"I pericoli dello spiritismo": è possibile entrare in contatto con le anime dei morti?

E' possibile un contatto diretto con i defunti?

C’è una radicale differenza tra la vita terrena e la vita eterna. Abbiamo detto che le anime dei defunti vanno subito in Paradiso, o in Purgatorio, o all’Inferno. La rivelazione ci fornisce i dati essenziali, ciò che è necessario conoscere per la nostra salvezza. La fede è credere a questi dati, ma è anche saperci accontentare; non c’è fede se non c’è umiltà, per cui la Bibbia stessa ci ammonisce: «non voler indagare le cose troppo grandi per te» (Siracide 3,21): E così grande la differenza tra questa vita e l’altra che, chi ne ha avuto esperienza come S. Paolo, si limita a dire che la lingua umana non può esprimere ciò che ha visto e udito (2 Corinzi 12,4). Ad esempio, si chiedono i teologi se trovarsi in Paradiso è uno stato, un modo di essere, o un luogo.

Così le due dimensioni terrene di spazio e tempo certamente nell’altra vita hanno tutt’altro significato che in questa; anche se per angeli e uomini ci sono sempre dei limiti, perché solo Dio è infinito. Aggiungo anche che la condizione dei defunti e degli stessi demoni è provvisoria, fino alla fine del mondo. L’uomo è formato di anima e di corpo; questa completezza è stata scissa dal peccato che ha portato alla morte («Se ne mangerete morirete», aveva detto Dio ad Adamo ed Èva). Cristo con la sua risurrezione ha meritato la risurrezione della carne; ma questa avverrà, ad eccezione che per Maria SS.ma, solo alla fine del mondo. Per cui anche la felicità attuale di S. Francesco, per fare un esempio, è incompleta; sarà completa alla fine del mondo, quando anche il suo corpo sarà glorificato insieme all’anima. Per gli stessi demoni la situazione attuale è provvisoria, benché sia irreversibile la loro decisione e la loro sorte.

Pietro e Giuda ci dicono che intanto sono incatenati nel Tartaro, in attesa del giudizio; è un fatto che, fino all’ultimo giorno, hanno il potere di usare la loro malefica attività in odio a Dio e contro l’uomo. Come si vede, quando parliamo dell’aldilà balbettiamo. Sappiamo così poco che lo stesso S. Tommaso ci invita a tener conto delle rivelazioni private dei santi. Dovevo fare questa premessa, pur con tutti gli interrogativi che comporta, per valorizzare al massimo i dati della rivelazione e le regole di comportamento che la rivelazione ci suggerisce, senza troppo meravigliarci di ciò che non conosciamo. Occorre fidarci di Dio. Solo in base a queste considerazioni si può parlare della evocazione dei defunti; è questa la forma più diffusa, anche se quello che diciamo vale pure per la evocazione degli spiriti.

Abbiamo già detto che lo spiritismo è in esplosione. Se nel secolo scorso era quasi appannaggio di adulti e si usava la forma di invitare un medium perché evocasse i morti; oggi predominano le altre forme che abbiamo elencato e che hanno assunto larga diffusione. Mons. Casale, arcivescovo di Foggia e presidente del Cesnur (Centro studi delle nuove religioni), ha fatto un’inchiesta nella sua diocesi. Ne è risultato che il 36% della gioventù delle scuole superiori ha fatto almeno qualche volta spiritismo; e il 17% degli stessi giovani è convinto di essersi messo veramente a contatto con i defunti. Dai dati parziali che ho di altre parti d’Italia, credo che questi risultati possano essere generalizzati.

Aggiungiamo il fatto che, con i nuovi sistemi (registratore, telefono, computer, televisore, scrittura automatica...), lo spiritismo può essere fatto individualmente, senza bisogno di essere in gruppo. Prima di procedere, mi si consenta ancora una divagazione. Una influenza indiretta allo spiritismo è venuta anche da un’altra fonte, che con lo spiritismo non ha niente a che fare. Dopo la pubblicazione del libro di R.A. MoodyiDz vita oltre la vita (Ed. Mondadori), sono usciti vari altri libri analoghi, che narrano la testimonianza di persone in coma, clinicamente morte, e che poi si sono riprese.

Sono racconti molto simili tra loro e ottimistici; le persone parlano di essersi trovate avvolte in ambiente luminoso, circondate da un senso di amore, per cui talvolta hanno provato quasi un senso di dispiacere, accorgendosi che stavano ritornando alla vita terrena. E chiaro che in questi casi le persone non erano ancora morte (non è facile stabilire il momento esatto della morte!); sono casi che vanno studiati dal punto di vista scientifico; e, ripeto, anche se hanno rinvigorito il desiderio di conoscere che cosa avviene dopo la morte, non hanno nessun rapporto con lo spiritismo. Che cosa dobbiamo dire alle persone dedite allo spiritismo? Che cosa dire a genitori che, affranti per l’improvvisa morte di un figlio, si sono rifugiati nel conforto dei messaggi che il morto invia loro, tramite il registratore o la scrittura automatica? Qui ci si trova di fronte ad una scelta precisa: se si vuole stare nella verità e non andare dietro a favole, dobbiamo seguire quello che la fede ci suggerisce. Se vogliamo invece il conforto fasullo di chi inganna o si autoinganna, le vie storte sono tante. Poiché penso che il lettore cerchi la verità, mi fermo un momento su tre affermazioni fondamentali, su cui cerco di essere chiaro:

1. «Chi interroga i morti è in abominio a Dio»;
2. Dio può permettere che un defunto compaia o comunque si faccia sentire;
3. La bontà oggettiva dei messaggi non è sufficiente per dire che ne sia buona Porigine.

1. «Chi interroga i morti è in abominio a Dio». Anziché riportare molte citazioni bibliche, preferisco ripetere, martellare, questa dura condanna del Deuteronomio (18,12), con la speranza che resti impressa nella mente. Per comprendere in pieno il valore di queste parole, è necessario credere in Dio; credere che Dio è un Padre infinitamente buono, che vuole il nostro bene; credere che tutte le proibizioni che Dio ci comanda (come le proibizioni del Decalogo) sono per il nostro bene. Dio ama tutte le sue creature, quelle vive e quelle defunte. Se il dialogo con i defunti fosse utile, se fosse un bene, Dio sarebbe il primo a favorirlo. Se lo proibisce così duramente è perché sa che è un male, è un mezzo per distogliere da Dio, per allontanare dalla verità, per nuocere alla fede. Per chi ha il dono della rivelazione, basta sapere che Dio non vuole, per evitare ciò che proibisce. Chi non conosce la rivelazione non disobbedisce a Dio, se fa spiritismo; ma questo non lo preserva affatto dalle conseguenze nocive.

2. Dio può permettere che un defunto si presenti a un vivente, o che gli parli, o che abbia comunque un contatto diretto con lui. Ne troviamo esempi nella Bibbia e nella vita dei santi. Si tratta di casi straordinari, quindi molto rari. Ma soprattutto c’è una differenza sostanziale che mi preme rilevare. In tutti questi casi il fatto avviene per libera iniziativa di' Dio; mai come frutto di abilità o di espedienti umani. E come nel caso delle apparizioni; Bernardetta non ha fatto nulla per provocare l’apparizione della Vergine Immacolata nella grotta del Massabielle; i tre bambini di Fatima non hanno fatto nulla che potesse ottenere l’apparizione della Vergine alla Cova da Irìa. I fatti si sono svolti per pura iniziativa divina, nelle circostanze e nei limiti stabiliti da Dio.

Quali mezzi può usare Dio, per concedere un contatto straordinario con un defunto? Può usare i mezzi che vuole, con assoluta libertà. Può servirsi di un’apparizione, come ha fatto con S. Giovanni Bosco; o di voci, come è accaduto a S. Giovanna d’Arco; o di sogni, come spesso leggiamo nella Bibbia e nelle vite di santi. Può servirsi anche di una medium? Sì; Dio può tutto. E l’unico caso che la Bibbia ci racconta, quando Saul si serve di una medium per evocare l’anima del profeta Samuele. E stato un fatto del tutto straordinario, permesso da Dio. Ce lo fa capire l’urlo della medium, che si è trovata di fronte ad un caso del tutto nuovo; poi segue il rimprovero di Samuele e la sua dura profezia: oggi tu e i tuoi figli morirete. Credo che ce ne sia abbastanza per far passare la voglia di evocare un morto.

3. La bontà oggettiva del messaggio non ne giustifica l’origine, ossia non è sufficiente a dirci se la provenienza è buona o cattiva. Più volte ho fatto notare che Mosè, con la potenza di Dio, compie davanti al faraone gli stessi prodigi che i maghi di corte compiono con la forza del diavolo. Ma soprattutto vorrei rilevare come sa parlare bene il demonio quando incontra Cristo nella vita pubblica: «Lo sappiamo chi tu sei: il Figlio di Dio» (Marco 3,11) e altri simili riconoscimenti. E interessante quello che accadde a S. Paolo, quando predicò a Filippi.
Un’indemoniata lo seguiva tutte le volte e il demonio gridava: «Questi uomini sono i servi del Dio Altissimo, che vi annunciano la via della salvezza» (Atti 16,17). Ditemi se non è un annuncio esatto e sacrosanto. Eppure veniva dal demonio, che poi ha sempre i suoi fini, per cui sia Gesù sia S. Paolo lo mettono a tacere.

Per non cadere nell’inganno

Ecco i tre criteri su cui invito a riflettere e a seguire nel comportamento pratico. Mi sento dire: «Ma il messaggio è così buono, così consolante». Che importa che sia buono, se è falso? E noto il libro della ragazza morta a 22 anni; messaggi consolantissimi alla madre e, nella premessa del volume, la dichiarazione di cinque noti sacerdoti che affermano: «Parole di cielo!». Oppure quella madre che mi telefonava a Radio-Maria: «È morto mio figlio, di diciannove anni. Quello che mi consola, che mi dà la forza di vivere, è che mi hanno insegnato a parlare con lui; e tutti i giorni parlo con lui, per mezzo del registratore». E proprio il caso di ripetere ancora una volta le parole di S. Paolo: «Verrà un tempo in cui gli uomini non sopporteranno più la sana dottrina ma, secondo le proprie voglie, si circonderanno di una schiera di maestri facendosi solleticare le orecchie; e storneranno l’udito dalla verità per volgersi alle favole» (2 Timoteo 4,1-4): solletico alle orecchie; favole. Ammiro invece quei genitori che, in casi analoghi, sanno rivolgersi alla fede; cosi hanno la convinzione che il loro figlio è vivo («La vita non è tolta, ma trasformata», diciamo nel primo prefazio dei defunti); sanno che lo rivedranno; pregano per lui e si raccomandano alla sua intercessione; gli parlano, senza attendersi nessuna risposta straordinaria, ma sapendo che Dio può far udire a lui le loro parole. «Attraverso la scrittura automatica, mi conforta proprio secondo le mie aspirazioni e mi aiuta continua- mente a pregare».

Certo; la scrittura automatica, il più delle volte, è frutto della creatività del subconscio. Per cui uno crede di ricevere messaggi da un defunto, di parlare con la Madonna o con nostro Signore. Invece parla con se stesso. Gli psicologi sanno bene come uno può crearsi nuove personalità. La scrittura automatica è la fortuna di chi crede nella reincarnazione: «Sono venuta a conoscere le mie vite precedenti». Ed è la fortuna di tanti falsi veggenti, che vengono consultati e dicono di fornire le risposte del Signore, della Madonna, dello spirito-guida. Ingannatori e spesso autoingannati! Il 30 marzo del 1898 fu sottoposto al Sant’Ufficio questo quesito: «Tizio dopo aver escluso ogni conversazione con lo spirito maligno (ossia dopo aver dichiarato di non voler parlare con il demonio) ha l’abitudine di evocare le anime dei defunti. Ecco come procede mentre è solo, senza altro preliminare, indirizza una preghiera al capo della Milizia Celeste, per ottenere da lui il potere di comunicare con lo spirito di una persona determinata. Attende un po’, poi, mentre tiene la mano pronta a scrivere, sente che essa subisce un impulso che gli dà la sicurezza della presenza dello spirito. Egli espone le cose che desidera sapere e la sua mano scrive le risposte.

Queste risposte sono tutte conformi alla fede cattolica e alla dottrina della Chiesa, riguardo alla vita futura. Per lo più si intrattengono sullo stato in cui si trova l’anima di un certo defunto, sulla necessità che ha di ricevere suffragi, ecc. E lecito questo modo di fare?». Risposta: «No. Ciò che è esposto non è permesso». Riguardo al Movimento della Speranza non mi soffermo, perché le cose già dette sono più che sufficienti alla totale disapprovazione, anche se si sta diffondendo ampiamente in Italia e all’estero. Le erbacce fanno presto a crescere. Chi vuole saperne di più, legga l’apposito capitolo che vi dedica Armando Pavese, nel suo libro già citato: Come difendersi dai maghi (Ed. Piemme).

E chiaro e sufficiente. Riporta anche l’atteggiamento di disapprovazione che sempre più chiaramente sta assumendo l’autorità ecclesiastica, quando approfondisce la natura di tale Movimento. Debbo anche avvertire che la partecipazione a sedute spiritiche può causare mali psichici, ma è anche una delle cause di disturbi malefici e della stessa possessione diabolica. Più volte ho avuto casi di genitori che mi hanno accompagnato figli, anche giovanissimi, che dopo una o più sedute spiritiche «fatte per gioco», non riuscivano più a studiare, a riposare, a mangiare, avevano incubi e cose simili. Poteva trattarsi di turbe psichiche, ma poteva trattarsi anche di mali malefici, che poi si evidenziavano con l’esorcismo. Una signora mi parlava che, attraverso il registrato- re, si era messa a contatto con uno spirito, non ben identificato, che essa ha ritenuto senz’altro buono, perché le diceva cose buone e le insegnava a pregare. Dopo qualche anno, quando questa signora era ormai legata a questo spirito, esso ha incominciato a dire cose cattive e poi a bestemmiare. L’interessata ha capito di dover troncare e lo ha fatto, anche se con rincrescimento.

Ma ormai aveva assorbito influenze malefiche, che durano tuttora. E disturbata continuamente da voci che non la lasciano lavorare, che non le permettono di dormire. E uno di quei casi che studio con l’aiuto di uno psichiatra e di uno psicologo. Certe volte ci vuole tempo per identificare la causa di un male; ancora più tempo a guarirne, e non sempre ci si arriva, né con le cure dei medici né con le preghiere degli esorcisti. E bene che la gente sappia il guadagno che si fa prendendo certe strade. E quando mi sento dire: «Ho ricevuto messaggi così buoni... Mi hanno confermato nella fede... Mi hanno tolto dalla disperazione...», ripenso alla parabola del ricco Epulone, a quella frase fortissima che la chiude, quando l’Epulone (davvero divenuto premuroso verso i suoi cari), chiede ad Àbramo di mandare Lazzaro ad avvertire i suoi fratelli. Evidentemente vivevano come era vissuto lui e stavano sulla strada di fare la stessa fine. E Abramo: «Hanno Mo- sè e i Profeti; li ascoltino».

L’Epulone: «No, non li ascoltano. Ma se qualcuno dai morti andrà da loro...». E Abramo: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non ascolterebbero neppure se qualcuno risorgesse dai morti» (Luca 16,27-31). Chi non obbedisce alla parola di Dio e all’insegnamento della Chiesa, non speri di trovare la verità nello spiritismo, in qualsiasi forma lo faccia.

Don G. Amorth, Esorcisti e Psichiatri, EDB, Bologna 2000, pp. 80-89.
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