Oremus pro
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Vi sono degli stolti che dicono: non poteva la Sapienza di Dio liberare gli uomini in modo diverso senza assumere l’umanità, senza nascere da una donna e patire tutte quelle sofferenze da parte dei …Altro
Vi sono degli stolti che dicono: non poteva la Sapienza di Dio liberare gli uomini in modo diverso senza assumere l’umanità, senza nascere da una donna e patire tutte quelle sofferenze da parte dei peccatori? A costoro rispondiamo: lo poteva certamente; ma se avesse fatto diversamente, sarebbe dispiaciuto ugualmente alla vostra stoltezza.

Se non apparisse agli occhi dei peccatori, certamente la sua luce eterna, che si vede con gli occhi interiori, non potrebbe essere vista dalle menti inquinate.

Ora dal momento che si è degnato di istruirci visibilmente per prepararci alle cose invisibili,

dispiace agli avari, perché non ha assunto un corpo tutto d’oro;

dispiace agli impudichi, perché è nato da una donna (infatti, non hanno molto piacere gli impudichi che le donne concepiscano e partoriscano);

dispiace ai superbi, perché ha sopportato con infinita pazienza le offese;

dispiace ai delicati, perché è stato crocifisso;

dispiace ai timidi, perché è morto.

E perché non sembri che difendono i loro vizi, dicono che si dispiacciono che ciò sia accaduto non in un uomo, ma nel Figlio di Dio.

Non capiscono infatti cosa sia l’eternità di Dio che ha assunto umana natura e che cosa sia la stessa umana creatura, che era riportata dalle sue mutazioni all’antica stabilità, affinché imparassimo, come insegna lo stesso Signore, che le infermità che abbiamo acquistato col peccare, possono essere sanate col bene operare.

Si mostrava a noi, infatti, a quale fragilità l’uomo era giunto con la sua colpa, e da quale fragilità era liberato con l’aiuto divino.

Perciò il Figlio assunse umana natura ed in essa ha sofferto da uomo.
Questo rimedio a favore degli uomini è così grande che più non si può immaginare.

Quale superbia si può sanare, se non si sana con l’umiltà del Figlio di Dio?

Quale avarizia si può sanare, se non si sana con la povertà del Figlio di Dio?

Quale iracondia si può sanare, se non si sana con la pazienza del Figlio di Dio?

Quale empietà si può sanare, se non si sana con la carità del Figlio di Dio?

Infine, quale timidezza si può sanare, se non si sana con la risurrezione del corpo di Cristo Signore?

Innalzi la sua speranza il genere umano e riconosca la sua natura, veda quanto posto ha nelle opere di Dio.

Non disprezzate voi stessi, o uomini: il Figlio di Dio si è fatto uomo.

Non disprezzate voi stesse, o donne: il Figlio di Dio è nato da una donna.

Non amate però le cose carnali: perché nel Figlio di Dio non siamo né maschio né femmina.
Non amate le cose temporali: perché se si amassero come un bene, le amerebbe l’uomo che il Figlio di Dio ha assunto. Non temete gli oltraggi e le croci e la morte, perché se nuocessero agli uomini non le avrebbe sofferte l’uomo che il Figlio di Dio ha assunto.

Questa fede che ormai dovunque si predica, dovunque si venera, che sana ogni anima obbediente, non esisterebbe nella società umana, se non fossero state realizzate tutte quelle cose che dispiacciono ai più stolti.

Chi si degnerà di imitare la stolta presunzione per poter essere spinto a praticare la virtù, se arrossisce di imitare colui del quale fu detto, prima che nascesse, che sarà chiamato Figlio dell’Altissimo?

Se abbiamo una grande opinione di noi, degniamoci di imitare colui che è chiamato Figlio dell’Altissimo.

Se invece ci stimiamo poco, osiamo imitare i pescatori e i pubblicani che lo hanno imitato.

(S.Agostino)

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