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SAN GIOVANNI XXIII È STATO IL PRIMO PAPA A FERMARE LA TERZA GUERRA MONDIALE, DIALOGANDO CON KRUSCEV E JOHN F. KENNEDY, DURANTE LA CRISI DEI MISSILI A CUBA. Un altra VERITÀ contro tutte le CALUNNIE …More
SAN GIOVANNI XXIII
È STATO IL PRIMO PAPA A FERMARE LA TERZA GUERRA MONDIALE,
DIALOGANDO CON KRUSCEV E JOHN F. KENNEDY,
DURANTE LA CRISI DEI MISSILI A CUBA.
Un altra VERITÀ contro tutte le CALUNNIE inutili verso PAPA GIOVANNI XXIII...
Ttto il castello di carte per sedevacantisti tradizionali o cattolici fuori dalla Chiesa di Gesù Cristo...
Tutto continuerà a crollare anche perché davanti al Giusto GIUDICE, bisognerà rendere conto delle menzogne sulla falsa testimonianza contro il prossimo.
La Chiesa insegna che la Bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in questa vita né in quella futura. Papa GIOVANNI XXIII È SANTO E NON ERA MASSONE. EGLI IMPEDÌ DURANTE LA GUERRA FREDDA e la CRISI DEI MISSILI A CUBA, LA TERZA GUERRA MONDIALE.
Monica Lucchesi
Purtroppo, ci sono le prove che Roncalli era 33° grado della massoneria, il grado più elevato.
Monica Lucchesi
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Il fantasma della guerra atomica si affacciò 14 giorni dopo l'apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Molti Padri conciliari dei Paesi comunisti pensarono che forse era opportuno rientrare subito nei loro Paesi. Intanto gli occhi atterriti del mondo guardavano verso Giovanni XXIII che seguiva l'evolversi della crisi al minuto. I timori sulla sospensione del Concilio.
(Luis Badilla) Alle ore …More
Il fantasma della guerra atomica si affacciò 14 giorni dopo l'apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Molti Padri conciliari dei Paesi comunisti pensarono che forse era opportuno rientrare subito nei loro Paesi. Intanto gli occhi atterriti del mondo guardavano verso Giovanni XXIII che seguiva l'evolversi della crisi al minuto. I timori sulla sospensione del Concilio.

(Luis Badilla) Alle ore 12 di giovedì 25 ottobre 1962, nel momento più delicato e drammatico della famosa "crisi dei missili", che 50 anni fa portò ad un conflitto diplomatico tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, da tutti ritenuto il "momento più vicino ad una Terza guerra mondiale" (ma a differenza delle due prime questa volta sarebbe stata una guerra atomica), Radio Vaticana, a sorpresa, mandò in onda un Radiomessaggio di Papa Giovanni XXIII, che a distanza di mezzo secolo, si considera che fu fondamentale e determinante per disinnescare la crisi che coinvolgeva come pedina di scambio delle superpotenze l'isola caraibica di Cuba, dove governava da tre anni Fidel Castro.

Prima di passare al testo del Radiomessaggio, che riproponiamo in italiano e spagnolo, riportiamo un brano del libro del gesuita Giovanni Sale, recentemente pubblicato (Jaca Book, 2012) intitolato "Giovanni XXIII e la preparazione del Concilio Vaticano II nei diari inediti del direttore della Civiltà Cattolica padre Roberto Tucci". Il brano, che ricorda anche come fu percepita la crisi tra i Padri conciliari riuniti a Roma, consente di inquadrare con autorevolezza l'iniziativa del messaggio del Papa.
Padre Giovanni Sale scrive:
La crisi di Cuba e il Vaticano.
Molto si è discusso sulla rilevanza che le parole del Papa, indirizzate non ai capi delle due superpotenze, ma agli «uomini di buona volontà», ebbero in ordine alla risoluzione della drammatica crisi di Cuba dell'ottobre del 1962. In ambito storico la lettura che si dà di questo fatto è ancora molto controversa e non sempre scevra da considerazioni di ordine ideologico.
Va innanzitutto ricordato che la Santa Sede già all'indomani della rivoluzione cubana del gennaio 1959 non si era schierata apertamente dalla parte degli Stati Uniti e, sebbene il nuovo governo rivoluzionario avesse cercato la protezione dell'Unione Sovietica, essa tenne una posizione neutrale, come era nella tradizione della diplomazia vaticana. Nel momento in cui il nuovo presidente statunitense, il cattolico John Fitzgerald Kennedy, mise in atto un totale embargo commerciale contro l'isola, pretendendo da tutti i Paesi americani la rottura diplomatica con il nuovo governo del marxista Fidel Castro e minacciando perfino un'invasione militare, il Papa non cedette a coloro che gli chiedevano, per sostenere la politica del presidente statunitense, di comminare la scomunica contro il nuovo regime e dí rompere le relazione diplomatiche. Tale modo di agire prudente e super partes tenuto dalla Santa Sede in questa occasione fece sì che tutti i vescovi cubani potessero partecipare all'imminente Concilio.

La crisi iniziò nell'estate del 1962, quando il «posizíonamento» di aerei da combattimento russi installati in territorio cubano provocò come risposta da parte dell'amministrazione statunitense lo spostamento in Florida di uno stormo di bombardieri, pronti a intervenire in caso di un ipotetico attacco sovietico al territorio americano. Il 16 ottobre il presidente Kennedy veniva informato che i sovietici avevano installato rampe missilistiche offensive a Cuba, i cui missili avrebbero potuto facilmente raggiungere il territorio degli Stati Uniti e quello degli altri Paesi dell'America Latina. Si trattava, a detta dell'intelligente sovietica, di una legittima misura di ritorsione in risposta all'«ingerenza» statunitense in Germania e in particolare a Berlino, che da un anno ormai era divisa in due parti da un muro. In realtà, la presenza di missili sovietici a Cuba era una manovra tattica per mettere in difficoltà il Presidente americano, nell'imminenza delle elezioni parlamentari di medio termine, mentre il premier sovietico aveva bisogno di dimostrare ai suoi oppositori interni di essere un uomo forte, capace di fronteggiare l'Occidente e di tenere a bada il nuovo colonialismo statunitense. La situazione però, come vedremo, col passare del tempo sfuggì di mano ai contendenti, divenendo di giorno in giorno più seria e critica dí quanto si fosse immaginato.
Il 22 ottobre il presidente Kennedy si rivolse in televisione al popolo statunitense mostrando le foto delle rampe missilistiche sovietiche impiantate a Cuba. In forma non negoziabile egli annunciò un blocco navale intorno all'isola caraibica, per impedire che testate nucleari, caricate, si disse, su navi sovietiche già dirette verso Cuba, arrivassero a destinazione. Il mondo seguì in diretta, col fiato sospeso, la drammatica vicenda di quei giorni, temendo lo scoppio di una possibile guerra nucleare dalle conseguenze imprevedibili. Il Concilio, iniziato da poco più di un mese, e che il 20 ottobre aveva approvato un messaggio indirizzato al mondo, conobbe un momento di arresto e di pausa. L'esperienza del precedente Concilio, interrotto a causa di una guerra di ben minore portata, era nella mente di tutti. Alcuni vescovi, in particolare quelli dell'Est europeo, erano intenzionati a ritornare nel proprio Paese, se la situazione non si fosse normalizzata.
Mentre la diplomazia delle due superpotenze era freneticamente impegnata a trovare una decorosa via di uscita dalla crisi, che diventava sempre più grave, un gruppo di accademici e intellettuali sovietici e statunitensi era in quei giorni riunito alla Phillips Exeter Academy di Andover, in Massachusetts, a discutere sui rapporti tra Est e Ovest. Dopo l'allarmante messaggio di Kennedy alla nazione, i partecipanti alla conferenza votarono per la continuazione dei lavori. Tra i partecipanti vi era anche, come osservatore, il domenicano p. Felix Morlion, rettore dell'Università Pro Deo di Roma, che, spronato da diversi colleghi di ambedue le delegazioni, telefonò in Vaticano, sollecitando un intervento del Papa. Gli fu detto che Giovanni XXIII era molto preoccupato per la situazione e che, prima di intervenire con un suo messaggio, voleva essere certo che questo fosse gradito alle due parti, e inoltre intendeva essere informato sulle condizioni poste dai contendenti per il raggiungimento di un accordo di massima. A questo punto la trattazione della questione passò alla diplomazia. Norman Cousins, capo della delegazione statunitense e amico personale di molti leader sovietici, chiese al consigliere del presidente Theodore Sorensen di informare Kennedy della proposta papale, ottenendo una risposta positiva. Allo stesso tempo il capo missione della delegazione sovietica ad Andover riferì a Mosca, la quale accolse con soddisfazione l'iniziativa pontificia.
Il 25 mattina il Papa lavorò intensamente per la preparazione del messaggio, ascoltò uno dopo l'altro i cardinali statunitensi presenti al Concilio e poi anche alcuni vescovi tedeschi. Quella mattina fu comunicato uno statement del Segretario generale delle Nazioni Unite, U-Thant, che in modo equanime chiedeva agli Stati Uniti di togliere il blocco navale su Cuba e all'Unione Sovietica di non inviare armi nell'isola caraibica. Il breve messaggio radiofonico di Giovanni XIII fu trasmesso dalla Radio Vaticana in francese a mezzogiorno; come si è detto, esso non menzionava i due capi di Stato coinvolti nella terribile contesa, ma era indirizzato semplicemente «agli uomini di buona volontà»14. Il linguaggio del messaggio è semplice e incisivo, si limita «alla materialità delle cause di crisi [e] offre una lettura onorevole per entrambi»". Il messaggio, non avendo la Santa Sede relazioni diplomatiche con nessuna di queste due superpotenze, venne recapito attraverso gli ambasciatori dei due Paesi accreditati presso il Quirinale. La stampa statunitense e quella sovietica diedero ampio risalto al messaggio papale. Esso fu ripreso e commentato dal New York Times del giorno successivo e da altre testate; il Times lo riportò per intero. Ma tutto questo rientrava nell'ordinario. Ben diversa invece fu l'eco che esso ebbe a Mosca. Il messaggio papale fu pubblicato sulla prima pagina della Pravda, cosa mai avvenuta prima, e commentato molto benevolmente. Ciò significava che Krusciov aveva letto con attenzione le parole del Papa e le approvava.

TESTO DEL RADIOMESSAGGIO (tradotto dall'originale in francese)
Italiano

“Signore, ascolta la supplica del tuo servo, la supplica dei tuoi servi, che temono il tuo nome” (Ne 1,11)
Questa antica preghiera biblica sale oggi alle nostre labbra tremanti dal profondo del nostro cuore ammutolito e afflitto.
Mentre si apre il Concilio Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ecco che nubi minacciose oscurano nuovamente l’orizzonte internazionale e seminano la paura in milioni di famiglie.
La Chiesa – e Noi lo affermavamo accogliendo le ottantasei Missioni straordinarie presenti all’apertura del Concilio – la Chiesa non ha nel cuore che la pace e la fraternità tra gli uomini, e lavora, affinché questi obbiettivi si realizzino.
Noi ricordiamo a questo proposito i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere.
E aggiungiamo: “Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace! Pace!”.
Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i Governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze.
Che continuino a trattare, perché questa attitudine leale e aperta è una grande testimonianza per la coscienza di ognuno e davanti alla storia.
Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra.
Che tutti i Nostri figli, che tutti coloro che sono segnati dal sigillo del battesimo e nutriti dalla speranza cristiana, infine che tutti coloro che sono uniti a Noi per la fede in Dio, uniscano le loro preghiere alla Nostra per ottenere dal cielo il dono della pace: di una pace che non sarà vera e duratura se non si baserà sulla giustizia e l’uguaglianza.
Che a tutti gli artigiani di questa pace, a tutti coloro che con cuore sincero lavorano per il vero bene degli uomini, vada la grande benedizione che Noi accordiamo loro con amore al nome di Colui che ha voluto essere chiamato “Principe della Pace” (Is 9,6).
Spagnolo
«Oh, Señor, que esté atento tu oído a la plegaria de tu siervo y a la de los siervos tuyos que desean venerar tu nombre» (Ne 1, 11).

Esta antigua plegaria bíblica aflora hoy a nuestros labios temblorosos, desde el fondo del corazón ansioso y afligido.
Apenas, abierto el Concilio Ecuménico Vaticano II, en medio de la alegría y la esperanza de todos los hombres de buena voluntad, he aquí que nubes amenazadoras comienzan a ensombrecer el horizonte internacional y a sembrar el pánico entre millones de familias.
La Iglesia —lo decíamos hace poco, al recibir a las ochenta y seis misiones extraordinarias que presenciaron la apertura del. Concilio—, la Iglesia nada ama tanto como la paz y la fraternidad entre los hombres y, por ello, trabaja incansablemente en su consecución. A tal propósito, recordábamos los graves deberes de quienes ostentan la responsabilidad del poder. Y añadimos: "Que ellos, con la mano en el pecho, escuchen el grito angustioso que, desde todos los puntos de la Tierra, niños inocentes y ancianos, individuos y comunidades, elevan al Cielo: ¡Paz, paz!
Nos renovamos hoy esta solemne apelación. Nos suplicamos a lodos los gobernantes que no permanezcan sordos a este grito de la Humanidad. Que hagan cuanto esté de su parte para salvar la paz; así evitarán al mundo los horrores de la guerra, cuyas terribles consecuencias nadie puede prever.
Que ellos continúen tratando, ya que tal actitud leal y abierta tiene un gran valor como testimonio para la conciencia de cada uno y también ante la Historia. Promover, favorecer y aceptar negociaciones a todos los niveles y en cualquier tiempo es una medida de sabiduría y de prudencia que atrae las bendiciones del Cielo y de la Tierra.
Que todos nuestros hijos, que todos aquellos que llevan sobre sí el sello del Bautismo y se nutren con la esperanza cristiana; que todos cuantos, en fin, nos están unidos por la fe en Dios asocien sus plegarias a la nuestra para obtener del Cielo el don de la paz: de una paz que no será verdadera ni durable si no está basada en la justicia y en la equidad. Y que a todos los artífices de esta paz, a todos los que con un corazón sincero se esfuercen por el verdadero bien de la Humanidad vaya la amplia bendición que, con amor, les concedemos en nombre de aquel que quiso ser llamado
Raffaele Vargetto
@Gli Eletti del Signore, Giovanni XXIII è santo, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Giovanna Delbueno
La crisi era stata risolta da John Kennedy e Gromiko, fidandosi l' un l'altro della parola data. Atti desecretati di governo Usa e Urss e pubblicati.
Poi il Papa ci avrà pure messo i propri buoni uffici. La modalità è stata la seguente: rimozione dei missili Usa in Turchia e contemporanea rimozione dei missili a Cuba. La pace si fa così.
Gli Eletti del Signore
@Giovanna Delbueno Kruscev iniziò a cercare una via di riconciliazione solo dopo che Egli ricevette un messaggio e consiglio da parte di PAPA GIOVANNI XXIII. Quindi se non ci sarebbe stato l'intervento del Santo Pontefice, la crisi di Cuba con Fidel Castro avrebbe aperto inevitabilmente ad una Terza Guerra Mondiale e lo stesso Kruscev non avrebbe dialogato,ma certamente avrebbe fatto avanzare gli …More
@Giovanna Delbueno Kruscev iniziò a cercare una via di riconciliazione solo dopo che Egli ricevette un messaggio e consiglio da parte di PAPA GIOVANNI XXIII. Quindi se non ci sarebbe stato l'intervento del Santo Pontefice, la crisi di Cuba con Fidel Castro avrebbe aperto inevitabilmente ad una Terza Guerra Mondiale e lo stesso Kruscev non avrebbe dialogato,ma certamente avrebbe fatto avanzare gli errori del Comunismo. Il Papa prese per il Radiomessaggio il passo biblico di Neemia e ISAIA, quindi tutte le accuse contro Giovanni XXIII sono inutili,in quanto nei fatti non possiamo affermare che non sapevamo nulla di tutto ciò. Giovanni XXIII non ha nulla a che vedere con i modernisti dentro la Chiesa,che hanno preferito accettare l'immoralità rinnegando Cristo. Benedetto XVI che conosceva molto meglio Giovanni XXIII confermò che era un uomo che viveva in unione profonda con DIO, come i Santi della Chiesa Cattolica.
telebene
Ma ha perseguitato Padre Pio senza conoscerlo!