La Comunione sulla mano: cronistoria [lacrimevole] di un abuso liturgico filo-protestante
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Ma perché allora la Chiesa permette che i fedeli ricevano l’ Eucaristia direttamente sulla mano e non sulla lingua?
L’origine di una simile prassi
Nel 16° secolo i riformatori protestanti, nel loro nuovo culto, introdussero la Comunione sulla mano per affermare due loro eresie fondamentali:
1) Essi non credevano nella transustanziazione ed affermavano che il pane usato era semplicemente pane comune. In altre parole sostenevano che la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia fosse solo una superstizione papista ed il pane fosse semplice pane che chiunque poteva maneggiare.
2) Inoltre affermavano che il ministro della Comunione non era affatto diverso, per natura, dai laici. Questo contro l’insegnamento cattolico che il Sacramento dell’Ordine Sacro dona al sacerdote un potere spirituale e sacramentale, imprime cioè un segno indelebile nella sua anima e lo rende sostanzialmente diverso dai laici. AI contrario invece il ministro protestante è un uomo comune che guida gli inni, fa sermoni per sostenere le convinzioni dei credenti. Egli non può trasformare il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Nostro Signore, non può benedire, non può perdonare i peccati, non può, in una parola, fare niente che non possa fare un qualsiasi semplice laico. Egli, dunque, non è veicolo di Grazia soprannaturale.
Il ristabilimento protestante della Comunione nella mano fu un modo immediato per manifestare il rifiuto di credere nella reale presenza di Cristo nell’Eucaristia e il rifiuto del Sacerdozio Sacramentale: in breve fu il loro modo di rifiutare I‘intero Cattolicesimo. Da quel momento, la Comunione sulla mano acquistò un significato chiaramente anticattolico. Era una pratica palesemente anticattolica, fondata sulla negazione della reale presenza di Cristo nell‘Eucaristia e del Sacerdozio.
Dopo il Vaticano II, in Olanda, alcuni preti cattolici di mentalità protestante cominciarono a dare la Comunione sulla mano, scimmiottando la pratica protestante. Purtroppo alcuni Vescovi olandesi, anziché fare il loro dovere e condannare l’abuso, lo tollerarono, e in tal modo permisero che l’abuso si diffondesse incontrollato. La pratica si diffuse dunque in Germania, Belgio, Francia. Ma se alcuni Vescovi parvero indifferenti a questo scandalo, gran parte del laicato di allora rimase oltraggiato. Fu proprio l‘indignazione di un gran numero di fedeli che spinse papa Paolo VI a prendere l’iniziativa di sondare l’opinione dei Vescovi del mondo su questa questione, ed essi votarono unanimamente per MANTENERE la pratica tradizionale di ricevere la Santa Comunione sulla lingua. È anche doveroso notare che, in quel periodo, l’abuso era limitato a pochi Paesi Europei. Non era ancora iniziato negli Stati Uniti e in America Latina. Papa Paolo VI promulgò allora, il 28 maggio 1969, il documento Memoriale Domini in cui affermava testualmente:
1) I Vescovi del mondo sono unanimemente contrari alla Comunione sulla mano.
2) Deve essere osservato il modo consueto di distribuire la Comunione, ossia il sacerdote deve porre l’Ostia sulla lingua dei comunicandi.
3) La Comunione sulla lingua non toglie dignità in alcun modo a chi si comunica.
4) Ogni innovazione può portare all’irriverenza ed alla profanazione dell‘Eucaristia, così come può progressivamente intaccare la corretta dottrina.
Il documento afferma inoltre: il Supremo Pontefice giudica che il modo tradizionale ed antico di amministrare Ia Comunione ai fedeli non deve essere cambiato. La Sede Apostolica invita perciò fortemente i Vescovi, i preti ed il popolo ad osservare con zelo questa legge.
Ma questa era l’epoca del compromesso, e il documento conteneva in sé il germe della sua stessa distruzione affermando che, dove l’abuso si era gia fortemente consolidato, poteva essere legalizzato dalle Conferenze Episcopali Nazionali con la maggioranza dei due terzi, in un ballottaggio segreto (a patto che la Santa Sede confermasse la decisione). Questa eccezione andò alla fine a vantaggio dei sostenitori della Comunione nella mano. Si deve sottolineare che l’Istruzione diceva “dove l’abuso si é gia consolidato”, per cui i Paesi ove la pratica non si era sviluppata restavano esclusi dalla concessione, quindi anche i Paesi anglofoni e gli Stati Uniti. Ma il clero di mentalità protestante in altri Paesi (compreso il nostro) concluse che, se questa ribellione veniva legalizzata in Olanda, allora poteva essere legalizzata ovunque. Ignorando il Memoriale Domini e sfidando la legge liturgica della Chiesa, pensavano che questa ribellione non solo sarebbe stata tollerata, ma alla fine legalizzata.
Questo fu esattamente ciò che accadde, ed ecco perché abbiamo oggi la pratica della Comunione sulla mano.
Disobbedienza e inganno
La Comunione sulla mano, quindi, non solo fu avviata nella disobbedienza ma fu perpetuata con l’inganno.
Negli anni ’70 una diffusa propaganda fu usata per proporre la Comunione sulla mano ad un popolo ingenuo, con una campagna di mezze verità che:
1) Davano ai cattolici la falsa impressione che il Vaticano II avesse approvato una disposizione per tale abuso, mentre di fatto non vi si accenna in alcun documento del Concilio.
2) Si taceva il fatto che la pratica fu avviata da un clero di mentalità filoprotestante e filomassone, in spregio alla legge liturgica stabilita, facendola apparire come una richiesta da parte del laicato.
3) Si taceva il fatto che i Vescovi di tutto il mondo, quando fu sondata la loro opinione, votarono unanimemente contro la Comunione sulla mano.
4) Non si faceva alcun riferimento al fatto che il permesso era solo una tolleranza dell’abuso, laddove si fosse già instaurato e consolidato nel 1969. Non vi era affatto un “via libera” perché si diffondesse ad altri Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti.
La visione distorta attuale
Siamo ora arrivati al punto in cui la Comunione sulla mano è addirittura presentata come il modo migliore di ricevere l’Eucaristia; la maggior parte del nostri fanciulli cattolici è stata male istruita a ricevere la Prima Comunione sulla mano. Ai fedeli si dice che è una pratica facoltativa e, se a loro non piace, possono riceverLa sulla lingua. La tragedia di tutto questo è che, se questo è facoltativo per il laicato, non lo è per il clero. I preti sono chiaramente istruiti ad amministrare la Comunione sulla mano, che a loro piaccia o no, gettando così moltissimi preti in una agonizzante crisi di coscienza.
In base al Magistero della Chiesa nessun prete può essere legittimamente forzato ad amministrare la Comunione sulla mano. Dobbiamo pregare affinché il maggior numero di preti abbia il coraggio di salvaguardare la riverenza dovuta a questo Sacramento e non venga intrappolato in una falsa ubbidienza che fa sì che essi collaborino alla perdita di sacralità di Cristo nell’Eucaristia. I preti devono trovare il coraggio di combattere questa nuova pratica che fa parte dell‘occulta strategia di protestantizzazione del Cattolicesimo. Ricordiamo infatti che Papa Paolo VI, giustamente, predisse che la Comunione sulla mano avrebbe portato all’irriverenza e alla profanazione dell’Eucaristia e ad una graduale erosione della dottrina ortodossa.
Questo abuso illegittimo si è nel tempo ben radicato come “tradizione locale”, così che anche Papa Giovanni Paolo II non ebbe successo nel suo tentativo di frenare l’abuso. Nella sua Lettera Dominicae Cenae del 24 febbraio 1980, il Papa riaffermò infatti l’insegnamento della Chiesa che toccare le Sacre Specie e amministrarLe con le proprie mani è privilegio del consacrati. Ma, non si sa per quali motivi, questo documento del 1980 non conteneva alcuna sanzione contro laici, sacerdoti o vescovi che avessero ignorato la difesa dell’uso della Comunione sulla lingua come voleva il Papa. Una legge senza una pena non è una legge, diventa un mero suggerimento. Così il documento di Giovanni Paolo II fu accolto da diversi membri del clero del paesi dell’Occidente come un suggerimento, per lo più non apprezzato e purtroppo trascurato…
Don Marcello Stanzione, Presidente dell’Associazione ‘Milizia di San Michele Arcangelo’
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MONS. ATHANASIUS SCHNEIDER
Mons. Athanasius Schneider, esemplare pastore d’anime, ha affrontato con amore coraggioso l’attuale situazione della ricezione della santa Comunione nel rito romano. Prendendo spunto dalla sua personale e ricca conoscenza della fede e della pratica eucaristiche nel periodo della persecuzione nel suo paese natale, è stato spinto a studiare in profondità l’antico uso di ricevere la santa Comunione in mano, così come il suo attuale ripristino. In modo chiaro ed accurato, Mons. Schneider spiega con che cura la pratica antica intendeva evitare tutto ciò che potesse suggerire l’auto-comunione, sottolineando l’aspetto infantile della Comunione; ed impedire che anche un solo frammento andasse perduto, e, così, fosse suscettibile di profanazione. Egli descrive anche brevemente le tappe dell’introduzione dell’uso attuale, che differisce in misura rilevante dalla vecchia pratica dell’antichità.
Mons. Schneider presenta poi, accuratamente, le conseguenze più gravi dell’attuale pratica di ricezione della Comunione in mano:
1) la riduzione o la scomparsa di ogni gesto di riverenza e di adorazione;
2) l’utilizzo, per ricevere la santa Comunione, di un gesto abitualmente adibito alla consumazione degli alimenti ordinari, dal che deriva una perdita di Fede nella Presenza Reale, soprattutto tra i bambini e i giovani;
3) l’abbondante perdita di frammenti della santa Ostia e la loro conseguente profanazione, soprattutto quando nella distribuzione della santa Comunione manchi il piattello;
4) un altro fenomeno che si diffonde sempre più: il furto delle Sacre Specie.
Prendendo in considerazione tutte queste conseguenze, Mons. Schneider dice a buon diritto che la giustizia – cioè il rispetto del diritto di Cristo di essere ricevuto nella santa Comunione con la riverenza e l’amore che Gli convengono, e di quello dei fedeli di ricevere la santa Comunione in un modo che esprima al meglio l’adorazione reverenziale – esige che la pratica attuale della ricezione della Comunione nel rito romano sia seriamente studiata in vista di una riforma il cui bisogno si fa pesantemente sentire.
“La distribuzione del corpo del Signore compete al sacerdote per tre motivi. Primo, poiché come si è detto egli consacra in persona di Cristo. Ora, come Cristo consacrò da sé il proprio Corpo, così da sé lo distribuì agli altri. Come quindi appartiene al sacerdote consacrare il corpo di Cristo, così appartiene a lui di distribuirlo. Secondo, poiché il sacerdote è costituito intermediario tra Dio e il popolo. Come quindi spetta a lui offrire a Dio i doni del popolo, così spetta a lui di dare al popolo i doni santi di Dio. Terzo, poiché per rispetto verso questo sacramento esso non viene toccato da cosa alcuna che non sia consacrata: per cui sono consacrati il corporale, il calice, e anche le mani del sacerdote, per poter toccare questo sacramento.” (San Tommaso d’Aquino)
“E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. Ed essi soli debbono amministrarli e non altri (FF 194) Beato il servo che ha fede nei chierici che vivono rettamente secondo le norme della Chiesa romana. E guai a coloro che li disprezzano. Quand’anche infatti siano peccatori , tuttavia nessuno li deve giudicare, poiché il Signore esplicitamente ha riservato solo a se stesso il diritto di giudicarli. Invero, quanto più grande è il ministero che essi svolgono del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo che proprio essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri, tanto maggiore peccato commettono coloro che peccano contro di essi, che se peccassero contro tutti gli altri uomini di questo mondo (FF 176). Voleva che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote, perché ad esse è stato conferito il divino potere di consacrare questo sacramento.” (San Francesco d’Assisi)
“Se mi capitasse di incontrare insieme un santo che viene dal cielo ed un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani. Direi infatti: Ohi! Aspetta, San Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano!” (San Francesco d’Assisi)
La Passione del Signore dalle visioni della Beata Anna Caterina Emmerick:
“Gesù prese la patena con i frammenti del pane e pronunziò le parole della consacrazione: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo che dono a voi». Quando mise il pane sulla lingua degli apostoli, che si avvicinavano a due a due…”
Fonte:
www.amicidifradaniele.it/sito/no-alla-comunione-in-mano/