Una sana teologia produce una sana liturgia

Oltre alla saggezza naturale che costituisce la sana filosofia, colui che vuole premunirsi contro il liberalismo dovrà conoscere la saggezza sovrannaturale, la teologia. Ed è la teologia di san Tommaso che la Chiesa raccomanda fra tutte per acquisire una conoscenza approfondita dell’ordine sovrannaturale. È la Summa teologica di san Tommaso d’Aquino che i Padri del concilio di Trento «vollero che fosse posta al centro della santa assemblea, col libro delle divine Scritture e i decreti dei Pontefici supremi, sull’altare stesso, aperta, perché si potesse attingervi consigli, ragioni, oracoli» (277). È alla scuola di san Tommaso che il Concilio di Trento dissipò le prime nubi del naturalismo nascente.

Chi meglio di san Tommaso ha mostrato che l’ordine sovrannaturale oltrepassa infinitamente le capacità e le esigenze stesse dell’ordine naturale? Egli ci mostra (quaggiù ciò non può avvenire che nel chiaroscuro della fede) come Nostro Signore, con il suo Sacrificio Redentore, con l’applicazione dei suoi meriti, abbia elevato la natura di coloro che ha riscattato tramite la grazia santificante, il battesimo, gli altri sacramenti, il Santo Sacrificio della Messa. È conoscendo bene questa teologia che accresceremo in noi lo spirito della fede, cioè la fede e gli atteggiamenti che corrispondono ad una vita di fede.

Così, nel culto divino, quando si ha veramente la fede, si hanno i gesti che ne scaturiscono. Ed appunto, quel che noi rimproveriamo a tutta la nuova riforma liturgica è di prescriverci atteggiamenti che non sono più atteggiamenti di fede, di imporci un culto naturalista ed umanista. Così si teme di compiere genuflessioni, non si vuole più manifestare l’adorazione che è dovuta a Dio, si vuol ridurre il sacro al profano. È la cosa più evidente per coloro che entrano in contatto con la nuovo liturgia; reputano che sia piatta, che non elevi, che non vi si trovino più misteri.

Ed è anche la sana teologia che fortificherà in noi questa convinzione di fede: Nostro Signore Gesù Cristo è Dio; questa verità centrale della nostra fede: la divinità di Nostro Signore. Così noi serviremo Nostro Signore come Dio e non come semplice uomo. Senza dubbio è grazie alla sua umanità che ci ha santificati, con la grazia santificante che colmava la sua santa anima; questo è esprimere il rispetto infinito che dobbiamo avere per la sua Santa Umanità. Ma oggi il pericolo è di fare di Nostro Signore un semplice uomo, un uomo straordinario, certo, un superuomo, ma non il Figlio di Dio. Al contrario, se egli è veramente Dio, come la fede c’insegna, tutto cambia, perché allora egli è il padrone di tutte le cose. Dunque tutte le conseguenze derivano dalla sua divinità. Così tutti gli attributi che la teologia ci fa riconoscere a Dio: la sua onnipotenza, la sua onnipresenza, la sua causalità permanente e suprema nei confronti di ogni cosa, di tutto quel che esiste, giacché egli è la sorgente dell’essere, tutto questo si conviene allo stesso Nostro Signore Gesù Cristo. Egli ha dunque l’onnipotenza su tutte le cose, è Re per sua propria natura, Re dell’universo, e nessuna creatura, individuo o società può sfuggire alla sua sovranità, alla sua sovranità di potenza e alla sua sovranità di grazia:

«Poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra […] Tutte le cose sono state create mediante lui e per lui […] tutte sussistono in lui […] piacque a Dio per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, e della terra e del cielo, stabilendo la pace con il sangue della sua croce …» (San Paolo, Col 1, 16-21).

Dunque da questa prima verità di fede: la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, discende questa seconda verità di fede: la sua Regalità, e specialmente la sua Regalità sulle società, e l’obbedienza che le società devono avere alla Volontà di Gesù Cristo, la sottomissione che le leggi civili debbono realizzare alla legge di Nostro Signore Gesù Cristo. Ancora meglio, Nostro Signore vuole che le anime si salvino, indirettamente senza dubbio, ma efficacemente, tramite una società civile cristiana, pienamente sottomessa al Vangelo, che si presti al suo disegno redentore, che ne sia lo strumento temporale. Dunque cosa c’è di più giusto, di più necessario di leggi civili che si sottomettano alle leggi di Gesù Cristo e sanzionino con la coazione di pene i trasgressori delle leggi di Nostro Signore nel campo pubblico e sociale? E proprio la libertà religiosa, quella dei massoni come quella del Vaticano II, vuole sopprimere questa coercizione. Ma questa è la rovina dell’ordine sociale! Cosa vuole Nostro Signore, se non che il suo sacrificio redentore impregni la società civile! Cos’è la civiltà cristiana, la cristianità, se non l’incarnazione della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo nella vita di tutta una società! Ecco quel che si chiama il Regno sociale di Nostro Signore. Ecco dunque la verità che noi dobbiamo predicare con quanta più forza possibile oggi, contro il liberalismo.

Inoltre, seconda conseguenza della divinità di Gesù Cristo, la sua Redenzione non è facoltativa per la via eterna! Egli è la Via, la Verità e la Vita! Egli è la porta:

«Io sono la porta delle pecore, dice egli stesso. Tutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e predoni; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se qualcuno passa attraverso me, sarà salvato; entrerà, ed uscirà, e troverà pascolo» (Gv 10, 7-9).

Egli è l’unica via di salvezza per ogni uomo:

«E non si trova in nessun altro la salvezza, afferma san Pietro; poiché non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza» (At 4, 12).

Ebbene, questa verità è quella che deve essere riaffermata con più forza oggi, dinanzi al falso ecumenismo di matrice liberale, il quale assicura che ci sono dei valori di salvezza in tutte le religioni e che si tratta di svilupparli. Se questo fosse vero, a qual fine i missionari? È proprio perché non c’è salvezza in nessun altro che non sia Nostro Signore Gesù Cristo, che la Chiesa è animata dallo spirito missionario, dallo spirito di conquista, che è lo spirito stesso della fede.
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O glorioso Pontefice, voi che difendeste la Santa Chiesa con la Croce, con la Spada e con il Santo Rosario, intercedete presso Nostro Signore affinché susciti Pastori degni di questo nome, che tornino a celebrare la Santa Messa come Voi ci avete insegnato, e che non profanino più la Santa Eucaristia. Amen