C’è un “Pietro falso” pur rimanendo un “Pietro legittimo”?...
C’è un “Pietro falso” pur rimanendo un “Pietro legittimo”? Sì, quando Pietro, subito dopo aver fatto la famosa professione di Fede – dettata dal Padre per averlo scelto – subito dopo rispondendo come opinionista sul da farsi alla profezia di Gesù sulla sua morte, egli viene da Gesù stesso apostrofato con una tremenda reprimenda: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mt.8,33).
In questa triste occasione, come nel momento del rinnegamento, Gesù non delegittima Pietro, ma lo denuncia nella propria “eresia-apostasia”.Anche Pietro può sbagliare quando, appunto: «… non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Lo stesso sant’Agostino, nella Lettera n.40 – leggiamola attentamente qui intera – mette in risalto il caso in cui Paolo “rimprovera” a Pietro l’errore di voler imporre, ai nuovi convertiti, usanze giudaiche che non avevano più alcun senso per la Dottrina della giovane chiesa. Bisognerebbe tornare ad approfondire il vero concetto e contesto della INFALLIBILITA’ papale che oggi, dai Modernisti e progressisti, viene usata come “super dogma” – come lo spirito del concilio – atto a proteggere il Pontefice più congeniale a loro, per difendere le loro eresie. La denuncia di Gesù e di san Paolo, servono invece per aiutare Pietro a correggersi e a ritornare nella sana dottrina.
Tutte le critiche o gli ammodernamenti, aggiornamenti non solo della Dottrina e del Catechismo, ma anche delle encicliche papali quale l’Humanae Vitae, la Familiaris consortio e la dimenticata Ecclesia de Eucharistia come la Sacramentum Caritatis…. stanno a dimostrare che tutti questi Papi “sono fallibili” – per loro – e che il loro magistero può essere cambiato, che non avrebbe un valore dottrinale decisivo mentre, di prove ce ne sono tante, è lo stesso Bergoglio a spingere tutte le innovazioni imponendo ed obbligando quale via tre suoi Documenti: l’Evangelii gaudium, la Laudato sì e l’Amoris laetitiae. In tal senso, Papa Francesco è l’unico pontefice infallibile degli ultimi cento anni e questi Testi sono la piattaforma della neo chiesa.
“Essendovi un pericolo prossimo per la fede – spiega san Tommaso d’Aquino – i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte di quelli che sono loro soggetti. Così san Paolo, che era soggetto a san Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede. E, come dice il commento di sant’Agostino, «lo stesso san Pietro dette l’esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dai loro soggetti» (ad Gal. 2,14).”
Sempre l’Aquinate, in un’altra opera, a proposito della critica pubblica di san Paolo a san Pietro, scrive: “La riprensione fu giusta e utile, e il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di un pericolo per la preservazione della verità evangelica … Il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò san Paolo scrive: «Parlai a Cefa» cioè a Pietro «di fronte a tutti», perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti. In 1Tim.5,20 leggiamo: «Coloro che hanno peccato, riprendili di fronte a tutti». Questo si deve intendere dei peccatori manifesti, e non di quelli occulti, perché con questi ultimi si deve procedere secondo l’ordine proprio della correzione fraterna”.
Da sottolineare che quell’episodio è esemplare. Con esso la Sacra Scrittura – dice san Tommaso – fornisce il paradigma di comportamento sia per i pastori che per i semplici fedeli: “Ai prelati [fu dato esempio] di umiltà, perché non rifiutino di accettare richiami da parte dei loro inferiori e soggetti, e a coloro che erano soggetti [all’autorità][fu dato] esempio di zelo e libertà, perché non temano di correggere i loro prelati, soprattutto quando la colpa è stata pubblica ed è ridondata in pericolo per molti” (intervento del prof. de Mattei “Il Vicario di Cristo”).
Che Pietro “possa sbagliare” è un fatto oggettivo e lo troviamo nella Scrittura quando, appunto, Pietro si trova a “ragionare, pensare secondo gli uomini, e non secondo Dio“…. Quanto alla delegittimazione è ben altra cosa che non ritengo intendano sostenere gli “Amici della Croce“, almeno fino a quando la storia non si esprimerà ecclesialmente in modo diverso.
Questo in fondo significa “riconsegnare al vero Pietro” quel patrimonio della Fede comune “che il Padre Gli aveva consegnato” e che attualmente, il medesimo Pietro sfalsato dalle sue opinioni personali, sta defraudando ai danni della vera Chiesa di Cristo, la prima vera vittima di tutta questa incresciosa situazione. Qui si è parlato del peccato di ignavia, di questo saremo accusati da Cristo, nei confronti delle azioni fatte contro la Sua Sposa, se dovessimo rimanere ignavi spettatori.
Fonte:
cronicasdepapafrancisco.com/…/non-nobis-domin…
In questa triste occasione, come nel momento del rinnegamento, Gesù non delegittima Pietro, ma lo denuncia nella propria “eresia-apostasia”.Anche Pietro può sbagliare quando, appunto: «… non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Lo stesso sant’Agostino, nella Lettera n.40 – leggiamola attentamente qui intera – mette in risalto il caso in cui Paolo “rimprovera” a Pietro l’errore di voler imporre, ai nuovi convertiti, usanze giudaiche che non avevano più alcun senso per la Dottrina della giovane chiesa. Bisognerebbe tornare ad approfondire il vero concetto e contesto della INFALLIBILITA’ papale che oggi, dai Modernisti e progressisti, viene usata come “super dogma” – come lo spirito del concilio – atto a proteggere il Pontefice più congeniale a loro, per difendere le loro eresie. La denuncia di Gesù e di san Paolo, servono invece per aiutare Pietro a correggersi e a ritornare nella sana dottrina.
Tutte le critiche o gli ammodernamenti, aggiornamenti non solo della Dottrina e del Catechismo, ma anche delle encicliche papali quale l’Humanae Vitae, la Familiaris consortio e la dimenticata Ecclesia de Eucharistia come la Sacramentum Caritatis…. stanno a dimostrare che tutti questi Papi “sono fallibili” – per loro – e che il loro magistero può essere cambiato, che non avrebbe un valore dottrinale decisivo mentre, di prove ce ne sono tante, è lo stesso Bergoglio a spingere tutte le innovazioni imponendo ed obbligando quale via tre suoi Documenti: l’Evangelii gaudium, la Laudato sì e l’Amoris laetitiae. In tal senso, Papa Francesco è l’unico pontefice infallibile degli ultimi cento anni e questi Testi sono la piattaforma della neo chiesa.
“Essendovi un pericolo prossimo per la fede – spiega san Tommaso d’Aquino – i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte di quelli che sono loro soggetti. Così san Paolo, che era soggetto a san Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede. E, come dice il commento di sant’Agostino, «lo stesso san Pietro dette l’esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dai loro soggetti» (ad Gal. 2,14).”
Sempre l’Aquinate, in un’altra opera, a proposito della critica pubblica di san Paolo a san Pietro, scrive: “La riprensione fu giusta e utile, e il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di un pericolo per la preservazione della verità evangelica … Il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò san Paolo scrive: «Parlai a Cefa» cioè a Pietro «di fronte a tutti», perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti. In 1Tim.5,20 leggiamo: «Coloro che hanno peccato, riprendili di fronte a tutti». Questo si deve intendere dei peccatori manifesti, e non di quelli occulti, perché con questi ultimi si deve procedere secondo l’ordine proprio della correzione fraterna”.
Da sottolineare che quell’episodio è esemplare. Con esso la Sacra Scrittura – dice san Tommaso – fornisce il paradigma di comportamento sia per i pastori che per i semplici fedeli: “Ai prelati [fu dato esempio] di umiltà, perché non rifiutino di accettare richiami da parte dei loro inferiori e soggetti, e a coloro che erano soggetti [all’autorità][fu dato] esempio di zelo e libertà, perché non temano di correggere i loro prelati, soprattutto quando la colpa è stata pubblica ed è ridondata in pericolo per molti” (intervento del prof. de Mattei “Il Vicario di Cristo”).
Che Pietro “possa sbagliare” è un fatto oggettivo e lo troviamo nella Scrittura quando, appunto, Pietro si trova a “ragionare, pensare secondo gli uomini, e non secondo Dio“…. Quanto alla delegittimazione è ben altra cosa che non ritengo intendano sostenere gli “Amici della Croce“, almeno fino a quando la storia non si esprimerà ecclesialmente in modo diverso.
Questo in fondo significa “riconsegnare al vero Pietro” quel patrimonio della Fede comune “che il Padre Gli aveva consegnato” e che attualmente, il medesimo Pietro sfalsato dalle sue opinioni personali, sta defraudando ai danni della vera Chiesa di Cristo, la prima vera vittima di tutta questa incresciosa situazione. Qui si è parlato del peccato di ignavia, di questo saremo accusati da Cristo, nei confronti delle azioni fatte contro la Sua Sposa, se dovessimo rimanere ignavi spettatori.
Fonte:
cronicasdepapafrancisco.com/…/non-nobis-domin…