LE FARC DANNO IL BENVENUTO AL PAPA CON IL LORO LOGO SULLA CATTEDRALE DI BOGOTÀ. UN PO’ COME SE LE BR A SAN GIOVANNI… – STILUM CURIAE
Marco Tosatti
Immaginatevi che le Brigate Rosse, nel corso di un concerto organizzato da esse stesse, con fondi di provenienza ignota, a Roma, avessero proiettato sulla facciata della basilica di San Giovanni il loro logo con la stella a cinque punte. Beh, è successo a Bogotà, come informa Infocatolica. Le Farc, l’organizzazione terrorista che per volontà del governo, e nonostante il parere chiaro del popolo colombiano, espresso in un referendum, stanno per diventare partito politico senza neanche chiedere scusa per i crimini compiuti, l’hanno fatto. Un gesto che è stato giudicato dal presidente del tribunale ecclesiastico di Bogotà come “un atto di violenza ideologica e una provocazione irrispettosa. Ripudio totale!”.
Le ombre di una “pacificazione” mal digerita dalla maggioranza del popolo colombiano, della possibilità di un espandersi del contagio anti-democratico da Cuba e Venezuela alla Colombia, e la simpatia che molti, troppi sospettano nel Pontefice regnante verso partiti e dittature di sinistra costituiscono un handicap pesante per la visita in Comobia, anche se naturalmente la macchina informativa governativa – e vaticana – premerà soprattutto sul tasto della festa e dell’entusiasmo.
RadioCom Nacional ha pubblicato un servizio in cui si dice che “Sacerdoti cattolici sono fra coloro che si oppongono alla visita del Papa in Colombia, perché pensano che con le sue dichiarazioni, specialmente sul tema dell’omosessualità e della famiglia, Francesco ha colpito il Magistero della Chiesa”. La Radio ha intervistato un sacerdote che fa parte dei sacerdoti da 20 anni. È venuto a Bogotà e dice che vive il suo apostolato nella fede di Cristo. Chiede di mantenere l’anonimato, comprensibilmente: la Conferenza episcopale ha “scomunicato” di recente la seguitissima “Teleamiga” perché il suo padre-padrone, il prof. Galat, era troppo critico di Francesco. Sostiene che almeno altri 90 sacerdoti cattolici a Bogotà, Medellin e Bucaramanga non sono d’accordo sul modo in cui il papa si è comportato. “E assicura che ci sono delle persone che pregano perché il sommo pontefice non tocchi la terra colombiana”.
Aggiunge: “Sacerdoti che sono in diocesi diverse, non posso nominarli, sono in disaccordo totale con la visita di Francesco; moltissimi gruppi di orazione e laic impegnati nell’orazione pregano che non venga”. E anche in campo laico, secondo la Radio, ci sono molte persone contrarie. “Ci sono quelli che lo chamano il ‘falso papa’, quelli che credono che sia comunista, molti sono convinti che venga a legittimare il processo di pace con le Farc”.
Paradossalmente, ma non tanto, il problema più che la Colombia è il Venezuela. In Colombia ci sono molte persone fuggite dal Paese confinante; e come non pochi altri rimproverano al Pontefice, e alla diplomazia vaticana, la delicatezza di toni con cui trattano il dittatore venezuelano. Sulla falsariga di ciò che è accaduto a Cuba, dove il Pontefice non ha avuto contatti con le personalità dell’opposizione alla dittatura comunista.
Scrive il Wall Street Journal: “Alcuni critici suggeriscono che il papa, che è apparso in pubblico con alcuni degli alleati di sinistra di Maduro, come il presidente boliviano Evo Morales e condivide alcune delle loro vedute politiche, potrebbe trattenersi (dal criticare Maduro, N.D.A.) per simpatia ideologica”. Il WSJ cita una cattolica venezuelana che si è trasferita in Colombia: “Sono cattolica, ma credo che vedere il papa che fa questo genere di cose mi spinge lontana dalla Chiesa. Il papa è nel cuore un comunista che non vuole restare coinvolto nel Venezuela”.
marcotosatti.com
Immaginatevi che le Brigate Rosse, nel corso di un concerto organizzato da esse stesse, con fondi di provenienza ignota, a Roma, avessero proiettato sulla facciata della basilica di San Giovanni il loro logo con la stella a cinque punte. Beh, è successo a Bogotà, come informa Infocatolica. Le Farc, l’organizzazione terrorista che per volontà del governo, e nonostante il parere chiaro del popolo colombiano, espresso in un referendum, stanno per diventare partito politico senza neanche chiedere scusa per i crimini compiuti, l’hanno fatto. Un gesto che è stato giudicato dal presidente del tribunale ecclesiastico di Bogotà come “un atto di violenza ideologica e una provocazione irrispettosa. Ripudio totale!”.
Le ombre di una “pacificazione” mal digerita dalla maggioranza del popolo colombiano, della possibilità di un espandersi del contagio anti-democratico da Cuba e Venezuela alla Colombia, e la simpatia che molti, troppi sospettano nel Pontefice regnante verso partiti e dittature di sinistra costituiscono un handicap pesante per la visita in Comobia, anche se naturalmente la macchina informativa governativa – e vaticana – premerà soprattutto sul tasto della festa e dell’entusiasmo.
RadioCom Nacional ha pubblicato un servizio in cui si dice che “Sacerdoti cattolici sono fra coloro che si oppongono alla visita del Papa in Colombia, perché pensano che con le sue dichiarazioni, specialmente sul tema dell’omosessualità e della famiglia, Francesco ha colpito il Magistero della Chiesa”. La Radio ha intervistato un sacerdote che fa parte dei sacerdoti da 20 anni. È venuto a Bogotà e dice che vive il suo apostolato nella fede di Cristo. Chiede di mantenere l’anonimato, comprensibilmente: la Conferenza episcopale ha “scomunicato” di recente la seguitissima “Teleamiga” perché il suo padre-padrone, il prof. Galat, era troppo critico di Francesco. Sostiene che almeno altri 90 sacerdoti cattolici a Bogotà, Medellin e Bucaramanga non sono d’accordo sul modo in cui il papa si è comportato. “E assicura che ci sono delle persone che pregano perché il sommo pontefice non tocchi la terra colombiana”.
Aggiunge: “Sacerdoti che sono in diocesi diverse, non posso nominarli, sono in disaccordo totale con la visita di Francesco; moltissimi gruppi di orazione e laic impegnati nell’orazione pregano che non venga”. E anche in campo laico, secondo la Radio, ci sono molte persone contrarie. “Ci sono quelli che lo chamano il ‘falso papa’, quelli che credono che sia comunista, molti sono convinti che venga a legittimare il processo di pace con le Farc”.
Paradossalmente, ma non tanto, il problema più che la Colombia è il Venezuela. In Colombia ci sono molte persone fuggite dal Paese confinante; e come non pochi altri rimproverano al Pontefice, e alla diplomazia vaticana, la delicatezza di toni con cui trattano il dittatore venezuelano. Sulla falsariga di ciò che è accaduto a Cuba, dove il Pontefice non ha avuto contatti con le personalità dell’opposizione alla dittatura comunista.
Scrive il Wall Street Journal: “Alcuni critici suggeriscono che il papa, che è apparso in pubblico con alcuni degli alleati di sinistra di Maduro, come il presidente boliviano Evo Morales e condivide alcune delle loro vedute politiche, potrebbe trattenersi (dal criticare Maduro, N.D.A.) per simpatia ideologica”. Il WSJ cita una cattolica venezuelana che si è trasferita in Colombia: “Sono cattolica, ma credo che vedere il papa che fa questo genere di cose mi spinge lontana dalla Chiesa. Il papa è nel cuore un comunista che non vuole restare coinvolto nel Venezuela”.
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