"Chi fa una Comunione sacrilega riceve nel suo cuore Satana per farlo regnare e Gesù Cristo per offrirlo in sacrificio, come vittima, a Satana"

UN SACRILEGIO RICEVERE L’EUCARISTIA SE NON SI È IN GRAZIA DI DIO (San Tommaso)

Da Dialogo sull'Eucaristia (Edizioni Studio Domenicano), di padre Roberto Coggi OP

[...] D. Chi si accosta all'Eucaristia riceve quindi dei grandi benefici. Ma chi può accostarsi all'Eucaristia?

R. Qualsiasi battezzato che abbia la retta fede e sia in grazia di Dio. Però gli effetti sono proporzionati alle sue disposizioni: se uno si accosta alla comunione con tiepidezza riceve poco. Se uno si accosta con fervore riceve molto.

D. Si sente dire spesso che l'Eucaristia è il "pane degli angeli ". Che cosa significa?

R. Propriamente parlando, non si può dire che gli angeli si nutrano dell'Eucaristia, perché questa è un sacramento, e i sacramenti non sono stati istituiti per gli angeli. Tuttavia, come già abbiamo detto più volte, l'Eucaristia è un sacramento speciale, perché contiene realmente e sostanzialmente Gesù Cristo vivo e vero. Ora, gli angeli in cielo vedono Gesù risorto e glorioso, quello stesso Gesù che è presente nell'Eucaristia. Questa visione caratteristica del cielo, del Paradiso, può essere considerata come un nutrirsi spiritualmente di Gesù; anzi, è un nutrirsi di Lui in un modo più perfetto di quello sacramentale. Quindi in questo senso si può dire che gli angeli si nutrono di Colui che è contenuto nell'Eucaristia in un modo più perfetto di come ce ne nutriamo noi nel sacramento. Per questo l'Eucaristia viene detta "il pane degli angeli" (S. T III, q. 80, a. 2).

D. Hai detto che per ricevere l'Eucaristia bisogna essere in grazia di Dio. E se la ricevesse un peccatore?

R. Il peccatore si ciberebbe del sacramento, ma in modo solo sacramentale, non spirituale. Cioè non ne riceverebbe alcun frutto. Anzi, commetterebbe una profanazione, un gravissimo sacrilegio (S. T. III, q. 80, a. 3).

D. Profanazione, gravissimo sacrilegio! Che parole forti! Ricevere l'Eucaristia in peccato mortale è dunque il più grave dei peccati?

R. Sentiamo che cosa ci dice S. Tommaso a questo proposito (S. T III, q. 80, a. 5):

«In due modi un peccato può essere più grave di un altro: primo, di per sé; secondo, per le circostanze. Di per sé secondo la sua natura, che viene desunta dall'oggetto. E sotto questo aspetto quanto più grande è ciò contro cui si pecca, tanto più grave è il peccato. E poiché la divinità di Cristo è superiore alla sua umanità, e l'umanità stessa è superiore ai sacramenti della sua umanità, i peccati più gravi sono quelli che vengono commessi direttamente contro la divinità, come i peccati di incredulità e di bestemmia. Al secondo posto per gravità si trovano invece i peccati commessi contro l'umanità di Cristo, per cui si legge [Mt 12, 32]: “A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato, ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro”. Al terzo posto infine si trovano i peccati che vengono commessi contro i sacramenti, i quali si ricollegano all'umanità di Cristo. E dopo di questi vengono gli altri peccati contro le semplici creature.

Per le circostanze poi un peccato è più grave di un altro in rapporto al soggetto che lo commette: un peccato di ignoranza o di debolezza, per esempio, è più leggero di un peccato fatto per disprezzo o con piena consapevolezza, e così si dica delle altre circostanze. E sotto questo secondo aspetto il peccato di cui parliamo in alcuni può essere più grave, come in coloro che si accostano a questo sacramento con la coscienza di un peccato per attuale disprezzo, in altri invece meno grave, come in coloro che ricevono questo sacramento con la coscienza di un peccato per paura di essere scoperti. Così dunque è evidente che questo peccato è per natura sua più grave di molti altri peccati, ma non è il più grave di tutti».

D. Supponiamo che uno sia in peccato mortale e desideri ricevere la comunione. Non potrebbe pentirsi, fare la comunione e confessarsi dopo?

R. No, ciò è esplicitamente escluso dalla disciplina della Chiesa, come afferma il Concilio di Trento e ribadisce il Diritto Canonico (can. 916). Solo in casi di stretta necessità (assai rari, per la verità) e nell'impossibilità di confessarsi ci si potrebbe comunicare dopo avere premesso un atto di dolore perfetto (o contrizione), cioè un atto di dolore fondato su motivi disinteressati di amore verso Dio, con il proposito di confessarsi poi al più presto. Ma purtroppo oggi si abusa troppo facilmente di questa facoltà. «Sentivo il desiderio di fare la comunione...», dice qualcuno. Ma bisogna vedere se questo desiderio si incontra con la volontà di Dio! Se Dio ha disposto certe norme, come si può entrare in "comunione" con Lui trasgredendole? Se c'è questo desiderio e non c'è il confessore, si fa la cosiddetta "comunione spirituale" (cioè senza ricevere il sacramento), col "desiderio" (questo sì) di confessarsi al più presto e fare poi la comunione sacramentale.

D. La Chiesa prescrive delle norme che riguardano il digiuno; quali sono esattamente?

R. Le norme attuali sono molto tolleranti e concilianti. Basta essere digiuni da un'ora prima della comunione. Le medicine e l'acqua non rompono il digiuno. Si aggiunga poi che dalla stretta osservanza del digiuno sono dispensati coloro che hanno compiuto i 59 annidi età, come pure coloro che soffrono di qualche malessere. Così pure sono dispensati i sacerdoti che celebrano una seconda o una terza Messa. Che differenza fra queste norme e il rigorosissimo digiuno dalla mezzanotte che è stato in vigore per tanti secoli! [...]

E’ SEMPRE PIU’ FREQUENTE LA COMUNIONE SACRILEGA DI COPPIE NON SPOSATE (Padre Lucas Prados)

Solo poche settimane fa ero seduto nel confessionale prima di celebrare la Santa Messa, come di solito faccio, quando si avvicinò una ragazza di poco più di vent’anni a confessarsi. Questa ragazza aveva tra le braccia un bambino di pochi mesi. Io mi sono commosso davanti a questo spettacolo già raro in Spagna: una ragazza giovane con un bambino e che sta per confessarsi. Le ho fatto le domande di rigore: ” da quanto tempo dall’ultima confessione?” e mi rispose: ” tanti mesi fa…”

Finita la confessione, gli ho dato penitenza e gli ho dato l’assoluzione.

Sono stato seduto nel mio confessionale e stranamente qualcun altro è venuto a confessarsi. Mancando cinque minuti per iniziare la Santa Messa, mi diressi verso la famiglia a cui avevo commissionato la messa, e che comunque erano gli unici assistenti alla celebrazione in una popolazione che raggiunge i mila abitanti, quando una delle nonne del bambino mi ha detto:

Padre! Le piace mia nipote? Ecco la mia nuora! (che, tra l’altro, era la ragazza che avevo appena confessato). Non risiede in questa città, vive con mio figlio in…, e l’anno prossimo progettano di sposarsi…”

Quando l’ho sentito, ho dovuto fare uno sforzo per mantenere la calma.

Questa ragazza si è appena confessata e vive con un giovane senza essere sposata?, ho pensato io.

Dissimulando come ho potuto, ho chiamato a parte la giovane madre e gli ho detto che vivendo con un uomo senza essere sposata dalla chiesa non poteva confessarsi e naturalmente non poteva nemmeno fare la comunione. La ragazza se n’e ‘ andata in silenzio senza dire niente in quel momento.

Una volta finita la messa, e mentre mi stavo togliendo le vesti sacre, si avvicina la madre della giovane molto arrabbiata e mi dice:

Padre! Perché ha negato a mia figlia la comunione? L’ ha confessata, ma poi nega la comunione? Non capisco!

Io mi sono fatto coraggio e pazienza e gli ho risposto:

Sua figlia vive con un uomo senza essere sposata e di conseguenza vive nel peccato mortale. Finché non si risolve la situazione, non può confessarsi o fare la comunione. L’ ho confessata un po ‘ di tempo fa, perche ‘ non sapevo niente della sua situazione matrimoniale e mi ha detto che è passato poco tempo, dopo la sua ultima confessione.

E la donna mi rispose:

” poichè nella mia parrocchia Padre Paco la confessa e gli dà la comunione!”

Gli ho risposto:

Mia buona signora: quello che sta facendo padre Francesco è sbagliato. Non si può confessare né dare la comunione a una persona mentre vive in quella situazione matrimoniale irregolare. Lo stesso giorno del matrimonio si potrà confessare e alla messa del matrimonio potrà ricevere l’Eucaristia.

La brava signora ha urlato e se n’è andata.

La settimana seguente il sacrestano della parrocchia mi chiede:

"Padre Lucas, cos’e ‘ successo ? Dicono che non verranno più in chiesa perché non gli vuole dare la comunione…”

Da allora non ho più saputo niente della giovane madre, né delle nonne, né di nessuno di quella famiglia. E io mi chiedo: tanto è cambiato la nostra fede in modo che non ci rendiamo conto di cosa è giusto o sbagliato? Perché ci sono preti, vescovi… che parlano alla leggera di temi così gravi? Il peccato che commettono i fedeli se si avvicinano a ricevere l’Eucaristia nel peccato mortale è gravissimo; ma più grave è ancora quello di coloro che “promuovono” in un modo o nell’altro che quelle persone lo facciano. Sacerdoti, vescovi… che così agiscono stanno condannando i loro fedeli. Quando verrà Dio a giudicare che si preparino quei chierici perché la punizione di Dio sarà eterna.

A questi che danno questi consigli io vi ricorderei le seguenti parole di nostro Signore Gesù Cristo:

” disse ai suoi discepoli: è impossibile che non vengano gli scandali; ma, guai a quelli per cui avvengono! Sarebbe meglio che gli sia legata al collo una pietra da mulino e che lo si getti al mare ” (Lc 17, 1-2).

Alcuni dicono che i sacerdoti devono avere pieta ‘ di queste situazioni. La vera misericordia per loro è insegnare loro la via del bene e aiutarli in modo che possano seguirlo. Non è avere misericordia del peccatore quando non si dice la verità né si avverte della sua situazione di peccato. Non è misericordia quando non si fa nulla per evitare che una persona si condanni per sempre. Inoltre, sarebbe un atteggiamento codardo, irresponsabile e anticristiano; e solo una persona posseduta dal demonio darebbe questi consigli.

Se qualcuno ha dubbi o non capisce la risposta che ho dato alla giovane, cercherò di spiegare brevemente qual è la dottrina della Chiesa al riguardo:

1.- Se un uomo e una donna cattolici che sono single, convivono come marito e moglie senza essere sposati dalla Chiesa, vivono a convivenza. La convivenza è un peccato mortale. Finché rimane una tale situazione di peccato non possono confessarsi o fare la comunione. Una delle condizioni affinché il sacerdote possa assolvere i peccati è che il penitente dimostri che ha scopo di emendamento (volontà ferma di non commettere più lo stesso peccato; mettendo i mezzi necessari a tal fine). Questo scopo non esiste in questo caso, perché desiderano continuare a vivere insieme. In mancanza di una delle condizioni essenziali per la validità di una confessione, la confessione è nulla e sacrilega. E per avere peccato mortale non si possono avvicinare a ricevere la comunione. L’ unica soluzione possibile per questa coppia è (semplificando) separarsi o sposarsi dalla Chiesa.

2.- Se un uomo e una donna cattolici convivono come marito e moglie, ma uno di loro era già sposato dalla chiesa in precedenza, sta commettendo adulterio. L’ adulterio è un peccato mortale, quindi non può avvicinarsi alla confessione o alla comunione per le ragioni di cui sopra. L’ unica soluzione possibile per quella coppia è separarsi.

Nato nel 1956. Ordinato sacerdote in 1984. Missionario per molti anni nelle Americhe. Potete scrivermi a lucasprados@adelantelafe.com

alda luisa corsini
Bravo, Padre Lucas, questo è parlare chiaro.