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Tra denazificatori e “consacratori”. Di Pietro Ferrari*

(RadioSpada.org) Una signora russa ha detto chiaramente nella trasmissione di Del Debbio alla sua interlocutrice ucraina: “Gli ucraini dell’est come i bielorussi sono russi. Voi dell’ovest non siete russi perché siete cattolici”.

Il dramma di una guerra civile che vede addirittura anche due chiese ucraine ortodosse in lite, quella ucraina autocefala e quella vicina a Mosca, perché – parafrasando un fine politico italiano che si riferiva ai “puri” – tra scismatici c’è sempre uno più scismatico di che che te scisma.

Siamo davvero costretti a schierarci in questa divaricazione tra tifoserie? Eppure che calvinisti occidentali e scismatici orientali fossero entrambi e parimenti nemici della Nostra Civiltà era chiaro ai cattolici prima della sbandata conciliabolare del Vaticano. Poi l’utopia pacifinta dei gessetti colorati e il cinismo ipocrita del militarismo occidentalista, hanno occupato menti e cuori.

Al di là del valore spirituale su cui si aprirebbero troppi discorsi, il gesto di Bergoglio di coinvolgere la gerarchia sul tema della Russia e di Fatima ha un incredibile valore politico in questo momento. E’ un dato oggettivo.

Basti pensare che, al contrario, gli ortodossi orientali parteciparono al Concilio Vaticano II solo dopo l’impegno di Roncalli e Montini di non condannare il comunismo sovietico. Non credo che Kirill, il cappellano del Cremlino, stavolta sarà contento di questa inversione della distensione ecumenica e mi aspetto prossimamente sue parole infuocate su questa “invasione di campo” che oggi assomiglia ad una ulteriore sanzione contro il protagonismo di Mosca. Ad essere sinceri, questa iniziativa ha confuso anche il mondo cattolico tradizionalista, che tutto poteva aspettarsi da Bergoglio tranne questo.

Il denazificatore moscovita, malgrado tutto e nonostante il Judo, troppo simile alla Boldrini (contro il Foro Italico) e Fratoianni (contro Balbo), utilizza lo stesso linguaggio dei suoi predecessori compulsivi che eressero a Berlino, nel 1961, il “Muro di difesa antifascista”.

Mica era un carcere per impedire la fuga di milioni di persone, ma un bastione difensivo contro il fantasma di Mussolini. Capito? Dicono che in Russia il termine “nazifascista” sia un semplice sinonimo di “nemico della Russia” privo di connotati politici e ideologici particolari. Un po’ come in Italia quando bisogna delegittimare qualcuno o qualcosa, basta dargli del “nazifascista” (ieri lo erano Milosevic, Saddam, Gheddafi e i Talebani).

Sono pochini i nazisti ucraini dai, solo tremila, diamogliele le armi…invece i duecento naziskin in Italia erano troppi e ci volle la Legge Mancino. A saperlo che conveniva fare gli skinheads a Kiev per essere amici del governo italiano! Oggi tocca a Putin, anzi a “Putler coi baffetti” essere diventato “nazifascista” perché vuole estendere l’impero russo ad Ovest “contro le democrazie”, ma lui invece dice di farlo per “denazificare l’Ucraina”.

Perché si fanno la guerra se sono tutti contro il “nazifascismo”? Basterebbe una telefonata: “Caspita ma siamo tutti antifascisti qua, festeggiamo il 1 maggio 1945 assieme e mettiamo fiori nei nostri cannoni”. Mi chiedo se il cortocircuito antifascista sia solo frutto di una triste e spregiudicata povertà lessicale e culturale o se vi sia anche qualcosa di psichiatrico. In ogni modo, comunque finirà saranno sempre e solo i “nazifascisti” sia ad aver perso che ad aver vinto.

Anzi sarà un bel pareggio, una X sulla schedina nel derby tra denazificatori. E se va a finire che tra i due litiganti, a vincere saranno i Paesi “neutrali” e i “consacratori“?

*Nota di RS: continua la collaborazione fattiva e amichevole di Pietro Ferrari, già autore di tre libri per la nostra casa editrice ovvero “Fascismi”, la “Questione monetaria” e “Non Possumus”. Si tratta un esponente di punta del cattolicesimo integrale nostrano. Come ebbi modo di dire in passato: nel panorama del laicato “tradizionalista” di lingua italiana, piuttosto brullo e disadorno (per tacere di cuspidi acuminate e omicide), Pietro Ferrari spazia con passione e sprezzatura in vari campi: ecclesiologia, economia, diritto, politologia. Lo fa con prese di posizione anche fortemente polemiche e che possono suscitare dibattiti e forti controversie. Radio Spada esiste anche per questo: per ribadire le Verità cattoliche definite e certe e per incrementare dibattiti sulle materie libere. In questo caso continua il confronto sulla guerra in corso nelle pianure orientali. (Piergiorgio Seveso Presidente SQE di Radio Spada)