Come i cani in Chiesa. Di M° Aurelio Porfiri
Oggi ci occupiamo di padre João Paulo Araujo, un sacerdote brasiliano. Questo sacerdote raccoglie per la strada i cani abbandonati e gli offre ristoro e nutrimento.
Fin qui niente di male, anzi è un’opera buona lenire la sofferenza degli animali che sono sempre creature del Signore. Chi abbandona i cani dovrebbe vergognarsi perché essi sono anche creature con cui dobbiamo vivere in armonia il meglio possibile. Allora qual è il problema?
Il problema è che padre Araujo li porta alla Messa che lui celebra, sull’altare con lui, per trovare qualcuno che li adotti.
Ora, perché allora non portare le persone senza lavoro per trovargli una collocazione lavorativa durante la Messa? Oppure chi offre servizi vari?
Capite che tutto questo è un abuso di quello che la Messa deve essere principalmente, un atto di culto e non un ufficio di collocamento o altro. Da un’azione buona, la cura per gli animali, si passa alla perversione della funzione della Messa, che non è quella. Si pensi anche a come può distrarre un cane che gira intorno all’altare oppure si addormenta (figurati gli altri…).
Anni fa nella chiesa romana di san Giovanni dei Fiorentini, don Mario Canciani (1928-2007) che invitava i fedeli a portare i propri animali in chiesa. In quel caso i cani stavano con i fedeli e non nel presbiterio. Nel caso di padre Araujo si è passati già al livello successivo. Purtroppo la bassa considerazione della liturgia in troppi sacerdoti ci mostra come anche un’azione buona può essere pervertita.
Aurelio Porfiri, Ftcl Music composition (Trinity College, London)
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