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Essere editori cattolici oggi, politicamente corretto e un ricordo di Piero Nicola. Di Piergiorgio Seveso

Cosa significa essere un editore cattolico oggi?

Significa riconoscere senza infingimenti, senza soluzioni accomodanti, senza palliativi e placebo che il cattolicesimo romano sta attraversando una crisi senza precedenti nella sua sua storia.

Soppesate bene le parole: il cattolicesimo romano ovvero l’unica religione divinamente, l’unica manifestazione veridica e non ingannevole del Sacro, l’unico luogo dove Dio (Trinità) si è manifestato e ha parlato nella Storia dell’umanità sta attraversando una crisi senza precedenti.

Una crisi senza precedenti significa che vanamente si affannano storici paludati (e paludosi), legulei, cronisti, storici della Chiesa da week-end a trovare fatti analoghi nel passato: la crisi sta nel Capo e si riverbera naturalmente nelle membra.

Troverete incertezze, conflitti, Sedi petrine male informate o diplometicamente accomodanti, distratte, rilassate o invase di passioni di fazione, ma mai nulla di simile per continuità, durata, intensità, sovversione sistemica del dato rivelato.

Una soatanziale invasione generale di zombies, per citare un’mmagine che ho trovato nella narrativa di un lettore amico, che pur mantenendo aspetti di vitalità, hanno chiara la mutazione della loro natura da un facies naturalmente nemica e da un’attitudine chiaramente omicida (almeno per le anime).

In un quadro tanto desolato ma più chiaramente bellico, che deve fare un editore che voglia mantenersi cattolico?

Anzitutto non mettere la testa sotto la sabbia del “teologicamente accomodante”, non divagare, non trastullarsi, non cincischiare, non parlare d’altro.

Puntare con chiarezza e senza tentennamenti gli occhi e tutto il proprio essere nel centro del nero abisso che si è spalancato a un passo da noi, a qualche centimetro da noi, a un sospiro da noi.

Solo a questo patto, solo a costo di questa sanguinosa franchezza, il fare “editorialmente come prima” ha un senso e trae la sua ragion d’essere: ripubblichiamo il passato perchè l’oggi cattolico sostanzialmente non c’è e, quando c’è. è (pur benemerita e benemerente) letteratura e trattatistica, da scialuppa, da zattera, da surf (per i più sportivi).

Questo nero abisso (del neomodernismo e dei suoi schismata apicali e non) non può però farci dimenticare che il Sole di Cristo e della sua Chiesa continua a brillare, a illuminare, a scaldare ogni cosa, a rendere nuova e interessante.

Per questo i vecchi e nuovi percorsi apologetici (che non si limitino all’aneddotica del Dragone) ci spingono a cercare questo Sole di Grazia e di Verità ovunque si sia manifestato nella Storia, ovunque abbia dato segni, bagliori, presagi, in quel gran campo del Seminatore che è la storia stessa dell’Umanità.

In questo grande contrasto, in questa apparente contraddizione tra l’Oggi e l’Eternità, sta la missione dell’editore che voglia essere cattolico oggi,

Scrivevo un’era fa: “Il nostro scopo non è certamente vedere solo Bergoglio trascinato in ceppi di fronte ad un tribunale ecclesiastico (anche se la cosa ovviamente non sarebbe affatto sgradevole) ma lo smantellamento integrale dell’intero apparato dottrinario, teologico, giuridico, sociale e politico, scaturito dal concilio vaticano secondo di cui papafrancesco è figlio degnissimo, coerente, efficace e…lungimirante. Uno smantellamento che, ben prima che nella Chiesa, deve avvenire nelle coscienze e nelle vite dei nostri lettori ed amici: se Radio Spada serve a qualcosa ed ha qualcosa di …pedagogico, è proprio questo.

Negli effimeri ma non per questo completamente falsi anni Ottanta (in fondo le molte consacrazioni episcopali “tradizionaliste” avvennero in quegli anni) si cantava “Andiamo avanti, senza mai guardare giù, tornare indietro non si può più”.

Anche questa massima può essere incisa oggi sui torchi cattolici integrali.

Politicamente corretto:

Spesso potrebbe sembrare che ci disinteressiamo del “politicamente corretto” che come un nodo scorsoio si stringe attorno alle nostre gole.

Lo facciamo per disgusto verso questa cappa vericida in amplificazione, per disgusto verso i pianti sulla “perduta libertà dell’espressione”, per disgusto verso un linguaggio che, a colpi di inclusività e non divisività, è diventato una congerie di flatus vocis incomprensibili e di flussi di coscienza da trappers di periferia. Lo facciamo perchè riteniamo “parlare in corsivo” abbia più dignità che rovesciare le “e” in una pagina scritta.

In ricordo di Piero Nicola (1938-2021)

Nella grande deflagrazione pandemica ci siamo tutti dispersi e, come in un cataclisimatico conflitto. stiamo ancora riguadagnando la strada di casa perchè tutto si è fatto più remoto, distante, quasi inattingibile.

Le persone e le loro storie spesso si sono occultate ai nostri occhi, così anche è avvenuto per Piero Nicola, genovese adottivo, già scrittore e saggista per Radio Spada, che ha concluso il Suo pellegrinaggio terreno il 24 gennaio 2021.

Grazie ad un avviso della gentilissima signora Lorenza, sua moglie, ho potuto aver notizia della Sua morte solo alcuni mesi dopo.

Vorrei che di Piero Nicola si ricordassero anzitutto le opere che hanno spaziato dalla letteratura alla teologia, frutto di una mente rigorosa. di una penna puntuta e forbita che ha lasciato certamente il segno nei campi della Buona battaglia.

Sia dalle pagine del blog “Contravveleni e antidoti” di Piero Vassallo, di cui era assiduo e fedele collaboratore, sia nelle sua varie opere letterarie come “Una ragazza moderna” (Tabula Fati, 2015), “Specchi di questo tempo” (Solfanelli, 2011) e il “Bacio” (Tabula Fati, 2013), Piero Nicola ha mostrato un ingegno versatile e sorprendente nella sua vena creativa, riprendendo senza pedanterie lo stile del romanzo formativo e storico cattolico (tra Bresciani, Giovanni Giuseppe Franco, Sacchetti, Besi de’ Vitturi; Bourget, Huysmans e Benson).

Nel campo più propriamente teologico, Piero Nicola ha lasciato certamente la Sua summa, quasi il suo testamento spirituale. in due opere, “L’ottimismo ereticale. Giovanni XXIII. De Lubac. Teilhard de Chardin. Teologicamente accomunati” (Soldanelli, 2010) e “Il Vaticano II ha contraddetto il dogma, Lo stato attuale della Chiesa e del Papato” (Edizioni Radio Spada, 2015).

Di quest’ultimo libro ho seguito personalmente le trattative con l’Autore, sempre garbatissimo, portando a compimento una piccola pietra preziosa, netta, severa e risoluta come un diamante, di un sedevacantismo forte e sereno, frutto dell’esercizio di Fede e ragione, privo però di cascami monadici e di ripiegamenti misantropici o piagnucolosi.

Conservo con geloso affetto quelle mail e quei ricordi di un’uomo all’antica, disgustato dal Suo tempo ma senza per questo perdere il gusto per la facezia ed il particolare umorismo ligure.

Un uomo che non veniva a patti con le mode e con le variagate degenerazioni, anche linguistiche, del suo tempo tanto da dire alla fine dell’introduzione di unSuo romanzo al lettore che chi avesse l’abitudine di sguazzare nel pantano, magari soltanto verbalmente, si affrettasse pure “a disfarsi di questo libro senza andare avanti”:

Di Lui, traduttore dai molteplici interessi, ci rimangono anche le curatele di due opere per il Centro Librario Sodalitium ovvero, un racconto zuavo di Anton Maria Bonetti, e uopuscolo contro Giordano Bruno di Monsignor Pietro Balan.

A dimostrazione della sua profonda attitudine verso le arti e il Bello, rimane, assai poco citato ma da riscoprire, un sorprendente volume fotografico “Gli edifici privati Novecento nella grande Genova”.(In proprio, 2008).

Come autore della nostra casa editrice, il Suo nome rimane custodito ed apprezzato, come in uno scrigno di ricordi, e, come segno dei tempi e di passaggi di testimone e di stili, annotato, con simpatico stupore per un uomo dei vecchio stampo come Lui, in una rubrica chiamata “La strobosfera”.

Alla moglie, Signora Lorenza, il nostro affetto e la nostra amicale vicinanza.

A Lui le preci dei buoni, la stima dei coraggiosi e degli zelanti. Requiescat in pace.
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