Martin Lutero e quel che non si dice

Vi sono molte testimonianze sia protestanti che cattoliche su quale fu l’ultimo e insano gesto disperato di Lutero. Una di quelle, per la quale la si può considerare la più credibile, è la testimonianza …Altro
Vi sono molte testimonianze sia protestanti che cattoliche su quale fu l’ultimo e insano gesto disperato di Lutero. Una di quelle, per la quale la si può considerare la più credibile, è la testimonianza del suo servo personale, Ambrogio Kuntzell. Egli, confuso nell’animo per la fine orribile del suo padrone, confessò ciò che aveva visto.Ecco la sua testimonianza:
- Martin Lutero, la sera prima della sua morte, si lasciò vincere dalla sua abituale intemperanza e con tale eccesso che noi fummo obbligati a portarlo via del tutto ubriaco e coricarlo nel suo letto. Poi, ci ritirammo nella nostra camera, senza presagire nulla di spiacevole. All’indomani, noi ritornammo presso il nostro padrone per aiutarlo a vestirsi come d’uso. Allora – oh, quale dolore! - noi vedemmo il nostro padrone Martino appeso al letto e strangolato miseramente. Aveva la bocca contorta, la parte destra del volto nera, il collo rosso e deforme… ”Costoro (prìncipi suoi convitati) colpiti dal terrore come noi, ci …Altro
Maurizio Muscas
@Walter Ti ricordo che il Belgio era in gran parte cattolico.
Walter
Se noi pensiamo a quel paese eretico protestante, il Belgio, dove si applica la cultura della morte (aborto, eutanasia), leggi sodomitiche (matrimoni gay e deviazioni varie), divorzio, pedofilia, alla loro sfrontatezza sulle questioni dottrinali, liturgiche e tradizionali… altro che misericordina!
Si sono già condannati a patire le tribolazioni del fuoco delle fiamme eterne.Altro
Se noi pensiamo a quel paese eretico protestante, il Belgio, dove si applica la cultura della morte (aborto, eutanasia), leggi sodomitiche (matrimoni gay e deviazioni varie), divorzio, pedofilia, alla loro sfrontatezza sulle questioni dottrinali, liturgiche e tradizionali… altro che misericordina!

Si sono già condannati a patire le tribolazioni del fuoco delle fiamme eterne.
Maurizio Muscas
Ricordiamo l'attribuzione a quel tristo data dall'OSSERVATORE ROMANO: VENERABILE....
MicheleMaria (Giuseppe)
Pardon, *due cose, non due fosse! Colpa del correttore automatico automatico 😁
MicheleMaria (Giuseppe)
Tipico della distorta dottrina protestante il "creder che la fede e le opere non siano legate l'una alle altre". Citando alcuni passi biblici (Rm 4,1-13; Ef 2,8; Tt 3,3-7), molti non-cattolici affermano che la salvezza viene esclusivamente dalla fede (peraltro non rendendosi conto di stare separando due cose che sono tra loro legate). La Sacra Scrittura, però, va letta correttamente e integralmente …Altro
Tipico della distorta dottrina protestante il "creder che la fede e le opere non siano legate l'una alle altre". Citando alcuni passi biblici (Rm 4,1-13; Ef 2,8; Tt 3,3-7), molti non-cattolici affermano che la salvezza viene esclusivamente dalla fede (peraltro non rendendosi conto di stare separando due cose che sono tra loro legate). La Sacra Scrittura, però, va letta correttamente e integralmente. Leggiamo quindi pure quei passi biblici che spesso – in questo caso – vengono omessi dai non-cattolici:

Leggiamo in S. Giacomo 2,14-26: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene, anche i demòni lo credono e tremano! Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull’altare? Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.” E il Signore Gesù, invece, disse: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). È esplicito nostro Signore quando parla di “QUEL GIORNO”. Egli dice: “Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».” (Mt 25,34-46). Ora, anch’io credo che la salvezza – come afferma S. Paolo – viene per la fede. Ma è proprio nell’avere fede che sappiamo che, questa, per essere concreta, deve rivelarsi appunto nelle opere. Poiché avere fede, amare Dio, esige che si ami pure il prossimo, sicché è scritto: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37-39). Dunque, amare Dio significa amare il prossimo, che come noi “è tempio dello Spirito Santo”. Perché, chi ama Dio, ama prendersi cura dell’altro [per mezzo delle opere]. Ma “chi non ama” – l’amore non è solo una bella parola, deve essere un fatto concreto – afferma l’apostolo dell’amore, “non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1 Gv 4). Quindi, siamo giustificati in virtù della fede (Rm 5,1), ma la fede per essere concreta ha bisogno delle opere, altrimenti siamo come quell’individuo a cui fu affidato il talento, e che invece di farlo fruttificare, l’ha seppellito, attirando a sé lo sdegno del suo Signore (Mt 25,14-30). Il Signore ci mette davanti la possibilità di compiere le opere, ma siamo noi, nel nostro libero arbitrio a rispondere con il nostro “eccomi” alla volontà di Dfio. Siamo giustificati per la fede, ma qualora siamo davvero in buona fede. E se noi “conosciamo” ma non mettiamo in pratica, e omettiamo di fare la volontà di Dio, allora dov’è la nostra “buona fede”? Il Signore Gesù ci ha donato “la carta del fratello”, ed è per questo che abbiamo non solo il bisogno, ma pure il dovere – NELLE NOSTRE POSSIBILITÀ – di dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, etc.. È nostro Signore Cristo Gesù che ci esorta: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa” (Mt 10,40-42). Ed anche: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti, e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli, vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza” (Lc 11,5-8). Come possiamo ben vedere, nel nuovo Testamento si parla di “salvezza per mezzo della fede”, ma pure di “opere”, senza le quali “la fede è morta” (lo afferma la Scrittura). Facciamoci questa domanda: “Se Gesù si presentasse dietro la porta di casa nostra per chiederci del pane, noi se ne avessimo la possibilità, gli daremo del pane, o glielo rifiuteremmo? E se lo vedessimo per la strada, accasciato, e con la sua mano tesa verso di noi, per chiederci di fargli l’elemosina, noi se potessimo gli faremmo l’elemosina, o gliela rifiuteremmo? E se Gesù fosse in carcere o in un letto di ospedale, e noi avessimo l’opportunità di andare a trovarlo, per consolarlo, faremmo per lui questo atto di misericordia, ho gli diremmo soltanto: “Signore, Signore”? Io credo che se ne avessimo l’opportunità, noi per lui faremmo tutto questo e molto di più! E allo stesso modo non dovremmo fare questo pure con i noistri fratelli bisognosi, se ne avessimo la possibilità? Questa è la vera fede, poiché pure l’apostolo delle genti ci esorta con il suo inno: ” Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità, non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1 Cor 13). Nessuno può pretendere di essere salvato per le sole opere, poiché la fede deve essere sempre la prima cosa! Infatti dei due comandamenti più grandi della legge e i profeti, il primo è: “Amerai il Signore con tutto te stesso”. La fede quindi è la cosa più importante. Le opere però servono a mettere in pratica la fede, perché questa non sia una poesia uscita dalle labbra di un individuo che si lascia prendere dal solo entusiasmo delle sue emozioni del momento, ma sia risposta concreta a ciò che il Signore ci chiede. Le opere sono davvero importanti, poiché sono queste che danno testimonianza della nostra fede, sicché la nostra preghiera non diviene una preghiera ipocrita, detestabile dall’orecchio del nostro Dio: “…non chiunque dirà Signore, Signore…”, ma si trasforma in orazione a lui gradita, sicché in quel giorno diremo: “Signore, quando mai ti abbiamo assistito in tutte queste cose?”. Ed egli dirà: “e tutto ciò che avete fatto per uno solo di questi piccoli, l’avete fatto a me”. E se ne andranno questi alla vita eterna.
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