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La (pericolosa) superficialità dell’ottimismo pro-Draghi, anche tra i cattolici “conservatori”

Intervista col Guelfo Rosa:

RS: Il suo articolo su Ratzinger, Bergoglio, Draghi e “autorità politica mondiale”: l’intreccio tra neomodernismo e burocrazia ha destato interesse. Ha voglia di approfondire?

GR: E che volete approndire? Siamo alla canoninzzazione in vita di SuperMario.

RS: Magari a qualcuno interessa una visione alternativa.

GR: Va bene, facciamo gli alternativi allora.

RS: Ha notato che l’ottimismo pro-Draghi è sbarcato amplissimamente nel mondo “cattolico” e in maniera non trascurabile anche in un certo mondo conservatore?

GR: Certo, il ragionamento più frequente è piuttosto superficiale e si divide così:

1) meglio Draghi di Conte;

2) Draghi è forte, stimato, e se in passato giocava in una squadra che non ci piaceva oggi può giocare con la nostra e segnare tanti punti.

RS: Paiono argomenti credibili?

GR: Col principio “Draghi è meglio di Conte” non si dimostra nulla, a parte l’improponibilità del governo giallo-rosso. Constatare che la febbre a 41° è meglio della febbre a 41,2°, non mi pare un gran punto di svolta per la situazione del paziente. L’altro argomento è più sottile ma ugualmente risibile, pare fondato sull’idea che Draghi lotterà per l’Italia con la stessa forza con cui ha lottato per l’Euro e che – essendo già inviso a settori della società tedesca – sarà un forte e autorevole paladino del fantomatico “interesse nazionale”. Ora al netto di mille altri ragionamenti che si potrebbero fare sul mondo della finanza, l’argomento è debolissimo perché implica che la salvezza dell’Euro (il famoso «Whatever it takes») abbia avuto una coincidenza stretta col bene dell’Europa in generale e dell’Italia in particolare, e che basti essere contro i più scalmanati dei tedeschi per far bene alle sorti del Belpaese. Si scambia particolare con universale, accidentale con sostanziale. Mutatis mutandis è lo stesso errore che il mondo di mezzo pseudoconservatore fa nei riguardi del bergoglismo: come se bastasse dare due rassettate alla liturgia Novus Ordo, una frenata all’ecumenismo indifferentista, una contenuta al progressismo eco-liberale per tornare di fronte a pastori cattolici.

RS: Guardiamo dunque all’universale e al sostanziale.

GR: Sia chiaro, qui non è questione di antipatia per Draghi, o della sua buona fede, è questione di fatti e di orizzonti ideali. Ci tengo a ripeterlo – al netto delle scaramucce mitteleuropee – è l’impostazione di fondo che preoccupa, perché parliamo dello stesso Draghi che sull’Osservatore Romano del 9 luglio 2009 (lo potete leggere nel mio articolo precedente), commentando – Ratzinger regnante – la Caritas in veritate, scriveva:

In questo contesto il Papa [ndRS: Bendetto XVI] richiama la necessità di un’autorità politica mondiale, evocata già da Giovanni XXIII, come pure, in termini diversi, da Kant più di due secoli fa. È una indicazione coerente con la consapevolezza che con la globalizzazione le esternalità si moltiplicano a un ritmo impensabile solo pochi decenni fa – si pensi al caso paradigmatico del clima – e impongono in prospettiva un orizzonte planetario di governo.

Ora, voi capite che abbiamo un problema, che va ben oltre il rapporto con la destra tedesca.

RS: Un’altra obiezione è quella secondo cui, in ogni caso, non avrebbe avuto senso votare, in quanto il centrodestra, pur vincendo, non avrebbe potuto governare, perché le cancellerie europee si sarebbero prodigate a boicottare un governo sovranista.

GR: Sì, ho sentito anche questa. Posto che la mia stima nella liberal-democrazia è bassa, anche qui l’argomento mi sembra zoppo. Se assumiamo (e non ne sono affatto sicuro) che per governare in Italia non conti più nulla il voto di fiducia del parlamento legittimamente eletto, delle due l’una: o è necessaria, con tutte le conseguenze del caso, una rapida e totale presa di coscienza dei cosiddetti sovranisti rispetto ad un’Europa che parrebbe toglierci, secondo questa ipotesi, ogni tutela costituzionale, oppure è del tutto inutile che questi partiti si presentino alle elezioni. Forse la mia è una provocazione, ma non ce la si può cavare tirando fuori l’edizione 2.0 di “ce lo chiede l’Europa“.

RS: La Meloni però sta all’opposizione.

GR: Si trova nella condizione di avere un’opportunità politica: rappresentare, quasi da sola, l’opposizione. Certo anche qui stiamo attenti a non scambiare FdI per le nuove armate di Carlo Magno. Non solo e non tanto per la recente associazione di Giorgia all’Aspen Insitute, quanto perché pure questa destra mi sembra molto “in cerca d’autore“. Su Salvini e la Lega oggi molti cadono dal pero, consiglio loro un’operazione facile: cerchino nel sito di Radio Spada ciò che Miguel e il sottoscritto dicevano negli anni scorsi: non avevamo la sfera di cristallo ma provavamo a stare ai fatti, usando il buon senso.

RS: Ne vedremo delle belle.

GR: Ne stiamo già vedendo. Pensate che in questo periodo mi tocca pure esser d’accordo con Travaglio e la cosa quasi mi preoccupa. Qualche giorno fa (ndr: 7 febbraio, su Il Fatto Quotidiano) ha scritto un articolo intitolato Nuovo Devoto-Draghi, una sorta di dizionario della crisi. Prima di salutarvi, ve ne riporto qualche estratto, la versione piena la trovate sul giornale:

[…] Bibitaro. Luigi Di Maio prima dell’avvento di Draghi. Ora invece è “il ministro che ha svolto un lavoro di raccordo proficuo nel preparane un governo Draghi spesso sfuggito ai media”(Gianni Riotta). Quindi non erano bibite: era Dom Pérignon Rosé Vintage 2000.

Compravendita. Se a Conte mancano quattro voti al Senato per la maggioranza assoluta dopo la fiducia di tutto il Parlamento e spera in quattro voltagabbana spaventati dalle urne, è “compravendita”. Se Draghi trova interi partiti voltagabbana spaventati dalle urne per far nascere il suo governo, è “salvare il Paese”.

[…] Fascisti, antieuropei, populisti, razzisti, sovranisti. Sono la Lega e Fdl secondoil Pd, LeU, Iv e Stampubblica. Ma se vanno con Draghi, scatta l’amnistia: In 24 ore Salvini è diventato europeista!” (Orlando). Non è la sinistra che deve vergognarsi di governare con lui: è lui che è diventato buono.Ora può salire sulla nave di Carola a prendere il sole con Delrio,Orfini, Fratoianni e Faraone. Fino al prossimo sbarco.

Generali. “Non si cambiano i generali in guerra”, disse sette giorni fa Mattarella. Orali cambia tutti: o la guerra è finita, o “i tedeschi si sono alleati con gli americani” (Sordi, La grande guerra).

Incoerenza. Pd e LeU che dicono”mai con Salvini”e poi ci vanno. Il M5S che dice “mai con B.” e poi ci va (e viceversa). La Lega che dice “mai con Pd e M5S” e poi ci va. Tutti classici modelli di incoerenza. Ma non se c’è Draghi. `Che populisti nazionalisti di M5S e Lega maturino verso posizioni raziocinanti, progressiste, europee è un bene per il Paese. Maturare è la miglior virtù in politica, pessimo intignare negli errori per falsa coerenza: Non irrideteli, ma spronateli sulla giusta strada” (Riotta). La libera stampa è pregata di sostituire “incoerenza” con “falsa coerenza”, “bene per il Paese”, “virtù , “giusta strada”.

Incompetenti. Tutti i ministri dei governi non-Draghi. Ma, se gli stessi emigrano nel governo Draghi, diventano premi Nobel ad honorem. Per contagio. […]

Zingaretti. Segretario del Pd inviso ai Saviano e alle Concite in quanto troppo destrorso, sbiadito, “ologramma” perché stava con i putribondi Conte e 5Stelle anziché con Enrico Berlinguer. Invece, ora che governa pure con Salvini, è Che Guevara.
N.S.dellaGuardia
Tra(ba)vaglio era quello che si vantava di essersi formato alla "squola" (l'errore è d'obbligo) di Montanelli...
Per quanto riguarda il teatro della politiche italiana di fronte an drago sputafuoco, siamo alla conclusione della fase che nel cinema si chiama "casting": tu fai il cattivo, lui fa il buono, l'altro fa il diffidente, quell'altro ancora fa l'ignaro... ma il protagonista è uno solo.
Il …Altro
Tra(ba)vaglio era quello che si vantava di essersi formato alla "squola" (l'errore è d'obbligo) di Montanelli...
Per quanto riguarda il teatro della politiche italiana di fronte an drago sputafuoco, siamo alla conclusione della fase che nel cinema si chiama "casting": tu fai il cattivo, lui fa il buono, l'altro fa il diffidente, quell'altro ancora fa l'ignaro... ma il protagonista è uno solo.
Il buon vecchio Hitchcock diceva che più era riuscito il cattivo del film, più era riuscito il film...