Francesco Federico
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Dietro le quinte. Lorenzo Buccella: «Vi racconto il fuori onda di papa Francesco»

Che cosa significa intervistare il Papa? Quali le emozioni? Quali, ancora, le sensazioni provate prima, durante e dopo l’incontro concesso alla RSI? Lo abbiamo chiesto, ovviamente, a chi c’era: Lorenzo Buccella, giornalista, per anni corrispondente da Roma per l’emittente di Comano.

Cominciamo da una banalità: come si arriva a intervistare il Papa?
«Nel mio caso è una storia lunga, avendo fatto il corrispondente da Roma per quattro anni. Uno pensa sempre che si possa aprire una possibilità. Poi c’è stata la pandemia, un periodo particolare: il Vaticano faceva notizia. Ed è proprio durante la pandemia che, soprattutto potendo contare su un vaticanista molto apprezzato come Paolo Rodari , è nata l’idea di un’intervista Tv al pontefice. Un’idea rimandata più volte, fino all’occasione giusta».

Quali sono i passi burocratici, chiamiamoli così, da intraprendere? Quanto è complicato ottenere il permesso per avvicinare Francesco?
«In realtà, non c’è stato un lungo iter burocratico, perché, quando il Papa decide, bypassa qualsiasi organo e qualsiasi corpo intermedio. E in questo caso abbiamo potuto fare affidamento al grande rapporto personale che Rodari aveva con il pontefice. Per me, è stata una situazione un po’ paradossale: nel mio primo incontro, come giornalista, con il pontefice ero al seguito di Alain Berset. Quando arrivi con il presidente della Confederazione c’è un protocollo da rispettare. Ma se l’intervista è approvata direttamente dal Papa, allora si entra subito in una dimensione casalinga. Ci siamo trovati in una stanzetta, ad aspettare, e Francesco poco dopo è arrivato da solo. Sì, è arrivato da solo. E si è preso tutto il tempo necessario. È una persona che capisce l’importanza di spendersi per gli altri. Un aspetto, questo, che coinvolge sia chi crede sia chi non crede».

Da parte sua e di Paolo Rodari c’era una certa soggezione?
«Paolo Rodari aveva intervistato più volte il Papa per la carta stampata, motivo per cui era abituato. Per me, invece, nel mio primo incontro, in effetti, c’era un po’ di soggezione. Non è stato facile trovare le parole. Uno, di solito, da buon giornalista è spavaldo. Invece, quella volta mi è uscito qualche balbettio. In seguito, è andata meglio. Qui, trattandosi di un’intervista di bilancio, sapevamo quali punti toccare, anche perché il Papa aveva già pronunciato tante frasi a effetto. Ne è uscita una chiacchierata. È stata più un’intervista umana, legata alle tante prime volte: il primo Papa che arriva dalla fine del mondo, ma anche quello che, come primo viaggio, scelse Lampedusa».

Negli anni siamo stati abituati a una certa immagine del Papa. È davvero quella persona, anche nell’intimità di un’intervista?
«Sì, lo è. Avendolo incontrato tre volte, posso dire che Francesco ha una grandissima voglia di concentrarsi sul lato umano. In quest’ultima occasione, si è ricordato di quando lo avevo incontrato assieme alla mia compagna e a mio figlio. E si è ricordato che mio figlio gli disse di aver partecipato a un film. Mi ha chiesto come stava il piccolo attore. La sua dimensione umana è qualcosa che sorprende. E nel privato Francesco è ancora più ironico. Mio figlio, ancora, gli pose una domanda banale: come hai fatto a diventare Papa? Prima di dargli la risposta giusta, gli disse di aver pagato con i soldi della mafia. Dopodiché, gli spiegò che quando indossi un abito bianco e importante, nessuno ti farà i complimenti se lavori bene. Ma se sbagli anche solo tre volte, tutti guarderanno le tre macchie sul vestito».

Ecco, che cosa rimane al di là dell’intervista?
«Ci sarebbero tante cose riguardo ai fuori onda. Quando siamo arrivati con il produttore Bruno Boccaletti, ha chiesto se avessimo mangiato i tramezzini che aveva fatto preparare.

È stato ospitale. Prima dell’intervista non ha voluto parlare di lavoro. E nemmeno dopo. Ha salutato e parlato con noi e la troupe. Alla fine, ha firmato i libri sulla pandemia che ci erano stati regalati. Pure qui è emerso il suo lato umano. Ed è emersa l’ironia. Ha detto: firmo tutto, tranne assegni».

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Veritasanteomnia
Sì, il suo lato umano è tanto umano quanto il tanto favoleggiato, nelle barzellette, occhio destro di Hitler...quello di vetro! Il lato umano di Hitler lo si coglieva nell'Amore che aveva per gli Ebrei mentre quello di Bergoglio si esprime nell'Amore per gli ordini religiosi devoti alla tradizione e magari riluttanti di fronte al marchio della bestia! Chissà...
mjj75
Deprimente 🤢
Oscar Magnani
Ma un bel "E chi se ne frega" no?