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Francesco prova di non essere mai stato un parroco

Francesco non ha potuto incontrare i preti di Roma alla Messa del Crisma, così hai inviato loro una lettera pentecostale in cui scrive tutto e il contrario di tutto.

Il tema principale della lettera è il coronavirus. Come sempre, Francesco diventa molto emotivo ("Saper piangere con gli altri, questo è santità") e chiede di "sognare nuove realtà".

Pur essendo stato il primo a chiudere tutte le chiese romane e a fermare tutte le attività pastorali per settimane, ora afferma che "noi" non abbiamo guardato la crisi del coronavirus "dalla finestra". Ecco le sue parole: "Come comunità presbiterale non siamo stati estranei a questa realtà e non siamo stati a guardarla alla finestra; inzuppati dalla tempesta che infuriava, voi vi siete ingegnati per essere presenti e accompagnare le vostre comunità: avete visto arrivare il lupo e non siete fuggiti né avete abbandonato il gregge (cfr Gv 10,12-13)."

Dopo un paio di paragrafi, riesce a dire il contrario: "L’imprevedibilità della situazione ha messo in luce la nostra incapacità di convivere e confrontarci con l’ignoto, con ciò che non possiamo governare o controllare e, come tutti, ci siamo sentiti confusi, impauriti, indifesi."

Sono inevitabili i suoi avvertimenti contro "ricette o risposte da manuale",
"facili esortazioni o discorsi edificanti", "falso compiacimento idealistico o spiritualistico", "fuga puritana", "grave rischio di ritirarci", "nostalgia del passato recente", anche se queste sono precisamente le cose che la chiesa di Francesco ha mostrato durante la crisi.

Come ci si poteva aspettare, Francesco chiede "sorprese", "creatività", "creativa immaginazione", "novità" e vuole che i preti sappiano "annunciare e profetizzare il futuro".

Poi si fa trasportare dal romanticismo popolare quando parla del "nostro popolo fedele e semplice" di cui dice: "Quanto c’è da imparare dalla forza del Popolo fedele di Dio"

#newsRsohaibplr

Il presagio
Buon pranzo.
N.S.dellaGuardia
Ma per favore ...