Don Giorgio Ghio
Don Giorgio Ghio

Dopo Benedetto XVI, Sede Vacante? Una Bussola nella Confusione

Ripeto che tale problema non è alla nostra portata e non è di nostra competenza. Chi poi sa tutto (compreso il futuro) può tranquillamente fare a meno di leggere le mie considerazioni.
Per inciso: l'applicazione del capitolo 18 dell'Apocalisse alla Chiesa Romana risale al signor Martin Lutero.
Don Giorgio Ghio

Dopo Benedetto XVI, Sede Vacante? Una Bussola nella Confusione

Questo problema non è alla nostra portata. Poiché la Chiesa deve avere un capo visibile certo, in ogni caso, bisogna prestare obbedienza a colui che di fatto detiene la suprema giurisdizione, lasciando a Dio la cura di risolvere questioni che umanamente non sono risolvibili; altrimenti la Chiesa si spacca in mille pezzi, come è accaduto con i protestanti.
L'obbedienza canonica, tuttavia, riguarda …Altro
Questo problema non è alla nostra portata. Poiché la Chiesa deve avere un capo visibile certo, in ogni caso, bisogna prestare obbedienza a colui che di fatto detiene la suprema giurisdizione, lasciando a Dio la cura di risolvere questioni che umanamente non sono risolvibili; altrimenti la Chiesa si spacca in mille pezzi, come è accaduto con i protestanti.
L'obbedienza canonica, tuttavia, riguarda soprattutto i chierici e i religiosi, che vengono a volte a trovarsi in situazioni difficili. I laici possono tranquillamente andare avanti seguendo quello che è stato sempre insegnato, ignorando le dichiarazioni palesemente contrarie a ciò e omettendo di collaborare alle iniziative che ripugnano alla loro coscienza (come, ad esempio, cammini sinodali ecc.).
La mia insistenza sull'obbedienza è dovuta al fatto che basta poco per mettersi fuori della Chiesa, ma vedo che tanti non se ne rendono abbastanza conto.
Don Giorgio Ghio

Dopo Benedetto XVI, Sede Vacante? Una Bussola nella Confusione

Non sto incoraggiando il libero esame, ma facendo appello proprio al "sensus fidei", che è qualcosa di diverso per essenza. Il libero esame, infatti, è espressione soggettiva di un intelletto individuale; il "sensus fidei", invece, è un dono soprannaturale conferito con il Battesimo e capace di farci percepire oggettivamente l'errore.
Nella Chiesa Cattolica si è sempre distinto tra foro esterno …Altro
Non sto incoraggiando il libero esame, ma facendo appello proprio al "sensus fidei", che è qualcosa di diverso per essenza. Il libero esame, infatti, è espressione soggettiva di un intelletto individuale; il "sensus fidei", invece, è un dono soprannaturale conferito con il Battesimo e capace di farci percepire oggettivamente l'errore.
Nella Chiesa Cattolica si è sempre distinto tra foro esterno e foro interno. Il primo è quello che riguarda la situazione pubblica di un cattolico; qui, di fronte all'autorità, si possono al massimo manifestare, nelle forme consentite e col dovuto rispetto, le proprie riserve rispetto a determinati atti o pronunciamenti. Il secondo è quello che riguarda la coscienza; qui un cattolico può e deve dissociarsi da ciò che il "sensus fidei" gli fa percepire come oggettiva dissonanza, ma questo non gli dà diritto di rigettare l'autorità, alla quale deve obbedire in tutto ciò che è conforme alla dottrina e al diritto.
Che poi, in una situazione del genere, si soffra, è innegabile, ma non dimentichiamo che nessuno potrà mai violare la nostra coscienza obbligandoci a dire o fare qualcosa che le ripugna.
Don Giorgio Ghio

Dopo Benedetto XVI, Sede Vacante? Una Bussola nella Confusione

Questa riflessione non intende dirimere tutte le questioni che sono sul tappeto, ma solo stabilire qualche punto fermo su cui si gioca l'appartenenza alla Chiesa Cattolica. Un procedimento oggi molto diffuso, tanto da poter sembrare normale, è quello del libero esame, che è però tipicamente protestante: si pretende cioè di valutare idee, fatti e persone in base al proprio giudizio privato, anziché …Altro
Questa riflessione non intende dirimere tutte le questioni che sono sul tappeto, ma solo stabilire qualche punto fermo su cui si gioca l'appartenenza alla Chiesa Cattolica. Un procedimento oggi molto diffuso, tanto da poter sembrare normale, è quello del libero esame, che è però tipicamente protestante: si pretende cioè di valutare idee, fatti e persone in base al proprio giudizio privato, anziché lasciare che lo faccia chi ne ha il compito.
Riguardo al pensiero di Benedetto XVI, occorre distinguere tra il papa e il teologo; i suoi libri (compresi quelli scritti da Sommo Pontefice) non appartengono al Magistero. Un bilancio sereno ed equilibrato dell'operato di questa grande figura, in ogni caso, non può esser tratto a caldo, ma richiederà del tempo.
Nell'articolo mi riferivo al suo Magistero, non a quello di papa Francesco, che è ancora in corso. Qui ci troviamo dinanzi a un altro dilemma, che nessuno di noi, tuttavia, può risolvere, non avendone né l'autorità né la competenza. Infatti non tocca a noi stabilire se è uno papa o no; altrimenti si ribalta l'ordine gerarchico voluto da Cristo nella Chiesa e se ne frantuma l'unità, esattamente come è avvenuto con i protestanti.
Dato che Bergoglio, almeno materialmente, detiene la suprema giurisdizione, bisogna obbedirgli nelle cose lecite, non certamente negli errori o negli atti blasfemi. Questi ultimi, però, non autorizzano a giudicarlo in foro esterno, dato che la Prima Sede non può essere giudicata da nessuno; l'unica reazione possibile è allora una correzione formale da parte dei Cardinali. Se finora essa non è giunta, possiamo solo affidarci alla Provvidenza e pregare perché il Signore ci soccorra.