"Sono un buon uomo, faccio tanto bene ma non credo: mi aspetta la condanna eterna"? - Risposte sulla Fede del Servo di Dio mons. Pier Carlo Landucci

È detto nella Scrittura che chi non crede sarà condannato. Io mi sono sempre sforzato di credere, ma non ho ricevuto finora questa grazia. Tuttavia ho aiutato e aiuto le istituzioni della Chiesa perché ne riconosco la immensa portata sociale. Con questi sentimenti e con un curriculum di opere buone, dovrei subire condanna ? E le centinaia di milioni di uomini che hanno un credo diverso da quello di Cristo, dovrebbero solo per questo subire la stessa sorte ? (W. R. - Roma).

Non è questa una risposta come le altre. Batte al mio animo la commossa trepidazione e la riverenza che si prova davanti alla combattuta ansia di luce di ogni coscienza. Avrei preferito che lei, sconosciuto amico, avesse proposto il quesito impersonalmente. Ma invece scrive: io. Sono dunque di fronte al suo dramma. Non sono a rispondere sul terreno d’una schermaglia ideale, ma debbo incidere nel suo cuore. Sia pur certo però, sig. W. R., che lei non è il solo. Quanti altri rivedranno sé stessi nel suo quesito ! Queste pretensioni del Vangelo a non pochi sembreranno in realtà assurde e quasi crudeli : « Chi crede e si fa battezzare si salverà; chi non crede sarà condannato » (Marco 16, 16); « Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi invece nega fede al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio pesa sopra di lui » (Giovanni 3, 36). Ed è una fede che deve estendersi a tutti gli insegnamenti di Gesù: « Andate dunque, e ammaestrate tutte le genti... insegnando loro a osservare tutto quanto io vi ho comandato » (Matteo 28, 19-20).

Prescindiamo un momento dalla difficoltà di credere, cui lei personalmente si riferisce, e dalla sorte di tanti milioni di uomini che non credono al Vangelo. Ci torneremo dopo. V’è prima da risolvere un equivoco - alquanto comune - che trasparisce dalle sue stesse parole, quando, in cambio della fede mancante, lei si appella al suo curriculum di « opere buone ». Quando uno « opera bene » non deve dirsi buono, non ha fatto il suo dovere ? Come potrebbe egli essere punito ? Viene facilmente in mente cioè che l’aggiunta della fede ai doveri da compiersi sia qualche cosa di estrinseco ad essi e costituisca una specie di superflua integrazione al dovere umano di vivere onestamente. L’equivoco dipende dal non vedere che la fede in Dio e nella sua rivelazione evangelica, considerata in sé, anche prima delle opere, è un dovere dell’uomo, anzi il massimo e primo dovere. Ciò non vedono tutti coloro che dicono: « Io vivo onestamente (supponiamo sia vero) e basta ». Il dovere umano richiede evidentemente di dare a ognuno il suo.

Ed è chiaro che il primo dovere della creatura è di dare al Creatore il suo, cominciando dall’omaggio di riconoscerlo e onorarlo come tale. È un omaggio a Dio che contemporaneamente eleva l’uomo perché, riconoscendo Iddio come Creatore e Signore, con ciò stesso l’uomo riconosce la propria nobiltà per essere sgorgato dalle sue mani. Ed è stretta giustizia, perché è giusto che s’inchinino a Dio quelle creature che hanno tutto ottenuto da lui. I mezzi con cui l’uomo può dare a Dio tale omaggio sono il pensiero, l’amore e le attività esterne, ma è evidente che le operazioni più intime e sue sono quelle del pensiero e dell’amore. Il primo dovere dell’uomo, rispetto a Dio, sarà dunque di dargli il suo pensiero e il suo amore, di inchinare cioè davanti a lui la sua mente e il suo cuore, il che egli fa appunto con la sua fede in lui. Quando poi storicamente risulti il fatto clamoroso dell'Incarnazione del Figlio unigenito, inviato dal Padre in terra per la redenzione e la evangelizzazione del mondo, è evidente che l’omaggio di fede in Dio deve tradursi nella fede in Gesù Cristo, perché inviato dal Padre e Dio egli stesso. Ed è pure evidente che questa fede deve riguardare tutto il suo insegnamento, essendo le sue parole - sia le principali che le secondarie - tutte grandissime perché divine, e deve riguardare tutte le condizioni da lui poste per l’accettazione dell’omaggio umano di fede, a cominciare da quella fondamentale di andare a lui mediante il tramite della Chiesa Cattolica, da lui fondata: « Chi ascolta voi, ascolta me; e chi rigetta voi, rigetta me; chi poi rigetta me, rigetta Colui che mi ha mandato » (Luca 10, 16).

Ora, se tale fede costituisce il dovere umano principale di omaggio a Dio, è logico che rappresenti il presupposto fondamentale del gradimento divino di ogni altra opera buona e la condizione quindi della salvezza eterna. A chi, respingendo la fede, ritenesse ancora di essere in regola, in vista della propria vita « onesta », si potrebbe quindi rispondere che gli manca l’onestà fondamentale, quella di non inchinarsi a Dio nell’ossequio della fede. Intuisce, sig. W. R., la conseguenza, tremendamente impegnativa e immensamente incoraggiante, che debbo ora trarre per lei ? Se tale fede è il primo dovere della sua anima verso Dio e la condizione della salvezza eterna, la grazia di averla le deve essere certamente data, il dono della fede cioè le deve essere certamente offerto; e se tale fede non fiorisce ancora nel suo animo, deve umilmente attribuirlo a qualche difetto di corrispondenza, di umile docilità alla celeste mozione. Non tema di riconoscere tale sua responsabilità. Forse appena compiuto l'umile atto di tale confessione le si illuminerà l'anima. L’umiltà è fondamentale condizione per avere tale dono, essendo logico che ci si debba riconoscere miseri quando si vuole inchinarsi, con l'atto della fede, davanti ai misteri e allo splendore di Dio. Ricordi, per es.: « Come potreste credere voi, che andate in cerca di gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dal solo Dio ? » (Giovanni 5, 44).

Immagino la sua obiezione: Come essere responsabili di una cosa che è un dono ? Se è dato l’avrò, altrimenti no. Certissimo: è un dono, non nel senso però, badi bene, che all’adesione di fede manchino i motivi razionali, ma nel senso che occorrerà la grazia per vederli bene e per muovere poi il cuore alla devota adesione; ma guai a confondere il dono con una specie di divino capriccio, come se a uno lo desse e all’altro - a lei per es. - no ! È certo invece che le grazie per la salvezza eterna (e quindi, prima di tutto, la fede, che ne è la condizione), Dio, nella sua bontà e misericordia, le dà a tutti, perche « vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla perfetta conoscenza della verità » (1 Timoteo 2, 4). Ma sono grazie, ossia doni, che non debbono essere concepiti come un qualcosa da ricevere passivamente, bensì come offerti all’anima libera, la quale è tenuta a corrispondervi e può purtroppo non corrispondervi. La cosa è perfettamente identica a tutti gli altri doni di grazia, di cui abbiamo bisogno per vivere onestamente, ma che spesso respingiamo, cadendo nella colpa. Come lei non può dubitare di avere da Dio i mezzi per vincere i vizi morali, e se qualche volta cedesse l’attribuirebbe a sé, così deve essere certo di avere le grazie capaci di condurla alla fede e deve attribuire alle sue resistenze se essa stenta a sbocciare nel suo cuore.

Bisogna però precisare che avere il dono di tale grazia non significa averlo in modo miracoloso. Sarà bensì accompagnato anche da circostanze provvidenziali favorevoli, ma nessuno può pretendere fatti miracolosi. Così, per es., un bambino non battezzato, che muore prima dell’uso di ragione, non potrà mai avere avuto il dono della fede, né in germe non avendola avuta come «virtù infusa» nel battesimo, né in atto non potendo inchinarsi a Dio un intelletto incapace di ragionare. Non si tratta per esso di una difficoltà spirituale, ma di una impossibilità fìsica. Tali bambini non saranno puniti ma, mancando della vita soprannaturale, non potranno andare nel soprannaturale luogo di beatitudine, il Paradiso.

Resteranno nel Limbo, luogo di felicità naturale. Simile può essere, in parte, il caso di quei milioni di uomini di cui lei parla, nati fuori del Cristianesimo e mai incontratisi forse con un Missionario che abbia loro parlato di Cristo. Però, a differenza dei bambini, essi sono capaci di ragionare e sono quindi spinti dalla grazia a dare a Dio un omaggio proporzionato alle loro possibilità di conoscenza. Per essi potrà bastare, se faranno da parte loro quanto possono, un omaggio implicito a Cristo (come disposizione di animo ad aderire a qualsiasi ampia eventuale rivelazione fatta da Iddio all’uomo, benché da essi non conosciuta, eccetto nei residui barlumi di verità contenuti un po’ in qualsiasi religione). Ma non può essere questo il suo caso, egregio sig. W. R., perché lei vive a Roma. Le fonti della verità, i maestri che gliela possono spiegare sono a sua disposizione. Sia fiducioso, affronti con umiltà e intelligenza il mirabile cammino. Studi con intelletto di amore. Tre verità brilleranno, con impressionante evidenza al suo spirito: Dio, Gesù, la Chiesa. Tre punti che fissano il piano incrollabile della verità religiosa. La gioia ineffabile della fede l’aspetta.

Tratto da:
Mons. Pier Carlo Landucci, Cento Problemi di Fede, Ediz. pro Civitate Christiana (VI edizione), Assisi 1959, pp. 465-470.
Giosuè
Occorre pregare con umiltà. La preghiera è la base e la partenza di tutto. Lo dice S. Pio e S. Alfonso dei Liguori, che chi non prega si danna. Il S. Rosario è anche l'arma più potente per un cammino di conversione, soprattutto suggerisco anche la Coroncina alla Divina Misericordia da dove è partita la mia vera conversione. Non crediate anche voi di essere dei convertiti, perchè anch'io ritenevo …Altro
Occorre pregare con umiltà. La preghiera è la base e la partenza di tutto. Lo dice S. Pio e S. Alfonso dei Liguori, che chi non prega si danna. Il S. Rosario è anche l'arma più potente per un cammino di conversione, soprattutto suggerisco anche la Coroncina alla Divina Misericordia da dove è partita la mia vera conversione. Non crediate anche voi di essere dei convertiti, perchè anch'io ritenevo di essere un buon cristiano, ma non riuscivo a osservare costantemente tutti e dieci i Comandamenti. La Madonna è autorevole in questo da Medjugorje e dice: "Non dite di essere convertiti, tutta la vita è un cammino di conversione". Naturalmente per grazia ricevuta diffondo il mio cammino e tutte le grazie che nel tempo ho ricevuto e ritengo si possano ricevere nella vita dei santi e mistici autentici, che ci portano alla Parola di Dio, attraverso questi contributi sul mio sito:
www.paceneicuori.com
gloria 61
Non bisogna sforzarsi di credere ma chiedere con umilta' e cuore sincero la fede. Solo allora il Signore si farà trovare nei modi che Lui riterrà opportuni.