Tempi di Maria
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La BATTAGLIA FINALE: considerazioni profetiche di Fulton Sheen sui nostri tempi

DALL’ULTIMO CAPITOLO DEL LIBRO “VERITÀ E MENZOGNE” Pubblicato per la prima volta nel 1931 e ristampato recentemente dalle edizioni Mimep

PIETRO O PAN? LA BATTAGLIA FINALE

La civiltà occidentale rappresenta il Figliol Prodigo della parabola


La storia dello sviluppo del Neo-Paganesimo è quella del Figliol Prodigo. Il figlio minore della parabola è la civiltà occidentale, che nel sedicesimo secolo si presenta al padre spirituale della Cristianità e chiede una parte del capitale accumulato lungo i secoli. Il padre spirituale porge alla civiltà occidentale una parte di quel capitale, sotto la forma necessaria di una Chiesa, della Divinità di Cristo, dell’ispirazione delle Sacre Scritture, dell’esistenza di Dio e della necessità della religione. Nel corso degli ultimi quattro secoli, la civiltà occidentale ha dilapidato la sua parte di patrimonio. Nel secolo sedicesimo ha sperperato la credenza nella Chiesa; nel diciassettesimo, l’ispirazione delle Sacre Scritture; nel diciottesimo, la Divinità di Cristo; nel diciannovesimo, l’esistenza di Dio, e nel ventesimo, la necessità della religione. Al giorno d’oggi il capitale è scomparso, ed ora l’occidente si ciba soltanto di ghiande che vanno sotto il nome di «Nuovo Pensiero» e di «Progresso». Non è trascorso molto tempo da quando il padre della Cristianità poteva contare sull’aiuto di quelle «sette», che si definivano cristiane, per difendere le grandi verità fondamentali del Cristianesimo, come la Divinità di Cristo e la necessità di salvare le singole anime. Ma quel tempo è ormai tramontato. Molti dei più famosi predicatori d’oggi non predicano se non un Umanesimo glorificato, e sono pochissimi quelli che oserebbero parlare della giustizia e del castigo di Dio. In realtà, siamo praticamente costretti a sostenere da soli il peso della lotta in difesa della verità Cristiana, e nella storia del Cristianesimo questo è del tutto nuovo. Al giorno d’oggi, la religione di Cristo si trova a dover affrontare una crisi, come probabilmente non ha mai affrontato dal tempo dell’imperatore Costantino. Voglio dire che fino ad oggi la Chiesa si è trovata a dover condurre una specie di guerra civile, nella quale un’idea cristiana combatteva l’incomprensione di un’idea altrettanto cristiana, od in cui una setta si opponeva ad un’altra setta.

Nessuna delle grandi eresie dei primi sedici secoli dell’era cristiana negava l’esistenza di Dio, ma fraintendevano il concetto della Trinità, la natura di Cristo, la natura della Grazia Divina, e la missione della Chiesa. Negli ultimi quattro secoli, il conflitto non è stato tanto fra le idee, quanto fra le sette. Oggi ci troviamo di fronte a qualcosa di assolutamente nuovo. Non ci troviamo impegnati in quella che si potrebbe definire una guerra civile, ma dobbiamo affrontare quella che Hilaire Belloc ha definito «un’invasione», vale a dire la potenza di idee tanto estranee al Cristianesimo tradizionale, quanto il Cristianesimo era estraneo al Paganesimo. Questa nuova forza d’invasione è il Neo-Paganesimo, che si può descrivere come l’atteggiamento inteso a sostenere la sufficienza della scienza umana senza la fede e la sufficienza della forza dell’uomo che non ha bisogno della grazia. In altre parole, i suoi due dogmi sono: lo Scientismo, come deificazione del metodo sperimentale e l’Umanesimo, quale glorificazione dell’uomo che fa Dio a sua immagine e somiglianza.

Paganesimo e Neo-Paganesimo

Il Neo-Paganesimo non è identico al Paganesimo antico. Le differenze più importanti fra i due sono le seguenti: il Paganesimo antico era una confusione e quello attuale è un divorzio. Il Paganesimo antico non negava Dio, affermava anzi l’esistenza di forze supreme, quali Zeus, Giove ed il «Dio Ignoto di Atene» (Atti 17, 23). Di fatto, confondeva però la divinità e l’umanità, la materia e lo spirito, Dio e l’uomo, in tale misura da ridurli tutti ad una specie di unità. Così avveniva che erano chiamati «dèi» gli idoli d’oro e d’argento, di marmo e di bronzo. Vi era molto da condannare in quel tipo di teologia, ma vi era anche una parte di nobiltà. Perché i pagani davano ai loro dèi la forma concreta di statue? Solo perché, nella loro ignoranza, non sapevano distinguere tra spirito e materia? Non è forse più probabile che nel rendere gli dèi visibili nella materia, essi esprimessero vagamente un’istintiva aspirazione del cuore umano verso l’Incarnazione, verso il Dio fra gli uomini? Non è forse vero che la Natività di Betlemme fu la realizzazione di quegli ideali pagani così rozzamente espressi? Ed il fatto stesso che l’idolatria sia uscita dal mondo quando vi entrò la conoscenza dell’Incarnazione, in certo modo prova che il cuore dell’uomo si sentì soddisfatto nei suoi desideri e vide realizzati i suoi ideali.

Il Neo-Paganesimo, invece, non confonde l’umano col divino – li separa. Ne effettua il divorzio. Esso opera, con un’affilatissima spada, la divisione fra le cose che Dio aveva unito, decretando che mai si sarebbero dovute separare: quelle tremende realtà che sono Dio ed il cosmo, la natura e la grazia, la fede e la scienza, il corpo e l’anima, la morale e la coscienza, marito e moglie, maternità e Provvidenza, azione divina e libertà umana. Dopo averle fatte divorziare, il Neo-Paganesimo getta immediatamente via la parte migliore, e con l’altra metà si mette a vivere peggio di prima. Ecco perché oggi esiste la religione senza Dio, il Cristianesimo senza il Cristo, la psicologia senza l’anima. Ecco perché vi sono il Behaviorismo, l’Umanesimo, e tutte le altre nuove formule. Da questo punto di vista, l’antico Paganesimo era da preferirsi al nuovo, perché almeno riconosceva la necessità di una potenza al di sopra dell’uomo, fosse pure soltanto un dio del focolare domestico, che con la sua collera sarebbe stato in grado di gettare una doccia fredda sul febbrile fervore del controllo delle nascite. La seconda differenza che corre tra il vecchio ed il nuovo Paganesimo è che l’antico adorava le forze vitali della natura, ed entrava con esse e col cosmo in una comunione essenziale per mezzo di una certa magia ritualistica, che appartiene pur sempre al dominio della religione. Il nuovo Paganesimo continua ad adorare le forze della natura, ma entra in comunione con quest’ordine cosmico, non per mezzo di una magia ritualistica che appartiene al dominio della religione, ma per mezzo di un formalismo matematico che appartiene al dominio della scienza. Con la sua magia ritualistica, il vecchio Paganesimo aveva il vantaggio di ammettere il fedele nell’oscura zona di confine dell’ignoto e di fornirgli un’ispirazione ed un timore reverenziale, che sono estranei al Paganesimo moderno con il suo cosmo ad orologeria dotato di lancette rotanti e con tenebrosi quadranti dello spazio-tempo. Il primo Paganesimo trovò un Dio, sebbene soltanto un Dio Ignoto. Anche il Paganesimo moderno trova un Dio – ed il suo nome è «Uomo».

La terza differenza consiste nella natura delle due specie di paganesimo. Quello antico era la perversione delle facoltà naturali ed il cattivo uso della ragione da parte di coloro che sarebbero potuti giungere ad una conoscenza del Dio invisibile attraverso le cose visibili della terra. Era questa la base del rimprovero che San Paolo rivolse ai Romani: «In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen» (Rm 1, 18–25). Il nuovo Paganesimo, invece, è la perversione delle facoltà soprannaturali, lo spegnimento della fiamma del Cristianesimo, della luce e della rivelazione di Gesù Cristo. Il vecchio Paganesimo spense la luce della candela della ragione, il nuovo ha spento la luce del sole della Fede. L’unico modo per comprendere la degradazione in cui l’uomo è caduto sta nel conoscere le altezze da cui è precipitato, e nessuno vorrà negare che è impossibile cadere da un’altezza maggiore di quella della speranza e della vita che il Cristo portò su questa terra, ed in questo senso la caduta del Paganesimo moderno è più grave rispetto a quella dell’antico.

Avvenire e conseguenze del Neo-Paganesimo

Quale sarà l’avvenire del Neo-Paganesimo? Se continueranno le attuali condizioni religiose e filosofiche, non è improbabile che tra un secolo o due l’universo religioso si dividerà in due grandi mondi – il mondo di Pietro, ed il mondo di Pan. In primo luogo, quel gruppo nella nostra società di coloro che credono nell’esistenza di Dio, nella Divinità del Cristo, nella necessità della redenzione e della santificazione spirituale, di coloro che indossano la divisa di Roma, pur non possedendone ancora l’anima, di coloro che si trovano fuori dalla Chiesa, ma onestamente cercano la verità e la luce, e pregano per averle; tutti questi, in virtù della logica della loro condotta, finiranno lentamente, certamente e inevitabilmente per venerare Pietro o la Chiesa di Roma. L’altro gruppo, invece, che non smette di blaterare intorno all’onnipotenza della scienza, il quale crede che l’idea di Dio debba essere adattata alla nuova astrofisica, e che la vita futura non sia se non un avanzo di idee barbariche – questo gruppo, per la logica della sua stessa condotta, finirà lentamente, inevitabilmente e con assoluta certezza per adorare Pan o il Paganesimo.

Ma non esisteranno più «Peter Pan», compromessi, Federazioni di Chiese, né ecclesiastici di «larghe vedute». Saremo caldi, oppure freddi. Ci riuniremo con Cristo, o ci disperderemo. Il giorno delle mezze misure sarà tramontato. Quale sarà la conseguenza? Probabilmente ci sarà un conflitto tra queste due forze, perché, come non esiste una nazione che sia metà schiava e metà libera, così non potrà esistere una Cristianità metà cristiana e metà pagana. A voler trarre le conseguenze di ciò che avviene oggi, si può dire che il futuro conflitto tra Pietro e Pan prenderà la forma di una lotta fra le forze che adorano lo Stato e quelle che adorano Dio. Via via che l’uomo cessa di credere in Dio, il suo Dio diventa lo Stato. Si tornerà a recitare la scena grandiosa e tragica avvenuta al cospetto di Pilato, nella quale la Chiesa, come il Cristo, saranno sempre misconosciuti dal mondo e nel lontano futuro, come nei giorni dell’antico Paganesimo, sorgerà un secondo Tertulliano a invocare la giustizia, come già fece il primo nell’anno 193:

«In quanto all’Imperatore, ed all’accusa di alto tradimento portata contro di noi, vi dico che la salvezza di Cesare non sta nelle mani dei soldati che lo difendono. Noi invochiamo per l’Imperatore l’aiuto del vero Dio. Anche se egli ci perseguita, noi siamo tenuti a pregare per coloro che ci perseguitano, come potete leggere nei nostri libri, che non sono segreti, e dei quali vi siete spesso impadroniti. Preghiamo per lui, perché l’Impero sta fra noi e la fine del mondo. Consideriamo i Cesari quali vicegerenti di Dio e giuriamo sulla loro incolumità (non sul loro genio, come si vorrebbe). In quanto alla lealtà, Cesare appartiene veramente più a noi che a voi; perché fu il nostro Dio a istituirlo. È per il suo bene che ci rifiutiamo di chiamarlo dio: Padre della Patria è un titolo migliore. Nessun Cristiano ha mai complottato contro un Cesare; i famosi cospiratori ed assassini furono tutti pagani, dal primo all’ultimo. La pietà, la religione, la fede, sono la nostra migliore offerta di fedeltà».

S’intensificano sulla terra sia le forze del bene che quelle del male

Via via che il mondo diventa migliore in una direzione, diventerà peggiore in un’altra. Via via che si fa violento in una direzione, si farà santo in un’altra. Quando l’individuo odia il suo corpo, nel senso che lo domina, lo mortifica, lo perseguita, allora la sua anima diventa migliore, si spiritualizza, si perfeziona, si santifica. È questo il significato delle parole di Nostro Signore: «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà» (Mt 16,25). Ciò che è vero per l’individuo, vale anche per la razza. Man mano che diventa malvagia, diventerà anche santa. Via via che Pan si fa potente, si farà potente anche Pietro. Quando la Chiesa è perseguitata, e pare che si trovi alla vigilia della morte, essa sarà spiritualmente viva, in attesa della sua risurrezione, come lo era il Cristo, anche nell’ora della sua deposizione nel sepolcro.

Il mondo è incamminato verso la persecuzione e l’apostasia

Tale intensificarsi delle forze del bene e del male porterà ad una sola conclusione: alla persecuzione ed all’apostasia. All’apostasia, perché le menti poco profonde si lasceranno influenzare dalla dottrina Neo-pagana intorno alla sufficienza della conoscenza umana, priva della fede; alla persecuzione, perché i cuori superficiali si lasceranno influenzare dalla dottrina Neo-pagana sulla sufficienza delle forze umane senza l’aiuto della grazia. L’apostasia sarà l’orgoglio in azione, ossia la temporanea supremazia delle mode passeggere sulle immutabili verità eterne. La persecuzione sarà l’Umanesimo all’opera, cioè il sentimentalismo impazzito. La persecuzione è una forma di sadismo sociale, per cui la società, a somiglianza degli individui pervertiti, trae un piacere dalle sofferenze che infligge. Non funziona soltanto a sangue freddo, ma anche nell’ardente furore che è la degenerazione. Il Cristo non ha mai promesso al suo popolo la pace e il riposo della terra: ha invece promesso la persecuzione. «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Ogni nazione, o comunità, che sia diventata specialmente cara al Cristo per il fiorire degli interessi dello spirito, ha raggiunto tale grazia attraverso la persecuzione.

L’Inghilterra ha pagato col sangue la sua fede, e quel sangue sarà il prezzo per acquistare la sua seconda conversione. È col sangue sparso durante la Rivoluzione, che la Francia ha acquistato il diritto di fregiarsi del titolo di figlia primogenita della Chiesa tra le nazioni d’occidente. L’Irlanda ha pagato per la sua fede così tante volte da diventare una delle nazioni del mondo più amate da Dio. In America abbiamo venti milioni di Cattolici che non sono stati riscattati con il sangue. Dovranno un giorno pagare il prezzo della fede? Dovranno soffrire, prima di raggiungere nuove altezze? Potranno sfuggire alla legge per cui il Venerdì Santo è il preludio alla Domenica di Pasqua? Se verrà la persecuzione, quando verrà? Nessuno lo sa, all’infuori di Dio. Ma intorno al futuro, vale la pena di notare un fatto. Va comparendo oggi nei nostri giornali una serie di articoli, molti dei quali manifestano palesemente lo scopo di distruggere tutto ciò che è cristiano e timorato di Dio. Alcuni di tali articoli, che nelle pagine di questo volume sono stati confutati, appartengono ancora al regno della teoria. Ma per quanto ancora vi rimarranno? Quanto tempo occorre perché un’idea esca dalle pagine di un testo per spaziare nel vasto mondo? Quanto impiegheranno le dottrine atee di molte nostre Università per strisciare fuori dalle aule di studio, ed essere tradotte nel linguaggio dell’uomo comune? Quanto tempo passerà prima che l’uomo s’impadronisca di tali idee, trattandole, non come teorie, ma come principi di condotta? Cinquanta anni or sono la teoria di Darwin era confinata nelle aule universitarie.

Ora la gente, nella stragrande maggioranza, vive con l’illusione di aver letto Darwin, e molti parlano dell’evoluzione come se sapessero di che cosa stanno discutendo. Già tutti parlano di Einstein, sebbene pochissimi sappiano di che cosa Einstein parli. Può darsi che le teorie immorali dell’etica dell’auto-espressione e della filosofia atea dello spazio-tempo, impieghino molto tempo prima di arrivare ad insinuarsi nel midollo e nel cervello dell’uomo comune. Ma quando saranno riuscite nel loro intento, noi avremo la persecuzione, oppure l’avvento dello Stato Sovietico. L’unica differenza tra l’ateismo dello Stato Sovietico, ed il tono degli articoli già citati, è quella che corre fra la teoria ed i fatti. Il Bolscevismo non scrive articoli sui giornali scientifici, ma traccia col sangue le parole della sua fede comunista sui gradini delle chiese. Non scrive contro le cattedrali: le abolisce. Non s’interessa del brivido che deriva da «un’ardita sfida alla moralità», bensì della soddisfazione animale che deriva da una bruciante fiamma di odio distruttivo nei confronti di Dio. È Pan lanciato nell’azione.

La Chiesa è l’unica forza capace di sconfiggere il Paganesimo

Se si vuole evitare questa condizione di ateismo, se si vuole respingere il Paganesimo, si può contare soltanto su una forza nel mondo, la «Chiesa», e con questa parola intendo una Chiesa, non le chiese. La Chiesa Cattolica è l’unica autorità sulla terra che del Paganesimo conosca ogni cosa. Non è nata dal Paganesimo, ma in esso. L’ha visto crescere, ha visto i suoi dèi precipitare dal trono; ha visto l’adorazione resa al suo Stato. Ma ne ha visto anche la decadenza, e noi sappiamo, come lo sa la storia, che la sola causa del declino subito dal Paganesimo fu la forza civilizzatrice e soprannaturale del Cristo esistente e vivente nella Sua Chiesa. La Chiesa si trovò al letto di morte del Paganesimo. L’ultima bestia del Paganesimo si è cibata del corpo di uno dei suoi fedeli. L’ultimo dio sconfitto venne abbattuto da un convertito, passato dal Paganesimo al Cristo. Adesso come allora, la Chiesa è la sola forza che conosce il Paganesimo, e quando il mondo lo chiama nuovo, noi lo ricordiamo come molto antico. Quando il mondo lo ritiene una forza progressista, noi lo vediamo come la degradazione della barbarie. Sappiamo che se lo si deve di nuovo schiacciare, com’è stato schiacciato già una volta, a costo del sangue e della vita, noi saremo pronti a farlo. Quando avverrà quel conflitto, se dovrà avvenire, non lo sappiamo; ignoriamo del tutto ogni particolare, e non conosciamo l’entità delle forze che scenderanno in campo; non sappiamo quali specie di spade saranno sguainate – sappiamo una cosa sola, e cioè che in quella lotta contro le forze delle tenebre e gli errori del Paganesimo, in quella guerra tra Pietro e Pan, se la Verità sarà vittoriosa, saremo noi a vincere. «Se la Verità» … Ah!… ma la Verità non potrà mai essere sconfitta!

Fonte:

LA BATTAGLIA FINALE. CONSIDERAZIONI PROFETICHE DI FULTON SHEEN SUI NOSTRI TEMPI. “Il mondo è incamminato verso la persecuzione e l’apostasia”

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