Francesco I
1992

Anonimi della croce: "Per una migliore comprensione della parabola dei talenti"

“Per una migliore comprensione del Vangelo di Domenica 19 Novembre 2017 (parabola dei talenti)” di Fra Cristoforo
Non posso per motivi di spazio e tempo dedicarmi a tutto il brano del Vangelo di questa Domenica. Ma mi dedicherò ad un versetto che (spero di sbagliarmi), nella stragrande maggioranza delle Parrocchie “politicamente corrette”, verrà completamente ignorato, sia nella lettura (infatti molti prediligono sempre la “forma breve” dei testi), e sia nella spiegazione. Perchè parla chiaramente dell’esistenza dell’inferno, e della conseguente possibilità di poterci andare.

O meglio, di esserci mandati da Dio. Viste le ultime dichiarazioni del Padre Generale dei gesuiti che negano l’esistenza dell’inferno (www.liberaopinione.net/wp/) , è meglio avere le idee chiare. Almeno per i lettori del blog.
Il brano del Vangelo è la parabola dei talenti (Mt 25,14-30). Il versetto che a noi interessa qui è il (30), che nella nuova traduzione troverete così: “E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Il Padrone reagisce così di fronte al servo che non aveva fatto fruttare il talento consegnatogli. Sarebbe lungo spiegare tutto il significato dei “talenti”. Tuttavia a noi ora interessa quest’ultimo versetto.
Come sempre prendiamo il testo originale greco che viene riportato così: “καὶ τὸν ἀχρεῖον δοῦλον ἐκβάλετε εἰς τὸ σκότος τὸ ἐξώτερον· ἐκεῖ ἔσται ὁ κλαυθμὸς καὶ ὁ βρυγμὸς τῶν ὀδόντων”. Ci sono in questo versetto 2 termini che sono la chiave di lettura obbligata di tutto il senso della frase. Il primo è “σκότος” – (skotos), che viene tradotto come “tenebre”. Una traduzione del termine più giusta secondo S. Agostino (De Civitate Dei), sarebbe “tenebre maligne – infernali”. Spiega molto meglio il significato di “skotos”.

L’altro termine di notevole interesse è “κλαυθμὸς” , che dalla traduzione CEI viene riportato come “pianto”, ma la traduzione più chiara secondo il vocabolario del greco biblico antico della “Società biblica britannica & forestiera” del 1956, sarebbe “pianto di disperazione perpetuo”. Dunque un “pianto” di disperazione “eterno”, senza fine.
Prendendo allora questi significati approfonditi, la traduzione letterale sarebbe “il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre maligne – infernali; là sarà pianto di disperazione perpetuo e stridore di denti”.

È notevole l’esplicitazione del significato. Perché questo è uno dei versetti del Nuovo Testamento dove viene contemporaneamente affermata l’esistenza dell’inferno, e la sua eternità. In briciole: chi va all’inferno ci resta per sempre. Dall’insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica sappiamo che l’inferno è una scelta che una persona fa già in questa vita. Questa si che è una scelta “irreversibile”. Dopo la morte non si può tornare indietro. E ciò che fa saltare sulla sedia i più “politicamente corretti” è il fatto che all’inferno, dopo la morte, è Dio stesso che ti ci manda. Infatti nella parabola di Gesù è il Padrone (che rappresenta Dio) che dice: “il servo inutile gettatelo fuori…”. Anche questo termine “ἐξώτερον” – “fuori”, significa letteralmente “lontano da me – non mi appartiene”, e viene anche utilizzato per indicare il “vomito”. A spiegare simbolicamente il respingimento di Dio a colui che in vita ha scelto tutt’altro che la Sua Volontà.

Questo aspetto biblico ci fa anche capire che si, è vero che il Signore è Misericordia, e che perdona tutto. Ma bisogna pentirsi, e decidere di cambiare vita. Non si può pensare che della Misericordia di Dio se ne possa abusare quanto si vuole. Oggi, purtroppo, questo è il tema del momento. In tante Parrocchie arcobaleno, si predica che “non fa nulla”… tanto Dio perdona tutto. Ma ai fedeli non si spiega la “conditio sine qua non” di questo perdono, che è il pentimento sincero. E così si vive ingannati. E così si va all’inferno. Mi vengono in mente le parole della Madonna a Suor Lucia di Fatima: “Molti vanno all’inferno, perché non c’è nessuno che preghi e faccia penitenza per loro”. Riflettiamo sulla Parola di Gesù. E preghiamo affinché il Signore dia a tutti noi la Grazia della perseveranza finale.
Sarebbe un costruttivo/edificante motivo di discussione e di dibattito, per chi stasera o domani andrà a Messa (SONO CERTO TUTTI!!!!!!), che scriveste il commento che il Sacerdote farà su questo versetto del Vangelo (sempre se lo farà).
Lascio spazio a voi lettori per qualunque aggiunta – contributo patristico/dogmatico/conciliare in merito all’inferno.
Mi auguro anche stavolta di non aver abusato troppo della vostra pazienza.
p.s. Nella mia omelia in Parrocchia dovrò parlare di tutt’altro. Altrimenti qualche parrocchiano (che è anche lettore del blog), potrà capire chi è Fra Cristoforo. Tanto le mie pecorelle questi temi li hanno già assodati. Parlerò dell’importanza del veganesimo .

Fra Cristoforo

anonimidellacroceblog.wordpress.com/…/per-una-miglior…
Francesco Federico
Purtroppo ieri è andata proprio così: Il mio parroco è in ospedale e colui che è venuto a sostituirlo ha letto la forma breve del vangelo distorcendone, così, il significato !