Due pugnalate giovanpaoline al diritto cattolico.

Volentieri offriamo ai lettori questo importante estratto di Golpe nella Chiesa. Documenti e cronache sulla sovversione: dalle prime macchinazioni al Papato di transizione, dal Gruppo del Reno fino al presente (don Andrea Mancinella, prefazione di don Curzio Nitoglia, postfazione di Aldo Maria Valli).

– 25 gennaio 1983: Giovanni Paolo II, con la Costituzione Apostolica Sacrae disciplinae leges, promulga il nuovo Codice di Diritto Canonico. Tipico frutto del Vaticano II, è destinato a dare base giuridica alla Rivoluzione conciliare, immettendo nel corpo legislativo della Chiesa tutti gli indirizzi erronei di quel Concilio: collegialità, ecumenismo, ecc.

La firma dei veri promotori occulti del Vaticano II, e del Nuovo Codice stesso, ovviamente, è però ben in evidenza nel canone 1374, nel quale, guarda caso, è scomparsa la condanna esplicita della Massoneria insieme alla scomunica annessa per i suoi adepti.

Il 26 novembre successivo, una tardiva e modernisticamente frenante dichiarazione dell’ex Sant’Uffizio viene emessa per ricordare che i cattolici aderenti alla Massoneria «sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla santa Comunione»[1]. Non molti fanno caso, però, al fatto che anche in questo documento, peraltro non inserito nel Codice, della precedente scomunica non si fa alcuna menzione. La solita tattica dei due passi avanti e uno indietro.

– 18 febbraio 1984: La Santa Sede stipula un nuovo Concordato con la Repubblica italiana. Il tutto, naturalmente, sulla scia del solito Vaticano II, così come ufficialmente dichiarato nel Proemio: «La Santa Sede e la Repubblica italiana, tenuto conto […] degli sviluppi promossi nella Chiesa dal Concilio Vaticano II; avendo presenti […] le dichiarazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II circa la libertà religiosa e i rapporti tra la Chiesa e la comunità politica […] hanno riconosciuto l’opportunità di addivenire alle seguenti modificazioni consensuali del Concordato lateranense». Le modificazioni consensuali sono le seguenti:

a) È scomparsa l’invocazione iniziale alla Santissima Trinità.

b) Il primo paragrafo del Protocollo addizionale afferma ora spudoratamente: «Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano».

c) Scompare il riconoscimento del carattere sacro di Roma e il conseguente impegno dello Stato ad «impedire […] tutto ciò che possa essere in contrasto con detto carattere» (art. 1 del vecchio Concordato).

Nel nuovo Concordato del 1984 l’art. 4 si limita a dire che lo Stato italiano «riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità». Nessun impegno preciso dello Stato in questo campo[2].

E così ai sodomiti è stato dato di esibire il loro orgoglio nella sede del Successore di Pietro.

Non ci possiamo fermare qui sulle altre gravissime conseguenze di questo blasfemo nuovo Concordato: come la negazione dell’esclusiva autorità giuridica della Chiesa sul Matrimonio, la mera opzionalità di accedere all’ora di Religione Cattolica nelle scuole, la progressiva logica emarginazione della presenza cattolica nelle Istituzioni pubbliche (con evidenti sintomi nelle sempre più frequenti richieste di rimozione dei Crocifissi dai luoghi pubblici, con le proteste per la preghiera all’inizio delle lezioni scolastiche, ecc.). Ecco le conseguenze (solo alcune, per ora) dell’applicazione delle novità del Vaticano II tanto magnificate dalla nostra Gerarchia.

– 19 febbraio 1984: all’Angelus, Giovanni Paolo II, all’indomani dell’avvenuta ratifica, tesse un pubblico elogio del suddetto nuovo Concordato:

«Voglio ricordare, quale avvenimento di storica portata, la firma dell’Accordo di revisione del Concordato Lateranense che ha avuto luogo ieri. È un accordo che Paolo VI aveva previsto e favorito, come segno di rinnovata concordia tra la Chiesa e lo Stato in Italia, e che io considero di significativo rilievo come base giuridica di pacifici rapporti bilaterali e come ispirazione ideale per il contributo generoso e creativo che la Comunità ecclesiale è chiamata a dare al bene morale e al progresso civile della nazione»[3].

Resta da chiedersi da quando in qua il rinnegamento pubblico di Nostro Signore Gesù Cristo e della sua Chiesa, in favore di una pretesa laicità (ateismo pratico) dello Stato, sia una ispirazione ideale portatrice di bene morale e di progresso civile di una Nazione.

La cosa peggiore, comunque, di questo pubblico rinnegamento di Nostro Signore è che esso non è avvenuto, come già in passato, per un atto unilaterale e arrogante di uno Stato agnostico e anticlericale, e con conseguenti proteste di Papa e Vescovi, bensì di comune accordo con la Santa Sede, in base alla nuova falsa dot- trina di Dignitatis humanae.

Dopo di che, ribadiamo ancora una volta, ci si chiede con quale logica lo stesso Giovanni Paolo II si sia lamentato periodicamente della progressiva, evidentissima ed inarrestabile scristianizzazione della società un tempo cattolica.

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[1] OR, 19 febbraio 1984.
[2] OR, 20-21 febbraio 1984.
[3] Communicationes, a. 1983, p. 160; cfr . Doc. Cath. n. 1865, p. 29; OR, 27 novembre 1983.
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Radio Spada
👍🏻👍🏻👍🏻
Brigate Rozze
un colpo al cerchio e uno alla botte.
quando non le date a Ratzinger ecco il punching ball Wojtyla
silvioabcd
San Giovanni Paolo II ha cercato in tutti i modi di evitare che il concordato del 1929 fosse unilateralmente (da parte dello stato socialcomunista) abolito, cosa illegale (e quando mai lo stato è legale?). Quando la casa brucia si cerca di salvare il salvabile, tant'è vero che i massocomunisti-grillini vogliono abolire quel poco che è è stato concesso (l'8x1000, l'ora di religione...).
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