Giuda è all'Inferno anche col corpo! – Rivelazioni dalla "Mistica Città di Dio"

UNA PAGINA DRAMMATICA TRATTA DALLA GRANDE LETTERATURA MISTICA CATTOLICA. PAGINA CHE OFFRE SERISSIMI SPUNTI DI RIFLESSIONE A TUTTI COLORO CHE AVRANNO IL CORAGGIO DI LEGGERLA...

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Lasciando gli apostoli nello stato che ho descritto, mi volgo a raccontare l'infelicissima fine di Giuda, anticipando quanto gli accadde nella sua miserevole e disgraziata sorte, per fare poi nuovamente ritorno alla narrazione della passione. Il traditore, con il distaccamento di soldati e la turba di gente che aveva condotto dal nostro Redentore, giunse prima a casa di Anna e poi a quella dell'altro sommo sacerdote Caifa, dove era atteso anche dagli scribi e dai farisei; e siccome Gesù era tanto maltrattato con percosse ed insultato con bestemmie sotto i suoi occhi, sopportando tutto con silenzio, mansuetudine e mirabile pazienza, il sacrilego discepolo incominciò a mettere in discussione dentro di sé la sua perfidia. Egli riconosceva che essa era l'unica causa dell'ingiusta crudeltà con cui quell'uomo tanto innocente veniva trattato, senza che lo meritasse. Si ricordò dei miracoli che aveva visto, dell'insegnamento che aveva udito e dei benefici che aveva ricevuto da lui; gli si presentarono dinanzi la pietà e la mitezza della Regina, la carità con cui ella aveva sollecitato la sua salvezza e la malvagità ostinata con la quale egli aveva offeso entrambi per un vilissimo interesse: l'insieme di tutte le trasgressioni che aveva commesso gli si pose davanti come un caso impenetrabile e come un alto monte che lo schiacciava.

Giuda, dopo essere andato incontro al Messia e averlo consegnato con il finto bacio, si trovava fuori dalla divina grazia. Ma per gli imperscrutabili disegni celesti, benché stesse in balia del proprio consiglio, fece i ragionamenti permessi dalla divina giustizia nella sua naturale coscienza; e li fece con tutte le suggestioni di satana che lo assisteva. Quantunque riflettesse tra sé e formulasse un retto giudizio riguardo a ciò che si è riferito, quando era il padre della menzogna a propinargli i discorsi egli si ritrovava più che mai confuso e turbato. Difatti, il diavolo alla veracità dei suoi ricordi accoppiava false ed ingannevoli congetture, affinché ne venisse a dedurre non già il suo riscatto e il desiderio di conseguirlo, ma al contrario l'impossibilità di ottenerlo, fino alla disperazione, come appunto accadde. Il demonio gli risvegliò così una profonda contrizione delle sue colpe, e non già per un buon fine, né per il motivo di aver offeso la verità, ma per il disonore che avrebbe avuto presso gli uomini e per il male che il Maestro, potente in miracoli, gli avrebbe potuto fare: in tutto il mondo perciò non gli sarebbe stato possibile sfuggire dalle sue mani, perché il sangue del giusto avrebbe gridato contro di lui. Con questo ed altri pensieri che gli suggerì, il traditore rimase in preda alla confusione e all'odio rabbioso verso se stesso. E ritiratosi da tutti stava per buttarsi giù da un punto molto elevato del palazzo di Caifa, ma non poté farlo. Dopo questo tentativo, come una fiera, sdegnato contro se stesso si mordeva le braccia e le mani, si dava durissimi colpi in testa tirandosi i capelli e, parlando in modo spropositato, si mandava maledizioni ed esecrazioni, come il più infelice e sfortunato tra i mortali.

Il serpente, vedendolo così avvilito, gli propose di andare dai sacerdoti per confessare il suo peccato e restituire il loro denaro. Egli lo fece con celerità e ad alta voce rivolse loro queste parole: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente»; ma essi, per nulla impietositi, gli risposero che avrebbe dovuto considerarlo prima. L'intento del drago era quello di provare ad impedire che il Salvatore fosse ammazzato, per le motivazioni che ho esposto sopra e che dirò in seguito. Con questa ripulsa datagli dagli anziani del popolo, così piena di empissima crudeltà, Giuda non ebbe più dubbi e si persuase che non fosse più possibile evitare tale uccisione. Reputò così anche il principe del male, non tralasciando però di mettere in atto altre strategie per mezzo di Pilato. Egli allora, ritenendo che il discepolo malvagio ormai non gli sarebbe più potuto servire per realizzare il suo intento, accrebbe in lui la tristezza e la collera, convincendolo a togliersi la vita per non aspettarsi una condanna più dura. Questi accettò l'inganno e uscito dalla città andò ad impiccarsi: si fece omicida di se stesso colui che si era fatto deicida del suo Creatore. Ciò accadde il venerdì alle dodici, lo stesso giorno della crocifissione di Cristo, ma prima che questi spirasse, perché non era opportuno che la morte di Gesù e l'opera della nostra redenzione cadessero immediatamente sopra l'esecrabile morte di Giuda, che con somma malizia le aveva disprezzate.

I diavoli subito ricevettero la sua anima e la portarono all'inferno; il suo corpo invece restò impiccato e poi si squarciò nel mezzo e si sparsero fuori le viscere con meraviglia e spavento di tutti, al vedere che quel tradimento aveva avuto un castigo così terribile. Per tre giorni egli restò appeso ed esposto al pubblico.
Nello stesso tempo i giudei tentarono di tirarlo via dall'albero e di seppellirlo nascostamente, perché da un simile spettacolo ridondava gran confusione ai sacerdoti e ai farisei, che non potevano contraddire quella testimonianza della loro ferocia. Tuttavia, nonostante si dessero da fare, non riuscirono a smentirla né furono capaci di staccare le sue membra da dove si era impiccato, sino a quando, trascorsi tre giorni, per disposizione superna gli stessi demoni lo tolsero dalla forca e lo portarono via per unirlo alla sua anima, affinché nel profondo dei loro antri pagasse eternamente il suo peccato. E poiché è degno di spaventoso stupore ciò che ho conosciuto delle pene che gli furono inflitte, lo riferirò nel modo e nell'ordine in cui mi è stato mostrato. Tra le oscure caverne degli infernali ergastoli ve ne era una libera, molto grande e di maggior tormento rispetto alle altre; i principi delle tenebre non avevano potuto precipitarvi nessuno, benché la loro efferatezza avesse cercato di farlo fin da Caino. Ognuno di essi, ignorando il segreto, si meravigliava di questa impossibilità fino a quando arrivò l'anima di Giuda che con facilità fu fatta sprofondare in quella fossa, mai occupata da alcun dannato. Il motivo di tale difficoltà consisteva nel fatto che dalla creazione del mondo quella caverna era stata assegnata a coloro che, pur avendo ricevuto il battesimo, si sarebbero perduti per non aver saputo usufruire dei sacramenti, dell'insegnamento, della passione e morte di sua Maestà, e dell'intercessione della sua santissima Madre. E siccome egli fu il primo ad essere partecipe di tali benefici a vantaggio della sua salvezza che orribilmente li disprezzò, fu anche il primo a provare quel luogo e tutte quelle punizioni predisposte per lui e per chi lo avrebbe emulato e seguito.

A me è stato ordinato di esporre dettagliatamente questo mistero per ammonire ed istruire tutti i cristiani e specialmente i sacerdoti, i prelati e i religiosi, i quali per il loro servizio toccano più frequentemente e familiarmente il santissimo corpo e sangue del Signore. Per non essere ripresa, vorrei trovare i termini e le ragioni con cui dare ad esso rilevanza e devozione, cercando di compensare l'insensibile durezza umana, affinché tutti possano trarne profitto e temere il castigo che sovrasta i cattivi credenti, secondo lo stato di ciascuno. I diavoli torturarono il traditore con inesplicabile crudeltà, perché non aveva rinunciato a vendere il proprio Maestro, per il cui martirio essi sarebbero rimasti vinti e spodestati dalla terra. Il nuovo sdegno, che per tale motivo essi concepirono contro Gesù e Maria, viene messo in atto contro tutti quelli che imitano quel perfido e cooperano con lui nel disprezzare la dottrina evangelica, i sacramenti della legge di grazia e il frutto del riscatto. A buon diritto allora Lucifero e i suoi riversano la propria vendetta su quei battezzati che non vogliono seguire Cristo, loro capo, e volontariamente si separano dalla Chiesa dandosi in potere ad essi, che con implacabile superbia la aborriscono e la maledicono e come strumenti della divina giustizia castigano le ingratitudini dei redenti verso il loro Redentore. Considerino attentamente i fedeli questa verità! Se la tenessero presente sentirebbero palpitare i loro cuori e otterrebbero l'aiuto necessario per allontanarsi da un pericolo così deplorevole.

Venerabile Maria d'Agreda

Tratto da:

La Mistica Città di Dio, libro 6, capitolo 4, paragrafi 1246-1250 (medjugorje.altervista.org/…/index.php)
In cammino
😢
Marziale
Certamente è molto, molto più impegnativo studiare l'intero corpus valtortiano di 9000 pagine. Molto più veloce leggere la d'Agreda, la Menēndez o la Emmerich, anche molto più facile perché per trarre vero profitto dall'Opera valtortiana bisogna avere sufficienti nozioni di teologia e finanche di filosofia: questo può suggerire giudizi frettolosi sull'intero corpus valtortiano. Ricordo che …Altro
Certamente è molto, molto più impegnativo studiare l'intero corpus valtortiano di 9000 pagine. Molto più veloce leggere la d'Agreda, la Menēndez o la Emmerich, anche molto più facile perché per trarre vero profitto dall'Opera valtortiana bisogna avere sufficienti nozioni di teologia e finanche di filosofia: questo può suggerire giudizi frettolosi sull'intero corpus valtortiano. Ricordo che l'Opera valtortiana nasce per essere d'aiuto ai Sacerdoti e, dopo, anche per essere consultata dai laici: così volle, per chi ci crede, N.S. Gesù Cristo
Marziale
Marziale
Per leggere " il Vangelo come mi è stato rivelato" o "il poema dell'Uomo Dio" non è necessaria cultura teologica , storica e filosofica. Ma l'opera valtortiana non finisce lì. Quello è metà del percorso: e pure quello molto più facile. Le difficoltà e l'impegno sorgono per le altre 4500 pagine, che, mi creda, non sono affatto di facile lettura. Nei miei venti anni di studio valtortiano ho letto …Altro
Per leggere " il Vangelo come mi è stato rivelato" o "il poema dell'Uomo Dio" non è necessaria cultura teologica , storica e filosofica. Ma l'opera valtortiana non finisce lì. Quello è metà del percorso: e pure quello molto più facile. Le difficoltà e l'impegno sorgono per le altre 4500 pagine, che, mi creda, non sono affatto di facile lettura. Nei miei venti anni di studio valtortiano ho letto e studiato, pagina dopo pagina, l'intero corpus di 9000 pagine per sette volte.
Tolta la Sacra Scrittura, non esiste nulla di paragonabile sulla Terra : naturalmente per chi crede che l'Opera sia di origine divina e che la nostra cara Maria Valtorta abbia solamente sostenuto la penna per permettere alla forza di gravità di far fuoriuscire l'inchiostro.
Marziale
Giocampo
Giustissimo, condivido pienamente.
Pio V
E pensare che Bergoglio cerca di farci credere che Giuda sia in paradiso
Suari
A favore della Valtorta ci sono numerosi studi scientifici, come i libri del fisico Liberato de Caro che recentemente ha pubblicato il IV volume
Rosette.d
La Valtorta sicuramente
Marziale
Senza entrare nel merito del post, riporto per conoscenza che nel corpus valtortiano non si parla affatto bene né della d'Agreda né della Emmerich mentre per la Menēndez ci sono belle parole. Non che si parli male delle singole e sante persone. La d'Agreda con il suo stile ampolloso e con il rimaneggiamento di altri sciupò i suoi scritti. Della Emmerich invece abbiamo solo quello che scrisse per …Altro
Senza entrare nel merito del post, riporto per conoscenza che nel corpus valtortiano non si parla affatto bene né della d'Agreda né della Emmerich mentre per la Menēndez ci sono belle parole. Non che si parli male delle singole e sante persone. La d'Agreda con il suo stile ampolloso e con il rimaneggiamento di altri sciupò i suoi scritti. Della Emmerich invece abbiamo solo quello che scrisse per lei il Brentano: qundi fu il Brentano che scrisse al posto della Emmerich, rovinando ed alterando spesso ,anche in modo grossolano, le visioni della Beata. Ma, dato che la Valtorta non è il Vangelo, ognuno può credere a ciò che vuole e preferire chi vuole di queste quattro sante donne.
Marziale
signummagnum
Lo stile dipende in buona parte dalla sensibilità culturale ed ecclesiale dell'epoca. Ciò nonostante chi legge l'opera ne resta affascinato, edificato, ammaestrato, trasportato nel mondo soprannaturale, sopraelevato dal modo umano di giudicare e valutare. Questo è quello che davvero conta. L'albero si giudica dai frutti
signummagnum
Si, è lecito dirlo. Ognuno ha i suoi gusti e trova beneficio a seconda anche di un certo modo di parlare, di esprimersi di dette rivelazioni. Ok. Ma si badi, siamo nell'ambito del soggettivo. Sul piano oggettivo, invece, sia quelle della d'Agreda che quella della Emmerich hanno un grado di autorevolezza maggiore perché la Chiesa le ha da tempo raccomandate alla pia attenzione dei fedeli. Stimo i …Altro
Si, è lecito dirlo. Ognuno ha i suoi gusti e trova beneficio a seconda anche di un certo modo di parlare, di esprimersi di dette rivelazioni. Ok. Ma si badi, siamo nell'ambito del soggettivo. Sul piano oggettivo, invece, sia quelle della d'Agreda che quella della Emmerich hanno un grado di autorevolezza maggiore perché la Chiesa le ha da tempo raccomandate alla pia attenzione dei fedeli. Stimo i dettati della Valtorta, ma è giusto fare queste osservazioni per ricordare che esiste una differenza tra piano oggettivo e soggettivo, in questo ambito come in tutti gli altri