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“Antropolatria liturgica” post-conciliare – intervista a don Nicola Bux

Illusi quelli convinti che Bari di Fortino ne abbia solo uno. Ne esiste un altro, a suo modo necessario, anzi forse, a detta dei suoi interpreti, persino più necessario di quello storico. A cosa ci …Altro
Illusi quelli convinti che Bari di Fortino ne abbia solo uno. Ne esiste un altro, a suo modo necessario, anzi forse, a detta dei suoi interpreti, persino più necessario di quello storico.
A cosa ci riferiamo? Questioni sacre. Macroarea cattolica, micro (ma neanche tanto, vedremo) legata al caso liturgico, ossia all’interpretazione corretta, dal punto di vista teologico, ecclesiologico e pastorale (le parole giuste, queste necessarie), della Messa. Sì, proprio la Santa Messa cristiano-cattolica: come pregarvi, in quale lingua, in quale modo; come parteciparvi; soprattutto, come celebrarla. Perché la vera vexata quaestio sta tutta lì. Chiarito come ad un laico questi argomenti farebbero, nella migliore delle ipotesi, storcere il naso, nella peggiore bersagliare con supponenza, quando non con sarcasmo, chi invece in queste storie crede, chiariamo anche subito nomi, cognomi e dati storici. Si parlava, metaforicamente, del Fortino. Suo instancabile promotore in quel di Bari è don Nicola Bux …Altro
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giandreoli
Dopo il Concilio Vaticano II, ma non per sua colpa, le nostre Chiese hanno inesorabilmente (e disgraziatamente) perso le caratteristiche che, lungo il cammino dei secoli, ne avevano fatto luoghi privilegiati per l'incontro con Dio, per la fede, per la preghiera. Gli esempi ahimè abbondano.
L'architettura esterna ha assunto forme che dicono l'arditezza o la modernità del costruttore ma non più …Altro
Dopo il Concilio Vaticano II, ma non per sua colpa, le nostre Chiese hanno inesorabilmente (e disgraziatamente) perso le caratteristiche che, lungo il cammino dei secoli, ne avevano fatto luoghi privilegiati per l'incontro con Dio, per la fede, per la preghiera. Gli esempi ahimè abbondano.
L'architettura esterna ha assunto forme che dicono l'arditezza o la modernità del costruttore ma non più l'ispirazione religiosa che fa di lui un Artista. Già la facciata dell'edificio si è privato delle caratteristiche consuete che annunciano lo spazio riservato al sacro quali lo slancio, il portale, bassorilievi biblici o religiosi, epigrafi marmoree.
L'interno della Chiesa si è denudato: assenti i capolavori d'arte (patrimonio inestimabile europeo del passato!) che elevano alla Bellezza, assenti immagini (icone, vetrate di profeti o santi, scene evangeliche...) che ricordano gli avvenimenti biblici e ripropongono esempi dell'agire di Dio nella storia o nella vita dei santi. Sono rimasti (neppure sempre) i riquadri della Via Crucis o altre rappresentazioni espresse in quelle diffuse forme di arte (?) contemporanea che molto spesso la rendono incomprensibile ai comuni Fedeli fino a doverla spiegare.
A chi si inoltra nella Chiesa, l'atmosfera che si presenta parla per lo più di messaggi di bontà e fratellanza che finiscono per sostituire lo stesso messaggio evangelico. Il Tabernacolo, cuore della Chiesa, non occupa più il centro del presbiterio verso il quale lo sguardo si dirige spontaneamente ma è collocato a lato, talvolta in una cappella laterale e, dove anche questa è scomparsa, in una simil-credenza. Si è voluto porre in evidenza l'Altare, ma non per sottolinearne il significato di "Corpo immolato di Cristo", fondamento della Chiesa, ma mensa del pane condiviso dai Fedeli con i poveri.

Il Confessionale, quando c'è, non lo si individua facilmente, tanto ci si confessa su una sedia.
La frequente abolizione degli inginocchiatoi e delle stesse genuflessioni ha poi accelerato l'assimilazione della chiesa cattolica a quella tipica delle Confessioni riformate dove spicca non più la presenza ma l'assenza eucaristica. Nella Celebrazione eucaristica sono avvenuti cambiamenti a dir poco sciagurati, tali da eliminare la solennità dell'evento voluta invece da Gesù nel preparare la Pasqua della sua Ultima Cena: scomparsi i preziosi manufatti sostituiti da abiti sintetici, l'oro ritenuto scandaloso quando ha invece nel servizio liturgico a Dio il suo riscatto e la sua più nobile collocazione, arredi sacri fatti di una "arte povera" che li rende simili a stoviglie, il canto eseguito a piacere anziché come partecipazione e "abito" dell'azione liturgica, l'incenso (al quale già i popoli antiche attribuivano un significato in prevalenza sacro) è quasi abolito: meglio puzzare di pecore che profumare d'incenso. Si è talmente voluto evidenziare il ruolo dell'Assemblea da emarginare il ruolo di Cristo, del suo Sacrificio quale Agnello immolato, della sua Presenza sacramentale e reale. Le recenti iniziative interreligiose di Papa Bergoglio, poi, ci fanno supporre che, fossimo vissuti al tempo di Gesù, avremmo ammesso tra le liturgie nel Tempio anche i canti, le danze, i costumi, le salmodie delle religioni del tempo, per porci in dialogo con loro e "inculturare la fede". Mi fermo qui, per non dover scrivere pagine intere, cosa che altri hanno già fatto, ripetutamente e meglio di me. Leggetele.