Morte improvvisa, cremazione, eutanasia: tre piaghe che aprono le porte alla dannazione – Meditazione di Padre Stefano M. Manelli

Rev. p. Stefano M Manelli, Fondatore dei Francescani dell'Immacolata (FI).
MEDITAZIONE PER L'8 NOVEMBRE.

“M o r t e i m p r o v v i s a”, “c r e m a z i o n e”, “e u t a n a s i a”: queste sono le tre “piaghe” della morte che possono portare alla perdizione eterna dell’anima se non ci si difende da esse con impegno serio e grande prudenza. Cerchiamo di riflettere e meditare attentamente su ognuna di queste tre “piaghe”.

1. MORTE IMPROVVISA
Dalle statistiche mondiali più accreditate si sa che ogni giorno, sul pianeta Terra, muoiono circa 300.000 persone, delle quali circa 90.000 muoiono all’ i m p r o v v i s o (per infarto, arresto cardiaco, caduta o incidente mortale....). Di qui la necessità di non commettere mai peccati mortali, poiché si potrebbe morire anche nel compiere l’atto del peccato mortale, senza avere il tempo di ricorrere al sacramento della Confessione. Come fare, però, con le morti improvvise?... Che cosa
succede a queste 90.000 persone morte all’improvviso?... La risposta è unica: se le persone si trovano in grazia di Dio (ossia senza il peccato mortale nell’anima) sono sicuramente salve dall’Inferno. Se invece si trovano in stato di peccato mortale nell’anima, purtroppo toccherà a loro la perdizione eterna nell’Inferno.


Di qui – ripetiamo – la necessità di trovarsi sempre, in ogni luogo e in ogni momento, con la grazia di Dio nell’anima, poiché nessuno ci assicura che oggi stesso noi non facciamo parte di quelle 90.000 persone che muoiono all’improvviso. Qui vale sempre l’invocazione della Chiesa: «A subitanea morte, libera nos Domine» (così si prega nelle Litanie dei santi).

Situazione drammatica...
Per questo, è stata ed è grande la prudenza della Chiesa che raccomanda a tutti i suoi figli la Confessione frequente (almeno “settimanale”), per garantirsi al massimo la custodia della grazia divina nell’anima, in ogni caso di morte improvvisa. Ma quale è, invece, la situazione drammatica nella Chiesa Cattolica di oggi?... È la situazione – più tragica che drammatica – del “c r o l l o” della confessione, come affermava già, con tristezza, il papa Benedetto XVI. Ormai, infatti, la confessione si fa... ogni mese, oppure ogni... due-tre-quattro mesi, o soltanto a Pasqua e a Natale..., per cui realmente tanti-tantissimi cristiani, di fatto, vivono costantemente in peccato mortale, non trovando facilmente neppure confessori disposti a confessare! Come si salveranno mai costoro, in caso di morte improvvisa?... Morte improvvisa+in peccato mortale: è proprio “Tragedia più tragedia !...”.


Ma c’è un qualche rimedio?...
Sant’Ambrogio ci raccomanda: «Niente allontana così potentemente dal peccato, quanto il pensiero della morte».
Sant’Agostino ci fa riflettere: «Vivere male e sperare di fare una buona morte è grande presunzione».
San Bernardo ci dice: «Giacché la morte in ogni tempo può togliervi la vita, in ogni tempo siate apparecchiati a riceverla».
San Francesco di Sales ci sfida: «Io vi permetto di peccare se prima farete un quarto d’ora di meditazione davanti al teschio di un morto».
Santa Margherita Alacoque ci ricorda le parole del Sacro Cuore di Gesù che dice: «Il mio Cuore concederà la grazia della penitenza finale a quelli che si comunicheranno ogni primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi».
Serva di Dio Lucia di Fatima ci assicura che «la Madonna promette la salvezza finale a chi fa la pratica dei primi sabati del mese per cinque mesi consecutivi».

2. “CREMAZIONE”
La Chiesa ha sempre proibito la c r e m a z i o n e del cadavere per rispetto al corpo del cristiano che è «tempio di Dio» (1Cor 3,16), chiamato alla “resurrezione” finale nella valle di Giosafat, per la sua riunione all’anima nell’eterna beatitudine del Paradiso di Dio o nell’eterna dannazione dell’Inferno di Satana e dei suoi satelliti. Sant’Agostino insegna che i corpi dei defunti che hanno menato una vita giusta e virtuosa si debbono venerare, perché il loro spirito si è servito santamente del corpo per compiere opere di edificazione e di bene, a nostro ammaestramento.

Oggi, è vero, la Chiesa non vuole né esorta o raccomanda la c r e m a z i o n e, ma soltanto la “permette” e ad una condizione chiarissima, ossia «se tale scelta non mette in questione la fede nella resurrezione dei corpi» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2301).

La c r e m a z i o n e dei cadaveri, in realtà, può anche essere una triste necessità dovuta a guerre, catastrofi, pestilenze... e si sa che era un fatto assodato fra i popoli primitivi e selvaggi, legati ai loro riti più o meno idolatrici o esoterici... Attualmente, anche la Chiesa Cattolica può ammettere la “cremazione” dei cadaveri (forse per ragioni di spazio nei cimiteri), ma sempre ad una precisa e ferma condizione, ossia alla condizione che non si intende mai, con la “cremazione” del cadavere, mettere in dubbio o negare la verità di Fede della “resurrezione” della carne nell’ultimo giorno del grande Giudizio universale.

Pensiamo, infatti, al prezioso valore delle visite al cimitero, dove si va a pregare presso le tombe dei propri cari, ornate di fiori, con i ricordi vivi che suscitano insieme alla fiducia nella loro salvezza e anche nella loro preghiera per noi presso Dio.
Pensiamo, ancora più, al valore significativo della liturgia della Santa Messa che si celebra per il defunto (magari al cimitero, presso la tomba) al terzo giorno dalla morte (“in die tertio”), che vuole simboleggiare la Risurrezione di Gesù dopo tre giorni dalla morte e ancora la Santa Messa al settimo giorno (“in die septimo”) che indica la speranza del riposo eterno del defunto (a richiamo del riposo di Dio dopo la Creazione: «Et requievit die septimo»: Gn 2,2). Non bisognerebbe mai perdere questa ricca tradizione di grazia della Liturgia cattolica per le salme dei nostri cari defunti, custodite e venerate nei cimiteri.

3. “EUTANASIA”
L’e u t a n a s i a è un altro grave attentato alla vita umana. Ad evitare sofferenze dure e lunghe, infatti (malattie dolorose, gravi e inguaribili, difetti dolorosi fisici o psichici non curabili...), oggi si vuole ricorrere allo stroncamento della vita per mezzo di medicinali o altro che non facciano soffrire. Se non si vuol capire il valore trascendente della vita e della sofferenza è chiaro che l’uomo, di fronte alle grandi sofferenze, ha soltanto la scelta del suicidio, per se stesso, e dell’omicidio per gli altri.

La legge grande della santità, invece, è questa: meglio soffrire per conformarsi a Gesù Crocifisso amando Lui e salvando le anime dei peccatori e infedeli. L’uomo è soltanto depositario e usufruttuario della propria vita. Il malato è sempre persona umana che non può rinunciare al suo diritto di vivere, poiché ha il dovere di raggiungere il fine dell’essere, voluto da Dio nel crearlo. E la volontà di Dio – lo sappiamo – è la santificazione di ogni uomo (cf 1Ts 4,3) per andare in Paradiso, e per il Paradiso le sofferenze aiutano moltissimo!

Santa Madre Teresa di Calcutta...
Così lavorò infatti santa Madre Teresa di Calcutta contro l’aborto, la contraccezione, l’eutanasia! Ella spese l’intera sua lunga vita a salvare la vita di tanti bambini e adulti, ammalati, moribondi, barboni e disperati, dicendo a loro: «Voi, malati incurabili... vivete ogni giorno crocifissi con Cristo. Voi con la vostra preghiera innaffiate il nostro lavoro e ci aiutate ad offrire ad altri la forza di lavorare».

Per questo, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, «qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile». E quindi, «un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio nel quale si può essere incorsi in buona fede non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere» (n. 2277).

Non offendere Dio...
Che cosa dire oggi degli Stati che hanno approvato o vogliono approvare la legge assassina dell’eutanasia, sviluppando ancora di più, in tal modo, la mortifera “cultura della morte” del regno di Satana, moltiplicando quindi gli omicidi con la morte data agli handicappati e agli ammalati gravi inguaribili?... Durante la guerra mondiale, un soldato ferito subì l’amputazione della gamba con cancrena, pus e delirio abituale che annunciavano ormai la vicinanza della morte. Il
cappellano confessa l’inferno ferito e lo assolve, ma, poco dopo, il ferito chiede al cappellano: «Padre, non si potrebbe farmi subito morire, senza offendere Dio?...».
Il cappellano gli rispose subito: «No, figlio mio!», e gli parlò subito di Gesù Crocifisso che abbandona la sua vita nelle mani del divin Padre, e concluse dicendo: «Bisogna rassegarsi in Lui, come Gesù!». Il ferito alzò gli occhi verso il cappellano e disse con coraggio: «Va bene, mi rassegno!» .
Francesco Federico
Rogazioni:
A damnatione perpetua, Libera nos domine.
A subitanea et improvvisa morte, Libera nos domine.
Ab imminentibus peccatorum nostrorum periculis, Libera nos domine.
Ab infestationibus daemonum, Libera nos domine.
www.varganbas.it/paese/rogazioni.htm