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Quel prete di frontiera che ammira Salvini: «Gli ho dato un santino, sui profughi ha ragione»

di Andrea Priante

VICENZA Martedì 3 dicembre. Bruxelles, sala stampa del parlamento europeo. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha appena concluso la conferenza durante la quale ha attaccato (come al solito) il governo Conte e ha sollevato nuovi dubbi sul Mes, il fondo salva-stati. C’è stato anche un breve battibecco con un giornalista. Finito di rispondere alle domande, mentre l’ex vicepremier sta per allontanarsi, gli si avvicina un uomo. Dal giaccone scuro spunta il collarino ecclesiastico. È un prete. Si chiama don Carmelo Prima, figlio di italiani emigrati in Belgio, poi per undici anni nella comunità Divina Provvidenza di Schio e infine al seminario di Vicenza, per poi diventare parroco di Sainte Catherine, a Bruxelles.
Matteo Salvini con don Carmelo (foto Cavicchi/LaPresse)

I testimoni


Don Carmelo è lì proprio per incontrare da vicino il leader della Lega. Alcuni testimoni assicurano di averlo sentito dire: «Spero che la Madonna ti protegga da tutti gli attacchi che stai subendo». Le foto, lo mostrano mentre porge un santino della Vergine e Salvini lo bacia come lo si è visto fare in diverse occasioni - anche ad agosto, in parlamento, in occasione della sfiducia al governo giallo-verde - con il rosario. Un gesto, quello del prete vicentino «d’adozione», che ha sorpreso molti dei presenti. Anche alla luce degli attacchi alla Lega sferrati nei mesi scorsi da Cei e Famiglia Cristiana, specie sul fronte delle politiche anti-immigrazione. Ma don Carmelo Prima, non vede alcuna incongruenza tra il suo impegno in favore sei senzatetto di Bruxelles (nella capitale, è considerato un «prete di frontiera») e quel «chiudiamo i porti» ripetuto fino allo sfinimento da Salvini.

Il gesto di don Carmelo

«Io non faccio politica - spiega il sacerdote, raggiunto in Belgio dal Corriere del Veneto - ma ho voluto comunque regalare al leader della Lega un’immagine della Madonna Regina dell’Amore. L’ho fatto perché la Vergine può essere di conforto e d’aiuto per tutti, figuriamoci per un politico come lui, che ha molte responsabilità». Don Carmelo racconta che Salvini gli ha mostrato il rosario e gli ha assicurato di essere devoto a Maria. «E io gli credo: in diverse occasioni ha mostrato la Corona e si è sempre proposto al suo elettorato come un difensore dei valori cristiani, della famiglia tradizionale e, soprattutto della vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Mi sembrano tutti temi importanti e sui quali un bravo politico dovrebbe sempre interrogarsi».

La vocazione «tardiva»

A gennaio il sacerdote compirà cinquant’anni. La sua è stata una vocazione «tardiva», nata proprio nella comunità vicentina fondata dal mistico Renato Baron. «Sono il suo figlio spirituale», assicura. Sono tantissimi i fedeli che ogni anno si avvicinano al Movimento Mariano di Schio. «Anche Salvini mi ha assicurato di conoscere la comunità mariana». E le critiche della Chiesa ai porti chiusi e all’«aiutiamoli a casa loro»? «Da sacerdote - spiega don Carmelo Prima - posso dire che le porte della mia chiesa sono sempre aperte per i poveri, perché quello dell’accoglienza è un principio importante. Però non si può nascondere il fatto che, tanto per fare un esempio concreto, qui a Bruxelles ci sono oltre mille senzatetto, provenienti da altri Paesi. Mi chiedo che senso abbia far venire qui delle persone per poi costringerle a vivere in queste condizioni. I fenomeni migratori vanno controllati: non si può accogliere tutti indiscriminatamente. E poi, anche chi viene accettato, è giusto che abbia ben chiara una cosa: deve rispettare le regole del Paese in cui arriva, non imporre le proprie».
5 dicembre 2019 (modifica il 5 dicembre 2019 | 11:32)

corrieredelveneto.corriere.it