alda luisa corsini
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La Sindone – videolezione 2 – Sepoltura ebraica (VIDEO + TRASCRIZIONE)

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La Sindone – videolezione 2 (Sepoltura ebraica – unità 1)
(Questa videolezione si concentra nella descrizione della sepoltura ebraica ai tempi di Gesù confrontandola con l’analisi del telo sindonico.
Relatore: dott. Fabio Quadrini, specialista in studi sindonici)


TRASCRIZIONE DEL VIDEO (1 di 3)
1) Bentrovati. In questo incontro narreremo degli usi, dei costumi e delle tradizioni giudaiche in merito alla sepoltura, così come avveniva ai tempi di Gesù
a) Data l’ampiezza e la complessità dell’argomento in questione, abbiamo ritenuto opportuno ripartire questa seconda lezione in 3 unità di apprendimento, per affrontare nel modo più organico possibile i temi trattati
2) Nell’appuntamento precedente abbiamo raccontato della Festa liturgica della Sindone, che si celebra il 4 maggio di ogni anno. Nel 1506 papa Giulio II approvò la Messa e l’Ufficio della Sindone, permettendone il culto pubblico. La Festa della Sindone venne fissata, appunto, al 4 maggio
3) Abbiamo raccontato del maggio 1898, quando l’avvocato e fotografo astigiano Secondo Pia fece la prima fotografia alla Sindone
4) Scoprendo come l’immagine impressa sulla Sindone si comporti come un negativo fotografico del corpo che fu avvolto nel lenzuolo.
5) Abbiamo raccontato come la Sindone possa aver influenzato le raffigurazioni artistiche di Gesù fin dai primi secoli del cristianesimo, a motivo dell’individuazione di parecchi elementi non regolari sulle immagini di Cristo, difficilmente attribuibili alla fantasia degli artisti, che rendono verosimile come le antiche rappresentazioni del volto del Signore possano decisamente derivare proprio dalla Sindone
6) Abbiamo quindi riconosciuto come il raffronto tra il Sacro Telo e le immagini sacre di Gesù, inserito in un quadro multidisciplinare di studi sindonici, concorra a considerare non attendibile l’età medievale della Sindone, sancita frettolosamente ed erroneamente dalle analisi al radiocarbonio, effettuate nel 1988 su un campione prelevato dalla Reliquia, e aiuti a ricondurre il Venerato Lenzuolo a periodi ed origini decisamente precedenti
7) Ebbene, la Sindone ci induce ad analizzare come poteva avvenire la sepoltura di un giustiziato nel I secolo d.C. secondo il contesto ebraico, le cui pratiche, tuttavia, dovevano rapportarsi con la presenza e col dominio della legge romana
8) Nel 63 a. C., infatti, il generale romano Gneo Pompeo Magno, con la presa di Gerusalemme, diede inizio alla dominazione romana in Giudea
9) La cui egemonia diverrà apicale tra il 70 e il 73 d.C., ovvero con l’assedio della Città Santa e la distruzione del Tempio e, quindi, con l’espugnazione della fortezza di Masada
10) Orbene, la lex romana ammetteva la sepoltura dei giustiziati, ma ciò era consentito a seguito di esplicita richiesta per ottenere il permesso, la quale richiesta doveva essere chiaramente corroborata dal pagamento di una somma che valeva come prezzo del riscatto
11) L’iniziativa personale, in merito all’asportazione dei cadaveri dei condannati alla pena capitale, era severamente punita
12) Qualora nessuno avesse reclamato il corpo del suppliziato, e nello specifico il cadavere di un condannato alla crocifissione, esso veniva gettato in un sepolcreto, ovvero in una fossa comune
13) L’iniziativa di reclamare il corpo di un suppliziato, in particolare il cadavere di un condannato alla crocifissione, perveniva chiaramente da parenti, o amici stretti. Ma non era detto che questo fosse automatico, ovvero che costoro avessero la volontà di richiedere quella particolare salma
14) Difatti la crocifissione, definita dai Romani stessi servile supplicium, ovvero «esecuzione di schiavo o da schiavo», era la pena che spettava appunto agli schiavi, ovvero ai sovversivi. Dichiararsi quindi legato da vincoli di relazione con un condannato alla crocifissione era alquanto pericoloso, oltre che infamante, poiché equivaleva ad equipararsi allo status infimo e delinquenziale del crocifisso stesso
15) In merito alle usanze giudaiche, anche gli Ebrei concedevano la sepoltura ai condannati alla pena capitale, ovvero alla crocifissione. Tanto lo storico ebreo Giuseppe Flavio quanto la Bibbia confermano tale pratica
16) Nondimeno questi specifici cadaveri non potevano essere deposti nelle tombe dei giusti per non profanarle
17) Per gli Ebrei la sepoltura era una pratica estremamente importante. Il cadavere era considerato origine di contaminazione e impurità tanto per gli uomini quanto per le cose. Perciò doveva essere allontanato nel più breve tempo possibile delle abitazioni dei vivi
a) Il compito di preparare la salma generalmente era affidato alle donne. Al cadavere venivano chiuse le mascelle con un piccolo telo legato attorno alla testa, quindi il suo viso veniva coperto da un panno. Ogni suo orifizio, poi, veniva tappato ed ogni suo pelo veniva tagliato
b) Infine il cadavere, prima di essere rivestito ed avvolto in un lenzuolo, veniva lavato con acqua e quindi cosparso di unguenti
18) Questo lavaggio, però non era previsto per ogni cadavere
a) Chi era morto per morte violenta, con fuoriuscita di sangue, non veniva terso, e questo era adempiuto certamente per una questione igienica, ma anche in osservanza di una specifica pratica rituale, finalizzata a seppellire il corpo nella sua integrità
b) Il sangue di vita, infatti, in quanto parte integrante del corpo, doveva essere sepolto col corpo dal quale era scaturito, compresi gli abiti e la terra che fossero di questo imbevuti
19) Nell’adempimento di tutte questi riti, prescrizioni e pratiche, al figlio primogenito spettava esercitare un particolare atto: doveva chiudere gli occhi al padre morto, tornando a chiamarlo, così come faceva da piccolo, con l’appellativo di abbà («papà»). In assenza del figlio, tale compito spettava al parente più prossimo
20) Circa il materiale con cui venivano fatti i tessuti funebri, nelle fonti ebraiche viene usualmente menzionato il lino
a) Il termine ebraico che si adoperava per indicare il lenzuolo funerario era takrikìm. Da notare come esso sia plurale (il singolare è takrìk).
b) Vogliamo sottolineare tale aspetto in quanto anche il nome othónia, usato sia dall’evangelista Luca, quanto soprattutto da Giovanni, per indicare il corredo sepolcrale che involse il corpo di Gesù, è plurale, tanto è vero che la traduzione CEI 2008 rende con il plurale «teli»
c) Alcune ipotesi di studio considerano questo uso al plurale o come “plurale enfatico” (ovvero finalizzato ad ottenere particolari effetti semantici), oppure come “modo eloquente” di descrivere la Sindone piegata in due, sopra e sotto il corpo
d) La parola greca sindòn, invece, usata nei Vangeli Sinottici per indicare puntualmente il «lenzuolo» sepolcrale che involse il corpo di Gesù, da cui il nostro termine «Sindone»
e) viene da un altro nome ebraico, ovvero sadìn (e questo è singolare), usato anch’esso per indicare il lenzuolo funerario
21) A differenza degli indumenti che indossavano i vivi, soggetti al chok (ovvero al decreto divino) che vietava lo sha’atnetz, ovvero la mescolanza fra fibre vegetali (come il lino) ed animali (come la lana)
a) I drappi destinati alle sepolture erano svincolati da questa rigorosità circa la composizione del loro lavorato e potevano anche essere costituiti da pezzi di risulta, o da tessuti che non avevano la purità rituale, ovvero che l’avevano persa
b) Il morto, infatti, non solo non è soggetto all’osservanza della Toràh, quindi della Legge
c) Ma qualora questi fosse stato avvolto anche da un telo puro, automaticamente lo avrebbe reso impuro, quindi ogni tipologia di tessuto era fruibile
22) Un brevissimo approfondimento sul precetto chok del divieto di sha’atnetz
a) Il lino era considerato la stoffa per eccellenza dato che faceva parte dei corredi del Tempio ed era la stoffa delle vesti dei sacerdoti; il lino era la stoffa per eccellenza anche per le sindoni funerarie (takrikim e sadin)
b) La lana era forse meno pregiata del lino, ma non impura. Da dove, quindi, il divieto di unire lino e lana in una veste?
c) Non c’è alcuna ragione: la mescolanza di lino e lana in un tessuto (sha’atnetz appunto) è vietata così com’è (chok appunto), nello specifico così com’è descritta e prescritta in Lv 19,19 e Dt 22,11. I rabbini cercano le interpretazioni delle proibizioni definite chok, ma la verità è che di queste non se ne conosce la motivazione razionale. In merito al chok che vieta lo sha’atnetz si discute se tale divieto possa derivare dal fatto che i pagani mischiassero i tessuti; o dalla confusione di identità di specie e quindi sfiducia in Dio; oppure dall’unione di prodotto vegetale e animale, che implica in qualche modo una violenza verso l’animale; oppure per distinguere gli abiti profani da quelli sacerdotali; oppure per differenziare il mondo agricolo sedentario da quello pastorizio beduino, ovvero non mescolare i sacrifici di Caino e Abele; oppure perché il demonio si nasconde dietro il misto dei tessuti. Insomma, è difficile stabilire: non si sa.
d) Quel che è certo, però, è che, secondo i rabbini, quando un precetto è difficile da capire, ovvero va recepito ed adempiuto così com’è (chok appunto), il suo compimento è più meritorio, perché si fa per pura fede, anche contro ogni luce della ragione

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La Sindone – videolezione 2 (Sepoltura ebraica – unità 2)
(Questa videolezione si concentra nella descrizione della sepoltura ebraica ai tempi di Gesù confrontandola con l’analisi del telo sindonico.
Relatore: dott. Fabio Quadrini, specialista in studi sindonici)


TRASCRIZIONE DEL VIDEO (2 di 3)
22) Bene. Abbiamo parlato del precetto chok che vieta lo sha’atnetz, ovvero la mescolanza di lino e lana in un tessuto
23) Tornando alla Sindone, è da rilevare come il filato di lino del Sacro Telo non contenga la minima traccia di fibre di lana
a) La Sindone è stata quindi prodotta da un telaio ritualmente puro (che rispettava dunque il divieto chok dello sha’atnetz)
b) Da rilevare ancora come la Sindone che involse Gesù, in Mt 27, 59, sia proprio definita katharà, che non è da intendersi tanto come «pulita», bensì come «ritualmente pura». Di per sé tale purità rituale, come abbiamo visto, non era necessaria per una sindone funeraria: ma questa caratteristica in merito al lenzuolo funebre di Gesù, dimostra come a quella particolare sepoltura, e a quella particolare salma, tra l’altro di un crocifisso, si volesse conferire particolare dignità e onore
24) È da far presente come tessuti di lino finissimo fossero reperibili specificamente a Gerusalemme nel Santuario per le vesti dei sacerdoti e per i velari del Tempio
a) Alcuni studi ipotizzano come la Sindone potrebbe essere stata un lino pregiato, disponibile proprio presso il Tempio di Gerusalemme, usato per la sepoltura “regale” di Gesù
b) In merito a ciò ci è gradito riferire come secondo i Vangeli Giuseppe di Arimatea, colui che comprò il lenzuolo in cui fu involto Gesù nel sepolcro fosse sia ricco, tanto da potersi permettere di comprare una stoffa pregiata di lino finissimo, sia membro autorevole del Sinedrio, quindi in grado di accedere al Tempio di Gerusalemme e alle sue disponibilità
c) Dicasi ugualmente per Nicodemo, «uno dei capi dei Giudei» e «maestro d’Israele», il quale per la sepoltura di Gesù portò una quantità enorme, propriamente “regale”, «di una mistura di mirra e di àloe»
25) Focalizzando il nostro discorso sul telo sindonico, è interessante notare come sulla Sindone ci sia una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche trovate a Masada, risalenti proprio all’epoca in cui visse Gesù
26) Inoltre i fili di lino usati per fabbricare la Sindone sono filati a mano: infatti presentano un diametro variabile
a) La torcitura dei fili è “Z” (in senso orario)
b) Il tessuto ha una trama irregolare e presenta salti di battuta ed errori; ma è da considerarsi una stoffa raffinata, perché la tessitura è a “spina di pesce”, che forma “strisce” larghe circa 11 mm
c) Il tessuto a “spina di pesce” era di grande valore: quindi l’uomo che è stato involto in questa Sindone, morto in croce, doveva essere di alto livello. Un ladrone o uno schiavo, ovvero un crocifisso, sappiamo come dovevano essere sepolti in una fossa comune e chiaramente senza alcun lenzuolo, tantomeno una sindone ritualmente pura
27) Ricordiamoci nel merito come per gli Ebrei «l’appeso [ovvero un crocifisso] è una maledizione di Dio», fonte di contaminazione, quindi, non solo in quanto cadavere, ma anche a cagione della sua condanna a morte
28) Teniamo a rimarcare, quindi, come il tessuto della Sindone fosse una stoffa ricercata, destinata ad acquirenti ricchi
a) La lavorazione a “spina di pesce” era certamente già nota nell’area medio-orientale ai tempi di Gesù. La presenza della struttura a “spina di pesce” dei tessuti è documentata da vari ritrovamenti archeologici in Egitto, risalenti al I-II secolo d.C., all’interno di tombe di defunti di alto rango, nonché da altri reperti in Trentino-Alto Adige risalenti al 795-499 a.C.
29) Generalmente i teli funebri ebraici venivano imbastiti per tale scopo prima dell’evento-morte. E questo certamente avveniva al cospetto di una persona anziana o gravemente malata. Ciò però non esclude che in casi di morte “non prevista” la preparazione del telo era necessariamente richiesta appena avvenuto il decesso. In tal caso le norme rabbiniche prevedevano delle eccezioni in merito alla rigidissima osservanza del riposo sabbatico, il quale era “edulcorato” anche per le procedure legate alla preparazione del corpo
30) Oltre al materiale, anche la tessitura dei teli funerari veicolava un significato particolare. Questi lenzuoli non avevano orli e avvolgevano il corpo senza alcun nodo: la caducità del telo, infatti, era in diretta connessione con la caducità del corpo
a) Da notare come anche in tal caso la Sindone abbia pienamente la caratteristica del tipico telo funerario ebraico, in quanto non ha alcun orlo e alcun nodo. Difatti il lato corto è stato reciso da un rotolo, mentre sul lato lungo c’è la cosiddetta “cimosa”, che in nessun caso può essere considerata alla stregua di cucitura o di orlo, poiché è semplicemente l’esito della tessitura su telaio per la produzione del rotolo di stoffa
31) Molto interessante era la simbologia della postura delle mani del defunto, che pur ammettendo diverse disposizioni, spesso prediligeva collocare la destra, che rappresentava, ovvero invocava, la Misericordia di Dio, sovrapposta alla sinistra, che richiamava la Giustizia divina, ovvero il suo intervento
a) Da notare, invece, come l’Uomo della Sindone abbia una postura esattamente al contrario, ovvero la mano sinistra sopra quella destra. Non era dunque necessario invocare alcuna Misericordia di Adonài per questo particolare defunto? Non v’era da temere l’intervento della Giustizia di Adonai per quel particolare defunto, in quanto era costui di per sé, o da per sé, tzaddik (ovvero «giusto»)?
32) Una volta che il corpo del defunto era stato preparato, la ritualità funebre ebraica prevedeva anche la condivisione del lutto con la parentela, la quale, nel recarsi a far visita al morto, portava aromi in forma liquida per profumare il cadavere, ed essenze in polvere destinate ad essere bruciate in onore dello scomparso
33) Da notare come sulla Sindone siano presenti tracce delle spezie funebri profumate usate dagli Ebrei nel I secolo: l’aloe e la mirra. Inoltre la composizione elementare della polvere prelevata dalla Sindone è analoga a quella riscontrata in antichi teli funerari egizi, in cui sono presenti elementi leggeri imputabili all’uso del Natron, polvere impiegata per la deidratazione dei cadaveri. La lista dei pollini rivela anche la presenza delle piante più usate per realizzare costosi balsami, che venivano impiegati negli antichi riti funerari del Medio Oriente
34) In merito alla palinologia, ovvero lo studio dei pollini, è da rilevare come sulla Sindone sia stata trovata una grande abbondanza di pollini del Medio Oriente, che non esistono in Europa. Il botanico Max Frei ha identificato sul telo sindonico i pollini di 58 diversi tipi di piante: di queste, 38 crescono a Gerusalemme, ma non esistono in Europa e fra queste, 13 sono tipiche ed esclusive del deserto vicino a Gerusalemme
35) Fra le piante più significative trovate c’è lo Zygophyllum Dumosum, che cresce soltanto nel sud di Israele, in Giordania occidentale ed al Sinai
36) Da sottolineare, inoltre, come sulla Sindone sia stata trovata la presenza di cristalli di aragonite con impurezze simili a quelle dell’aragonite trovata nelle grotte di Gerusalemme
37) Significativo, poi, l’identificazione su campioni sindonici di notevoli tracce di DNA tipico delle popolazioni dell’India (è un dato di fatto come il lino finissimo, reperibile a Gerusalemme nel Santuario per le vesti dei sacerdoti e per i velari del Tempio, provenisse anche dall’India). Sulla Sindone il DNA dell’Europa è solo il 5,7%, mentre sono state trovate considerevoli tracce di DNA mediorientale
a) Un particolare interessante, inoltre, è la presenza dell’aplogruppo H33, dato genetico molto raro perché si trova principalmente presso i Drusi, una minoranza etnica presente proprio in Israele, Giordania, Libano e Siria
38) Tornando ai rituali di sepoltura ebraici, le pratiche funerarie del nostro Paese, ovvero le consuetudini della nostra cultura prevedono, a nostro rigor di logica, che prima si accerti la reale morte di un uomo, e quindi si proceda alla sua sepoltura. Per gli Ebrei, invece, la sepoltura avveniva perentoriamente il medesimo giorno del decesso, prima del tramonto, trasportando il cadavere su di una barella e bruciando aromi durante il corteo funebre
39) Giunti, quindi, al sepolcro, venivano adoperati bruciaprofumi per rendere purificata l’aria all’interno del sepolcro, il quale, secondo l’usanza, poteva anche essere rivestito, sulle sue pareti, con unguenti spalmati. Ma se la morte di un soggetto fosse stata “apparente”?

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La Sindone – videolezione 2 (Sepoltura ebraica – unità 3)
(Questa videolezione si concentra nella descrizione della sepoltura ebraica ai tempi di Gesù confrontandola con l’analisi del telo sindonico.
Relatore: dott. Fabio Quadrini, specialista in studi sindonici)


TRASCRIZIONE DEL VIDEO (3 di 3)
38) Molto bene. Abbiamo detto come la sepoltura per gli Ebrei avvenisse lo stesso giorno del decesso
39) Ma se la morte di un soggetto fosse stata “apparente”?
40) Per evitare tale rischio, la prassi ebraica prevedeva che i parenti visitassero il sepolcro per tre giorni consecutivamente dopo la sepoltura continuando a portare aromi, e se necessario adempivano a completare le procedure funerarie. La chiusura del sepolcro, che in questi giorni era chiaramente provvisoria, diveniva definitiva il terzo giorno
41) Le classi abbienti oltre ad avere un sepolcro scavato nella roccia, con al centro la pietra per la preparazione del cadavere e i loculi alle pareti per la deposizione, possedevano anche, in prossimità della tomba, degli ossari che, ad un anno dalla morte, accoglievano le ossa del defunto. Chi, invece, non aveva la possibilità di permettersi tale sepoltura procedeva per inumazione
42) Infine è da ricordare che chi toccava il corpo di un defunto rimaneva impuro per 7 giorni e doveva lavarsi ritualmente il 3 e il 7 giorno dalla sepoltura, aspergendosi con l’acqua contenente le ceneri della parà adumà, ovvero della «giovenca rossa», così come prescrive il libro dei Numeri
a) Detto ciò, possiamo considerare altamente verosimile il fatto che mentre il giorno dopo il sabato, di buon mattino, le mirofore andavano al sepolcro, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo erano intenti negli adempimenti del primo atto di purificazione. Tuttavia è da considerare altrettanto plausibile il fatto che alla notizia, ovvero al cospetto della vicenda sconcertante di quel sepolcro vuoto, la gestione di quella particolare morte, che non era più morte, metteva in discussione, o quantomeno in confusione, ogni prassi rituale di purificazione da cadavere, che due rilevanti figure ebree, chiaramente ed assolutamente rigorose e praticanti, come Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, non avrebbero mai mancato di osservare, eppure non v’era più ragione che ne richiedesse l’osservanza
b) Inoltre è da considerare molto probabile anche il fatto di come la stessa confusione rituale abbia coinvolto pure quei «teli» all’interno di quel sepolcro vuoto, ovvero quel Telo, la cui condizione era divenuta decisamente particolare, poiché erano di un morto, quindi impuri, quindi da non toccare
c) Eppure erano di un vivo, del Risorto, quindi purissimi, quindi non solo atti ad essere toccati, ma addirittura da custodire, preservare e venerare
43) Ebbene, dopo aver descritto tutte queste prassi rituali ebraiche, vorremmo porci la seguente domanda
a) Cosa accadde ai «teli (non tanto “posati là”, quanto meglio) svuotati» di Gesù di Nazaret?
44) Abbiamo già detto come i condannati alla morte in croce solitamente finivano nelle fosse comuni, sia perché tale era la previsione dello ius romanus, sia perché nessuno avrebbe avuto l’animo di azzardarsi a reclamare il corpo del crocifisso per dargli una “seppur” rituale sepoltura, in quanto sarebbe stato appalesarsi come “parente o amico di un galeotto” e quindi essere potenzialmente soggetto ad equipararsi a costui
45) Nondimeno Giuseppe di Arimatea e Nicodemo azzardarono, e Pilato concesse loro la salma di Gesù. Se il coraggio di questi venne dal fatto che fossero l’uno un membro autorevole del Sinedrio e l’altro uno dei capi dei Giudei, e in virtù di queste loro cariche Pilato, da ciò urtato e intimorito, accolse la richiesta, oppure nacque dall’impavida fede in Gesù che in loro era fortemente sorta, non ci è dato sapere
46) Venuti, quindi, in possesso del corpo, Giuseppe di Arimatea acquistò il lenzuolo e mise a disposizione un sepolcro nuovo, mentre Nicodemo si occupò di portare gli aromi
a) Tecnicamente questa tomba intatta poteva essere in linea con la sepoltura di un condannato a morte secondo il rito ebraico, dato che il corpo di un suppliziato, sappiamo, poteva essere sepolto, purché non fosse collocato in un sepolcro occupato dai giusti, per non profanare le ossa di questi
b) Ma la gran quantità di profumi (circa 30 kg) e l’acquisto di un lenzuolo katharòs («ritualmente puro») furono due condizioni alquanto inconsuete, o quanto meno anomale, dato che sarebbero state ritualmente adeguate ad una sepoltura di prim’ordine, propriamente ad un re, e non ad un morto in croce
47) Circa, poi, il mancato lavaggio del corpo di Gesù, il rito funebre ebraico venne rigorosamente rispettato: certamente lo shabbat imminente suggeriva fretta nell’adempiere alle operazioni di sepoltura
a) ma preservare il sangue di vita sgorgato abbondantemente dal corpo di Cristo, a causa della sua morte violenta
b) fu la cagione primaria della sepoltura della salma non lavata del Re dei Giudei
48) Il Crocifisso, quindi, venne avvolto othoníois ovvero «con teli», e fu deposto nel sepolcro
a) Se questo termine greco othoníois intenda «teli» (magari alludendo, con plurale enfatico, alla Sindone), oppure debba essere tradotto precisamente nel suo senso letterale e tecnico (non solo plurale ma anche diminutivo) di «piccole bende/piccole fasce»
b) Magari alludendo alla striscia laterale che fu recisa dalla Sindone, e forse avvolta (avvolta, non annodata) attorno ad essa a mo’ di spirale, la quale a colui che osservava dava esattamente la sensazione di vedere “bendine” o “fascette”, non possiamo essere definitivi e categorici.
c) Fatto sta che «entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide [qualcosa di sconvolgente] e credette». Facciamo comunque presente come questa striscia laterale, che è accertato fosse parte della Sindone; che è accertato che venne recisa dalla Sindone, è accertato che venne ricucita al Telo dopo brevissimo tempo dalla sua recisione. Il motivo di tale immediata ricomposizione? Continuando ad evitare di fornire soluzioni perentorie, si potrebbe supporre che come la Sindone, anche quella strisciolina dovesse denotare, o connotare, una particolare testimonianza
49) Molto interessante poi una nota in merito al termine che il greco originario dei Vangeli utilizza per «sepolcro»
a) Pur se in Matteo si usa anche il termine tàfos («tomba» in senso stretto)
b) Il vocabolo proprio del sepolcro di Gesù nei Vangeli è mnemèion che viene dal verbo mimnèsco («ricordare»), ma che dato il contesto
c) dà voce al termine ebraico zikkaròn, che non è un semplice rammentare un fatto passato, bensì «memoriale», ovvero «dare vita a ciò che si ricorda». Molto suggestivo, comunque, come anche tàfos possa veicolare, in nuce, un aspetto kerigmatico
d) Poiché oltre che «tomba», in altra declinazione vale anche «stupore/sbalordimento»
50) A questo punto viene spontaneo porsi le seguenti domande: «Ma se vedendo tà othònia kèimena («i teli svuotati») il discepolo «credette», com’è possibile che nei Vangeli non si parli di queste bendine, o di questo Lenzuolo, di questa Sindone, approfonditamente, ovvero non se ne tratti palesemente nella tradizione cristiana dei primi secoli? E ancora: come mai a supporto del kèrigma (l’annuncio della passione, morte e Resurrezione di Gesù), gli Apostoli e i discepoli di Cristo non hanno mai esibito la prova delle prove, ovvero la reliquia per antonomasia, che solo a vederla bastò a far credere il discepolo?
51) Per trovare qualche traccia che possa riportare al lenzuolo del sepolcro di Gesù di Nazaret si deve cercare in alcuni testi apocrifi come il “Vangelo di Nicodemo” o il “Vangelo di Gamaliele”. Anche se questi scritti non sono canonici, potrebbero comunque considerarsi come implicita manifestazione di un forte interesse nei confronti dei teli sepolcrali di Cristo, ovvero della loro presenza custodita e preservata, anche perché essendo stati la prima prova materiale della Risurrezione del Maestro, sarebbe stato illogico non conservarli
a) Non è facile, né corretto, in merito a certi argomenti, dare risposte categoriche, così come più volte ribadito, e così come continueremo a ribadire. Tuttavia ci è gradito osservare che così come solo da alcuni testi apòcryfoi (che letteralmente significa «nascosti») si può trarre qualche notizia circa i teli funerari di Gesù, il “nascondimento” possa essere stata verosimilmente la condizione che vincolò il corredo funebre di Cristo nei primi secoli
52) I motivi di questo nascondimento? Possiamo principalmente indicarne tre. Primo
a) Per il mondo giudaico un telo sepolcrale era impuro, e la predicazione iniziale degli Apostoli e dei discepoli di Gesù era diffusa principalmente in ambito giudaico. Secondo
b) Le persecuzioni contro le prime comunità cristiane, che se non disdegnavano di uccidere i seguaci di Gesù, non avrebbero di certo lesinato la distruzione di qualsiasi oggetto di culto legato a Cristo. Terzo
c) Lo Gnosticismo, eresia secondo la quale, in sintesi, il Lògos non poteva essersi fatto carne, ma venne a manifestarsi solo nello spirito, mostrando un corpo che era materiale solo in apparenza. Da ciò ne conseguiva che fatto apparente sarebbe stata la sofferenza di Gesù sulla croce e fatto apparente ed allegorico sarebbe stata la Risurrezione
53) Nondimeno, circa questo nascondimento, o meglio questa discrezione, dei teli funerari di Gesù, ovvero della Sindone nei testi neotestamentari, ci ha sempre stimolato e stuzzicato il passo di Galati capitolo 3 versetto 1, lettera scritta da Paolo di Tarso tra il 54 e il 57
54) «O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso!», dove proegràfe («fu rappresentato») coniugato da progràfo, può significare anche «descrivere/dipingere»

Un caro saluto.

Fabio Quadrini in La Sindone – videolezione 2 – Sepoltura ebraica (VIDEO + TRASCRIZIONE)
giandreoli
Ritengo utile, anzi, doveroso, ricordare una critica alle consuete traduzioni del Vangelo di san Giovanni, che oggi è poco conosciuta ma che era stata formulata già parecchi anni fa da diversi esegeti. La presento sintetizzandola in quattro punti: 1 - il testo originale giovanneo; 2 - la sua traduzione della CEI e abituale oggi; 3 – una sua traduzione possibile e più corretta; 4 - la corrispondenza …Altro
Ritengo utile, anzi, doveroso, ricordare una critica alle consuete traduzioni del Vangelo di san Giovanni, che oggi è poco conosciuta ma che era stata formulata già parecchi anni fa da diversi esegeti. La presento sintetizzandola in quattro punti: 1 - il testo originale giovanneo; 2 - la sua traduzione della CEI e abituale oggi; 3 – una sua traduzione possibile e più corretta; 4 - la corrispondenza con la testimonianza sindonica.
1 – Dal testo giovanneo (20, 6-7) cito quanto Pietro vide: … 6 καὶ Σίμων Πέτρος ἀκολουθῶν αὐτῷ, καὶ εἰσῆλθεν εἰς τὸ μνημεῖον· καὶ θεωρεῖ τὰ ὀθόνια κείμενα, 7 καὶ τὸ σουδάριον, ὃ ἦν ἐπὶ τῆς κεφαλῆς αὐτοῦ, οὐ μετὰ τῶν ὀθονίων κείμενον ἀλλὰ χωρὶς ἐντετυλιγμένον εἰς ἕνα τόπον·”
2 – Nell’attuale traduzione della CEI si dice che Pietro “… lo seguiva, ed entrò nel sepolcro, e vide le bende per terra, e il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù, non per terra con le bende ma piegato in un luogo a parte”. E’ la traduzione proposta oggi che, non traducendo con assoluta certezza né il Vangelo greco di s. Giovanni né la Vulgata latina di s. Girolamo, appare alquanto inesatta.
3 – Diversi esegeti invece, interpretando più correttamente i termini “κείμενα” , “ἐντετυλιγμένον”, e “εἰς ἕνα τόπον” , affermano che è possibile tradurre: “e vide le bende distese (cioè: non “per terra” ma “giacenti” o “afflosciate”) … e il sudario non con le bende (cioè: “non giacente come le bende”) ma ripiegato (cioè: “non piegato” ma “arrotolato” al modo della mentoniera) in un posto solo (cioè: “nel suo stesso posto”).
4 – In tal caso la risurrezione del corpo di Gesù, pur rimanendo oggetto di fede, rimane più ammissibile anche per la stessa scienza. Mi pare che questa sia una traduzione non solo linguisticamente legittima ma anche più corretta, più logica e aderente alle usanze del tempo, e più corrispondenti all’immagine sindonica.
Ritengo sia necessario divulgare questa critica testuale e proporre ai biblisti e alla stessa CEI una correzione delle traduzioni attualmente in uso.
N.S.dellaGuardia
Ottimo!
La traduzione cei attuale è un guazzabuglio di interpretazioni idelogiche, stravolgimenti, sgrammaticature, e questo passo unisce, a prova inconfutabile, la semantica, la grammatica, le conoscenze su usanze e costumi, le prove ormai scientifiche sulla Sacra Sindone quale reliquia che attesta la Morte e Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo in ogni dettaglio!!
Ad maiorem Dei Gloriam!!!
alda luisa corsini
Concordo, la traduzione " afflosciate" si fa largo negli studi più seri, ormai.
Doranna Valcovich
Interessantissimo!!! Grazie!
Doranna Valcovich
🙏