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Talvolta dobbiamo ritirarci in un bosco - di Maestro Aurelio Porfiri

Uno scrittore tedesco, Ernst Jünger, diceva nel suo Trattato del Ribelle:

“Quando tutte le istituzioni divengono equivoche o addirittura sospette, e persino nelle chiese si sente pregare ad alta voce non per i perseguitati bensì per i persecutori, la responsabilità morale passa nelle mani del singolo, o meglio del singolo che ancora non si è piegato“.

Talvolta, come diceva il grande scrittore tedesco, dobbiamo ritirarci in un bosco per poter attendere tempi migliori. Mi sembra che ci troviamo in tempi in cui dobbiamo esercitare una certa cautela nel nostro essere cattolici.

Il grande successo di un libro come l’Opzione Benedetto di (bold)Rod Dreher(bold), ci racconta di un desiderio forte di recuperare un senso profondo e identitario del cattolicesimo accompagnato però da un profondo disagio per la direzione presa dalla Chiesa in tempi recenti (non certamente solo negli ultimi anni). Un disagio che è molto diffuso, malgrado la propaganda di parte possa voler far credere ad un’altra narrativa.

Allora bisogna pensare ad un modo diverso di vivere la propria fede, per quanto tormentata. Un grande scrittore cattolico mi ha detto che se vuoi conservare la fede meglio stare alla larga dagli ambienti cattolici.

Non mi diceva un sacerdote tedesco molto conservatore: Roma veduta, fede perduta? Ma il problema non è solo Roma, è un problema generale.

Sta a noi starcene un poco laterali ma non per disinteressarci, ma anzi per interessarci con ancora più profondità, quello che appunto definisco “uscire nel mondo”. Dobbiamo vivere nel mondo, nelle nostre vite di tutti i giorni, come fossimo templari, mercedari (che all’inizio erano monaci guerrieri).

Dobbiamo unire la contemplazione all’azione, la preghiera all’impegno apologetico con quello spirito con cui i monaci di san Benedetto ricostruirono una vera civiltà cristiana.

Ci sono molti gruppi che prevedono un’azione dei laici in questo senso, ma ritengo che una caratteristica di questi nuovo movimento che vorrei sorgesse è quella di non dover essere organizzato. (bold)Costanza Miriano(bold) nei suoi libri parla di un monasteri virtuale, noi chiamiamolo “monastero diffuso”.

Non ci sono richiesti i voti del monachesimo istituzionale, ma una vita di preghiera e azione per ricostruire la nostra civiltà, che non può che essere cristiana perché questa obbedisce a leggi che sono iscritte nel cuore dell’uomo.

Dobbiamo scansare le beghe clericali, gli ecclesiastici che scondinzolano dietro il mondo, i piani pastorali quinquennali. Riprendiamo fra le mani la nostra fede ed aiutiamo per la conversione anche quei chierici che si fossero persi.

Non cerchiamo l’amicizia dei preti, cerchiamo la guida spirituale, quando sono in grado. In quanto a noi, il nostro monastero diffuso sia circondato da mura fatte di preghiera, di studio, di azione nel mondo per uscirne. Per perdere il mondo bisogna penetrarlo in profondità.

Foto: Ernst Jünger, Copyright: Wikicommons, CC-BY-SA
Acchiappaladri
@Francesco Federico Caspita! Grazie della segnalazione. Questa della conversione di Jünger da centenario (ma ancora lucidissimo) si fosse convertito al cattolicesimo.
Da quel poco che sapevo di lui e della sua notevolissima opera in campo letterario e civile mai mi sarei aspettato che giusto a un paio di anni dalla sua fine che avesse fatto questa che probabilmente è la cosa migliore della sua vita …Altro
@Francesco Federico Caspita! Grazie della segnalazione. Questa della conversione di Jünger da centenario (ma ancora lucidissimo) si fosse convertito al cattolicesimo.
Da quel poco che sapevo di lui e della sua notevolissima opera in campo letterario e civile mai mi sarei aspettato che giusto a un paio di anni dalla sua fine che avesse fatto questa che probabilmente è la cosa migliore della sua vita, e che fu particolarmente difficile fare dopo aver già visto oltre un trentennio di autodemolizione della Chiesa.
Francesco Federico
La cosa che più stupisce di Ernst Jünger è che si sia convertito al cattolicesimo all'età di 101 anni nel 1996. Nel secolo XX la maggior parte delle conversioni al Cattolicesimo , da parte dei protestanti, avvenne sotto il Pontificato di Pio XII. Nei soli Stati Uniti vi era una media di 100mila conversioni all'anno dal 1940 al 1959. Da quando si iniziò a parlare di "dialogo" , con i pontefici …Altro
La cosa che più stupisce di Ernst Jünger è che si sia convertito al cattolicesimo all'età di 101 anni nel 1996. Nel secolo XX la maggior parte delle conversioni al Cattolicesimo , da parte dei protestanti, avvenne sotto il Pontificato di Pio XII. Nei soli Stati Uniti vi era una media di 100mila conversioni all'anno dal 1940 al 1959. Da quando si iniziò a parlare di "dialogo" , con i pontefici successivi, come per incanto le conversioni cessarono: ed in effetti, da un punto di vista meramente logico, il "dialogo" è lo strumento di chi è disposto ad accettare compromessi per giungere ad un punto di equilibrio con l'altro, chi invece è convinto della propria fede, non dovrebbe essere disposto a cedere di un millimetro portando tutto alle estreme conseguenze, come fece, ad esempio, Tommaso Moro.

Ed, invece, nel 1966 Paolo VI (che ora vogliono farci credere che sia un santo) donò l'anello del pescatore -simbolo dell'autorità papale- proprio a Michael Ramsey, arcivescovo anglicano di Canterbury erede degli assassini di San Tommaso Moro. Questo atto, di una gravità inaudita, oltre al "novus ordo missae" ed alla abolizione del giuramento antimodernista portarono alla perdita di identità di quella che era un tempo la Santa Romana Chiesa.
Tuttavia Jünger, si convertì egualmente, ma con una punta di scetticismo nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche , che da anni ormai, perseguitavano i cattolici che volevano mantenersi fedeli al Tradidi quod et accepi.
Testimone82
condivido in pieno il pensiero di Jünger. Ormai è chiaro che la fede negli ambienti ecclesiali è sparita anzi si insegnano cose contrarie al vangelo, almeno nella maggior parte degli ambienti. Certi posti è inutile dunque frequentarli e aggiungerei da sconsigliare anche specie ai novizi nella fede magari in cerca di luoghi dove condividere il proprio cammino. Ricordo di un sacerdote che tempo fa …Altro
condivido in pieno il pensiero di Jünger. Ormai è chiaro che la fede negli ambienti ecclesiali è sparita anzi si insegnano cose contrarie al vangelo, almeno nella maggior parte degli ambienti. Certi posti è inutile dunque frequentarli e aggiungerei da sconsigliare anche specie ai novizi nella fede magari in cerca di luoghi dove condividere il proprio cammino. Ricordo di un sacerdote che tempo fa consigliava di non entrare nemmeno in seminario e di aspettare in tal caso a tempi migliori per la chiesa.
Le uniche cose che ci rimangono sono: la preghiera, la perseveranza e la testimonianza.
Diodoro
@Testimone82 "Preghiera, perseveranza, testimonianza"... e mi permetto di aggiungere, carissimo: "distacco emotivo". Cioè non prenderla sul tragico.
Qualcuno (forse il diabolico Marx, ma non ne sono sicuro) disse che gli avvenimenti storici che si presentano una prima volta come tragedia si ripresentano spesso come farse. Eccoci qua: l'assalto alla Chiesa dall'esterno (dal Nord e dal Nord-Ovest, …Altro
@Testimone82 "Preghiera, perseveranza, testimonianza"... e mi permetto di aggiungere, carissimo: "distacco emotivo". Cioè non prenderla sul tragico.
Qualcuno (forse il diabolico Marx, ma non ne sono sicuro) disse che gli avvenimenti storici che si presentano una prima volta come tragedia si ripresentano spesso come farse. Eccoci qua: l'assalto alla Chiesa dall'esterno (dal Nord e dal Nord-Ovest, e da ambienti orgogliosamente ereticali) per smontarla, nei secoli scorsi; il lavoro di smontaggio della Chiesa dall'interno, da Roma occupata, oggi, con arcobaleni e danze multisessuali.