28:55

·
Non si dica che il nascituro non è “persona”, se ciò fosse vero non ci sarebbe la triste e meschina necessità di sopprimerlo. Infatti egli già porta in sé i semi dell'uomo futuro (ogni frutto è già nel seme”. È ormai incontestabile la sua sostanziale autonomia biologica. Egli dipende dalla madre per l'ambiente vitale, la protezione e il nutrimento, ma sviluppa da sé una propria vita. Non è in alcun modo soltanto una parte del corpo materno, in quanto ha un suo originale e unico patrimonio genetico, iscritto nel DNA, in base al quale possiede tutte le informazioni sufficienti per costruirsi organismo adulto. Quanto detto significa che l'embrione ha già una sua precisa identità e individualità biologica. Ne consegue che chi pratica l'aborto commette il più infame degli omicidi, attentando la vita innocente e assolutamente incapace di difesa.
"Qualcosa che non è umano non diventa tale crescendo e diventando più grande. Chiunque è umano lo è dal principio".
Randy Alcorn

11K

Complimenti per il filmato. Con la modestia dovuta e necessaria, mi permetto di affiancarlo riproponendo un mio commento che, benché datato e assolutamente meno significativo, penso possa essere ugualmente accettabile per la sua brevità.
Come bene esprimeva già Tertulliano, il concepito è una “persona umana”. Si tratta di una verità comprensibile anche solo attraverso la ragione, valida e vincolante per credenti e non credenti. Secoli più tardi, la riaffermava il Vescovo s. Vincenzo di Lerins, servendosi di un esempio semplice e pratico (la crescita del nostro corpo) che ripropongo in altra forma.
Guardo la mia mano rugosa di settantenne, mano della “mia persona” (unica e irripetibile fra tutti gli uomini del passato, presente e futuro), che gode del diritto inalienabile e indisponibile alla vita, non ricevuto da alcuno ma acquisito naturalmente, diritto che permette di accedere a tutti i diritti successivi. E’ la medesima mano che, robusta, quando ero quarantenne, sollevava pesi in un’impresa edile: questa mia stessa mano, della mia stessa persona e del mio diritto alla vita; è la stessa mano che, delicata, da ventenne, scriveva lettere d’innamorato alla’amata: stessa mano, stessa persona, stessi diritti. Mano che a sei anni, esile, scriveva le prime lettere dell’alfabeto, poi le prime parole: stessa mano, stessa persona, stessi diritti. La stessa mano che, nato da pochi giorni, paffuta, afferrava il petto della mamma per succhiarne il latte: stessa mano, stessa persona, stessi diritti. Mano che, nel grembo della mamma, già formata, si succhiava il pollice: stessa mano, stessa persona, stessi diritti. Ed è anche la stessa mia mano che, anche se ancora in formazione, già mi apparteneva quando, appena concepito, m’affacciavo alla vita e chiedevo solo che mi si dessero il tempo e le condizioni per crescere, sviluppare la mia vita, trascorrerla nei suoi diversi anni e vicende; la medesima vita che sto trascorrendo ora, settantenne. M’avessero abortito, m’avrebbero ucciso. Questo dice che il concepito è già persona umana e chiede solo che gli si riconosca quel diritto di vivere che già gli appartiene e gli si concedano le condizioni dignitose per trascorrerla fino al suo compimento. Aggiungo la considerazione che il grembo della donna è il luogo più nobile ed elevato dell’intero creato: tutte le leggi che reggono l’esistenza dell’universo (microcosmo e macrocosmo), che regolano l’apparire della vita biologica, e che presiedono al concepimento nel grembo della donna hanno il loro fine ultimo e più elevato nel generare la persona umana all’esistenza e, con la sua nascita, nell’introdurla nella famiglia umana,

Giangian condivide questo
642