La FSSPX interviene sui nuovi attacchi de La Bussola

(RadioSpada.org) La Bussola torna all’assalto di “Viganò e lefebvriani”. Ma sembra Avvenire (o peggio). E fa il solito pastrocchio.

Bella Ciao, Amoris Laetitia e la paura che fa 90. La Bussola torna alla carica contro i lefebvriani. Ma rifrigge (male) un pasticcio già rimandato in cucina. Vediamo allora chi sono i cuochi.

Ora, a intervenire per ribadire l’ovvio, è nuovamente la FSSPX con il pezzo Nuove bussole o piante appassite?, che riportiamo di seguito.

Restano però aperte alcune domande: perché questi “conservatori” continuano a farsi male e a lanciare boomerang così evidenti? Perché continuano a farsi smentire? Perché nonostante l’esito catastrofico delle loro iniziative, proseguono con queste operazioni da bassa cucina?

Perché si rendono associabili nei modi (e pure in alcuni contenuti) alla peggiore stampa progressista? Perché andando contromano in autostrada (e non controcorrente verso la verità), disgustano una parte non trascurabile di quelli che ancora li leggono? Con la dovuta prudenza, ciascuno si faccia la sua idea.


Il saggio Aristotele, nella Metafisica1 , afferma che ragionare con un interlocutore che non usa la ragione è cosa ridicola, e quest’ultimo è simile ad una pianta; infatti, chi non accetta il principio di non contraddizione, che è il principio fondante del sapere, mostra di essere come privo di ragione.

San Tommaso d’Aquino, nel commentare questo passaggio2 , rincara la dose dicendo che con tali personaggi davvero nulla si può fare, poiché chi accetta la contraddizione dovrebbe star zitto e chi sta zitto è in effetti più simile ad un vegetale che ad un animale, il quale, almeno, usa dei gesti per comunicare. Teniamo a mente per più tardi queste illuminanti parole, ci ritorneremo.

A causa di un ennesimo attacco alla FSSPX sul solito quotidiano online3 che, di mestiere, critica la gerarchia ecclesiastica per poi dire che bisogna obbedirvi, ci troviamo costretti a ribadire dei concetti già abbondantemente, e fino alla nausea, spiegati ed illustrati4 ; ma, si badi, se lo facciamo non è certo per rispondere a delle infondate accuse che sfociano, tra l’altro, nella calunnia5 .

Lo facciamo piuttosto per la preoccupazione che alcune anime, di recente avvicinatesi alla Tradizione appunto perché disgustate dalle derive della gerarchia attuale, possano dar credito a chiunque getti fango su chi, come la Fraternità San Pio X appunto, tenta oggi di resistere a questa stessa crisi dando il giusto nutrimento dottrinale, liturgico e spirituale alle anime denunciando apertamente e non ipocritamente gli errori dottrinali e lo sfacelo ecclesiale odierno.

Si accusa la FSSPX e i suoi vertici di rifiutare sistematicamente l’obbedienza alla Sede Apostolica; abbiamo già risposto6 che lo stato generale di necessità in cui versa la Chiesa oggi può senza dubbio giustificare una apparente disobbedienza, che è in realtà l’obbedienza a dei principi più alti, quelli appunto della Fede.

Infatti, sottomettersi abitualmente (si intende, nella vita ecclesiale quotidiana) a dei superiori ecclesiastici che abitualmente, ed in maniera generalizzata ed universale, insegnano dottrine contrarie alla Fede e incoraggiano pratiche contrarie alla morale, tale abituale sottomissione, diciamo, è imprudente e rischiosa per i sacerdoti come per i singoli fedeli.

Si insinua, citando a sproposito i papi, che consacrare un vescovo senza il mandato del Sommo Pontefice sia una violazione del diritto divino. Abbiamo già risposto7 che la Chiesa, prima del Vaticano II, ha sempre considerato tale atto, compiuto ovviamente senza motivo lecito, un delitto contro l’amministrazione dei sacramenti e non uno scisma.

Ma nel caso dell’odierna crisi in cui versa la Chiesa neanche questo problema si pone, proprio perché (ancora una volta!) la sopravvivenza stessa del sacerdozio cattolico riteniamo giustifichi ampiamente un atto simile. Ricordino i lettori (lo ricordino pure i sacerdoti Ecclesia Dei) che, senza le consacrazioni episcopali che Monsignor Lefebvre fece nel 1988, la Tradizione, la Messa antica, i sacramenti tradizionali, oggi non esisterebbero.

Lo stesso giornale online, tanto attento alle presunte derive scismatiche della FSSPX, non esita a denunciare il clero marchigiano che impartisce benedizioni a coppie omosessuali8 , Mons. Paglia che difende la legge 194 sull’aborto9 , il card. Zuppi che fa altrettanto10 , e altro11 ; deplora le derive blasfeme della diocesi di Linz12 e quelle, più vicine a noi, della diocesi di Carpi13 .

Addirittura sono tanti, secondo il quotidiano online, i prelati che perdono la rotta14 . Anzi, più ancora, è la CEI all’unanimità ad aver abbandonato la Dottrina sociale della Chiesa15 .

Tutti costoro, e molti altri ancora, sono pastori esponenti della gerarchia ufficiale e che godono della potestà ordinaria di giurisdizione, ma da cui si viene messi in guardia, salvo poi affermare che «Il dovere di glorificare Dio santificandosi e testimoniando l’integralità della Fede cattolica in questi tempi così travagliati, richiede inseparabilmente la fedeltà alla gerarchia della Chiesa (cioè l’obbedienza ai suoi legittimi precetti e l’effettivo riconoscimento della sua giurisdizione ordinaria), l’assenso irrevocabile a tutti i suoi insegnamenti infallibili e al suo costante magistero». Bene.

Come si conciliano le due cose, sapendo che è moralmente impossibile al singolo fedele compiere schizofreniche scelte, ogni volta che un prelato apre la bocca, tra ciò che è un legittimo precetto e ciò che è invece un ordine iniquo? Chi stabilisce il criterio nel singolo caso pratico? Bisogna aspettare ogni volta l’illuminante oracolo quotidiano di questo giornale online?

Non è più sano, invece, considerando l’eresia modernista la radice di tutte queste derive, trarre come logica conseguenza pratica un’attitudine di diffidenza abituale verso l’azione pastorale dell’odierna gerarchia ecclesiastica? Ricordiamo che la caratteristica dell’atteggiamento modernista è precisamente l’affermazione di una verità materiale inserita in un contesto di errori.

Questo prudente dubbio su qualsiasi cosa esca dalla bocca e dalla penna di tali pastori (i vescovi e i papi del post-concilio), è un’attitudine certo scomoda e forse originale, ma facendo ciò non si fa che aspettare il beato giorno in cui (anche poco a poco) venga ristabilita la Verità.

Si badi bene, la FSSPX fa proprio questo, in particolar modo con le sue pubblicazioni dottrinali. E, contemporaneamente, senza limitarsi ad apostolati online, essa continua la vita tradizionale concreta della Chiesa, per la santificazione concreta delle anime, celebrando la S. Messa, amministrando i sacramenti, provvedendo all’assistenza spirituale dei fedeli, fondando scuole, riempiendo i seminari, e così via.

Non si pasce, la FSSPX, delle beate illusioni dei pur pii sacerdoti Ecclesia Deicome ad esempio la Fraternità San Pietro che, secondo una caustica espressione ormai consolidata, «tace in latino», ovverossia evita scrupolosamente, nelle sue pubblicazioni ufficiali, ogni parola di troppo che offenda le orecchie pie della gerarchia attuale come sarebbero critiche ad errori e deviazioni dottrinali, incontri ecumenici, o altro. E che celebra la Messa antica, per carità16 .

Ma torniamo ad Aristotele, come promesso.
Ci si permetta un apologo in guisa di conclusione: ci si immagini un gruppo di ferventi cattolici che si impegnano a criticare a spron battuto (costruttivamente!) i prelati inventori di nuove dottrine, di nuove ed immorali prassi pastorali, di nuove, originali e perfino blasfeme, pratiche artistiche; ci si immagini ancora che, nello stesso tempo, questi cattolici si prodighino in un ossequioso rispetto degli stessi prelati, non solo riconoscendo la loro autorità (la FSSPX l’ha sempre fatto) ma anche professando obbedienza ai loro legittimi ordini e prestando assenso al loro, quando c’è, infallibile magistero. Si provi poi a vedere se i due atteggiamenti stanno in piedi e ci si immagini di trovarsi di fronte Aristotele intento a difendere il granitico principio di non contraddizione: non avrebbe forse l’impressione, il filosofo Stagirita, di fare una conferenza ad un orto botanico?

Inseriamo qui un lungo passaggio tratto da Parole chiare sulla Chiesa (op. cit., pag. 137) a proposito di questo istituto Ecclesia Dei:

La Fraternità Sacerdotale San Pietro fu fondata da alcuni preti e seminaristi che si separarono dalla Fraternità San Pio X nel 1988 per riallinearsi al Vaticano. Anche qui, il cedimento non tardò a manifestarsi. Nel 1999 la maggior parte dei sacerdoti della Fraternità San Pietro scrisse una lettera nella quale si legge: «Riconosciamo assolutamente la legittimità del nuovo rito».

Un anno dopo, la stessa posizione venne ribadita in un ricorso ufficiale presentato alla Santa Sede: «Se per valore s’intende la validità o la legittimità dei nuovi libri liturgici, è evidente che noi vi aderiamo pienamente». Più recentemente, dopo il motu proprio Traditionis custodes, il superiore del Distretto francese della Fraternità San Pietro ha dichiarato: «La Fraternità San Pietro non ha mai rifiutato il Concilio Vaticano II. Per noi esso non presenta nessuna difficoltà fondamentale, ma richiede soltanto delle precisazioni su alcuni punti, che noi interpretiamo alla luce della tradizione della Chiesa […]. Non abbiamo mai messo in dubbio la validità e la fecondità del messale di Paolo VI».

Perfino l’incontro interreligioso di Assisi nel 1986 fu oggetto di un’approvazione esplicita da parte dell’allora superiore generale, don Bisig: «Non credo che ci sia niente di male nel fatto che dei cattolici s’incontrino con dei non cattolici, che parlino insieme, ecc. Assisi ha avuto, in un certo senso, una grande importanza, nella misura in cui, nell’ambito della preghiera per la pace, si sono incontrati i fedeli delle varie religioni»[4]. Alla teoria fa riscontro la pratica: nel novembre del 2017, a Bordeaux, don Giacomoni, sacerdote della stessa Fraternità, ha assistito in abito corale a una cerimonia ecumenica, accanto a una «pastora» protestante.


1Aristotele, Metafisica, libro IV, n° 331.
2San Tommaso d’Aquino, In metaphysicorum, l. IV, lectio VI, n° 608.
3«Solo la fedeltà alla gerarchia della Chiesa è cattolica, anche nella prova»
4Tra tutti, si veda Parole chiare sulla Chiesa, a cura di don Daniele Di Sorco, Edizioni RadioSpada, al capitolo “L’infallibilità, il magistero, la resistenza all’errore”.
5Tra le tante falsità dell’articolo c’è quella relativa al fatto che i vescovi della FSSPX conferiscono la cresima sotto condizione a coloro che l’hanno ricevuta nel novus ordo; ciò è falso se inteso in senso sistematico; quando si è ritenuto opportuno farlo, è perché sussisteva un serio dubbio circa la materia del sacramento della cresima che, probabilmente di diritto divino, è l’olio d’oliva. Ora sappiamo che nel nuovo Codice di Diritto canonico (1983) è permesso conferire questo sacramento con qualsiasi olio vegetale, cosa che lascia quantomeno perplessi e con un dubbio circa la validità.
6La Bussola che punta al sud
7Osservazioni tecniche sulle consacrazioni senza mandato e lo stato di necessità
8Unione gay + benedizione: abbinata anti ordine naturale
9Aborto, Paglia tocca il fondo tifando per la 194: «Un pilastro»
10Zuppi difende la 194, ma non la giustizia né la verità
11Il card. Zuppi e la sua strana concezione di democrazia
12A Linz il catto-femminismo non risparmia neanche la Madonna
13La mostra blasfema di Carpi
14Se tanti prelati perdono la rotta, tu sostieni la vera Bussola
15Il bene comune ce lo spiega il mondo: la Cei scomunica la Dottrina sociale
16v. la citazione dal libro «Parole chiare sulla Chiesa».
Foto modificata di Bakr Magrabi: pexels.com/it-it/foto/bussola-a-portata-di-mano-3203659/
Notre Dame de la Salette
I conservatori e già lo dice il nome a forza di conservare rischiano di andare a male
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Grazie!
GIANLUCA CROCIATO MARTONE
i conservatori sono la stessa faccia del bergoglionismo