Caso “La Bussola”: i fatti, le risposte, le confutazioni.
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Una nota finale. La vicenda, come noto, ha fatto molto discutere ma risulterebbe inutile se si finisse ancora una volta per “guardare il dito e non la luna”. Il problema non sta tanto nella persona che ha firmato gli articoli. Le intenzioni di ciascuno in questo caso rilevano poco: è la dinamica che conta.
Questi pezzi nascono da uno specifico mondo e si formano a partire da un modo di pensare definito, sono stati approvati dalla testata che li ha pubblicati e difesi dal direttore della stessa. Insomma: non vengono dal nulla ma rappresentano un chiaro (e disastroso) modus cogitanti, quello del “mondo di mezzo”, dello pseudo-conservatorismo che conserva solo la marcia lenta della rivoluzione, del “compromesso” tra la Tradizione Cattolica e il turbo-modernismo, del 2+2=5 accettabile in luogo del 2+2=6.
La lezione da apprendere è semplice: gli orologi fermi due volte al giorno segnano l’ora esatta, ma restano pur sempre macchine che non funzionano.
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