L'Avvento di Maria? Le "tre venute" di Cristo e il mistero della nuova éra mariana

Il tempo dell'Avvento con cui la Chiesa fa cominciare ogni nuovo anno liturgico è particolarmente adatto alla meditazione sulle profezie del tempo della "restaurazione" trasmesseci da diversi secoli a questa parte e sintetizzate concettualmente dalla Madonna, a partire da Fatima, con l'espressione "trionfo del mio Cuore Immacolato"

Questo tempo liturgico offre da una parte un terreno spirituale propizio, allorché la madre Chiesa spinge i suoi figli a preparare i loro cuori e le loro anime all'Adventus del Salvatore e Redentore Gesù Cristo; dall'altra propone - attraverso la Liturgia, gli insegnamenti dei grandi santi e dottori e la pietà popolare - spunti di riflessioni particolarmente adatti per inserire nel giusto contesto teologico la speranza di tutti quelli che attendono il compimento della promessa della Madonna e dei mistici e profeti che hanno parlato mossi dallo Spirito Santo.

Cosa stiamo aspettando? Come va inteso questo adventus del regno di Cristo per mezzo di Maria nel rispetto della tradizione dottrinale della Chiesa?

La teologia e la mistica dell'Avvento, tempo di penitenza, attesa e speranza, hanno il loro centro nel mistero della triplice venuta di Cristo che vorrei sintetizzare servendomi delle parole del famoso abate di Solesmes dom Prosper Gueranger:

«Il mistero della Venuta di Gesù Cristo è insieme uno e triplice. È uno, perché è lo stesso Figlio di Dio che viene; triplice, perché egli viene in tre tempi e in tre modi: "Nella prima venuta, dice san Bernardo nel quinto sermone sull'Avvento, egli viene nella carne e nell'infermità; nella seconda viene in spirito e in potenza; nella terza, viene in gloria e in maestà; e la seconda Venuta è il mezzo attraverso il quale si passa dalla prima alla terza".

Ecco il mistero dell'Avvento (...). La prima Venuta fu dunque umile e nascosta, la seconda è misteriosa e piena d'amore, la terza sarà risplendente e terribile. Nella sua prima Venuta, Cristo è stato giudicato dagli uomini con ingiustizia; nella seconda, ci rende giusti mediante la sua grazia; nella terza, giudicherà tutte le cose con equità: Agnello nella prima Venuta, Leone nell'Ultima, Amico pieno di tenerezza nella seconda.

Stando cosi le cose, la santa Chiesa, durante l'Avvento, aspetta con lacrime ed impazienza la visita di Cristo Redentore nella sua prima Venuta. Essa prende per questo le ardenti espressioni dei Profeti, alle quali aggiunge le proprie suppliche. Sulla bocca della Chiesa, i sospiri rivolti al Messia non sono una semplice commemorazione dei desideri dell'antico popolo: hanno un valore reale, un influsso efficace sul grande atto della munificenza del Padre celeste che ci ha dato il suo Figlio. Fin dall'eternità, le preghiere dell'antico popolo e quelle della Chiesa cristiana unite insieme sono state presenti all'orecchio di Dio; e appunto dopo averle tutte ascoltate ed esaudite, egli ha mandato a suo tempo sulla terra quella rugiada benedetta che ha fatto germogliare il Salvatore.

La Chiesa aspira anche verso la seconda Venuta, sèguito della prima, e che consiste, come abbiamo visto, nella visita che lo Sposo fa alla Sposa. Ogni anno questa Venuta ha luogo nella festa di Natale e una nuova nascita del Figlio di Dio libera la società dei Fedeli da quel giogo di servitù che il nemico vorrebbe far pesare su di essa (Colletta del giorno di Natale). La Chiesa, durante l'Avvento, chiede di essere visitata da colui che è il suo Capo e il suo Sposo, visitata nella sua gerarchia, nelle sue membra, di cui le une sono vive e le altre morte, ma possono rivivere; infine in quelli che non fanno parte della sua comunione, e negli infedeli stessi, affinché si convertano alla vera luce che splende anche per loro. Le espressioni della Liturgia che la Chiesa usa per sollecitare questa amorosa e invisibile Venuta, sono le stesse con le quali sollecita la venuta del Redentore nella carne; poiché, fatte le debite proporzioni, la situazione è la medesima. Invano il Figlio di Dio sarebbe venuto venti secoli or sono, a visitare e a salvare il genere umano, se non ritornasse, per ciascuno di noi e in ogni momento della nostra esistenza, ad apportare e fomentare quella vita soprannaturale il cui principio viene solo da lui e dal suo divino Spirito.

Ma questa visita annuale dello Sposo non soddisfa la Chiesa; essa aspira alla terza Venuta che consumerà ogni cosa, aprendo le porte dell'eternità. Ha raccolto queste ultime parole dello Sposo: Ecco che io vengo presto (Ap 22,20) e dice con ardore: Vieni, Signore Gesù! (ibid.). Ha fretta di essere liberata dalle condizioni del tempo; sospira il compimento del numero degli eletti, per veder apparire sulle nubi del cielo il segno del suo liberatore e del suo Sposo. Fino a questo punto, dunque, si estende il significato dei voti che essa ha deposti nella Liturgia dell'Avvento; questa è la spiegazione delle parole del discepolo prediletto nella sua profezia: Ecco le nozze dell'Agnello, e la Sposa si è preparata (Ap 19,7)» (1).

In questo contesto, dove dovrebbe collocarsi il regno della restaurazione a cui abbiamo accennato? Dovrà forse inaugurare una ipotetica quarta venuta sconosciuta alla Tradizione della Chiesa? Sarebbe un errore pensare in questo modo. E sarebbe parimenti erroneo pensare che il Trionfo del Cuore Immacolato vada a coincidere con la terza venuta di Cristo che in verità si realizzerà alla fine dei tempi, il cui giorno e la cui ora «nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre» (Mt 24,36). È quella che, con un’espressione tecnica, la Chiesa chiama “parusia”, cioè l’ultima venuta di Cristo nella gloria: una realtà teologale, un evento glorioso (“Parusia” significa “presenza”).

Il Trionfo del Cuore Immacolato non realizzerà né la parusia né un’inesistente “venuta intermedia” del Signore (quarta venuta). Se di “venuta intermedia” si vuole parlare, l’unico modo in cui si può intendere correttamente è quello spiegato da san Bernardo da Chiaravalle e poc'anzi ricordato. La seconda venuta è, dunque, una “venuta nella grazia”, accolta e approfondita da coloro che attendono il Signore e bramano la sua presenza e la sua salvezza. ED È QUELLA CHE INTERESSA IL REGNO DI MARIA. Per cui l’epoca del trionfo che si attende «non sarà caratterizzata dal dominio di Gesù Cristo tornato fisicamente in gloria sulla terra, ma solo da una sua maggiore influenza spirituale esercitata mediante la Chiesa»[2].

Una Chiesa che certo risorgerà, mediante una risurrezione ottenuta e meritata dalle preghiere e dalle lacrime di quei giusti che, sconosciuti al mondo intero, sono però i veri benefattori dell’umanità perché stanno preparando con la loro perseveranza nella Legge di Dio un’era nuova. Sparsi in tutto il mondo, sono come quei “cavalieri della tavola rotonda” di cui parlava san Francesco d’Assisi: «Questi frati sono i miei cavalieri della tavola rotonda, che si nascondono in luoghi appartati e disabitati, per impegnarsi con più fervore nella preghiera e nella meditazione, piangendo i peccati propri e altrui. La loro santità è nota a Dio, mentre talvolta rimane sconosciuta agli altri frati e alla gente. E quando le loro anime saranno presentate al Signore dagli angeli, allora Dio mostrerà loro il frutto e il premio delle loro fatiche, cioè le molte anime salvatesi grazie alle loro preghiere. E dirà: “Figli, ecco, queste anime sono salve in virtù delle vostre orazioni. Poiché siete stati fedeli nel poco, vi darò potere su molto”» (3). Attendiamo ma soprattutto prepariamo con le armi dello spirito questo nuovo tempo di grazia! Nessuno si esima!

Un santo pastore di anime, esegeta e mistico contemporaneo, don Dolindo Ruotolo, così scriveva:

«Vi sarà [...] un lungo periodo di pace, di vita cristiana e di santità, dopo grandi tribolazioni che purificheranno l’umanità e la Chiesa; in questi periodi i santi saranno grandemente onorati sulla terra e la inonderanno di tante grazie, da sembrare novellamente vivi in mezzo agli uomini»[4].

Il santo sacerdote, nel suo commento esegetico, va nel dettaglio e spiega con chiarezza la realtà di questo trionfo visibile del regno di Cristo in terra che precederà la sua seconda e definitiva venuta dopo l’apparizione dell’Anticristo e la ribellione finale dell’umanità contro Dio, la Chiesa e i suoi servi fedeli:

«I mille anni nei quali satana sarà legato [quelli di cui parla l’Apocalisse] debbono computarsi da Gesù Cristo, e per la loro maggior parte dal Pastore angelico, ossia dal grande Pontefice sotto il cui pontificato si realizzerà la sconfitta del regno del male e lo splendore del regno di Dio e del trionfo della Chiesa sulla terra [...].

Il trionfo della Chiesa dovrà avverarsi dopo un periodo di grandi tribolazioni, e, come tutto fa credere, dopo una guerra sterminatrice e disastrosa che sarà seguita o accompagnata da fiere persecuzioni contro la Chiesa medesima [...].

La Chiesa [...] attende dalla misericordia di Dio il regno trionfante del Redentore nelle anime, e confida in un millennio di santificazione e di pacifico trionfo sull’empietà e sul male. In questo periodo, che già si delinea, sarà sconfitta la bestia che viene dal mare e quella che viene dalla terra, l’imperialismo apostata e la falsa scienza, e ci sarà una mirabile fioritura di spirito cristiano e di santità [...].

Splenderà di vivissima luce la verità, e i Sacramenti, e soprattutto l’Eucaristia, rinnoveranno la vita cristiana. La santità fiorirà in maniera splendente tra le anime consacrate al Signore, tra i sacerdoti, le suore e i semplici fedeli. La vera carità allevierà tutte le sofferenze umane, e sarà sostituita a tutte le utopie degli attuali avvelenatori e corruttori del popolo. Finirà – speriamolo fermamente – l’ignominia della vita mondana con tutte le sue aberrazioni teoretiche e pratiche, finiranno le degradazioni della moda, del malcostume della prepotenza, del ladrocinio, e ci sarà un tenore di vita più semplice che allevierà notevolmente le preoccupazioni del pellegrinaggio terreno»[5].

Adveniat regnum tuum Domine, adveniat per Mariam!

Note

(1) Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico (I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, traduizione it. P. Graziani), Alba, 1959, p. 27-29

(2)G. Vignelli, Fine del mondo? O avvento del Regno di Maria?, Fede & Cultura, Verona 2013, p. 125.

(3) Fonti francescane, n. 1624.

(4) Don D. Ruotolo, La Sacra Scrittura. Psicologia - Commento - Meditazione, vol. XXIV: San Giovanni, L’Apocalisse, p. 509.

(5) Ivi, pp. 513-515.
Niko Sanpatrizio
Luisa Piccarreta – Vol. 12 - 29/01/1919
“Figlia diletta mia, voglio farti sapere l’ordine della mia Provvidenza. Ogni corso di duemila anni ho rinnovato il mondo. Nei primi lo rinnovai col diluvio. Nei secondi duemila lo rinnovai con la mia venuta sulla terra, in cui manifestai la mia Umanità, [da] cui, come da tante fessure, traluceva la mia Divinità, ed i buoni e gli stessi santi dei secondi …Altro
Luisa Piccarreta – Vol. 12 - 29/01/1919

“Figlia diletta mia, voglio farti sapere l’ordine della mia Provvidenza. Ogni corso di duemila anni ho rinnovato il mondo. Nei primi lo rinnovai col diluvio. Nei secondi duemila lo rinnovai con la mia venuta sulla terra, in cui manifestai la mia Umanità, [da] cui, come da tante fessure, traluceva la mia Divinità, ed i buoni e gli stessi santi dei secondi duemila anni son vissuti dei frutti della mia Umanità ed a lambicco hanno goduto della mia Divinità. Ora siamo in circa del terzo duemila anni, e ci sarà una terza rinnovazione; ecco perciò lo scompiglio generale, non è altro che il preparativo alla terza rinnovazione. E se nella seconda rinnova-zione manifestai ciò che faceva e soffriva la mia Umanità e pochissimo ciò che operava la Divinità, ora, in questa terza rinnovazione, dopo che la terra sarà purgata ed in gran parte distrutta la generazione presente, sarò ancora più largo con le creature e compirò la rinnovazione col manifestare ciò che faceva la mia Divinità nella mia Umanità, come agiva il mio Voler Divino col mio voler umano, come tutto restava concatenato in Me, come tutto facevo e rifacevo, ed anche un pensiero di ciascuna creatura era rifatto da Me e suggellato col mio Voler Divino.
Il mio amore vuole sfogo e vuol far conoscere gli eccessi che operava la mia Divinità nella mia Umanità a pro delle creature, [eccessi] che superano di gran lunga gli eccessi che operava esternamente la mia Umanità. Ecco pure perché ti parlo spesso del vivere nel mio Volere, che finora non ho manifestato a nessuno. Al più hanno conosciuto l’ombra della mia Volontà, la grazia, la dolcezza che il farla Essa contiene; ma penetrarvi dentro, abbracciare l’immensità, moltiplicarsi con Me e penetrare ovunque, anche stando in terra, e in Cielo e nei cuori,
deporre i modi umani ed agire coi modi divini, questo non è conosciuto ancora, tanto che a non pochi comparirà strano, e chi non tiene aperta la mente alla luce della verità non ne comprenderà un’acca; ma Io a poco a poco Mi farò strada manifestando ora una verità, ora un’altra di questo vivere nel mio Volere, che finiranno col comprenderlo”.
Pietro da Cafarnao
É vivere nella sua Verità che nella sua divina Parola traspare, che ci fa immergere nella sua divina Volontà. Tra l'altro questa tensione continua verso la Verità, che é sete della sua divina Sapienza, ci tiene lontani dalle tentazioni e dal peccato. Mi viene in mente poi la testimonianza di un sacerdote su San Pio da Pietrelcina, il quale affermava di Lui, che Egli s'immergeva nello Spirito di Dio.