Un commento spesso disincantato, quasi irriverente
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Un commento spesso disincantato, che ad alcuni potrebbe sembrare quasi irriverente.
In realtà dietro a questo libro c'è un profondo amore per la liturgia e una sofferenza profonda nel vedere lo stato in cui essa si trova ai nostri giorni.
Don Enrico Finotti dice nella prefazione: "Il maestro Porfiri ha presente questa ‘magna regula’ della sacramentalità della liturgia e ripetutamente si pone la questione se in questo o in quell’altro caso si possa ritenere a sufficienza che attraverso quei riti s’elevi al Padre il culto «in spirito e verità» del Cristo e si operi la santificazione delle anime dei fedeli.
Porsi un tale problema, davanti anche ad un elemento apparentemente trascurabile o marginale del rito liturgico, è questione di finezza teologica non comune e garanzia di serietà professionale, rara tra i cultori della liturgia.
Ecco perché ho letto con gaudio interiore ed utilità pratica il libro del maestro Aurelio Porfiri. Ne rinnovo, perciò, la mia stima e ne propongo la lettura a molti fedeli, ma soprattutto ai sacerdoti, dai quali dipende la grave responsabilità di una celebrazione «piena, consapevole, e attiva» (SC14)".
Un testo per riflettere sul culmine e fonte della nostra vita di fede.
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