…SULLA CONOSCENZA…PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE E PRINCIPIO DI CAUSALITA’… FEDE e RAGIONE…

“…Capire come davvero avviene la conoscenza nell’uomo è importante per evitare tanti errori che caratterizzano la filosofia moderna e contemporanea

LA CONOSCENZA SENSITIVA o ANIMALE: La MENTE riceve dai SENSI gli elementi della conoscenza i dati dei SENSI vengono riuniti dal SENSO COMUNE e riprodotti dal FANTASMA (l’immagine complessiva delle qualitа raccolte in uno stesso OGGETTO)

LA CONOSCENZA DELL’UOMO PROSEGUE COSI’: il FANTASMA è presentato all’ INTELLETTO (penetra la natura dell’OGGETTO, astraendo dal singolo oggetto il suo CONCETTO UNIVERSALE) che lo offre alla MENTE (cioè alla RAGIONE) nella sua REALTA
…alla formazione dei CONCETTI segue quello dei primi GIUDIZI o PRINCIPI LOGICI (principio di non contraddizione e principio di causalità tra i più importanti)

La mente riceve dai sensi gli elementi della sua conoscenza. Non è possibile alcuna conoscenza prescindendo dai sensi. I sensi esterni, quando non sono alterati da qualche stato transitorio o da qualche patologia, attingono con certezza la realtа esterna.I sensi però si fermano ad una conoscenza superficiale, non penetrano la realtа nella sua reale costituzione. E’ l’intelletto che è chiamato a penetrare la natura delle cose.I dati dei sensi esterni vengono riuniti dal senso comune e riprodotti dal cosiddetto fantasma (ovvero l’immagine complessiva delle qualitа raccolte in uno stesso oggetto). A questo livello si ferma la conoscenza sensitiva, dunque quella animale. La conoscenza dell’uomo però va oltre. Vediamo come.

Il fantasma è presentato all’intelletto. Questo –come abbiamo giа detto- ne penetra la natura, astraendo dal singolo oggetto il suo concetto universale, che solo ne può permettere la conoscenza universale. Un esempio: se non ho mai visto una penna, allorquando mi presenteranno una penna io non la riconoscerò come tale. Quando la vedo, il mio intelletto astrae da essa il concetto universale, e sarа questo concetto che mi permetterа di riconoscere un altro oggetto simile ma non identico, cioè un’altra penna.
Se non vi fossero i concetti, una conoscenza di tipo scientifico non potrebbe mai avvenire, nè la potremmo comunicare agli altri.

L’intelletto offre alla mente (cioè alla ragione) l’essenza della realtа
. Ecco dunque che, in una corretta conoscenza, la ragione deve entrare in gioco in seconda battuta, cioè dopo l’azione dell’intelletto.

L’errore razionalista è invece quello di affermare che tutto inizierebbe e finirebbe con la ragione, che dalla ragione partirebbe tutto e che la ragione potrebbe far a meno dell’intelletto, cioè della penetrazione della realtа per coglierne l’essenza...

Quando Hegel afferma che la vera logica non è quella della non-contraddizione bensì quella della contraddizione, chiama la prima (quella della non-contraddizione) logica dell’intelligenza, la seconda (quella della contraddizione) logica della ragione.

E’ l’errore dell’intellettualismo che di fatto nega l’intelligenza, cioè la propedeuticitа dell’intelletto sulla ragione. Giustamente lo scrittore inglese Chesterton afferma in una sua novella (Lo scandalo di padre Brown): “… non occorre intelletto per essere intellettuali.”


PRINCIPI

IL PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE “è impossibile a chi che sia di credere che una stessa cosa sia e non sia”

Alla formazione dei concetti segue una cosa molto importante, ovvero l’intuizione dei primi giudizi o principi logici. A tal riguardo importantissimi sono il principio di non contraddizione e quello di causalitа.

Il primo (quello di non-contraddizione) ci permette di argomentare esattamente, infatti io non posso affermare e negare nello stesso tempo.TALE PRINCIPIO E’ TANTO VERO E NATURALE CHE CHI LO NEGASSE INEVITABILMENTE LO AMMETTEREBBE. SE DICESSI: IL PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE E’ FALSO, AMMETTEREI IMPLICITAMENTE CHE ESISTONO LA FALSITA’ E LA VERITA E CHE LA PRIMA NON PUO’ ESSERE CONFUSA CON LA SECONDA E VICEVERSA…Dunque, tale principio non può mai essere negato, pena l’illogicitа e l’incomunicabilitа.


IL PRINCIPIO DI CAUSALITA’ “non c’è effetto senza una causa che lo produca

Il secondo principio (quello di causalitа) ci permette di fare scienza. Il metodo sperimentale si basa sulla riproduzione sperimentale dei fenomeni; ora, tale riproduzione può effettuarsi solo ammettendo universalmente il principio di causalitа, ovvero che non c’è effetto senza una causa che lo produca.

Concludendo, va detto che, essendo l’uomo composto di anima e di corpo, l’oggetto confacente (si dice in filosofia “proporzionato”) alla sua intelligenza è la natura delle realtа sensibili;
ciò –ovviamente- non vuol dire che l’uomo non possa aver conoscenza delle realtа spirituali. L’importante però è che questa conoscenza avvenga attraverso la realtа sensibile (grazie al metodo analogico). Infatti, vi sono due errori da evitare: l’agnosticismo, ovvero la convinzione che dalla realtа sensibile non si possa passare alla cognizione della realtа spirituale; e l’ontologismo, ovvero la convinzione che la realtа spirituale possa essere intuita senza mediazione della realtа sensibile. Il primo errore porta all’ateismo, ovvero alla negazione dell’esistenza di Dio; il secondo al panteismo, ovvero all’ingenua e pericolosa identificazione di Dio con la natura. (Da Sapere come funziona la conoscenza umana per distinguere la buona dalla cattiva filosofia” blog Il Cammino Dei Tre Sentieri) “


Ragionare non vuol dire produrre un pensiero, ma prima di tutto aderire ad un dato, per poi conseguentemente, su e da questa osservazione, sviluppare un’operazione intellettiva…C’è una frase del celebre Alexis Carrel (1873-1944), premio Nobel e convertito dopo che fu testimone di uno strepitoso miracolo a Lourdes. La frase dice: “Molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore, molta osservazione e poco ragionamento conducono alla veritа.Ovviamente, non si tratta di negare il valore del ragionamento quanto di vincolarlo all’osservazione, perchè solo l’osservazione vincola al dato. Anzi, è l’osservazione che si apre allo stupore e alla meraviglia che vincola al dato, che riconosce ciò che è, che apre alla veritа. Einstein (1879-1955) soleva dire ai suoi studenti: “Non uccidete la meraviglia, perchè la meraviglia più che il dubbio la fonte della sapienza.” Viene da pensare a quella famosa canzone che dice: “…i bambini fanno oh … e i cretini fanno boh…”. L’intelligenza apre allo stupore, la stoltezza al dubbio…

…La posizione dello sguardo, il privilegio dell’osservazione, il partire dal vedere e dal constatare è non solo la posizione più ragionevole, ma anche quella più intelligente.
La parola “intelligenza” viene dal latino intus-legit che significa “leggere dentro”. L’intelligenza, pertanto, implica non una conoscenza superficiale ma una conoscenza dentro la realtа. Appunto: la realtа. L’intelligenza ha bisogno della realtа, non ne può farne a meno. Se la realtа non esiste, non c’è modo di poter esercitare l’intelligenza, non c’è modo di essere intelligenti.Siamo partiti evocando uno sketch di attori napoletani, rimaniamo nella stessa cittа e ricordiamo uno dei suoi figli più illustri, Giambattista Vico (1668-1744). La grandezza e la cattolicitа di questo filosofo sta soprattutto nel suo aver saputo individuare l’errore strutturale del razionalismo illuministico, ovvero la pretesa di confondere la veritа con la certezza razionale, cioè di confondere ciò che è vero con l’astratto procedimento di ordine intellettuale. Vico demolisce questo assunto e, basandosi sul dato del senso comune (dato fondamentale per qualsiasi indagine filosofica), afferma che il vero sta nel fatto. Al cogito ergo sum cartesiano, il filosofo napoletano sostituisce il suo verum est factum:è vero non ciò che la mente umana certifica, bensì ciò che è realmente tale.( estratto da “4 giugno 1994: moriva Massimo Troisi. Un suo sketch per conoscere la differenza tra ragione e razionalismo” di Corrado Gnerre, Il Cammino dei Tre Sentieri)

La Ragione realizza se stessa solo riconoscendo il Mistero

…Socrate era un sapiente perchè sapeva di non sapere…Socrate diceva che la VERITA’ è UNA e UNIVERSALE…esso diceva che non tutto è totalmente conoscibile perchè siamo in una dimensione di mistero…il verbo conoscere non è sinonimo di comprendere anche se per noi è così…conoscere non è comprendere…si possono conoscere molte cose ma non è possibile comprendere “ cioè mettere dentro” completamente la veritànoi possiamo conoscere Dio ma non possiamo comprendere totalmente Dio, perchè per comprendere Dio occorrerebbe un altro infinito quale è dio…ma tutto quello che non conosciamo di Dio non sarà mai in contraddizione con ciò che conosciamo…ci sono due errori da evitare:

1) l’errore fideistico che nega la ragione

2) l’errore razionalista che pretende di mettere dentro la ragione umana l’infinito mistero di dio

Occorre mettersi in una posizione intermedia che è quella espressa dall’ unica verità che è quella cattolica


San Tommaso d’Aquinodistingueva due classi di verità riguardanti la conoscenza di Dio: quelle cui si può giungere percorrendo la strada della ragione naturale e quelle che eccedono la ragione naturale, e si rivelano mediante un intervento soprannaturale, la grazia appunto. Che Dio esiste; che Egli è somma Bontà, somma Sapienza e somma Giustizia; che l’anima umana è immortale e che è stata creata in vista del giudizio che deciderà il suo destino eterno, queste sono Verità raggiungibili dalla sola ragione naturale, e infatti già molti filosofi pagani ci erano arrivati. Che Dio sia Uno e Trino, o che il Verbo si sia Incarnato per amore degli uomini, queste sono verità cui la ragione deve arrendersi, e che deve accettare per fede: senza però che in esse vi sia alcunché che offenda la ragione naturale. Infatti, come dice ancora San Tommaso d’Aquino, la grazia non abolisce la natura, e quindi non abolisce neanche la ragione naturale, bensì la perfeziona: cioè l’aiuta a portarsi su un di piano più elevato di conoscenza. L’aiuta a conoscere quel che da sola non riuscirebbe a conoscere. A conoscere, ripetiamo, non a comprendere: comprendere significa capire le cause, ma ciò è impossibile alla mente umana, la quale, essendo finita, non potrà mai comprendere ciò che è infinito.A questo proposito osserviamo che esiste un grosso malinteso nella cultura contemporanea, secondo il quale conoscere l’infinito equivale a comprenderlo…Alla radice di questa posizione c’è una questione di orgoglio e di rifiuto della trascendenza. La cultura moderna nasce così: dal rifiuto della trascendenza e quindi dalla pretesa di dare una spiegazione materialistica a tutte le domande dell’uomo. È come se gli esponenti della cultura moderna si sentissero personalmente oltraggiati e sminuiti qualora dovessero riconoscere l’esistenza di Dio e il debito che hanno le creature nei confronti del loro Creatore, e volessero fare in modo che tale idea venga sradicata dalla coscienza degli uomini, anche se questo è impossibile, perché l’anima umana è ontologicamente strutturata in modo da sentirsi legata a Dio che l’ha creata, e al quale aspira a ritornare come alla meta cui da sempre è destinata…Concludendo: l’uomo cerca la verità come cerca la felicità; nella verità trova l’appagamento delle sue più profonde aspirazioni, perché senza di essa anche le gioie hanno un sapore amaro. Ma la verità è Dio. Come dice Gesù a Pilato (Gv 18,37): Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. (Da CONOSCENZA DELLE CAUSE ULTIME di Francesco Lamendola)

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Stralci dalla conferenza di don Daniele Di Sorco FSSPX – 29° Convegno di Studi cattolici - Rimini, ottobre 2023


…San Tommaso rappresenta un punto di novità rispetto ai predecessori…il fine della teologia è la conoscenza della realtà prima…la prima domanda che si pone san Tommaso è”le cose divine possono essere investigate facendo ricorso ad argomenti razionali?” La risposta di San Tommaso apparentemente sembrerebbe di NO che sia impossibile… un altra obiezione è “se posso applicare argomenti razionali alle cose divine allora non c’è più la fede, se una cosa la conosco con la ragione non ci credo più e se non c’è più la fede non c’è più il merito”…l’uomo si unisce a dio con tutte le facoltà e non solo con una sola di esse, e quindi è giusto che l’uomo si unisca a dio anche con l’intelletto e la ragione e non solo con la volontà e con l’amore come dicevano i teologi anteriori a San Tommaso…conoscere dio attraverso la ragione dice San Tommaso può comportare dei difetti come la presunzione perchè non possiamo pretendere di comprendere tutto di dio, però non vuol dire che non comprendiamo niente perchè la nostra ragione è sproporzionata a dio…altro difetto è quello dell’antecedenza cioè è la fede che precede la ragione e non viceversa, nella filosofia parto dalla ragione per poi risalire alle cause ma nella teologia i primi principi non sono dati dalla ragione (che dio sia trinità, che dio sia incarnato, che dio ci voglia beati e che ci punisca con il paradiso o l’inferno…non posso saperlo con la ragione, lo so attraverso la fede) però non significa che una volta ricevuti questi principi attraverso la fede non possa ragionarci sopra…altro difetto è la sopravvalutazione cioè quando si pretende che tutti abbiano una conoscenza approfondita razionale della fede…


…La teologia è veramente una scienza?…anche lì apparentemente sembrerebbe di no perchè,tutta la teologia precedente aveva detto che la teologia era piuttosto una sapienza…nella conoscenza soprannaturale l’assenso della fede precede la dimostrazione quindi non possiamo dire che la teologia sia una scienza e poi ogni scienza si deve risolvere in principi primi che conosciamo di per sé per esperienza o intuito intellettuale ad esempio il principio di non contraddizione…questo è chiaro nella filosofia, ma nella teologia come facciamo a ridurre le dimostrazioni che facciamo a dei principi primi noti visto che Dio non può essere oggetto di conoscenza evidente, di esperienza…San Tommaso dice che per quanto riguarda la conoscenza del divino innanzitutto dobbiamo partire dalla definizione di scienza che ci dà Aristotele, che ci danno i filosofi di quella corrente…
San Tommaso ci dice che le cose divine le possiamo conoscere in modo umano imperfetto cioè abbassandole a noi cioè come causa degli effetti attraverso i sensi esempio: “vedendo un mondo di cose di creature che oggi ci sono e domani non ci sono più capisco che esse non sono la ragion d’essere della loro esistenza e quindi risalgo a Dio”…quindi posso avere una conoscenza molto imperfetta di Dio attraverso i suoi effetti creati e naturali, quindi lo conosco in modo umano imperfetto, conosco soltanto che Dio esiste…
C’è anche un altro modo di conoscere le cose divine e questo è il modo con cui le conosce Dio stesso e con cui i beati del paradiso le conoscono