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STUCCHEVOLI TENTATIVI PER RIABILITARE PADRE GEMELLI…

L’articolo del Pelosi, pubblicato sulle pagine del quotidiano cattolico AVVENIRE, non si regge per niente. Pelosi è postulatore presso la Congregazione per le cause dei Santi, e questo mi induce a chiedermi: perché un sacerdote che è postulatore presso la Congregazione per le cause dei Santi, pubblica un articolo sul quotidiano cattolico L'AVVENIRE, tendente a restituire credibilità alle cosiddette testimonianze con le quali più volte, anche rispondendo a varie accuse, Gemelli dichiarò di aver visitato ed esaminato le lesioni di Padre Pio, proclamandone la non soprannaturalità?

Perché, ancora una volta, Gemelli viene tirato in ballo nella questione che, almeno fino ad ora, gli ha impedito di essere candidato agli onori degli altari?

Cosa può spingere un quotidiano cattolico come l’Avvenire, che non è nuovo alla pubblicazione di notizie inesatte sul Santo Pietrelcina a pubblicare un articolo di Peloso, allo scopo di dare nuovamente slancio a un'eventuale causa di beatificazione di Gemelli?

Periodicamente, lo stesso fondatore dell’Università Cattolica e, quindi, del Policlinico che porta il suo nome, viene tirato in ballo, nella speranza di incontrare un terreno più fertile e meno irto di difficoltà per tentare di recuperarne la credibilità. Credo di intuire lo scopo di tutto questo: favorire l’iter di beatificazione di Gemelli. Cosa eticamente e moralmente impossibile, perché Gemelli ha dichiarato il falso, e per di più ha provocato, lui per primo, il lungo processo persecutorio nei confronti del Frate di Pietrelcina.

Ma torniamo alla dichiarazione di Gemelli, rispolverata da Pelosi. Non si regge per niente. Difatti, Pelosi afferma che “padre Agostino Gemelli visitò due volte San Giovanni Rotondo e padre Pio. La prima volta fu «Nel 1919, essendo di passaggio, per ragioni di servizio militare, a Foggia». «Mi recai a S. Giovanni Rotondo – scrive il francescano – accompagnato dal segretario dell’allora Vescovo di Foggia. Questi mi espresse il desiderio che io esaminassi il P. Pio e poscia gli riferissi il risultato delle mie osservazioni”.
Sembra strano che il vescovo di Foggia chieda al Gemelli di visitare Padre Pio, quando lo stesso appartiene a un’altra Diocesi, quella di Manfredonia. Sarebbe una grave mancanza di rispetto, del vescovo di Foggia verso quello di Manfredonia. Tanto più grave perché allora entrambe le Diocesi appartenevano alla Regione metropolitana di Benevento, retta dal vescovo di Benevento.

Ma proseguiamo con l’esame di quanto scrive il Pelosi sulle pagine dell’Avvenire del 28 agosto scorso: “Il mio viaggio poteva essere utile. Ritenni mio dovere di accettare (l’invito del vescovo di Foggia, sic!) e mi recai e mi trattenni due giorni a S. Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei Cappuccini. Ebbi modo di vedere più volte il P. Pio e di conversare assai a lungo con lui. Esaminai anche le piaghe del P. Pio».

Della sosta di due giorni di Gemelli, presso il convento, non ci sono tracce. Anzi, come riporta la nota PER AMORE DI VERITA', CONSIDERAZIONI SU PADRE GEMELLI,pubblicata da Tele Radio Padre Pio, ci si chiede: “Se Gemelli è stato per due giorni nel convento di San Giovanni Rotondo nel 1919, arrivando con il segretario del Vescovo di Foggia, come mai di questa presenza non c’è traccia nella Cronistoria del Convento? E come mai da tale visita non è scaturita alcuna relazione?” .

“A fare ulteriore chiarezza in questa vicenda – riporto dalla stessa nota di Tele radio Padre Pio - è stato il libro La via di Padre Pio, pubblicato nel 2013 da fr. Riccardo Fabiano, in cui l’autore rivela una sua personale testimonianza: «Negli anni 1970 padre Giovanni Aurilia da Montemarano, studente all’Antonianum di Roma, dove insegnava padre Roberto Zavalloni, discepolo di padre Gemelli, fu destinatario della seguente risposta di Gemelli a Zavalloni, che confidenzialmente e privatamente gli aveva chiesto della sua posizione sullo stimmatizzato: “Ma che ti voglio dire, io le stimmate non le ho viste!”. Padre Giovanni Aurilia ha riferito questa frase a me (padre Riccardo Fabiano n.d.r.), io la scrivo per voi lettori!» (pp. 218-219)” .

Continuo con un’altra affermazione che riporto dalla Biografia ufficiale di Padre Pio, di padre Fernando da Riese Pio X: “Documentato che a S. Giovanni Rotondo il Gemelli salì una sola volta e documentato il modo con cui si svolse l’incontro, non si riescono a capire tante sue affermazioni.
In un inedito, il dott. Giorgio Festa scrive che il Gemelli si sarebbe «avventurato ad esprimere un giudizio a priori, senza avere affatto una nozione della natura e delle condizioni anatomo-patologiche con le quali si presentavano… le piaghe del Padre Pio, e senza aver avuto agio di eseguire su di lui neppure le ricerche psicologiche più elementari».
”Il Gemelli – ribadisce il Festa – «ha invece giudicato del padre Pio non secondo scienza, ma solo secondo la propria immaginazione; senza aver affatto esaminato le sue piaghe, e senza neppure aver avuto con lui quella conversazione iniziale che è elemento indispensabile a raccogliere dati positivi per un qualsiasi giudizio psicologico»” .

A questo punto, non posso non citare la testimonianza autorevole di padre Benedetto da San Marco in Lamis, sulla scorta della quale è assolutamente certo che il Gemelli non ha potuto osservare in alcun modo, neppure da lontano, le stigmate di Padre Pio. Padre Benedetto, direttore spirituale di Padre Pio nonché ex Ministro provinciale dei Cappuccini, è stato presente all’incontro, insieme con Emanuele Brunatto. Riportando, allora, la sua testimonianza, padre Benedetto scrive a padre Luigi d’Avellino, dichiarando: L’abboccamento (tra Padre Pio e Gemelli) «avvenne in sacrestia. Durò pochi minuti. Ero in un angolo lontano ed ebbi l’impressione che il Padre Pio lo licenziasse come seccato. Ecco tutto” .
Dopo qualche ora l’illustre medico francescano lascia definitivamente San Giovanni Rotondo.

Eppure, dopo un po’ di tempo, giunge al Sant’Ufficio una “terribile” relazione, nella quale Gemelli presenta un rapporto dettagliato della sua visita a Padre Pio, con un esame delle stigmate, che in realtà non è mai avvenuto.
In seguito, attaccato dalla stampa , il Gemelli cercherà di… salvarsi . Il brutto è che in questa lettera, il Gemelli scrive categoricamente al Martindale (Gesuita inglese): “Io ho esaminato accuratamente padre Pio e le sue stimmate. Durante questo esame era presente il padre provinciale .
L’unico incontro avvenuto, tra Gemelli e Padre Pio, è quello di cui ho parlato prima, e a tale incontro c’era padre Benedetto, che Gemelli ha nominato come testimone, ma il Padre Benedetto ha detto chiaramente che in tale incontro Gemelli non ha potuto vedere le stigmate di Padre Pio.

Per chiudere definitivamente questo stucchevole e mal riuscito tentativo di don Flavio Peloso, pustulatore presso la Congregazione delle Cause dei Santi, di riabilitare Gemelli, rispolverando una testimonianza che non esiste, vi invito a leggere la nota di Padre Pio TV su questo link: teleradiopadrepio.it/…-alcune-considerazioni-sul-caso-gemelli-padre-pio/
alda luisa corsini
E, a parte questo "scivolone' nei confronti di Padre Pio, ormai noto a tutti secondo le cronache, cosa avrebbe fatto mai di così santo, Padre Gemelli, e di così soprannaturale da meritare una beatificazione? Risulta contraddistinto da un carattere ostico e di mestiere più che da quello di un santo...