LA DIOCESI DI TORINO FERMA L’INIZIATIVA. – STILUM CURIAE
Marco Tosatti
Romana Vulneratus Curia (RVC per amici e nemici) ha scritto a Stilum Curiae addirittura di domenica, cogliendolo in una piccola vacanza. L’argomento deve essere proprio importante, per far vincere a RVC il desiderio di un meritato riposo alla fine della settimana. E in realtà è così; ma RVC non scrive tanto a Stilum Curiae quanto all’arcivescovo di Torino, Nosiglia, dopo aver letto dei corsi per insegnare la fedeltà alle coppie di omosessuali varate in quella diocesi. Ecco il suo messaggio a mons. Nosiglia (estendibile anche, come scrive, a chi vagheggia di “benedizioni” per uno stile di vita certamente, almeno, problematico. Se San Paolo e altri sono ancora letteratura di riferimento per i cattolici.
Nel pomeriggio l’arcidiocesi di Torino ha diffuso una dichiarazione di mons. Nosiglia, che trovate in calce.
“Caro Tosatti, mi riferisco alla geniale trovata della diocesi di Torino sulle lezioni di fedeltà alle coppie gay ed al commento del sacerdote (don Carrega), investito in tal ruolo dal Vescovo Nosiglia, che dichiara che la legge Cirinnà “ha portato molti frutti, io lo ho visti e li riconosco”. Bene, salviamo la rettitudine di intenzioni del sacerdote, ma indirizziamo questa volta al Vescovo Nosiglia questo commento filiale:
<Eccellenza Reverendissima, la Sacra scrittura insegna che “il timor di Dio è principio della saggezza“ (Salmi 110,10) ed è fondamento di ogni virtù, perciò “se uno non si aggrappa in fretta al timor di Dio, la sua casa andrà presto in rovina“ (Sir. 27, 3-4). Cose da Antico Testamento si commenterà; bene, Gesù Cristo rincara la dose con una considerazione che invito S.E.R. il Vescovo Nosiglia a considerare, cioè dice (piuttosto che temere chi uccide il corpo…) “”Vi mostrerò invece chi dovete temere, temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna, si ve lo dico, temete costui” ( Lc. 12,4). In tal modo, apprendendo a temere più l’eresia (che li avrebbe portati alla dannazione eterna), che non il male fisico, la Chiesa cresceva e si fortificava “e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (Atti degli Apostoli 9,31). Caro Vescovo, poiché anch’io leggo e capisco i discorsi di questo Pontificato, le anticipo e preciso che il santo timor di Dio, non è “terror di Dio”, è il timore filiale di arrecare dolore al Padre, peccando. Dice infatti Sant’Agostino che “dove non c’è timor di Dio regna la vita dissoluta “ (S.Agostino, Discorso sull’umiltà e il timor di Dio ). Vita dissoluta; cosa è mai la “vita dissoluta“, Eccellenza? Non è quella che si abbraccia appena si perde il senso del peccato? Non è quella di chi vuole o accetta un modello di vita pagana e considera naturali le peggiori aberrazioni? Ma secondo lei, chi lascia nutrire una falsa fiducia nella misericordia e bontà di Dio, spiegando che una vita dissoluta “porta molti frutti “, non la preoccupa? I frutti cui si riferisce il suo sacerdote non le paiono frutti amari senza sapore soprannaturale? Ma è un sacerdote o uno psicanalista? Questa presunta “misericordiosa solidarietà” espressa dal suo sacerdote, non le pare solidarietà nel peccato? Un sacerdote non dovrebbe essere strumento di salvezza? L’esistenza dell’Inferno non è un simbolo per l’esortazione morale al buon comportamento, è una verità di fede, definita dal Magistero della Chiesa. Se il “sale perde il suo sapore” che succederà Eccellenza? La pregherei di estendere questa mia filiale preoccupazione anche a S.E.R. il card. Reinhard Marx>”.
Ed ecco mons. Nosiglia:
<<A proposito di alcuni interventi dei media circa l’impegno pastorale di don Gianluca Carrega, sacerdote della Diocesi di Torino incaricato per la pastorale degli omosessuali, è opportuno precisare alcuni punti.
La Diocesi di Torino ha da diversi anni promosso un servizio pastorale di accompagnamento spirituale, biblico e di preghiera per persone omossessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità.
È questo un servizio che si è rivelato utile e apprezzato e che corrisponde a quanto l’esortazione apostolica «Amoris Laetitia» di Papa Francesco
afferma e invita a compiere: «Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei confronti delle famiglie con figli omosessuali è necessario assicurare un rispettoso accompagnamento affinché coloro che manifestano una tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita» (n. 250).
Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento proposto in Diocesi. Esso vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro. Ciò non significa
approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente
inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall’esprimere quel progetto di unità fra l’uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore (Gen. 1-2) come donazione reciproca e feconda. Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede.
Per questo il percorso che la Diocesi ha intrapreso non intende in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale su cui la «Amoris Laetitia» precisa chiaramente che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (n. 251).
Alcune pubblicazioni hanno fornito, in
questi giorni, interpretazioni diverse – spesso superficiali, a volte tendenziose – che rendono necessario chiarire le caratteristiche e i limiti del lavoro in questo ambito pastorale. Poiché si tratta di persone in ricerca, che vivono situazioni delicate e anche dolorose, è essenziale che anche l’informazione che viene pubblicata corrisponda alla verità e a una retta comprensione di quanto viene proposto, con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia.
Per questo ritengo, insieme con don Gianluca Carrega di cui apprezzo l’operato, che sia opportuno sospendere l’iniziativa del ritiro, al fine di effettuare un adeguato discernimento.
+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino>>
Romana Vulneratus Curia (RVC per amici e nemici) ha scritto a Stilum Curiae addirittura di domenica, cogliendolo in una piccola vacanza. L’argomento deve essere proprio importante, per far vincere a RVC il desiderio di un meritato riposo alla fine della settimana. E in realtà è così; ma RVC non scrive tanto a Stilum Curiae quanto all’arcivescovo di Torino, Nosiglia, dopo aver letto dei corsi per insegnare la fedeltà alle coppie di omosessuali varate in quella diocesi. Ecco il suo messaggio a mons. Nosiglia (estendibile anche, come scrive, a chi vagheggia di “benedizioni” per uno stile di vita certamente, almeno, problematico. Se San Paolo e altri sono ancora letteratura di riferimento per i cattolici.
Nel pomeriggio l’arcidiocesi di Torino ha diffuso una dichiarazione di mons. Nosiglia, che trovate in calce.
“Caro Tosatti, mi riferisco alla geniale trovata della diocesi di Torino sulle lezioni di fedeltà alle coppie gay ed al commento del sacerdote (don Carrega), investito in tal ruolo dal Vescovo Nosiglia, che dichiara che la legge Cirinnà “ha portato molti frutti, io lo ho visti e li riconosco”. Bene, salviamo la rettitudine di intenzioni del sacerdote, ma indirizziamo questa volta al Vescovo Nosiglia questo commento filiale:
<Eccellenza Reverendissima, la Sacra scrittura insegna che “il timor di Dio è principio della saggezza“ (Salmi 110,10) ed è fondamento di ogni virtù, perciò “se uno non si aggrappa in fretta al timor di Dio, la sua casa andrà presto in rovina“ (Sir. 27, 3-4). Cose da Antico Testamento si commenterà; bene, Gesù Cristo rincara la dose con una considerazione che invito S.E.R. il Vescovo Nosiglia a considerare, cioè dice (piuttosto che temere chi uccide il corpo…) “”Vi mostrerò invece chi dovete temere, temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna, si ve lo dico, temete costui” ( Lc. 12,4). In tal modo, apprendendo a temere più l’eresia (che li avrebbe portati alla dannazione eterna), che non il male fisico, la Chiesa cresceva e si fortificava “e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (Atti degli Apostoli 9,31). Caro Vescovo, poiché anch’io leggo e capisco i discorsi di questo Pontificato, le anticipo e preciso che il santo timor di Dio, non è “terror di Dio”, è il timore filiale di arrecare dolore al Padre, peccando. Dice infatti Sant’Agostino che “dove non c’è timor di Dio regna la vita dissoluta “ (S.Agostino, Discorso sull’umiltà e il timor di Dio ). Vita dissoluta; cosa è mai la “vita dissoluta“, Eccellenza? Non è quella che si abbraccia appena si perde il senso del peccato? Non è quella di chi vuole o accetta un modello di vita pagana e considera naturali le peggiori aberrazioni? Ma secondo lei, chi lascia nutrire una falsa fiducia nella misericordia e bontà di Dio, spiegando che una vita dissoluta “porta molti frutti “, non la preoccupa? I frutti cui si riferisce il suo sacerdote non le paiono frutti amari senza sapore soprannaturale? Ma è un sacerdote o uno psicanalista? Questa presunta “misericordiosa solidarietà” espressa dal suo sacerdote, non le pare solidarietà nel peccato? Un sacerdote non dovrebbe essere strumento di salvezza? L’esistenza dell’Inferno non è un simbolo per l’esortazione morale al buon comportamento, è una verità di fede, definita dal Magistero della Chiesa. Se il “sale perde il suo sapore” che succederà Eccellenza? La pregherei di estendere questa mia filiale preoccupazione anche a S.E.R. il card. Reinhard Marx>”.
Ed ecco mons. Nosiglia:
<<A proposito di alcuni interventi dei media circa l’impegno pastorale di don Gianluca Carrega, sacerdote della Diocesi di Torino incaricato per la pastorale degli omosessuali, è opportuno precisare alcuni punti.
La Diocesi di Torino ha da diversi anni promosso un servizio pastorale di accompagnamento spirituale, biblico e di preghiera per persone omossessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità.
È questo un servizio che si è rivelato utile e apprezzato e che corrisponde a quanto l’esortazione apostolica «Amoris Laetitia» di Papa Francesco
afferma e invita a compiere: «Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei confronti delle famiglie con figli omosessuali è necessario assicurare un rispettoso accompagnamento affinché coloro che manifestano una tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita» (n. 250).
Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento proposto in Diocesi. Esso vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro. Ciò non significa
approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente
inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall’esprimere quel progetto di unità fra l’uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore (Gen. 1-2) come donazione reciproca e feconda. Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede.
Per questo il percorso che la Diocesi ha intrapreso non intende in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale su cui la «Amoris Laetitia» precisa chiaramente che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (n. 251).
Alcune pubblicazioni hanno fornito, in
questi giorni, interpretazioni diverse – spesso superficiali, a volte tendenziose – che rendono necessario chiarire le caratteristiche e i limiti del lavoro in questo ambito pastorale. Poiché si tratta di persone in ricerca, che vivono situazioni delicate e anche dolorose, è essenziale che anche l’informazione che viene pubblicata corrisponda alla verità e a una retta comprensione di quanto viene proposto, con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia.
Per questo ritengo, insieme con don Gianluca Carrega di cui apprezzo l’operato, che sia opportuno sospendere l’iniziativa del ritiro, al fine di effettuare un adeguato discernimento.
+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino>>