L'Inferno eterno: impressionanti esperienze e rivelazioni di alcuni Santi

Rev. p. Stefano M. Manelli, Fondatore dei Francescani dell'Immacolata (FI).
MEDITAZIONE PER IL 17 NOVEMBRE

Gesù stesso ci ha rivelato, e con grande chiarezza, dell’Inferno e delle sue pene eterne. La Tradizione viva di due millenni della Chiesa e del Magistero infallibile ci ha confermato e garantito che è così. La storia e l’esperienza del Popolo di Dio ci assicurano da sempre la verità divina dell’esistenza dell’Inferno e della sua eternità con le pene orrende dei diavoli e degli uomini dannati.

Se si volessero raccogliere tutte le storie-testimonianze scritte (e magari “dettate”) sulle anime dannate all’Inferno non si sa quanti volumi di enciclopedie si potrebbero riempire, per chi volesse conoscerle, disposto a leggere per molti e molti anni di vita...

A titolo di semplici esempi, a noi possono bastare episodi capitati o riportati da alcuni nostri santi di ieri e di oggi. Si tratta di esempi già noti e messi in giro in molte parti, conservando sempre la loro efficacia di richiamo ad una verità di Fede per tutti noi tanto grande quanto spaventosa. I santi, si sa, sono i migliori garanti ed esperti specialisti a riguardo della dottrina cattolica di ogni verità della nostra santa Fede.

1. San Francesco di Girolamo
Questo drammatico episodio, successo a Napoli, venne riportato negli stessi Atti del Processo di Canonizzazione di san Francesco di Girolamo. Il Santo stava predicando in una piazza di Napoli e molti fedeli ascoltavano con devozione le sue sante parole, ma una donna di cattiva vita, chiamata Caterina, abitava in quella piazza e, per disturbare la predica, stando alla finestra, cominciò a fare chiasso con parole e gesti anche osceni. Il Santo pazientò finché potette, sperando che la finisse, ma ad un certo punto dovette per forza interrompere la predica. Il giorno seguente, il Santo tornò in quella stessa piazza per predicare, vide chiusa la finestra di quella donna, chiese dove fosse e gli fu risposto che era morta improvvisamente durante la notte. Il Santo si sentì ispirato ad andare a vederla con altre persone in casa sua e alla vista orribile del cadavere sentì anche l’ispirazione di chiederle con voce alta: «Caterina, alla presenza di queste persone, in nome di Dio, dimmi dove sei». Per grazia di Dio, gli occhi di quel cadavere e le sue labbra si mossero convulsamente dicendo: «All’Inferno!... Io sono per sempre all’Inferno!».


Quale perdita grande e irreparabile per quella Caterina, donna di vita cattiva, che, invece di approfittare della presenza di san Francesco di Girolamo che predicava vicino a casa sua, avvicinandosi a lui per essere aiutata a ravvedersi, convertirsi, confessarsi e salvarsi dall’Inferno, ha voluto invece diabolicamente sciupare l’occasione, meritandosi, purtroppo, il giusto castigo di Dio con la perdizione nell’Inferno eterno!
Non si possono sciupare impunemente le grazie così rare e preziose, come quella di poter accostare un Santo vivente, da cui si può ricevere ogni grazia, e soprattutto la grazia più importante della salvezza eterna! Sono veramente tanti coloro che si sono salvati dall’Inferno andandosi a confessare dal santo Curato d’Ars e da san Pio da Pietrelcina!

2. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Il grande Santo di Napoli, vescovo e Dottore della Chiesa, riferisce il seguente episodio, di cui ebbe ogni debita assicurazione. Nella grande e celebre università di Parigi avvenne che uno dei suoi più qualificati studiosi e professori morì all’improvviso. Molto colpito ne rimase soprattutto il Vescovo di Parigi che era suo grande amico e che si pose subito a pregare con fervore per suffragare quell’anima. Una notte, però, mentre il Vescovo pregava appunto per quel defunto, vide proprio l’amico davanti a sé, con la faccia disperata tra le fiamme ardenti. Il Vescovo comprese subito che l’amico si trovava all’Inferno e volle fargli alcune domande, dicendogli: «All’Inferno ti ricordi ancora delle scienze per le quali eri così famoso durante la vita terrena?». Quasi con rabbia, l’amico gli rispose subito: «Ma che scienze e scienze!... In compagnia dei demoni abbiano ben altro a cui pensare! Questi spiriti malvagi non ci danno un momento di tregua e ci impediscono di pensare a qualunque altra cosa che non siano le nostre colpe e le nostre pene. Queste sono già tremende e spaventose, ma i demoni ce le inaspriscono in modo da alimentare in noi una continua disperazione!».


Queste sono le “follie” di troppi uomini e donne sulla terra: attaccarsi a ciò che è secondario e caduco, disinteressandosi di ciò che, invece, è primario e vale sempre. Scienza, arte, sport, politica, commercio, soldi, onori, divertimenti... Quanti libri ha scritto sant’Alfonso, nella sua lunga vita, spiegando agli uomini che è veramente da stolti dimenticare le parole divine di Gesù che ci ammonisce dicendo: «Non accumulate tesori sulla terra dove tignola e ruggine consumano e dove i ladri scassinano e rubano; accumulate invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine
consumano, e dove i ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6,19); e poi: «Che cosa giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?» (Mt 16,26).

Santa Teresa d’Avila (esperienza)
«Un giorno, mentre ero in orazione mi trovai ad un tratto trasportata tutta intera nell’Inferno, senza saper come. Era un luogo pestilenziale, nel quale non vi era speranza di conforto, né spazio per sedersi o distendersi, rinserrata com’ero in un buco praticato nella muraglia. Orribili a vedersi, le pareti mi gravavano addosso... Non vi era luce, ma tenebre fittissime. Sentir parlare dell’Inferno è niente. Vero è che io l’ho meditato poche volte... ma è certo che quanto si medita sui tormenti dell’Inferno, o si legge nei libri, non ha nulla a che fare con la realtà... Sentivo nell’anima un fuoco che non so descrivere, mentre dolori intollerabili mi straziavano il corpo. Nella mia vita ne ho sofferti moltissimi, anzi dei più gravi per i miei nervi tutti rattrappiti sino a rendermi storpia... Tuttavia non sono nemmeno da paragonarsi a quelli di allora, specialmente al pensiero che quel tormento doveva essere senza fine... Ma anche questo era un nulla innanzi all’agonia dell’anima. Era un’oppressione, un’angoscia, un così disperato dolore che non so esprimere. Dire che si soffrono agonie di morte è poco, perché almeno in morte pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si sbrana da sé. Che dire, infine, della cruda pena provata per le tante anime che precipitano nell’Inferno?...».


Santa Teresa d’Avila, madre e maestra della vita spirituale, fondatrice della monache Carmelitane, ebbe la grazia di fare esperienza diretta dell’Inferno per poter insegnare a tutti e spiegare meglio la realtà tristissima e terrificante dell’Inferno, che è la dimora eterna di tanti infelici peccatori, tutti destinati al Paradiso. Con la meditazione e l’esperienza di questa verità di Fede, santa Teresa d’Avila di fatto visse una vita di grazia e di santificazione generosissima e ardentissima, arrivando alle vette della perfezione divina e attirando dietro di sé schiere e schiere di anime verginali che attraverso la via dell’orazione-mortificazione, con la pratica costante delle virtù eroiche, hanno riempito di amore divino l’intera loro vita, entrando in tal modo nel beato Regno dei cieli, nel Paradiso dell’amore di Dio infinito ed eterno.
Diodoro
L'Inferno non ha termine. Però ha avuto un inizio, cioè è una conseguenza della ribellione di Lucifero/Satana e dei suoi angeli.
In questo senso credo che il termine "eterno" sia inappropriato: esso si riferisce propriamente solo a Dio.
Stev33
E pensare che c'è chi nega la sua esistenza.