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a proposito di schiavitù. @it.news ha recensito il libro dello storico belga Bernard Lugan, “Esclavage l’istoire à l’endroit” [Schiavitù. La storia nel verso giusto]. "Tutti i popoli praticavano la …Altro
a proposito di schiavitù.

@it.news ha recensito il libro dello storico belga Bernard Lugan, “Esclavage l’istoire à l’endroit” [Schiavitù. La storia nel verso giusto].
"Tutti i popoli praticavano la schiavitù, ma solo i bianchi l'hanno abolita"
questo mi ha dato lo spunto per ricordare un "grande" cattivo maestro molto apprezzato da certe parti quindi propongo la lettura di un vecchio articolo dell'ottimo Francesco Agnoli sulla figura di voltaire grande azionista di compagnie che commerciavano schiavi neri.

Aggiungo in fondo la lettura di uno stralcio di un articolo di Oriana Fallaci tratto dal libro "1968" in cui sono raccolti gli articoli che Oriana scrisse in quell'anno; (che conferma la mia esperienza) l'uomo nei suoi difetti è uguale ad ogni altro uomo indipendentemente dalla "razza".

di Francesco Agnoli*
*scrittore e saggista
da LaVerità, 17/01/17

Citarlo fa ancora chic nonostante siano passati più di due secoli dalla morte. Lo faceva Dacia Maraini, in uno dei suoi tanti distillati, sussiegosi, infarciti di luoghi comuni in relazione a un attentato terroristico a Parigi, per rintracciare nella tanto decantata tolleranza di Voltaire (1694-1778) l’antidoto alla violenza delle religioni.
Scriveva la Maraini, tra l’altro: «A un civile e savio relativismo (quello di Voltaire, ndr) e a un’umana e tollerante convivenza, c’è chi sente il bisogno di contrapporre la fedeltà a un Dio antico e dispotico» (Corriere della Sera, 27/11/15). Peccato che la tolleranza relativista di Voltaire sia una balla spaziale. Un mito, smentito dagli storici, vuole che il polemista francese, simbolo dei Lumi e della vittoria della ragione dopo secoli di fanatismo e superstizione, abbia pronunciato questa frase: «Non sono d’accordo con quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo». In realtà questa proposizione non si trova mai nelle opere di Voltaire, ma in uno scritto di Evelyn Beatrice Hall del 1906, Gli amici di Voltaire. Il fatto che venga di continuo rispolverata come manifesto del relativismo e della tolleranza, magari di fronte a chi difende l’esistenza di principi e di valori non negoziabili, o in altre circostanze, non la rende più vera.
[…] Ma torniamo al profeta della tolleranza. Per scoprire anzitutto quanto è razzista. Nel suo Trattato sulla metafisica (1734) e nel Saggio sui costumi e sullo spirito delle nazioni (1756), Voltaire afferma che, checché ne dica «un uomo vestito di lungo e nero abito talare (il prete, ndr), i bianchi con la barba, i negri dai capelli crespi, gli asiatici dal codino, e gli uomini senza barba non discendono dallo stesso uomo». Prosegue situando i negri nel gradino più basso della scala, definendoli animali, dando credito all’idea mitica di matrimoni tra le negre e le scimmie, e considerando i bianchi «superiori a questi negri, come i neri alle scimmie, e le scimmie alle ostriche». Maurizio Ghiretti nella sua Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo (Pearson Italia 2007), ricorda anche che Voltaire è azionista di una compagnia che commercia schiavi neri, e forse proprio in uno di questi traffici si trova beffato due volte da bianchi-usurai ebrei.
Quanto agli ebrei, Voltaire li prende costantemente di mira, vedendo in essi gli antenati degli odiatissimi cattolici, e anticipando così molte delle invettive del futuro antisemitismo. Per esempio nel suo Dizionario filosofico (1764) alla voce “Antropofagi”, scrive: «E dall’altra parte, perché gli ebrei non avrebbero dovuto essere degli antropofagi? Sarebbe stata la sola cosa che mancava al popolo di Dio per essere il più abominevole popolo della terra»; alla voce “Giobbe” afferma che «gli ebrei non furono che dei plagiari, come furono in ogni altra cosa»; alla voce “Tolleranza” il bene è rappresentato dalla Borsa di Amsterdam e di Londra, il male dagli ebrei «un popolo assai barbaro», «il popolo più intollerante e crudele di tutta l’antichità», e dai cristiani, ancora peggiori degli ebrei, definiti «i più intolleranti tra tutti gli uomini» (Voltaire, Dizionario filosofico, Einaudi 1995; si veda anche Voltaire, Juifs, a cura di Elena Loewenthal, e Riccardo Calimani, Ebrei eterni inquieti, Mondadori 2014: vi si ricorda che Voltaire invitò a marchiare tutti gli ebrei con la scritta «Buono per essere impiccato», e che attaccare ebrei e Antico Testamento «il miglior modo per colpire la Chiesa»).
Per tutto questo lo storico del razzismo Leon Poliakov, nel suo Il mito ariano. Saggio sulle origini del nazismo e dei nazionalsocialismi (Editori Riuniti 1996), afferma che «egli (Voltaire, ndr) resta nel ricordo degli uomini il principale apostolo della tolleranza, a dispetto di uno spietato esclusivismo a cui non si saprebbe dare altra qualifica che quella di razzista e di cui i suoi scritti sono una testimonianza altrettanto valida della sua vita». Voltaire dunque ama credersi e presentarsi come tollerante, ma non lo è affatto. Quasi tutta la sua opera è puramente demolitrice di idee e di persone. Sempre al riparo dei potenti, re e nobili dame, di cui cerca favore e protezione.
[…] La tomba di Voltaire si trova al Pantheon: dovrebbe essere la meta di tutti i suoi numerosi epigoni, di quegli intellettuali di basso rango che infestano salotti, giornali e tv, e che continuano la sua opera demolitrice della nostra storia e delle nostre radici. Sempre, come lui, con il ditino alzato, pronti ad invocare, in nome della tolleranza, la scarnificazione mediatica e non solo, di chi non si adegua.

Per un ulteriore approfondimento sul pensiero di Voltaire proponiamo il nostro relativo dossier.

https://www.uccronline.it/2010/11/04/le-origini-del-razzismo-e-delleugenetica-nazista-sono-nellateismo/#voltaire


da "1968", stralcio dell'articolo di
Oriana Fallaci:

La rivoltella del generale Loan

[...] Molti negri, ti sembrerà strano, la pensan così. I poveri, i maltrattati, sono in genere i più accaniti. E quando ho cercato di sapere perché ce l’hanno tanto coi gialli, mi hanno risposto: «Perché sono brutti, antipatici, e gente inferiore». Un atteggiamento, del resto, che senza queste parole ho notato anche a Saigon dove i soldati che usano più volentieri i risciò a bicicletta son proprio i soldati negri. Vedessi con quale piacere si fanno spingere dal povero giallo che pedala sudando, ansimando. Neanche ciò li vendicasse delle umiliazioni che sopportano in patria dove nessun giallo tira nessun risciò. [...]

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Ad ogni modo la schiavitù è ancora oggi praticata in molti stati, basta fare un giretto sul web.
Cito per semplicità wikipedia:
it.wikipedia.org/wiki/Schiavismo:

La Chiesa cattolica basandosi soprattutto sulle conclusioni teologiche di Tommaso D'Aquino considerava un peccato la schiavitù che di fatto in Europa era stata praticamente abolita già nei primi secoli del medioevo.[26].

Nella Somma teologica l'aquinate dimostrava come la schiavitù fosse in contrapposizione con la legge naturale[27] concludendo che quindi: «...per sua natura un uomo non è destinato a usare un altro uomo come un fine»[28]. Non vi è nessun motivo che si riferisca alla natura per ammettere la sottomissione di un uomo al potere di un altro uomo riducendolo in schiavitù poiché la giusta ragione è il fondamento morale dell'autorità e non la coercizione. L'autorità giusta è quella che viene esercitata per il bene dei sudditi, quella imposta agli schiavi è invece ingiusta perché mirata solo al conseguimento del proprio utile[29].

La Congregazione del Sant'Uffizio (l'inquisizione romana)
Per chiarire la questione della schiavitù in ambito cattolico la Congregazione del Sant'Uffizio ,cioè l'inquisizione romana,il 20 marzo 1686 pubblicò un testo sotto forma di questionario con risposte che non permetteva nessuna ambiguità:


«•È permesso catturare con la forza e ingannare negri o altri indigeni che non hanno fatto male a nessuno?

Risposta :NO.
•È permesso comprare, vendere o fare contratti riguardanti negri o altri indigeni che non hanno fatto male a nessuno e sono stati catturati con la forza e con l'inganno?

Risposta :NO.
•I possessori di negri o altri indigeni che non hanno fatto male a nessuno e sono stati catturati con la forza e con l'inganno sono tenuti a lasciarli liberi?
Risposta :SI'.
•I catturatori, acquirenti e possessori di negri o altri indigeni che non hanno fatto male a nessuno e sono stati catturati con la forza e con l'inganno sono tenuti a dar loro compensazione?
Risposta :SI'»

(Congregazione del Sant'Uffizio, documento n° 230, 20 marzo 1686[59][60][61][62])

"La maggior parte dei fenomeni di schiavitù ricorrono oggi, secondo Terre des hommes, nel subcontinente indiano e zone confinanti. Infatti, i governi locali non riescono ad applicare le normative ufficiali, perché in questi paesi esiste ancora la possibilità di nascere schiavi in virtù dei debiti non estinti da parte dei genitori, e successivamente ereditati.
Questo avviene per esempio e nello specifico nel Pakistan, dove si procede a matrimoni di sangue[87], oppure in Afghanistan, dove le bambine vengono vendute quali pagamento di un debito.[88]
Altri specifici fenomeni di schiavitù si riscontrano nel continente africano: ad esempio, la Mauritania ha concluso il processo legislativo di abolizione solo nel 1980, senza che si siano mai spente le contestazioni e le critiche al governo.[89] Gli stessi rappresentanti delle autorità di un paese possono essere interessati ad una sopravvivenza dello stato attuale delle cose. Dato che le normative non vengono ancora applicate, si può parlare di una tolleranza di fatto. In virtù di una certa tradizione storica, per i paesi in via di sviluppo non è del tutto appropriato parlare di schiavismo moderno, ma piuttosto della tenace sopravvivenza di antichi sistemi sociali [...]
Fino ad un certo punto, valgono analoghe considerazioni per lo schiavismo in America Latina. Se da una parte i suoi paesi si avvicinano per certi versi alla cultura occidentale (il Brasile ha abolito lo schiavismo nel 1888, la stessa epoca storica degli Stati Uniti), dall'altra le vaste zone delle foreste tropicali sono ben lontane dal pieno controllo da parte dello Stato. Su questo argomento intervenne anche il Papa Pio X con l'enciclica "Lacrimabili Statu" del 7 giugno 1912.
In particolare nel mondo islamico nei riguardi della schiavitù è presente una barriera invalicabile di tipo filosofico e teologico data dal fatto che il profeta Maometto comprava, vendeva, catturava e possedeva schiavi, pertanto secondo alcune concezioni non sarebbe possibile mettere in dubbio la moralità dell'istituzione stessa; del resto, alcuni passi del Corano ne parlano dando indicazioni di comportamento del credente verso i propri schiavi.[92] La schiavitù nell'Islam è legittimata da diversi passi del Corano, dalla prassi di Maometto e dei primi musulmani, e dalla secolare tradizione islamica. Possono essere ridotti in schiavitù solo i non musulmani, e mantengono (come negli altri sistemi sociali e culturali schiavistici) un ruolo marginale nella società. In epoca contemporanea, nelle nazioni islamiche la schiavitù è gradualmente venuta meno per imposizione delle potenze occidentali. Il Corano e la tradizione islamica ammettono la liceità della schiavitù.[93]
Nel Corano si trovano molti passi che descrivono la liberazione degli schiavi come gesto pio e buono, ma complessivamente la schiavitù viene accettata e normata, in particolare la schiavitù sessuale femminile. [94]
Le nazioni della penisola araba sono state tra le ultime a dichiarare fuorilegge la schiavitù. Nonostante questa proibizione formale, persistono casi di schiavitù e di traffico di esseri umani.
Nel 1962 l'Arabia Saudita rese illegale la pratica, liberando circa 10000 schiavi su un totale stimato di 15-30000[95]. La schiavitù fu abolita dal vicino Qatar nel 1952, nella Repubblica Araba dello Yemen nel 1962, negli Emirati Arabi Uniti nel 1963, nello Yemen del sud nel 1967 e nell'Oman nel 1970. Alcuni di questi stati, come lo Yemen, erano protettorati britannici. Gli inglesi lasciarono lo Yemen del sud senza obbligarlo ad abrograre la schiavitù, ma fecero pressioni sugli Emirati Arabi Uniti affinché lo facessero.
Nel 2005, l'Arabia Saudita è stata descritta dal Dipartimento di stato degli USA come il 3º paese con più traffico di esseri umani. I primi tre paesi sono «paesi in cui i governi non aderiscono completamente agli standard minimi e non fanno neppure significativi sforzi per ciò.»
Spesso, Paesi che hanno conosciuto per secoli la pratica della schiavitù, sono interessati da un persistere della pratica in nuove forme, come quella che riguarda alcuni dei bambini Restavek sull'isola di Haiti.[96]