Francesco Federico
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Intrigo internazionale. La caduta di Berlusconi nel 2011 fu un golpe franco-tedesco: parola di Sarkozy

È un retroscena di banche e mercati quello fa da sfondo alle dimissioni dell’ultimo governo (prima dell’attuale) scelto dagli elettori.

Ricordate? Correva l’anno 2011 e a Palazzo Chigi sedeva Silvio Berlusconi. Se ne scriviamo, è solo perché ne ha scritto Nicolas Sarkozy in un’autobiografia – Le temps des combats – che esce oggi in Francia per l’editore Frayard. È bastato leggerne l’anticipazione del Corriere della Sera per rendersi conto che, più del Cavaliere, a uscirne con le ossa rotte da quell’intrigo internazionale è soprattutto la nostra sovranità, tanto nazionale quanto popolare.

Così Sarkozy nella sua autobiografia

Quisiquilie, evidentemente, per il duo Sarkozy-Merkel alle prese con il coriaceo Berlusconi che proprio non voleva saperne di dimettersi in quell’autunno intossicato dalle indagini sul bunga-bunga e dall’impennarsi dello spread tra il nostro debito pubblico e i Bund tedeschi. «Ci fu tra di noi un momento di grande tensione – rievoca l’ex-inquilino dell’Eliseo -, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! Angela ed io (…) pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico… L’ora era grave (…). I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario».

Oltraggio alla sovranità italiana

No, monsieur Sarkozy, è stato molto di più: un’intollerabile interferenza nelle dinamiche politiche di uno Stato sovrano, che si traduce a sua volta in un oltraggio alla libera determinazione del popolo italiano che Berlusconi lo aveva scelto e votato per vederlo ancora una volta alla guida del governo. Certo, ci rendiamo ben conto che al tempo del dominio del mercato concetti come democrazia o rispetto della volontà elettorale rischiano di apparire molto vintage se non addirittura naïf. A maggior ragione se di mezzo ci sono (come c’erano) banche tedesche e francesi inzeppate di titoli tossici. Le nostre, invece, sorprendentemente no.

Il nodo delle banche

La qual cosa, spiega Gianfranco Rotondi, ministro all’epoca dei fatti, consentì al nostro governo di organizzare senza soverchi patemi la difesa dei piccoli risparmiatori in caso di default delle banche. Un precedente, questo italiano, che rischiava di contagiare il sistema creditizio di mezza Europa, Francia e Germania comprese. Da qui la necessità, confessata da Sarkozy, di tranquillizzare i mercati facendo loro capire che tanto per Parigi quanto per Berlino il governo Berlusconi era ormai giunto al capolinea. E fu subito golpe. Con tanti saluti alla volontà del popolo e al primato della democrazia.

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Rotondi rivela i motivi (ignobili) per cui Sarkozy e la Merkel ce l’avevano con Berlusconi e gli fecero la guerra

Sarkozy da alle stampe le sue memorie –“Le temps des combats” – sostenendo che lui e la Merkel cercarono di convincere Silvio Berlusconi a dimettersi perché, “stava diventando la caricatura di se stesso” ma, evidentemente, l’ex-presidente francese, che certo non ci fa una bella figura, sorvola sul vero motivo di quel gesto ignobile. Ci pensa Gianfranco Rotondi, all’epoca ministro per l’attuazione del programma, a ristabile la verità dei fatti.

“Nelle memorie di Sarkozy – scrive Rotondi su Facebook – arriva la certificazione della interferenza di altri Paesi europei nello svolgimento della politica italiana. Sarkozy in questo caso è reo confesso, di circostanze che ben conoscevamo. L’ex-presidente francese trascura solo di confessare uno dei principali motivi dell’attacco a Berlusconi e al suo Governo”.

“In quel periodo – ricostruisce Rotondi – il nostro Governo varò un decreto cosiddetto ‘salvabanche’, che in realtà salvava i risparmiatori in caso di default delle banche italiane”.

“Il Governo inglese chiese, riservatamente, che il nostro decreto fosse emanato dopo uno analogo del Governo britannico, per un fatto di prestigio. E così fu”, continua Rotondi . Ricordando che “Germania e Francia venivano costrette ad analoga azione, ma erano consapevoli del fatto che Berlusconi non rischiava nulla, perché il sistema bancario italiano era abbastanza sano, mentre ad esempio quello tedesco presentava inquietanti criticità”.

Fu quello il motivo di rottura, l’elemento che fece inferocire la cancelliera tedesca e il presidente francese. Non glielo perdonarono a Berlusconi. “Da quel momento Merkel e Sarkozy divennero delle belve con Berlusconi. Se vogliamo ricostruire quegli anni, possiamo farlo, ma in modo completo”, conclude Rotondi.

““Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! – scrive Sarkozy nelle sue memorie. – Angela e io eravamo convinti che era diventato il premio per il rischio che il Paese doveva pagare ai sottoscrittori dei titoli del Tesoro. Pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico…L’ora era grave. Abbiamo dovuto sacrificare Papandreu(all’epoca premier greco) e Berlusconiper tentare di contenere lo tsunami…I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario”.

Una ricostruzione da cui Silvio Berlusconi ne esce come un gigante umanamente e politicamente. E Sarkozy e la Merkel ne escono come poveretti.

Rotondi rivela i motivi (ignobili) per cui Sarkozy e la Merkel ce l’avevano con Berlusconi e gli fecero la guerra - Secolo d'Italia
lamprotes
Non mi era simpatico Berlusconi ma ancor meno questi signori che si riempiono la bocca di "sovranità nazionale" e poi mettono le manacce nelle mutande non loro!!! Vergognosi!