Francesco I
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Antonio Socci: "UNA SOLLEVAZIONE DI CARDINALI HA FERMATO (PER ORA) L’ERESIA BERGOGLIANA SULL’INFERNO. LA SMENTITA FARLOCCA E IL RISCHIO IMPEACHMENT"

I calcinacci caduti venerdì nella basilica di San Pietro sembrano il segno della disastrosa Pasqua 2018 di papa Bergoglio e del suo pontificato in declino. Dopo mesi di incidenti e scivoloni adesso è scoppiato il giallo dell’intervista con Scalfari sull’inferno.
Voleva essere un clamoroso tentativo di recupero di consenso come “papa rivoluzionario” (ama definirsi così) ed invece è stato un passo falso gravissimo. Lo ha capito giovedì mattina quando ha ricevuto una certa durissima telefonata (lo vedremo poi) ed è corso ai ripari.

SMENTITA (FARLOCCA) IGNORATA

Ma il sito paravaticano “Il Sismografo” ieri lamentava che nonostante la “smentita” quella “presunta frase attribuita al Papa – qualcosa come ‘l’Inferno non esiste’ – ormai da 48 ore è una vera valanga sulla rete e se ne parla in tutte le lingue”.
In effetti il clamore è grande all’estero, ma non sulla stampa italiana. E soprattutto – a due giorni da quella “smentita” vaticana – “Repubblica” non ne ha nemmeno dato notizia. Come se fosse inesistente.
Perché? Non è un comportamento insolito? E come mai i giornali italiani hanno tenuto la sordina? Per non pestare i piedi al Vaticano e a “Repubblica”?
È strano. Infatti per questa vicenda è aleggiato (e potrebbe ancora aleggiare) su papa Bergoglio addirittura lo spettro dell’impeachment che può costare il papato (per eresia).
Così come aleggia pure una sorta di pubblica delegittimazione moral-professionale sul papa laico della stampa italiana, il suo amico e confidente Eugenio Scalfari. In effetti chi dice la verità?

O L’UNA O L’ALTRA

I casi sono due: o Bergoglio ha fatto quelle esplosive affermazioni eretiche
che hanno portato “The Times” a titolare “Papa Francesco abolisce l’Inferno”, oppure Scalfari si è inventato quello scoop facendo uno scivolone professionale inaudito e minando la credibilità di “Repubblica”, cosa clamorosa nel tempo in cui ogni giorno tuonano contro le fake news.
Se è vera la dichiarazione di Bergoglio siamo di fronte al più colossale colpo di scena della bimillenaria storia del papato. Se quella dichiarazione non fosse vera lo scoop di “Repubblica” sarebbe la fake news del secolo.
O è vera una cosa o è vera l’altra. Tertium non datur. C’era una sola terza spiegazione che poteva rattoppare alla meglio il buco, ma in Vaticano non l’hanno scelta.
Infatti – dando per scontato che Scalfari non possa essersi inventato di sana pianta quel colloquio sull’inferno – la vicenda poteva chiudersi se il comunicato vaticano avesse ammesso che i due si sono intrattenuti a conversare su quell’argomento escatologico, ma Scalfari aveva inteso completamente a rovescio quanto detto da Bergoglio.
Bastava che il papa, tramite il portavoce, ribadisse il suo fermo e convinto rifiuto di quelle tesi eretiche e la sua chiara ed esplicita adesione al credo della Chiesa, aggiungendo che c’era stato un colossale malinteso.
È vero che Scalfari ne sarebbe malissimo, come uno che prende fischi per fiaschi, ma il caso si sarebbe chiuso. Invece non è stata questa la “smentita” vaticana.

CI DICANO LA VERITÀ


Infatti il Vaticano non nega che i due hanno parlato di quell’argomento e non dice che Scalfari ha capito a rovescio, ma afferma solo che il testo di Scalfari è “frutto della sua ricostruzione” in cui “non vengono citate le parole testuali” del Papa.
Ma quali sono quelle parole testuali? Perché non ce lo rivelano?
Ogni intervista è una ricostruzione. Il Vaticano doveva dirci se Bergoglio disconosce e respinge quella tesi che gli è stata attribuita oppure no (le anime dannate “non vengono punite… non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”). Perché non lo ha fatto? Se lo sono chiesto, in America, anche autorevoli intellettuali cattolici. Perché il Vaticano non ha smentito la sostanza?
La storiella della forma da attribuire al giornalista è cosa vecchia: si era già cimentato su questo il precedente portavoce papale, padre Lombardi, dopo le prime due chiacchierate-interviste fra Scalfari e Bergoglio.
Tutte le prese di distanza vaticane si erano poi dissolte davanti alla decisione del papa di ripubblicare in un suo libro quelle interviste e così accreditarle.
Del resto Scalfari giovedì ha premesso che ha incontrato per l’ennesima volta Bergoglio “su suo invito”.

“THE TIMES” CREDE A SCALFARI

Perché Bergoglio lo invita se sa che poi c’è il rischio che faccia un suo “esplosivo” resoconto non autorizzato attribuendogli enormità che non pensa? Vogliono far credere che anche stavolta ci sono cascati, per l’ennesima volta, senza volerlo?
C’è da dubitarne. Come c’è da dubitare che “Repubblica” stampi questi colloqui senza alcuna forma di consenso dell’interessato.
“The Times” ha interpellato un esperto che su quelle dichiarazioni “tende a credere più a Scalfari che al Vaticano” perché se sai che qualcuno stravolge i tuoi pensieri tu “non continui a invitarlo”.
C’è quindi un gioco delle parti fra Scalfari e Bergoglio che va avanti da cinque anni e che consente al papa argentino di usare una sorta di doppio binario magisteriale: quando parla ai cattolici si esprime in un certo modo vago e teologicamente ambiguo. Evita strappi espliciti demolendo pian piano la dottrina (la tattica della rana bollita).
Invece attraverso Scalfari fa sapere al mondo laico le sue vere idee, così moderne, per accreditare la sua “rivoluzione” e avere popolarità tra i media e i non cattolici.
Non a caso “The Times”, nell’articolo citato, uscito venerdì in prima pagina, accredita quelle affermazioni come sostanzialmente autentiche ed elogia papa Bergoglio perché con questo “suggerimento” sulla non esistenza dell’inferno cercherebbe di “riconciliare le verità eterne con i costumi e la mentalità dell’età moderna”.

GIÀ IL CARD. MARTINI…

Del resto che quell’idea sull’inferno aleggi da tempo nella teologia cattoprogressista è cosa nota. Il card. Martini – che è considerato il grande anticipatore di questo pontificato – nei suoi ultimi mesi, da pensionato, scrisse una cosa del genere nel suo libro-testamento:
“Io nutro la speranza che presto o tardi tutti siano redenti. Sono un grande ottimista… La mia speranza che Dio ci accolga tutti, che sia misericordioso, è diventata sempre più forte… D’altra parte, è naturale, non riesco a immaginare come Hitler o un assassino che ha abusato di bambini possano essere vicini a Dio. Mi riesce più facile pensare che gente simile venga semplicemente annientata”.
Con queste idee il cattoprogressismo vuole essere più misericordioso di Dio e di Gesù stesso che invece nel Vangelo descrive con parole terribili le pene dell’inferno. Ecco il senso della misericordia bergogliana: superare quella di Gesù.
Sull’Inferno si era lasciato che Scalfari andasse in avanscoperta. Per tre volte, su “Repubblica”, nel corso degli anni, aveva già attribuito quella tesi a Bergoglio, senza riportare virgolettati diretti. Il Vaticano non aveva mai smentito.
Reazioni dentro la Chiesa, confusa e annichilita, non ce n’erano state. Così stavolta qualcuno deve aver pensato che era il momento di virgolettare quei concetti bergogliani.
Uscito il giornale, giovedì mattina, dal Vaticano non è partita nessuna smentita. Fino alle ore 15 quando, con molte ore di ritardo, è uscito quel comunicato. Perché? Cosa era accaduto?

LA RIVOLTA

Pare che stavolta – di fronte a un virgolettato che direttamente attribuisce a papa Bergoglio due eresie esplicite, in contrasto con due fondamentali dogmi della Chiesa – un importante cardinale (non italiano) si sia indignato, abbia chiamato alcuni colleghi e poi, anche a nome loro, abbia prospettato direttamente a Bergoglio cosa poteva significare quell’intervista (professare tesi eretiche è una delle quattro cause di cessazione del ministero petrino).
Bergoglio si è consultato con il Sostituto mons. Becciu e ha deciso di correre subito ai ripari con quella dichiarazione del suo portavoce, di cui è stato informato preventivamente Scalfari che – fino ad oggi – è stato al gioco.
Questo spiegherebbe perché “Repubblica” non ha reso nota la “smentita” e non ha risposto. Ma la vicenda finirà qui?
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Antonio Socci
Da “Libero”, 1° aprile 2018
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ricgiu
✍️ Nessuno può ormai fermare le parole di Bergoglio ormai. Si può agire con una smentita ma certamente le conseguenze della notizia non mancheranno. Io propongo una correzione fraterna.
Spada
@Mi cha el arriverà......ma tra parecchio!
"Ma quando il Figlio dell' uomo tornerà troverà ancora la fede sulla terra?"......... È per questo e per la salvezza di molte anime che dovremmo pregare. E adorare.
Spada
@Carlo Maria sei de coccio!!!
Carlo Maria
In realtà il vero Papa è ancora Benedetto XVI in quanto non si è dimesso l'11 febbraio 2013 (infatti è rimasto Papa a tutti gli effetti) e poi il 28 febbraio 2013 non ha fatto alcunché che lo potesse far passare da essere Papa a essere ex-Papa. Di conseguenza Jorge Mario Bergoglio è ancora soltanto un Cardinale. Inoltre già da tempo si poteva facilmente inferire che il Cardinale Jorge Mario …Altro
In realtà il vero Papa è ancora Benedetto XVI in quanto non si è dimesso l'11 febbraio 2013 (infatti è rimasto Papa a tutti gli effetti) e poi il 28 febbraio 2013 non ha fatto alcunché che lo potesse far passare da essere Papa a essere ex-Papa. Di conseguenza Jorge Mario Bergoglio è ancora soltanto un Cardinale. Inoltre già da tempo si poteva facilmente inferire che il Cardinale Jorge Mario Bergoglio è caduto in eresia manifesta e molteplice.
Potete trovare maggiori dettagli in quest'opera:
Pace C. M., "Il vero Papa è ancora Benedetto XVI", Youcanprint 2017:
books.google.com/…/Il_vero_Papa_è_…

oppure:
www.youcanprint.it/…/il-vero-papa-an…
Mi cha el
Bisogna pregare lo Spirito Santo che, dopo Francesco mandi un Papa severo che rimetta ordine...in questo caos.Preghiamo 🙏
Giuseppe Di Tullio
Non penso che possa ravvedersi chi lavora scientemente per distruggere la sana dottrina cattolica,come del resto non si ravvide Giuda,nonostante le grazie abbondanti che il Signore riverso' su di lui.
Acchiappaladri
ESATTO! (purtroppo!)
L'evidenza di dei fatti storici dimostra che fino ad ora è stato così.
"... C’è quindi un gioco delle parti fra Scalfari e Bergoglio che va avanti da cinque anni e che consente al papa argentino di usare una sorta di doppio binario magisteriale:
quando parla ai cattolici si esprime in un certo modo vago e teologicamente ambiguo.
Evita strappi espliciti demolendo pian piano …Altro
ESATTO! (purtroppo!)
L'evidenza di dei fatti storici dimostra che fino ad ora è stato così.

"... C’è quindi un gioco delle parti fra Scalfari e Bergoglio che va avanti da cinque anni e che consente al papa argentino di usare una sorta di doppio binario magisteriale:
quando parla ai cattolici si esprime in un certo modo vago e teologicamente ambiguo.
Evita strappi espliciti demolendo pian piano la dottrina (la tattica della rana bollita). ..."

Qualunque osservatore imparziale può constatare che questo è l'effetto pratico della volontà di Papa Francesco.
Noi continuiamo a pregare il Signore per il suo ravvedimento ma perché esso avvenga bisogna che lui abbia l'umiltà di accogliere l'abbondante Grazia che gli viene elargita.