamente riacquistata la vista.

Il quattrenne Benvenuto Rugnoni nel 1914, a diporto con i genitori per le vie di Arenzano, staccandosi d'un tratto dalle mani dei parenti traversa la strada, mentre passa una macchina che lo travolge sotto le ruote. Fu un grido solo di tutti i presenti. L'autista fuggì. Nessuno osa più guardare sotto la macchina, per non vedere un cadavere maciullata. Quando finalmente si sollevò a braccia l'automobile, ecco uscirne incolume il bimbo il quale agli astanti che non sanno se sia sogno o realtà dice: « Tengo la medaglia di Gesù Bambino, e perciò quando rimasi investito, io l'ho chiamato. Egli venne a salvarmi». Il babbo, Ing. Amleto Rugnoni, commosso e riconoscente, portò subito il graziato ai piè del Bambino Gesù nei suo santuario.

Francesco Sanguineti di Genova Prà, di anni tre, cadde, non si sa come, in una grossa pentola d'acqua al massimo dell'ebollizione. Accorsero i parenti ad estrarnelo, ma il piccino era già tutto una piaga. Il medico sopraggiunto dichiarò che si trattava di scottature di terzo grado e ch'era impossibile salvarlo. La diagnosi venne confermata poi da un consulto di dottori.

Il babbo, visto che disperavano i medici terrestri, ricorse al Medico celeste, e con l'olio della lampada che arde dinanzi al Bambino nel santuario di Arenzano cominciò ad ungere il corpicino del bimbo. Poco dopo il piccolo Francesco, che più non dava segno di vita, cominciò a respirare regolarmente, riprese a parlare, ed in breve riebbe la pelle in tutto il suo corpicino. Il S. Bambíno di Praga l'aveva completamente risanato.

Un fanciullo di Santiago, di 4 anni e mezzo, a nome Giacomo Tellez, stava una sera del 1939 trastullandosì, tenendo inconsideratamente in bocca uno spillo piuttosto grande, quando senza avvedersene l'ìngoia. Trasportato d'urgenza all'assistenza medica, sì tentarono i rimedi più pronti e decisivi per farglielo espellere, ma invano. Il fanciullo cominciò a provare sintomi di male, straziato da interne punture; era presso a soffocare. D'un tratto, il fanciullo ha un'ispirazione: prende in mano la medaglina del Bambino di Praga che porta al collo, quale ascritto alla sua Confraternita, ed esclama: « Bambino Gesù, salvatemi! lo muoio! ». D'un tratto gli prende il vomito, ed ecco venir fuori lo spillo. E' salvo!

Lo stesso anno avviene un segnalato favore a Bengasi. La piccola Emma, 4 anni, figlia del Rag. Giuseppe Rossi, cadde dal 2° piano di casa, battendo a capo fitto sul marciapiede in cemento. Raccolta in un lago di sangue venne trasportata in una. clinica dove i professori le riscontrarono la frattura della base cranica con fuoruscita di sangue e materia grigia dall'orecchio sinistro. La diedero senz'altro perduta. Una pia signora, dotata di fede ardente, esortò i genitori a far ricorso al S. Bambino di Praga, e tosto s'innalzarono suppliche. Appena formulata la preghiera, cessò subito l'emorragia all'orecchio. I cuori allora si aprirono alla speranza, mentre i professori invece escludevano nel modo più assoluto la guarigione della bambina. Ma la scienza non aveva calcolato sull'efficacia della preghiera. Il S. Bambino che tanto si compiace di esaudire le anime di fede, doveva presto manifestare la sua onnipotenza. Dopo 5 giorni ecco giungere per via aerea da Arenzano l'olio della lampada del S. Bambino che era stato chiesto telegraficamente, e subito si fanno le unzioni sulla bimba. E' appena finita la preghiera che accompagna le unzioni, quando Emma domanda da mangiare. Nello stesso istante comincia a migliorare: dopo qualche giorno è fuori pericolo. Sottoposta ad una radiografia, risultò che la fanciulla aveva riportato una vastissima frattura del cranio, che si estendeva per tutto il lato sinistro del capo, ciò che, a detta dei Professori medesimi, conferma in modo assoluto il carattere prodigioso della guarigione.

Quasi identico il caso del piccolo Antonio Almirall di cinque anni, accaduto l'anno appresso. Il fanciullo precipitò da un terrazzo nel sottostante cortile, battendo la testa contro una grossa pietra. Il colpo fu terribile, ed il bimbo rimase come morto, mentre sangue in quantità gli usciva dalla bocca e dalle orecchie. I medici che videro il bambino gli diedero appena qualche ora di vita.

La mamma però non si perdette di fiducia e, ponendogli sotto il guanciale un'immagine del S. Bambino di Praga, supplicò il grande Amico dei pargoli di salvargli il figlio. Verso le tre della notte l'agonizzante sembra svegliarsi e chiede: « Mamma, dov'è il Bambino Gesù che mi guarisce? ». La madre prende l'immagine e gliela dà a baciare. Il fanciullo allora: « Bambino Gesù, guariscimi! ».

Appena fatta questa preghiera, il polso comincia a farsi sentire, aumentando sensibilmente. In breve, contro ogni umana previsione, il fanciullo risanava pienamente.

Teresa Ratto di Loano (Savona) affetta ad otto anni di meningite cerebrospinale acuta, condannata dal verdetto della scienza, più non dava segno di vita. I genitori straziati già erano in procinto di vestirla per la sepoltura, sicuri del decesso. D'un tratto però il suono delle campane del Monte Carmelo che chiamavano i fedeli alla novena del Bambino di Praga ricordò loro il celeste Amico dei fanciulli. Fu un attimo: ricorsero subito all'olio della sua lampada, e pieni di fede unsero con quello la morticina, che tosto riprese vita. Dopo qualche tempo la fanciulla era completamente guarita, senza alcuna di quelle conseguenze funeste che suol lasciare il terribile morbo.

Nell'ottobre del 1943 s'effettuava a Cogoleto (Genova) un'incursione. Si era nel periodo della seconda guerra mondiale. Una piccina di 33 giorni, Rosa Elsa Giusto di Mario, dormiva placida nella sua culla. Ma ecco un colpo sordo, seguito dal rotolar di macerie. La camera è precipitata: la piccina scomparsa. E' un grido: « S. Bambino, salvateci! » Ma un secondo colpo distrugge del tutto la casa, e tra l'altro getta dall'altezza del 3° piano la mamma della bimba, che va a sbattere contro un albero, senza averne però nocumento veruno. Quando cessò il bombardamento in cui trovarono la morte parecchie persone, cominciò l'opera pietosa dello sgombero delle macerie. Ma tutti sono d'avviso che la bimba sia sfracellata. Il lavoro procede con cautela. I genitori non cessano di supplicare: « Bambino Gesù, salva la nostra creaturina! ». Dopo un'ora e mezza d'intenso lavoro par di sentire di sotto alle macerie, soffocato, un gemito infantile: s'individua il posto; si muovono in quel punto i detriti, ed ecco apparire la piccina impolverata. E' capovolta. Sarà morta o viva?... Momento di ansia... Il babbo si precipita su di essa, la raccoglie: è viva, sì, perfettamente illesa e sana. Per molto tempo si parlò nei dintorni della bimba di appena 33 giorni, caduta dal terzo piano e sepolta sotto due metri di macerie senza restarvi soffocata o ferita. Tutti riconobbero nel fatto singolare una grande grazia, anzi un vero miracolo del Bambino Gesù.

II S. Bambino di Praga e gli ammalati

Nel 1914 certa E. V. di Arenzano, affetta da male d'occhi, divenne poco a poco cieca. Nella sua profonda tristezza si rivolse al S. Bambino di Praga con formale promessa che se avesse potuto rivedere qualche po', sarebbe salita al suo santuario per ringraziarlo. Dopo pochi giorni cominciò a vedere confusamente, quindi a poco a poco distintamente, sino a riacquistare del tutto la vista.

Un uomo di circa quarant'anni, fratello di una religiosa del Carmelo di Meaux (Senna e Marna), fu colpito da una febbre tifoidea sì violenta che lo gettò in uno stato di pazzia furiosa, onde era quasi impossibile stargli appresso. Un giorno gli si fece vedere la medaglia del Bambino Gesù di Praga, e subitamente il fébbricitante divenne dolce come un agnello, mentre entrava in convalescenza.

La moglie di un cocchiere era condannata all'immobilità per un male ad una gamba, ribelle ad ogni rimedio. Il suo figlio maggiore, di dodici anni, un giorno riceve una moneta per regalo. «Mia madre soffre molto; - dice fra sé, - quale felicità se il Bambino Gesù volesse guarirla! » Subito fa acquisto con quel denaro di un'immagine del Bambino Gesù di Praga e tutto giulivo la porta a casa. « Mamma, - le dice, - applica questa immagine sul tuo male; certamente il Bambino Gesù ti guarirà ». « No, mio caro, risponde la sofferente, non sarebbe rispetto usare in tal modo di questa santa immagine». « Oh, mamma, fa quel che ti dico; il Bambino Gesù non si disgusterà, ma ti guarirà, come guarì molti altri con questo stesso mezzo ». La madre cede finalmente alle ripetute istanze di suo figlio, e subito i dolori fino allora intollerabili cessano come per incanto. La sua guarigione fu sì rapida e perfetta che il medico non potè attribuirla che a un vero miracolo.

Nel 1941 Vincenzo Damonte di Campochiesa (Savona), causa una scalfittura al piede destro, contrasse l'infezione tetanica. Fu trasportato d'urgenza all'ospedale di Albenga, ma nessuna cura valse ad arrestare il male. Non c'era da aspettarsi che la morte. Venne perciò munito degli ultimi Sacramenti. Immaginare lo strazio della moglie e dei figli! Ma mentre l'infermo peggiorava, vi fu chi propose d'affidarlo al Bambino Gesù, usando l'olio della sua lampada. Bastò la prima unzione per segnare un lieve miglioramento. Si raddoppiarono le preghiere, le unzioni si ripeterono, ed ecco dopo pochi giorni l'infermo lasciar l'ospedale, perfettamente ristabilito.

Il Santo Bambino negli incidenti

Appena sfrecciato, qualcuno che aveva assistito allibito allo spettacolo, accorse ritenendo di trovare la ragazza sfracellata, ma ella invece si alzava da sola, pallida, sì, con gli occhi fuori dell'orbita dallo spavento, ma illesa, salva. Solamente la bicicletta ne aveva pagato le spese.

La Cazzaniga si recò in seguito ad Arenzano a ringraziare il suo Salvatore, offrendo un quadro votivo che la rappresenta distesa sulle rotaie al passaggio fatale del treno. L'esito del fatto ha indubbiamente del miracoloso.

Il pomeriggio dell'8 settembre dello stesso 1955 giungeva in Liguria a bordo del suo « galletto » Giuseppe Caffi di Sergnano Cremasco. Suo progetto era di recarsi il mattino seguente al santuario di Arenzano per far le sue divozioni e così sciogliere un voto a Gesù Bambino. Intanto s'avviava alla volta di Varazze per trascorrervi la notte presso alcuni parenti.

Stava percorrendo la statale Genova - Savona, quando fuori Cogoleto, nei pressi di Piani d'Invrea, mentre abbordava una curva in salita piuttosto difficile - e non meno pericolosa perché a strapiombo sul mare - egli sbandava paurosamente. Finì per cozzare contro la spalletta del muro, e quindi, sbalzato dal sellino, piombare giù per il dirupo sottostante.

Il Caffi si risvegliava un paio d'ore dopo all'ospedale di Varazze, dove apprendeva di essere stato raccolto come morto tra i rami di un cespuglio. Visitato attentamente dai medici veniva trovato perfettamente incolume. Quel cespuglio, l'aveva trattenuto impedendo che si fracassasse in fondo al dirupo Il graziato, in segno di riconoscenza, fece erigere sul luogo della pericolosa curva una colonnina votiva con la statua del S. Bambino di Praga, Colui che l'aveva salvato da sicura morte.

Altro favore è la salvezza di due alpinisti bergamaschi. Ecco come si svolse il fatto.

Tre amici avevano organizzato una escursione sulla Presolana. Partirono di buon'ora il mattino del 28 maggio 1959, quando verso le dieci il capo cordata, per l'improvviso sganciamento di un chiodo in parete e la conseguente rottura della corda che lo legava agli altri, faceva un volo spaventoso di 300 metri sfracellandosi sul sottostante ghiaione. Gli altri due, certi Giovanni Fustinoni e Angelo Berlanda, dovevano subire la stessa sorte, ma ebbero la fortuna di cadere su un breve terrazzo sporgente dalla parete, trattenuti entrambi alla roccia dalla corda. Impressionatissimi proruppero in grida disperate, ma non furono intesi che sul far della sera, allorchè l'oscurità impediva ormai ogni opera di soccorso. Così i due bloccati dovettero rimanere in quella pericolosa posizione tutta la notte, fino al giorno seguente, mentre il maltempo infuriava sulla Presolana. Dovevano necessariamente morire.

Ma Gesù Bambina su di essi vegliava. L'uno e l'altro appartenevano a famiglie divote del miracoloso Bambino, ed a Lui erano stati raccomandati. Di più la mamma di Fustinoni, non essendo riuscita a dissuadere il proprio figlio dall'escursione, gli aveva infilato nel taschino della borsa a tracolla una medaglia di Gesù Bambino, intendendo, così di affidarlo alla sua protezione. E la divina protezione non mancò né sull'uno né sull'altro.

Quando infatti i due rocciatori vennero raggiunti dalla squadra di soccorso - era il mezzodì del giorno seguente - si trovavano, sì, in preda ad acuto collasso, ma vivi, incolumi. Non avevano riportato che poche ferite superficiali alla fronte e alle gambe, guaribili in pochi giorni, sì che presto si ripresero.

Come questi, altri innumerevoli episodi potrebbero attestare la presenza di Gesù Bambino nelle diverse sciagure. Non si contano più quelli che, essendo suoi divoti o dopo averlo invocato, hanno sentito, in un modo o nell'altro, la potenza della sua mano soccorritrice. Ma per non renderci prolissi facciamo punto, rimandando i lettori alle pagine del bollettino Il Messaggero del S. Bambino di Praga, dove ogni mese si trova una vera fioritura di grazie. Oggi, non meno del passato, esse continuano ad attestarci l'efficacia della divozione al Grande Piccino, mentre ci mostrano quanto Egli gradisca d'essere onorato attraverso la sua statuetta, sotto il titolo di Bambino di Praga.

Fedele all'antica sua promessa «Più voi mi onorerete, più Io vi favorirò » Gesù Bambino prosegue la sua missione benefica e a tutti risponde con una pioggia ininterrotta di benedizioni. La sua destra non é mai vuota di grazie. Sarà Egli sempre, quale lo saluta il mondo, il Miracoloso Bambino di Praga.
Maria di Magdala shares this
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