I tramezzi affrescati, meraviglie rinascimentali tra Lombardia e Piemonte.
Ci riportano direttamente a un mondo perduto, quello antecedente al concilio di Trento. Una storia di arte e fede, un viaggio alla ricerca di questi grandi capolavori nel Nord-ovest d’Italia.
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I tramezzi affrescati si ritrovano nelle chiese monastiche erette prima del concilio di Trento, indetto da papa Paolo III e svoltosi tra il 1545 e il 1563, in genere caratterizzate da una netta divisione tra la zona riservata ai religiosi e quella aperta ai fedeli. Questa separazione era affidata a strutture in muratura, in genere chiamate tramezzi o jubé, che il concilio decise di far abbattere per privilegiare un ambiente aperto, con l’altare come fulcro dello spazio liturgico.
Tuttavia, in alcune chiese dell’area alpina questa modifica non fu attuata, in particolare in quelle fondate dai Francescani osservanti nel corso del Quattrocento. In questi edifici, a differenza di quanto accadeva per esempio nell’Italia centrale, il tramezzo giunge fino al soffitto e ha quindi una funzione strutturale. Il mancato adeguamento può anche in parte essere imputato al fatto che si tratta di chiese collocate in aree abbastanza periferiche.
Poiché l’altare si trovava nella zona riservata ai monaci, è probabile che i fedeli non frequentassero questa tipologia di chiese per partecipare alla messa, ma piuttosto per pregare e ascoltare i sermoni dei frati. Si spiega così la funzione degli affreschi dei tramezzi affrescati francescani, utilizzati per illustrare ai fedeli gli episodi della vita e della passione di Cristo. Osservando gli esempi rimasti, si può notare che la decorazione seguiva un’impostazione prestabilita, con venti riquadri delle stesse dimensioni cui se ne aggiungeva uno più grande per ospitare la Crocefissione, posta al centro sopra l’ingresso che conduceva alla chiesa dei monaci.

1523
Diodoro

Che splendore e che limpidezza di Fede!